LA REPUBBLICA DEL “RE-FUSO”: UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO, LE TANTE RETROMARCIE DEL GOVERNO
DALLE PENSIONI ALLA PEDOFILIA, DAL CONDONO AL TFR, DAGLI SCATTI ALLA PREVIDENZA, DA BRANCHER ALLE TREDICESIME: IL GOVERNO SEMPRE COSTRETTO A RIMANGIARSI L’ANNUNCIO… “GHE PENSI MI”: A FAR BRUTTE FIGURE?
L’ultimo esempio è stata quella norma che avrebbe dovuto tagliare una parte delle tredicesime dei lavoratori del comparto sicurezza, dalle forze dell’ordine alle forze armate: inserita dal governo nella finanziaria, con relativo emendamento del relatore Azzolini, ha suscitato una tale insurrezione bipartisan e una tale giustificata furibonda reazione dei sindacati di polizia, che Berlusconi è dovuto correre in Tv ad annunciare la retromarcia sul provvedimento.
Per la prima volta i nodi del settore sicurezza sono venuti al pettine, con un attacco durissimo delle forze dell’ordine a Maroni accusato di “disinteresse e lontananza”.
Patetico il tentativo successivo della Lega di rivendicare il merito dell’annullamento dei tagli alla tredicesima, dopo essere stati proprio loro i padrini con Tremonti della iniqua proposta: è finito il bluff del “partito di lotta e di governo”.
Ma ormai il governo “dei refusi” ci ha abituati a questa strategia: si fa andare avanti un singolo parlamentare con un emendamento che prevede un taglio: se nessuno se ne accorge, il colpo è fatto.
Se se scatena la protesta, è stata solo l’iniziativa di un povero cristo, il governo dice di non saperne nulla e prende le distanze.
Giochetti noti da Prima Repubblica.
Affidati in questo caso al senatore Azzollini, da Molfetta, Pdl, presidente della Commissione Bilancio.
Politico coerente soprattutto: trascorsi nel Pdup ( estrema sinistra), poi nei Verdi, quindi nel Ppi, espulso dal Pci-Pds nel 1992, approdato infine in Forza Italia.
Un altro rappresentante della Corte dei miracolati di cui si circonda il premier.
Negli ultimi mesi sono ormai più le retromarcie che il governo ha innestato che i passi in avanti: ne ricordiamo qualcuna.
Lo stop all’innalzamento dei 40 anni di contributi per andare in pensione con relativa correzione: “è un refuso”.
Sul tema pedofilia l’annuncio della distinzione tra reati gravi e lievi che avrebbe finito per garantire l’impunità a tanti pedofili, con dietrofront: “è stato un errore”.
In tema di condoni, l’annuncio di una sanatoria per gli abusi edilizi con relativa mea culpa: “è stato inserito per superficialità , lo togliamo”.
L’annuncio che il TFR sarà pagato a rate in tre anni ai dipendenti pubblici e la retromarcia: “rimoduleremo la norma”.
La proposta che non saranno più pagati gli scatti di carriera e di anzianità per i docenti e altri dipendenti pubblici e la correzione: “li rinviamo solo”.
La notizia di forti risparmi sulle casse previdenziali da versare allo Stato e poi la precisazione: “il provvedimento è sospeso”
Per finire al blocco delle tredicesime per poliziotti e forze armate, con retromarcia: “non è prevista”.
Senza dimenticare la nomina a ministro a Brancher: prima all’attuazione del federalismo, poi al decentramento, poi al nulla senza deleghe.
Prima voluto dalla Lega, poi orfano di padre.
Prima difeso a spada tratta dal governo, poi finito scaricato anche dagli amici.
Una serie di figure barbine del trio Berlusconi, Tremonti, Bossi, che la dice lunga sullo stato confusionale che regna al governo.
E che legittimano ogni giorno di più la sensazione che ci troviamo di fronte più che alla Repubblica dei refusi al governo del “re fuso”.
Il quale premier è sempre più prigioniero politico della Lega e sempre più lontano dagli elettori del centrodestra, riuscendo a perdere il 3% di fiducia in una settimana (Crespi Ricerche).
Ma già dimenticavamo, è tutta colpa di Fini.
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