APPELLO AD HOLLANDE: “AVANTI CON LA TAV”, MA LA CORTE DEI CONTI ESPRIME DUBBI SULL’OPERA
I PARLAMENTARI FRANCESI CHIEDONO DI RATIFICARE L’ACCORDO CON L’ITALIA E DI LANCIARE I CANTIERI, MA AVANZANO LE PERPLESSITA’
Un appello dalle sale del Palazzo del Lussemburgo, sede del Senato (e del resto, corsi e ricorsi storici, costruito per un’italiana, Maria de’ Medici) perchè il 3 dicembre, al vertice italo-francese di Lione, Franà§ois Hollande e Mario Monti si impegnino «solennemente» a realizzare la Lione-Torino.
Lo lanceranno domani i parlamentari delle zone interessate dalla Tav. In maniera perfettamente bipartisan: ci saranno Gèrard Collomb, senatore-sindaco socialista di Lione e Jean-Pierre Vial, senatore Ump (centro-destra) della Savoia; Didier Guillaume, vicepresidente socialista del Senato e Gèrard Longuet, senatore della Mosa ed ex ministro sarkozysta della Difesa.
E anche i parlamentari piemontesi Stefano Esposito del Pd e Agostino Ghiglia del Pdl, oltre a Maurizio Virano.
Il testo ancora provvisorio dell’appello, che «La Stampa» ha potuto leggere, definisce «essenziale» l’opera non solo per le due regioni, al di qua e al di là delle Alpi, ma anche «per la crescita e il lavoro nell’Europa del Sud».
Gli eletti di Lione e della regione Rhà’ne-Alpes si vogliono determinati: «I parlamentari – scrivono – domandano solennemente l’impegno ad avviare definitivamente il cantiere dal 2013. Si tratta di fissare l’obiettivo e i mezzi, determinando la rotta indispensabile per arrivare a una messa in servizio effettiva nel 2025».
Le tappe sono quattro: ratificare al più presto l’accordo franco-italiano firmato a Roma il 30 gennaio; lanciare i cantieri preparatori nel 2013; sostenere al prossimo Consiglio europeo il budget europeo 2014-’20 che permetterebbe di ottenere i finanziamenti Ue; sempre l’anno prossimo, firmare l’accordo definitivo con relativo calendario dei lavori.
Resta da capire perchè i politici della regione abbiano deciso di fare questo passo. Finora, Parigi ha sempre detto che l’opera si sarebbe fatta.
L’ultima finanziaria modello lacrime e sangue di Hollande ha cassato i progetti per diverse linee di Tgv (l’alta velocità francese) ma non questa.
In realtà , però, qualche dubbio resta.
Proprio ieri la Corte dei conti, che in Francia ha un peso anche politico notevole, ha reso noto un suo rapporto datato 1° agosto e molto critico verso l’opera.
La Corte constata un «pilotaggio insufficiente», dei costi «in forte aumento», delle previsioni di traffico «riviste al ribasso», una «debole redditività socioeconomica» e infine un finanziamento «non definito».
E invita a non abbandonare «troppo rapidamente l’alternativa che consiste nel migliorare la linea esistente», ricordando che, in tempi di pesanti difficoltà di bilancio, bisogna «riesaminare sistematicamente gli investimenti in vista della loro compatibilità con la reale situazione finanziaria del Paese».
I giudici hanno anche pubblicato il carteggio con il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, che definisce «strategico» l’obiettivo dell’opera ma anche «indispensabile» una partecipazione «importante» della Ue.
E annuncia che, ratificato finalmente l’accordo bilaterale, «il lancio dei lavori definitivi necessiterà di un’ultima clausola».
Tradotto: chiarire quanto, nella ripartizione delle spese (in linea di massima il 40% a carico della Ue, il restante 60 dei due Paesi, il 58% dell’Italia e il 42 della Francia) resta ancora da definire.
È chiaro che per i pro-Tav si tratta di un campanello d’allarme.
Per il governo francese, è la stagione degli «arbitraggi», cioè della scelta di quali progetti realizzare compatibilmente con risorse sempre più risicate.
I parlamentari fanno notare che 800 milioni di euro sono già stati spesi, che intanto si può costruire il tunnel e poi l’alta velocità , che l’opera è indispensabile e che, insomma, dopo aver sempre detto che bisogna farla, adesso è il momento di iniziare a farla.
Come si dice, in francese, «mettere le mani avanti»?
Alberto Mattioli
(da “La Stampa”)
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