BOLOGNA, MIGLIAIA DI INSULTI E MINACCE SUI SOCIAL ALL’ASSESSORA IN PIAZZA CON LE SARDINE DA PARTE DELLA FECCIA SOVRANISTA, PARTE LA DENUNCIA
IL SUO VOLTO DIFFUSO ACCANTO A UNA FRASE DECONTESTUALIZZATA, DENUNCIATI MATTEO SALVINI E LUCIA BORGONZONI
Migliaia di messaggi di offese e minacce in poche ore, il telefono e l’I-pad che non smettono mai di annunciare una nuova notifica su Twitter, su Facebook, su Instagram. Un diluvio di parole cattive, sessiste, irripetibili. Alla fine l’assessora del Comune di Pianoro, la ventinovenne Silvia Benaglia, ha deciso di rivolgersi all’avvocata Cathy La Torre. Che citerà in giudizio Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni, la candidata della Lega in Emilia Romagna.
Nel gergo degli addetti ai lavori, si tratta di un ricorso di urgenza ai sensi dell’articolo 700 del codice di procedura civile. In pratica si chiede a un giudice del tribunale di Bologna di pronunciarsi su una particolare tecnica di comunicazione elettorale. Partendo dal caso dell’assessora Benaglia che adesso dice: “Io sono spaventata, la mia famiglia è preoccupata, non ho fatto nient’altro che andare a una manifestazione di piazza”.
Giovedì sera, Benaglia era insieme a due amiche in piazza Maggiore per l’iniziativa delle sardine. Le scattano una foto in cui appare sorridente. Ma lei è assessora in una giunta a guida Pd e così esce un primo post sui social di Salvini dal titolo: “Se gratti il sardino, trovi il piddino”.
Dopo qualche ora, però, il post viene aggiornato. Al viso dell’assessora viene accostato il simbolo del Pd e viene rintracciato un commento scritto su Facebook qualche tempo fa, in cui si sottolineano le parole: “Delinquenti prestati alla politica”. Così la foto di Silvia Benaglia diventa una specie di ” manifesto”, sotto la scritta: “Le sardine? Odore di Pd. E l’assessore democratica su Borgonzoni e i leghisti: delinquenti prestati alla politica”.
La tecnica è molto collaudata, ma per l’avvocata La Torre questa volta deve esprimersi un magistrato. “Perchè questa è semplicemente una fake news – spiega – visto che Benaglia non è iscritta al Pd e soprattutto quella frase non era riferita nè a Borgonzoni nè a Salvini”.
L’affermazione di Benaglia era riferita a un caso di cronaca specifico, cioè l’operazione Patchwork. Un consigliere leghista di Pianoro denunciò la “schedatura” dei bambini, dopo aver trovato un armandio con vecchi archivi di un progetto per monitorare eventuali disagi scolastici. La segnalazione del leghista è approdata in procura, che poi ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. In quella contingenza, Benaglia a proposito della diffusione dei dati sensibili che avvenne su Facebook scrisse di ” delinquenti prestati alla politica” senza ulterori specifiche, anche se poteva desumersi dal contesto.
“Chiediamo a un giudice di esprimersi sulla legittimità – dice La Torre ieri in visita a Repubblica Bologna con la vittima degli insulti – di un’operazione simile. Può l’immagine di una persona che ha partecipato a una pacifica manifestazione pubblica essere presa, manipolata, accostata a una frase pronunciata in un altro contesto e poi usata come propaganda elettorale che viene vista da 10 milioni di persone?”.
Benaglia riceve messaggi personali di insulti anche mentre parla per spiegare il caso. Le donne del Pd le esprimono solidarietà . “Fino a ieri non mi conosceva nessuno – spiega – adesso nel migliore dei casi mi dicono che sono una cozza, nel peggiore che faccio la prostituta. Perchè?”.
(da agenzie)
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