ASPETTA E SPERA: LA STRATEGIA DI BERLUSCONI
L’ATTESA E IL PRESSING PER LA RIABILITAZIONE PRIMA DEL VOTO
Nel sistema tripolare che ruota intorno al Partito democratico di Matteo Renzi, ai Cinque Stelle di Beppe Grillo e al centrodestra – in cui Forza Italia di Silvio Berlusconi rappresenta il polo di attrazione per i moderati – uno dei tre leader in gioco è ancora azzoppato.
Il Cavaliere, in conseguenza di una condanna per frode fiscale la cui pena è stata espiata il 14 aprile 2015 anche grazie all’indulto, non è solo un ex senatore decaduto dalla carica ma, sempre in forza della legge Severino, è anche un incandidabile fino al 2019.
Il gioco a due
Questa condizione, tra le altre, rende altamente imprevedibile l’esito della partita a tre e in qualche modo frena il possibile gioco a due (Pd-FI), che punterebbe allo schema delle larghe intese per far governare il Paese a una grande coalizione.
Eppure, ormai da tre anni, Berlusconi attende con fiducia la sentenza della Corte europea di Strasburgo o, in ultima analisi, la riabilitazione per rientrare in campo come titolare ben prima del 2019: sicuramente a metà aprile del 2018 (un mese dopo la fine naturale della legislatura decorrono i tre anni necessari per la riabilitazione piena); o, addirittura, nell’estate del 2017 se i giudici di Strasburgo bocceranno tra 6 mesi la legge Severino per violazione dell’articolo 7 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo, laddove venisse contestato all’Italia l’effetto retroattivo della norma per la violazione del principio «nulla poena sine praevia lege».
Il calendario
In questo quadro, il calendario possibile in cui cadrà la data delle elezioni (imminenti, comunque anticipate o di fine legislatura?) si arricchisce di un elemento non trascurabile. Oltre al tempo necessario per varare «regole elettorali chiare e adeguate perchè gli elettori possano esprimere con efficacia la loro volontà », come ha ammonito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno, lo stato maggiore di Forza Italia punta a una tempistica che mira alla «piena legittimazione politica di Berlusconi».
Quali equilibri politici si produrrebbero, è la tesi di FI, se si votasse in primavera e poi, magari a luglio, la Corte europea accogliesse il ricorso di Berlusconi contro l’applicazione della «Severino» a condanne relative a fatti avvenuti prima del varo della legge?
Gli avvocati del Cavaliere, guidati dal senatore Niccolò Ghedini, mantengono un profilo basso perchè la Corte, dopo tanta attesa, potrebbe ora scegliere la «via breve» per il fascicolo 58428/13: decisione e pubblicazione della sentenza senza convocazione di un’udienza pubblica e senza rinvio all’adunata generale.
Un percorso che potrebbe concludersi a luglio dopo la fase delle controdeduzioni della difesa al parere favorevole alla «Severino» depositato dal governo il 21 dicembre.
La scelta
Se poi la decisione di Strasburgo dovesse essere davvero favorevole a Berlusconi, si porrebbe un problema: la sentenza è immediatamente applicabile?
«Risposta non facile. Bisognerebbe prima leggerla bene – argomenta l’avvocato e professore Vittorio Manes, che si spende da tempo per far applicare in Italia l’«assoluzione» ottenuta a Strasburgo dall’ex numero due del Sisde Bruno Contrada – ma non vi è dubbio che con la dichiarazione della violazione dell’articolo 7 anche l’«incapacitazione» derivante dall’applicazione della legge Severino (decadenza e ineleggibilità ) non potrebbe essere applicata retroattivamente».
Più problematico l’approccio di Filippo Patroni Griffi, presidente aggiunto del Consiglio di Stato (che collaborò con l’allora ministra Severino alla stesura della legge omonima), secondo il quale le sentenze della Corte, frutto di un meccanismo convenzionale, non sarebbero direttamente applicabili.
Semmai, il prevedibile ricorso di Berlusconi al giudice civile (davanti a un rifiuto dell’ufficio elettorale di accettare la sua candidatura nonostante una sentenza favorevole di Strasburgo) potrebbe innescare una questione di legittimità costituzionale.
Ma il calendario della Consulta, si è visto, non sempre marcia con quello delle elezioni.
Dino Martirano
(da “La Stampa”)
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