ALLE ELEZIONI IN SASSONIA E TURINGIA HA VINTO PUTIN, SIA I NAZISTELLI DI AFD CHE SAHRA WAGENKNECHT HANNO POSIZIONI VICINE AL CREMLINO SULLA GUERRA IN UCRAINA
I LEGAMI DI AFD CON “MAD VLAD” SONO NOTI E DI LUNGA DATA, LA GERMANIA DELL’EST NON SI È MAI EMANCIPATA DAL GIOGO DI MOSCA E RIMANE UN TERRENO FERTILE PER LA DISINFORMAZIONE E LA PROPAGANDA RUSSA
L’ultima volta che si era andati a votare, nel 2019, l’AfD era risultata in Sassonia il primo partito, seguita dalla Cdu, e in Turingia il secondo, dopo la Cdu. Socialdemocratici e verdi non erano riusciti a superare la soglia dell’8 per cento.
Anche in quell’occasione Olaf Scholz, che aveva la guida dell’Spd, fu costretto a cospargersi il capo di cenere, promettendo che avrebbe cambiato strategia per rafforzare la presenza del partito nei territori dell’Est, ma a distanza di anni nulla è cambiato. Con la differenza che nel frattempo è diventato cancelliere, l’Europa si è spostata a destra e la Russia ha invaso l’Ucraina.
I riflessi si faranno sentire anche nell’Unione Europea, dove solo una campagna elettorale più lunga e dibattuta del solito è riuscita a minimizzare la presenza del vero elefante nella stanza, ovvero una Germania fragile, disorientata, disconnessa sia dalla Francia sia dai dossier, portati avanti sul solco di posizioni tradizionali, con stanchezza, senza inventiva, senza rigore.
Negli ultimi mesi prima del voto europeo non si sono registrate iniziative tedesche, ma solo tentennamenti: sulla decisione dell’invio di armi a Kyiv, sulle politiche di transizione ecologica e di digitalizzazione, persino sulla questione del debito; chi ricorda una posizione di rilievo assunta dal ministro tedesco dell’economia ?
Se alla Turingia e alla Sassonia, il prossimo 22 settembre, si unirà il Brandeburgo (un Land tradizionalmente socialdemocratico) sarà difficile per Scholz continuare l’accanimento terapeutico per sopravvivere in Cancelleria.
Nel frattempo, a essere colpito è il cuore stesso dell’integrazione europea: con una Francia ancora in cerca di governo e una Germania con la maggioranza a pezzi, come faranno a strutturarsi quegli accordi che storicamente hanno portato i maggiori progressi nelle politiche europee? Che Ursula von del Leyen possa, nel suo ruolo di presidente della Commissione Ue, costituire qualcosa di più di un bastione di resistenza contro le spinte della destra e la fragilità del suo stesso governo, è difficile da immaginare.
A segnare un punto è stato invece Vladimir Putin, che vede rafforzarsi la sua quinta colonna nell’ex Germania Est. Sia l’estrema destra sia l’estrema sinistra tedesche infatti hanno in comune il convincimento che la Nato abbia una responsabilità nella guerra in Ucraina, che l’invio di armi a Kyiv costituisca una minaccia alla sicurezza globale e che una soluzione pacifica sarebbe stata possibile se solo l’Occidente avesse fatto sul serio con la diplomazia. Tutte argomentazioni alimentate dalla propaganda putiniana
I legami dell’AfD con Mosca sono non solo documentati, ma di lunga data: prima delle elezioni europee di giugno, le autorità tedesche avevano denunciato una massiccia operazione di influenza russa che coinvolgeva uno dei candidati principali dell’AfD, ma il partito è comunque arrivato secondo. Björn Höcke, il leader dell’AfD in Turingia che molti considerano il padre spirituale del partito, ha dichiarato che se mai dovesse diventare cancelliere tedesco, il suo primo viaggio sarebbe a Mosca. Ma la stampa satirica gli ha consigliato di risparmiare i soldi del volo: in quel caso sarebbe Putin a venire a trovarlo per primo.
(da La Stampa)
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