LA LEGA SI GODE I PRIVILEGI DELLA CASTA: DOVEVA CAMBIARE IL MONDO, IL MONDO HA CAMBIATO LEI
DAI DISCORSI ANTI CASTA DI BOSSI DEL 1992 E DI MARONI DEL 1993 AL VOTO A FAVORE DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI, AI FIGLI SISTEMATI, ALLA LOTTIZZAZIONE DELLA RAI, AGLI SPRECHI NEGLI ENTI LOCALI…..OTTO ANNI AL GOVERNO, 3 MINISTRI, 59 DEPUTATI, 26 SENATORI, 9 PARLAMENTARI EUROPEI, 373 SINDACI E PRESIDENTI DI PROVINCIA, 2 PRESIDENTI DI REGIONE, CENTINAIA DI CONSIGLIERI COMUNALI PER SPARTIRSI SOLO I PRIVILEGI
“Eravamo quattro amici al bar, volevamo cambiare il mondo…”: è finita che il mondo ha cambiato loro.
Dopo i trascorsi giovanili nel Movimento studentesco, la mancata laurea in medicina e il diploma per corrispondenza della Scuola Radio Elettra per uno, la infatuazione per Democrazia proletaria e il recupero crediti alla Avon per l’altro, i destini federalisti di Bossi e Maroni e l’esigenza da loro propugnata di spazzare via i privilegi della Casta sono finiti tristemente nel ricercarli e goderseli.
Correva l’anno 1987 quando Umberto da Cassano Magnago entrava per la prima volta in Parlamento: sono trascorsi 23 anni, nella seconda parte dei quali la Lega ha passato al governo romano quasi 9 anni.
Ben ammanigliata al potere centralista, nelle stanze dei ministeri e dei Palazzi, delle fondazioni bancarie e nei consigli di amministrazione lottizzati.
Nell’anno corrente ecco una fotografia reale delle loro poltrone politiche: 3 ministri, 1 viceministro, 3 sottosegretari, 1 vicepresidente del Senato, 59 deputati, 26 senatori, 9 europarlamentari, 373 tra sindaci e presidenti di Provincia, 2 presidenti di Regione, una miriade di assessori, centinaia di consiglieri.
Eppure sentite queste parole di Bossi agli esordi: “Noi padani rifiutiamo di essere coinvolti nell’astuzia della palude romana, noi vogliamo il cambiamento”.
Cosa ha fatto la Lega per indebolire la Casta in questi anni?
E’ forse rimasta fuori da Tangentopoli?
Neanche quello, visto la condanna del segretario a 8 mesi di galera per aver percepito un finanziamento illecito sulle tangenti Enimont.
Per il federalismo poi ci sono più ministri che materia da trattare, hanno avallato anche la nomina a ministro per l’attuazione del federalismo di un amico loro che deve solo evitare un processo per appropriazione indebita.
Torniamo al 3 aprile 1992, aria di crisi della prima Repubblica, Bossi annuncia la “festa della Liberazione dai partiti”: oggi ci sono ancora e, nonostante un referendum per abolizione del finanziamento pubblico agli stessi, tutti continuano a prendere soldi pubblici, Lega compresa.
Nel marzo del 1999 la Lega si era adirittura dichiarata favorevole al finanziamento pubblico.
Ricordate poi la battaglia contro la Rai “occupata dai partiti”, simbolo della Roma ladrona e lottizzata?
Cerchiamo aiuto in un discorso del giugno 1993 di Maroni: “Abbiamo rifiutato di entrare in Rai, più precisamente a una presenza significativa della Lega all’interno della Rai. Abbiamo detto no perchè questo è il metodo della partitocrazia. Sono rimasti stupiti del nostro rifiuto, ma noi siamo diversi”.
Ora il Carroccio ha addirittura un suo uomo nel Consiglio di Amministrazione e persino un conduttore (Paragone) che dichiara che “in Rai mi ha voluto la Lega”.
Ma i segnali anti Casta, la Lega, secondo un luogo comune, li lancia nella oculata amministrazione degli Enti locali, dove ha bandito gli sprechi .
Peccato non sia così: tra i tanti, spicca il caso della provincia di Treviso dove un appalto che doveva costare 35 milioni è salito a 80 milioni, dove sono stati spesi 530.000 euro in sedie e 8.000 euro per un lampadario.
O si potrebbero ricordare i 30 milioni di euro di soldi pubblici spesi per il flop cinematografico del “Barbarossa”, o i 200.000 euro l’anno buttati per costituire l’orchestra di Brescia.
La coerenza non è di questa terra, neanche di quella padana.
“I soldi devono rimanere a casa nostra”, ricordate lo slogan per i gonzi?
E’ finita che anche le magliette della propaganda padana sono risultate “made in Bangladesh”: poveri leghisti, vittime della globalizzazione.
“Eravamo quattro amici al bar, volevamo cambiare il mondo….”
Hanno cambiato solo il loro conto in banca.
Leave a Reply