BERLUSCONI PENSA A UNA FEDERAZIONE CON LA LEGA PER ARGINARE LA MELONI
“ALLE PROSSIME ELEZIONI NEL 2027 AVRÒ 91 ANNI. È IL MOMENTO DI PENSARE A COSA DIVENTERÀ FORZA ITALIA”… IL PROGETTO, AI GOVERNATORI LEGHISTI DEL NORD (PREOCCUPATI DA SALVINI), NON DISPIACE
Lo ha anche scritto su un foglietto. Perché non gli sfuggissero le parole, perché fa sempre così, come tutti gli videro fare in Senato nei primi giorni della legislatura. Silvio Berlusconi appunta quello che sta per dire. E in questo caso sono righe pesanti, perché fissano un orizzonte, dove lui non pensava sarebbe mai tramontato il sole.
«Alle prossime elezioni nel 2027 avrò 91 anni. È il momento di pensare a cosa diventerà Forza Italia». Berlusconi pronuncia questa frase per ben due volte, prima di Natale, ad Arcore e a un pranzo a Villa Grande, a Roma, alla presenza di ministri, sottosegretari e capigruppo. Chi lo ascolta, per una volta sente che c’è qualcosa di diverso nella sua voce, non è un vezzo retorico per sentirsi rispondere che no, lui è un giovincello, baciato dall’eternità. È una presa di consapevolezza, l’ammissione degli anni che passano, con lo sguardo fisso sul nemico, che è il nemico di tutti, il tempo.
Berlusconi è costretto a un confronto impari, e lui che non ama i dati di fatto spiega che «è un dato di fatto» che Giorgia Meloni e Matteo Salvini siano molto più giovani di lui. Per questo, dice, Forza Italia va messa al riparo. L’ex premier vuole tentare l’ultimo azzardo, come sua eredità politica. Il partito repubblicano unico – con tutti dentro, Lega e Fratelli d’Italia compresi – è la carta che ne copre un’altra.
E non è il polo di centro, moderato e liberale, che nascerebbe da un’operazione in comune con Matteo Renzi, ma che tra gli azzurri è solo Gianni Letta, il fidatissimo consigliere, a sponsorizzare. Berlusconi in realtà lavora al progetto di una federazione con la Lega. Un listone da presentare prima delle Europee del 2024, nella speranza di contenere l’avanzata di FdI. Due teste: una forte al Nord e una ancora competitiva al Sud.
È la nuova geografia politica che impone di pensare a uno schema a due, perché il consenso della Lega si sta nuovamente localizzando nelle regioni del dominio storico, e FI regge bene l’urto della crisi solo nel Meridione. Anche per questo, fanno notare dalla cerchia del fondatore, Berlusconi non ha azzannato il leader del M5S Giuseppe Conte in una delle varie interviste che ha rilasciato negli ultimi giorni, e non attacca il reddito di cittadinanza come fa Meloni.
Il piano, ha riferito sempre Berlusconi, non dispiacerebbe ai governatori leghisti di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia, preoccupati dal declino di Salvini e del partito. Va calibrato però con attenzione, perché la federazione non sembri solo una somma di due debolezze. L’insistenza con la quale Berlusconi vuole presidiare lo spazio di FI all’interno del Partito popolare europeo è l’estremo atto di resistenza interna contro il dilagare di Meloni, interessata a saldare l’asse tra il gruppo dei Conservatori, guidati da lei, e il Ppe.
Ma serve anche a preparare il terreno per normalizzare i rapporti della Lega a Bruxelles. L’appartenenza alla famiglia populista e xenofoba di Identità e democrazia, di cui fa parte l’ultradestra di Marine Le Pen e Alternative für Deutschland, è un ostacolo evidente al progetto. Un legame di cui i governatori e i leghisti più ortodossi del Nord ormai farebbero tranquillamente a meno.
(da la Stampa)
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