BERLUSCONI TRA REAZIONI ISTERICHE DI CORTE, PAURA DELLE ELEZIONI E DIKTAT LEGHISTI
DOVREBBE RINGRAZIARE FINI CHE GLI OFFRE UN PATTO DI LEGISLATURA E UN SALVACONDOTTO…UN TAVOLO A TRE RIDURREBBE LO STRAPOTERE LEGHISTA E BILANCEREBBE IL GOVERNO… AL VOTO CI SI ANDRA’ SOLO DOPO LA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE E UN GOVERNO TECNICO: PER BERLUSCONI SARA’ LA DISFATTA
Il teatrino della politica berlusconiana ha vissuto ieri lo psicodramma: da Mirabello, Fini ha evidenziato chi è il vero traditore del centrodestra italiano, chi non ha attuato il programma, piegandosi ai diktat della Lega, chi spaccia per riforme gli spot pubblicitari, chi confonde garantismo con immunità , chi si ostina a voler comandare e non governare.
E nei palazzi pidiellini sono andate in onda scene isteriche: colonnelli disarcionati dai loro ronzini, cortigiani in preda a convulsioni, peones che temono di perdere la poltrona.
Come Fini elargiva schiaffoni mediatici ricordando semplici verità , saliva la pressione dei traditori sbugiardati.
L’ordine di scuderia era di non commentare, ma non tutti hanno retto al clistere mirabelliano: ci sono stati casi di incontinenza evidente, specie tra chi trattiene a stento i propri umori politici.
Così, mentre Bonaiuti inviava smentite preventive, altri sparavano alla luna.
Poveretti, quando a breve gli sarà tolta dalla magistratura anche l’arma spuntata della casa di Montecarlo, potranno rivolgere la loro attenzione verso ben altre (e molto più vicine) società offshore su cui indagare.
Magari Gasparri potrebbe intanto spiegare come mai la ‘ndrangheta calabrese tempo fa indirizzò il proprio voto verso di lui.
Letta e le colombe sono sicuramente i più lucidi: dichiarare la crisi non vuol dire automaticamente andare al voto, lo sanno bene tutti.
Se si formasse un governo tecnico per cambiare la legge elettorale, evitando di dare il premio di maggioranza, per il Pdl sarebbe il deprofundis.
E questa maggioranza già c’è alla Camera e basta poco per vederla materializzata anche al Senato.
Se anche si andasse a votare col sistema attuale, l’ultima rilevazione Ispo per il Corriere della Sera (prima del discorso di Fini a Mirabello) dà il Pdl in discesa al 29,7%, la Lega stabile all’11,5%, il Pd in risalita al 26,7%.
Poi tre forze, Udc, Idv e finiani tutte con il 6,4% a testa, Vendola al 4,5%, Prc al 2,1%.
In pratica Pdl + Lega al 40%, contro il 40% di Pd+Idv+Sinistra radicale.
In mezzo Fini e Casini.
E con un Fini in crescita dopo Mirabello che tornerà presto intorno al 10%.
Se andasse bene al Pdl, avrebbe giusto una risicata maggioranza alla Camera, ma non l’avrebbe al Senato.
Inoltre al Nord il Pdl perderebbe una trentina di deputati a favore della Lega e altrettanti al Sud a favore di finiani e Udc.
Quindi la minaccia del voto è una pistola ad acqua, inutile agitarla.
La Lega poi non sfonda (aveva già quella percentuale alle europee, cominciano a conoscerla) e anche se guadagnasse in numero di deputati, correrebbe il rischio di perdere le poltrone di governo tanto care.
Le colombe per questo invitano il premier a un accordo di programma con Fini: ovviamente dovrebbe scontentare le pretese leghiste e gli interessi collegati.
La “terza gamba” presuppone un “politico in gamba”, capace di mediare e gestire le altre due forze.
Peccato che ai vertici del pdl non se ne vedano all’orizzonte.
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