ASSOLTO DALLE ACCUSE DI CORRUZIONE E ABUSO L’EX GOVERNATORE MARIO OLIVERIO : “IL FATTO NON SUSSISTE”
ERA STATO COSTRETTO ALLE DIMISSIONI DOPO L’ARRESTO E NON RICANDIDATO: I SOVRANISTI RINGRAZIANO
Assolto dall’accusa di corruzione e abuso d’ufficio perchè “il fatto non sussiste”.
Per l’ex governatore dem della Calabria Mario Oliverio finisce il processo “Lande desolate”, che ha scoperchiato anomalie e forzature in una serie di appalti e lavori negli anni scorsi realizzati fra Cosenza, Lorica e Scalea e finiti in mano a ditte vicine ai clan.
Al termine del giudizio con rito abbreviato, celebrato subito dopo l’udienza preliminare fissata per tutti gli indagati dell’inchiesta, il giudice ha disposto l’assoluzione per Oliverio “perchè il fatto non sussiste”.
Prosciolti dall’accusa anche la deputata Pd Enza Bruno Bossio e il marito, l’ex consigliere regionale Nicola Adamo, che in caso di rinvio a giudizio avrebbero optato per il rito ordinario.
Per i magistrati della procura di Catanzaro, che per l’ex governatore avevano chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi, in quel clima inquinato l’allora governatore, insieme ad Adamo e Bruno Bossio, avrebbe cercato di sgambettare il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto.
In cambio di un maxi-finanziamento per opere non necessarie, Oliverio – questa era la contestazione della procura – aveva chiesto e ottenuto dalla ditta incaricata della realizzazione di pazza Bilotti, opera simbolo dell’amministrazione Occhiuto, un rallentamento dei lavori.
“Accuse infamanti” le aveva definite subito Oliverio l’allora presidente di Regione Calabria, destinatario di un provvedimento di obbligo di dimora emesso dal giudice e per questo “esiliato” per mesi nella sua San Giovanni in Fiore.
“La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità , di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica” aveva rivendicato.
A “liberarlo” la sentenza con cui la Cassazione ha bocciato quella decisione, in precedenza confermata dal tribunale del Riesame, senza però riuscire a invertire la parabola discendente del politico.
L’inchiesta “Lande desolate” è diventata infatti la goccia che ha fatto definitivamente traboccare il vaso delle tensioni fra il governatore dem, poco apprezzato in ambienti romani e i vertici del Pd, in quei mesi impegnati a definire gli assetti in vista delle imminenti regionali.
Ad una sua ricandidatura, da Roma è arrivato un secco “no” e nè dichiarazioni al vetriolo, nè proteste – arrivate fin sotto il Nazareno con un sit-in di fedelissimi dell’allora governatore- hanno convinto il Pd a tornare sui propri passi.
A distanza di un anno e ad assoluzione incassata, Oliverio è soddisfatto – sottolinea uno dei suoi legali, Enzo Belvedere – “anche se gli è rimasta l’amarezza di aver subito quest’onta durante il suo incarico di governatore. L’amarezza non si cancella così facilmente, sapendo di essere una persona perbene. Per oltre 40 anni ha fatto politica senza avere mai avuto alcun problema con nessuna Procura, si è ritrovato ad avere una misura cautelare e non essere ricandidato solo per questo problema giudiziario”.
In realtà , fra Oliverio e i vertici del partito romano il problema è sempre stato più politico che giudiziario.
(da agenzie)
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