AZZERATI I VERTICI DELL’ANTIMAFIA: A PALERMO IN PARTENZA GLI UOMINI PIU’ ESPERTI
I PM DELLA DDA HANNO CHIESTO DI BLOCCARE IL TRASFERIMENTO DEL CAPO DEL NUCLEO INVESTIGATIVO
Gli investigatori più esperti sulle indagini antimafia sostituiti tutti nello stesso momento.
I principali ufficiali dell’Arma dei Carabinieri trasferiti lontano da Palermo e rimpiazzati di punto in bianco da colleghi con minore esperienza sul campo: se non è l’anno zero delle indagini su Cosa Nostra, poco ci manca.
Quel che è certo è che in autunno, a Palermo, andrà in scena un vero e proprio giro di vite sul fronte antimafia: sono ben cinque gli alti ufficiali dei Carabinieri che saranno destinati ad altri incarichi.
Nomi importanti che rappresentano la memoria storica dell’Arma nella lotta alla mafia.
Il primo campanello di allarme si è attivato nelle scorse settimane con una lettera, firmata da trentacinque pm della Dda, e inviata al procuratore capo del capoluogo siciliano Francesco Messineo.
Oggetto della missiva, una richiesta senza precedenti: intercedere con i vertici dell’Ar — ma, per ritardare il trasferimento da Palermo del maggiore Antonio Coppola, almeno fino alla fine dell’anno.
Coppola è il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri, autore delle principali indagini che hanno portato all’azzeramento dei vertici di Cosa Nostra: come l’operazione Araba Fenice, per esempio, in cui venne filmato il summit dei boss palermitani che avevano deciso di ricostituire la Cupola, prima di finire tutti in manette.
Coppola non è il solo che cederà il passo.
In autunno andrà via anche il colonnello Paolo Piccinelli, che alla guida del Reparto Operativo ha smantellato la rete di fiancheggiatori del boss Gianni Nicchi, il giovane padrino della mafia palermitana arrestato nel 2009.
Con la valigia in mano anche il generale Teo Luzi, coordinatore delle indagini sul misterioso omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà , l’ex deputato di An assassinato a colpi di bastone due anni e mezzo fa da un uomo in motocicletta rimasto ancora oggi senza volto.
Lontani dalle indagini antimafia anche Giuseppe De Riggi, il comandante del gruppo palermitano dei militari, e il colonnello Pietro Salsano, che guida il reparto di Monreale.
Un massiccio cambio della guardia che impensierisce non poco i magistrati della procura palermitana.
“Non si possono azzerare i vertici degli organi investigativi dell’Arma tutti nello stesso momento: questa è un’iniziativa senza precedenti che credo non si sia mai verificata negli ultimi 30 anni” è il commento di Vittorio Teresi, procuratore aggiunto di Palermo.
“Il dato allarmante — continua Teresi — è che i vertici dell’Arma destineranno a quei delicati incarichi ufficiali con quasi nessuna esperienza in fatto di lotta alla mafia: non si può pensare che i nuovi investigatori facciano esperienza sulla pelle delle nostre indagini, sarà quindi naturale per noi magistrati coordinarci maggiormente con le altre forze di polizia giudiziaria che hanno già maturato ampie conoscenze su Cosa Nostra”.
Uu ampio turn over si verificherà anche negli uffici della procura di Palermo. “Ovvia — mente — rileva sempre Teresi — si tratta di due fattispecie diverse: i militari vengono trasferiti su ordine dei vertici, mentre in procura sono stati gli stessi colleghi a chiedere di essere trasferiti”.
Il Csm ha già bandito il concorso per due posti da procuratore aggiunto: sono quelli di Ignazio De Francisci, votato all’unanimità dal Csm come nuovo avvocato generale, e Antonio Ingroia, che volerà in Guatemala per prendere possesso del nuovo incarico all’Onu.
Un terza poltrona da aggiunto potrebbe essere lasciata libera da Nino Gatto. Nel frattempo è già iniziata la corsa per la procura generale, contesa da Roberto Scarpinato e dallo stesso Messineo.
L’attuale procuratore generale di Caltanissetta rischia però di essere stoppato dal procedimento disciplinare richiesto dal consigliere del Csm Nicolò Zanon, dopo il suo intervento in via d’Amelio il 19 luglio scorso.
Le ambizioni da procuratore generale rischiano di sfumare anche per Messineo, indicato a giugno dalla commissione incarichi direttivi.
Indiscrezioni lasciano intuire come l’attuale procuratore capo di Palermo possa pagare il ciclone istituzionale che ha investito il suo ufficio dopo che il Quirinale ha sollevato un conflitto d’attribuzione davanti la Consulta.
Giuseppe Pipitone
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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