BOLOGNA, BUFERA NEL M5S, ARRIVANO DI MAIO E DI BATTISTA PER CERCARE UNA TREGUA
LISTA PER LE COMUNALI ANCORA TOP SECRET
Non si è presentato, e ha lasciato il suo vice a gestire la rabbia dell’assemblea come un apprendista stregone.
Massimo Bugani non si è fatto vedere, ieri sera, all’incontro con la fronda 5 Stelle, che chiede primarie per il candidato sindaco e trasparenza sulla lista.
Alle domande degli attivisti, spiega il vice Marco Piazza, risponderanno Luigi di Maio e Alessandro Di Battista: si caleranno in città venerdì e domenica, per chiudere il caso Bologna, ancora una volta dall’alto.
Dopo aver archiviato le primarie dai riflettori di 8 e mezzo (“il caso è chiuso”), il contestato candidato sindaco dei 5 Stelle a Bologna ieri ha disertato l’incontro al circolo Mazzini, al quale aveva invitato i dissidenti.
“Saremo lì, pronti a rispondere a qualsiasi domanda”, annunciava mercoledì la pagina del Movimento 5 Stelle di Bologna su Facebook.
Così, buona parte degli ormai 90 firmatari (erano 75 solo due giorni fa) della petizione contro di lui e la sua “lista di nominati”, si sono presentati. Sala stipata, non soltanto attivisti, ma anche consiglieri di tutta la provincia (“rappresentiamo qualcuno, dei cittadini ci hanno votato”).
Le domande sono quelle della petizione: “Chi ha deciso il candidato sindaco?”, “Chi sono le persone che avete messo in lista?”
Marco Gherardi del Porto le fa al microfono: “Come farò io a puntare il dito contro il Pd chiedendogli di non fare le liste dall’alto se cominciamo noi a farlo? Se deroghiamo alle regole diventiamo un partito. Vi prenderete una grande responsabilità “.
Piazza spiega com’è nata l’idea di candidarsi, e di farlo con una lista blindata.
“Lo staff ci chiese di correre prima dell’estate. Abbiamo deciso di accettare ma a una condizione: sceglierci la squadra”.
E la partecipazione? Il controllo dal basso? “Abbiamo chiesto proprio perchè non eravamo sicuri che fosse una procedura corretta. Ci hanno detto di sì. Capisco che sia meno bello e coinvolgente ma dobbiamo scegliere persone sulle quali contare”.
Usa metafore musicali: “Un progetto è come uno spartito, se vuoi governare devi poter scegliere gli strumenti”.
La sala rumoreggia, i dissidenti protestano.
I nomi di Favia e Defranceschi circolano come cattivi esempi da non ripetere, a questo serve il controllo sui nomi. Ma se il Movimento ha superato la fase del: “chi vuole candidasi metta il dito qui sotto”, come lo battezza lo stesso Piazza, il passaggio successivo non tutti i lo condividono. Il consigliere comunale di San Giorgio di Piano, Giorgio Paglieri si sgola: “Ma per voi è normale che ci sia un candidato non votato da nessuno con una lista segreta?”
Un professore universitario si alza in piedi stralunato, ha scelto il giorno sbagliato: “Mi chiamo Demetrio Casile sono un professore delle Belle Arti, me ne vado con una grande amarezza e non vi voterò più”.
Dopo più di due ore di interventi, la lista per le amministrative resta top secret.
“Alcuni candidati ci hanno chiesto riservatezza”, si giustifica Piazza. Ne ha anche per la stampa “con la bava alla bocca” che se ne andrà “delusa per il poco sangue”.
Scatta l’isteria collettiva, sul finale qualcuno alza la voce, un paio di attivisti si innervosiscono e vengono separati. Davanti intanto si cerca di ricomporre, di parlare di programma: salute, ambiente, trasporti, economia.
Sugli articoli 4 e 7 del Non statuto (quelli che obbligano alla condivisione delle scelte attraverso la rete) Piazza non si esprime, rimanda al blog (“vi ha già risposto con il post repetita iuvant”). Invita a fare la stessa domanda ai leader del direttorio che sfileranno sotto le Due Torri i prossimi giorni. “Di Maio sarà venerdì a Imola, Di Battista domenica ai banchetti di via Ugo Bassi”.
I dissidenti se ne vanno preoccupati: “Ma il Movimento non eravamo noi?”. “Davvero vogliono farci diventare un partito, a Roma?”.
Caterina Giusberti
(da “La Repubblica”)
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