ANCHE LA CAMORRA STRINGE LA CINGHIA: CAUSA CRISI, RIDOTTI I COMPENSI AI KILLER
ANCHE LA CAMORRA FA LA SUA MANOVRA FINANZIARIA: RETRIBUZIONE PER LA MANOVALANZA TRA 2.000 E 4.000 EURO AL MESE, PER UN CAPOZONA FINO A 40.000 EURO AL MESE…DOPO IL GIRO DI VITE IL CLAN DI LAURO TORNA IN ATTIVO DI 870.795 EURO, MA AVEVANO IMMESSO 300.000 EURO PER GARANTIRE LIQUIDITA’
La crisi globale prima o poi doveva colpire anche gli affari della camorra: descritta da Saviano come una serie di filiere di comando organizzate, famiglie in collegamento tra loro, soldi sporchi “ripuliti” e reinvestiti in attività lecite all’estero, era impossibile che la crisi dei mercati non avesse serie ripercussioni anche sugli affari camorristici.
Ai boss non è restato, una volta accertati i bilanci in rosso, che prendere rimedi da direttori amministrativi: tagliare i costi e gli stipendi.
E’ quanto emerge dalle intercettazioni della Procura di Napoli sul clan Di Lauro: se prima un sicario era pagato a cottimo, un tanto a lavoro, con una cifra oscillante tra i 10.000 e i 20.000 euro, adesso si preferisce risparmiare, sia nelle esecuzioni che nei compensi.
Il figlio latitante del capoclan Paolo Di Lauro, durante la crisi, ha fissato una retribuzione massima per tutti i sottoposti, non oltre i 2.500 euro mensili.
Non solo: ha pure fatto una manovrina in puro stile ministeriale con una iniezione di liquidità , versando nell’organizzazione 300.000 euro del proprio patrimonio personale e obbligando i colonnelli a versare una tassa di 30.000 euro a testa.
Un piano finanziario che pare abbia dato buoni risultati: il clan è ora tornato in attivo di circa 870.000 euro.
La polizia lo ha scoperto attraverso il sequestro, a casa di un incensurato, dei libri contabili del clan, dove i boss annotavano entrate e uscite con un rigore degno del miglior contabile aziendale.
Nei libri mastri erano indicate minuziosamente le spese: solo a maggio 4.000 euro per corrompere le forze dell’ordine, poi la fattura del fabbro per la messa in posa di porte blindate, le spese del falegname per i pannelli di legno usati come nascondiglio della droga.
C’erano anche indicati “la mesata”, ovvero il sussidio per aiutare le famiglie dell’affiliato detenuto e la voce “settimana defunti” , l’indennizzo ai parenti delle vittime di agguati.
Era persino indicato il consumo di gelati.
E poi l’esito finale: a fronte di 2.685.475 euro di entrate, vi sono 1.814.680 euro di uscite.
Saldo attivo finale di 870.795 euro di utile.
La notizia del ritorno all’attivo pare si sia diffusa rapidamente nei rioni: la bilancia commerciale positiva ha tornare la serenità aziendale, insomma.
Ora si spera di poter ritornare presto alla tabella salariale precedente alla crisi, con stipendi che l’italiano medio si sogna.
Le sentinelle che segnalano pericolo e avvistano i poliziotti ricevono tra 2.000 e 4.000 euro al mese, un capozona che gestisce invece lo spaccio di droga e il racket estorsivo viaggia anche sui 40.000 euro al mese.
Se il segnale arriva dalla camorra, forse che si avvicini davvero la fine della crisi economica mondiale?
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