BELSITO, LA LOBBY FINCANTIERI E L’AFFARE DA 100 MILIONI
COSI’ SVANI’ PER UN SOFFIO LA MAXI CONSULENZA FASULLA…TRA GLI ARRESTATI ANCHE UN EX DIRIGENTE DEL COLOSSO NAVALE
La bozza del contratto era già pronta: 100 milioni di euro per una consulenza tecnologica (almeno in parte) inesistente.
La cifra comprendeva “il prezzo gonfiato del 25%”, il denaro per ungere la lobby Fincantieri e il margine di 12,5 milioni da spartire tra Stefano Lombardelli, uomo della cricca al’interno di Fincantieri, e Francesco Belsito, al tempo tesoriere della Lega e vicepresidente Fincantieri in quota Lega, che si era ritagliato per la carica uno stipendio aggiuntivo di 10.000 euro al mese.
Sognava in grande Stefano Bonet, imprenditore veneto amico di Belsito, grazie al quale puntava (e in qualche caso aveva già ottenuto) a “consulenze tecnologiche fittizie” da grandi gruppi come Siram, Unicredit, Fisia, Gnv e appunto Fincantieri, la torta più succulenta.
Anche se la sua Polare sacrl era poco più di una scatola vuota.
La vera forza di questa “associazione per delinquere”, in cui nessuno appare dotato di una professionalità che consenta di produrre legittimamente redditi” era quella di “approfittare di ogni occasione di guadagno illecito”.
Come? Ad esempio “aiutando le imprese a beneficiare di incentivi pubblici” a cui non avrebbero avuto diritto.
Nelle 33 pagine di ordinanza con cui il tribunale di Milano ha spedito in carcere Belsito, Bonet e Lombardelli emerge il fatto che mentre sui moli si parlava di cassa integrazione, carenza di commesse e chiusure, la cricca aveva messo le mani su un appalto da 100 milioni, saltato solo per un soffio.
Nel contratto tutti avrebbero avuto una parte, compreso il duo “Bono e ufficio acquisti”. Giuseppe Bono ha sempre smentito qualsiasi suo coinvolgimento, ma in un colloquio intercettato con Belsito lo rassicura di aver avviato la pratica per l’assunzione di Dalmir Ovieri, fedelissimo di Rosi Mauro e di Maurizio Barcella, ex autista di Umberto Bossi.
Barcella “non avrebbe neppure il diploma” ma non importa: “sbattiamocene i coglioni e pensiamo a noi” taglia corto Belsito in una telefonata a una sua collaboratrice.
Il vero procacciatore di affari all’interno di Fincantieri era Stefano Lombardelli, esperto in commesse militari, dimessosi nel dicembre 2011 dopo una contestazione disciplinare. Lombardelli aveva ricevuto “200.000 euro” per favorire Bonet.
Le prove dei pagamenti sarebbe in un “estratto conto” inviato via mail, in mano ai magistrati.
Fincantieri da parte sua nega che Belsito abbia potuto esercitare interferenze.
Matteo Indice e Marco Grasso
(da “il Secolo XIX”)
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