ATTACCO A MATTARELLA
I LEGHISTI HANNO SUPERATO OGNI MISURA ACCETTABILE, DIMOSTRANDO DI ESSERE ANCHE INCOMPETENTI IN MATERIA GIURIDICA E STORICA
Molto rumore per nulla. Bisogna ricorrere al titolo della commedia di Shakespeare se si vuole fare un bilancio della sortita congegnata ieri dalla Lega, attaccando Sergio Mattarella nella Festa della Repubblica.
Volendo presentarsi come gli ultimi tutori dell’autorità nazionale, hanno contestato il suo cenno alla «sovranità europea», evocata riflettendo sull’imminente voto nei 27 Paesi della Ue che la «consacrerà». Eh no, caro presidente, «se pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi». Questo ha proclamato Claudio Borghi. Imitato subito dopo dal leader Matteo Salvini, che ha ricalcato le stesse parole, senza però materializzare l’ipotesi che il capo dello Stato debba abbandonare la carica.ù
Nessuna replica dal Quirinale, dopo così incaute (per non dire eversive) dichiarazioni. Siamo in campagna elettorale ed è scontato che qualcuno alzi toni polemici pur di farsi notare. Silenzio dal Colle, dunque. E nessuno sfogo bisbetico come qualcuno ipotizzava, anche se stavolta i leghisti hanno superato ogni misura accettabile, dimostrandosi anche incompetenti in materia giuridica e storica.
Basta squadernare la Costituzione per trovare, all’articolo 11 (noto per il ripudio della guerra), che «l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Ecco com’è nato il nostro ingresso nell’Europa
Una partecipazione che nel tempo si è tradotta in cessioni di quote di sovranità decise liberamente. È successo, e Mattarella l’ha ricordato spesso, in materia di politiche agricole, concorrenza, barriere doganali, mercato comune e, in particolare, con la creazione e l’armonizzazione della gestione economica e monetaria. Ma l’evocazione di «sovranità europea», per il percorso già compiuto, non è affatto una fuga in avanti.
Tutto ciò ha spinto il presidente a rammentare insieme l’identità italiana e quella europea, sottolineando la sovranità anche di quest’ultima, che per fortuna ci tiene lontani dal concetto di Stato-Nazione dal quale hanno avuto origine due guerre mondiali.
Mattarella ne accenna in un messaggio alle forze armate, quando si richiama ai valori della nostra Costituzione soprattutto quando ricorda che i «padri della Patria erano consapevoli dei rischi e dei limiti di chiusura negli ambiti nazionali e sognavano un’Italia aperta all’Europa, vicina ai popoli che ovunque nel mondo stessero combattendo per le proprie libertà».
(da Il Corriere della Sera)
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