BERSANI PREOCCUPATO DAGLI UMORI ANTI-MONTI DELLA BASE DEL PARTITO
CRESCE IL MALESSERE DEI MILITANTI DEL PD E IL SEGRETARIO CORREGGE LA ROTTA IN VISTA DEL VOTO
C’è un umore inquieto che spira dalle Feste del Pd di tutta Italia e Pier Luigi Castagnetti, uno dei pochi battitori liberi del partito, lo racconta così: «Dagli applausi e dai dissensi dei simpatizzanti affiorano due sentimenti molto forti e che si ripetono puntualmente: Monti è stato una necessità ma quello non è il governo del Pd. E poi, puntualmente, scatta il battimani per chi si scaglia contro la casta».
Questi umori, da diverse settimane, attraversano le centinaia di feste del Pd (e dell’Unità ) e d’altra parte, da 50 anni proprio queste sensazioni aiutano i dirigenti della sinistra a capire l’aria che tira tra la sua gente.
Sono stati anche questi umori della base ad incoraggiare Pier Luigi Bersani nella sua presa di distanza dal governo nella sua intervista a “la Repubblica”?
Nelle centinaia di feste del Pd che si sono svolte a giugno, a luglio e ad agosto, oltre ad una grande presenza complessiva, una certa latitanza dai dibattiti politici e un calo degli incassi, tutti i dirigenti impegnati sono concordi nel sottolineare una diffusa insofferenza verso il governo dei tecnici.
Racconta il senatore Paolo Nerozzi, già numero due della Cgil di Cofferati: «All’inizio la nostra gente capì la necessità della scelta dei tecnici, persino la riforma delle pensioni in qualche modo fu sopportata. Ora, alla prova dei fatti, è come se “tornasse” tutto su. Senti frasi come: questi stanno esagerando, concedono troppo al centrodestra e alla banche, se degli esodati non si erano accorti, che tecnici sono?».
L’altro grido di dolore di militanti e simpatizzanti riguarda invece la cosiddetta casta.
Dice Sandro Gozi, uno degli emergenti nel gruppo dei quarantenni: «Ci sono due argomenti che fanno scattare subito gli applausi: quando invochi più equità e quando sostieni che il Paese ha bisogno di nuovi protagonisti e nuove idee. E gli applausi sono più forti quando esci dal “frame” mediatico “Renzi contro Bersani” e poni il tema del rinnovamento in termini non personalistici».
Certo, finito lo spauracchio di Berlusconi, il segretario del Pd sta puntando a dare al partito una identità diversa dall’antiberlusconismo, dichiaratamente di sinistra, sociale e laica e dunque la svolta sul governo apre di fatto la campagna elettorale dei Democratici.
In questa connotazione di sinistra finiscono per confluire vecchie “passioni” che sembravano sopite.
Esemplare un commento pubblicato dall’Unità (L’eredità di Togliatti e il Pd) iniziativa non ascrivibile al Pd in quanto tale, ma sintomatica dell’”aria che tira”.
Michele Prospero dopo aver parlato del «realismo alla Cavour» di Togliatti e averne elogiato senza riserve la figura storica. indica «l’officina» del Migliore come «una miniera» per il Pd. Figura estremamente controversa nella storia della sinistra, segretario del Pci nell’epoca staliniana, la figura di Togliatti è stata oggetto di un’opera revisione storica anche dentro il Pci, al punto che, nel 1989, sull’Unità comparvero articoli molto critici di Alberto Asor Rosa e Biagio De Giovanni.
La questione sembrava chiusa al congresso dei Ds del 2000, quando l’allora segretario Veltroni ricordò la terribile invettiva di Togliatti contro Carlo Rosselli («Un dilettante da poco»), concludendo che il comunismo era stato «una tragedia».
Fabio Martini
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