BRUXELLES INCASSA E SI TIENE PURE LA CAPARRA
IL GOVERNO SI RIMANGIA 10 MILIARDI, MA LA COMMISSIONE NON SI FIDA E CONGELA 2 MILIARDI DI RISORSE A GARANZIA
“Questo accordo dimostra che la Commissione non è nemica del popolo italiano, come qualcuno voleva dipingerci”. Pierre Moscovici chiude mesi e mesi di scontro con il governo di Roma, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. Ma non va oltre.
Il commissario agli Affari Economici non ha bisogno di sollevare ancora polemiche con i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, mentre parla calmo di fianco a Valdis Dombrovskis in una conferenza stampa ancora una volta monopolizzata dal caso Italia.
I due sono scesi in sala stampa a Palazzo Berlaymont per spiegare che la Commissione ha deciso di non aprire la procedura per deficit eccessivo legato al debito contro l’Italia.
Niente polemiche, solo sorrisi di compiacimento: questo è decisamente un ‘1 a zero’ per Bruxelles contro i populisti italiani.
“Ora il bilancio italiano è molto più realista, prossimo alle regole, con modifiche considerevoli. E’ quello che volevo come commissario: missione compiuta”, dirà Moscovici ai giornalisti dopo la conferenza stampa con Dombrovskis.
“Ricordo il primo progetto con il nostro parere del 21 novembre scorso”, aggiunge, riferendosi alla ‘sentenza’ di quasi un mese fa, sempre qui nella stessa sala stampa.
Fu il giorno della conferma della bocciatura del documento programmatico presentato dall’Italia. “Il governo voleva un peggioramento del deficit strutturale dello 0,8 per cento”, non rispettava “le nostre previsioni economiche di ottobre”. Erano i tempi del deficit nominale al 2,4 per cento e indietro non si sarebbe andati, proclamavano da Roma.
Non è andata così. L’unico punto su cui la Commissione fa una ‘gentile’ concessione all’Italia è sul deficit strutturale: chiedeva un miglioramento dello 0,1 per cento almeno, rispetto all’anno scorso, ha accettato una previsione stabile dello 0 per cento. Lo hanno deciso perchè pure il Belgio è fermo sullo zero per cento, non potevano chiedere lo 0,1 a Roma.
Sul resto però il governo Conte, con i suoi due scalpitanti vicepremier, ha dovuto rimangiarsi tanto.
Innanzitutto il deficit nominale, sceso al 2,04 per cento.
Ma anche le previsioni di crescita: scese dal 1,5 per cento per il 2019 all’1 per cento. E questo, raccontano fonti europee, è stato il punto più ostico della trattativa: settimane e settimane a discutere, fino alla svolta raggiunta soltanto ieri pomeriggio.
Ma ancora: il governo aveva chiesto di poter spendere 10,25 miliardi di euro tra reddito di cittadinanza, ‘quota cento’ sulle pensioni e altre misure.
Ma la Commissione ha chiesto e ottenuto il congelamento di 2 miliardi di euro, a salvaguardia dell’accordo raggiunto. Potranno essere usati soltanto se il deficit nominale resta sotto il 2,04 per cento.
Roma non ha da festeggiare. Non solo ha inviato a Bruxelles la manovra sbagliata, con calcoli sbagliati (per ammissione dello stesso premier Conte).
Ma poi di fatto se l’è fatta correggere da Bruxelles e oggi l’ok al testo è arrivato prima da qui che in Parlamento, dove il presidente del Consiglio ha anche ritardato di un’ora il suo intervento, cominciando a parlare in Senato quando a Bruxelles Moscovici e Dombrovskis avevano praticamente finito.
Ma poi c’è anche il fatto che, anche se che la procedura non è partita, la manovra italiana rimane ‘sub judice’.
Su questo Dombrovskis è stato chiaro: “L’accordo non è perfetto ma ci permette di evitare la procedura a condizione che le misure vengano attuate”. La Commissione “continuerà a seguire gli sviluppi a cominciare dalla votazione della manovra in Parlamento”.
Il vicepresidente della Commissione, punto di riferimento dei ‘falchi’ rigoristi del nord, non fa mistero del fatto che “la composizione delle misure” della manovra “continua a destare preoccupazione”, perchè “parte notevole degli importi deriva dalla tardiva entrata in vigore del reddito di cittadinanza e delle pensioni. Quando entreranno in vigore a pieno, daranno un costo superiore per il 2020 e il 2021. L’Italia pensa di farvi fronte con l’attivazione della clausola di salvaguardia sull’Iva ma in passato non l’ha attivata. Se dovesse succedere, bisognerebbe trovare risorse ingenti altrove…”.
E poi ci sono misure come “tasse superiori sulle società e tagli agli investimenti che non sono amiche della crescita”, anche se Roma può recuperare “usando meglio i fondi strutturali”.
“Siamo ai limiti – conclude Dombrovskis – Ecco perchè ho detto che non è un accordo perfetto ma è un passo importante nella direzione giusta. Del resto, l’Italia ha assunto “un atteggiamento molto diverso rispetto a varie settimane fa, quando Roma diceva che non avrebbe modificato una virgola… Invece ora sono stati rivisti 10,25mld del bilancio”.
E’ proprio questo il punto che ha convinto i falchi della Commissione oggi nella riunione di collegio. L’esito della discussione sull’Italia non è stato del tutto scontato.
I ‘falchi’ del nord (il finlandese Katainen, la danese Vestager) hanno sollevato più di qualche dubbio sulla proposta esposta da Moscovici e Dombrosvkis di non dar seguito alla procedura di infrazione.
Poi però anche loro hanno riconosciuto lo sforzo fatto, il calo da 0,8 per cento allo 0 per cento del peggioramento del deficit strutturale. Dunque, è stato il presidente Jean Claude Juncker a tirare le somme: niente procedura.
Mentre Moscovici e Dombrovskis terminano la loro conferenza stampa a Palazzo Berlaymont, Giuseppe Conte inizia il suo intervento in Senato sulla manovra, appunto.
A Roma è arrivata la lettera con cui la Commissione europea ufficializza il suo sì all’accordo, a patto che l’intesa sia rispettata in Parlamento.
Il presidente del Consiglio conferma le cifre che hanno dato i due commissari, solo che di fianco a lui non ci sono nè Salvini, nè Di Maio.
Bello o cattivo segno che sia, se la manovra cambia, l’Ue riapre il dossier procedura.
Anche Moscovici, che si è battuto per evitare la procedura dopo aver ottenuto la marcia indietro dell’Italia, sottolinea che “saremo attenti e vigili perchè restano interrogativi. Questo non significa essere sospettosi: ci sarà il monitoraggio nel semestre Ue”.
Significa che se tutto va bene, se l’accordo resterà blindato in Parlamento, la Commissione si esprimerà di nuovo a maggio, come avviene ogni anno per i bilanci di tutti gli altri Stati della zona euro.
Cosa resta ora? C’è che di certo è stato “salvato il Natale”, come auspicavano la settimana scorsa i collaboratori di Moscovici. E c’è anche il fatto che ora la Commissione ha maggiori margini per trovare una soluzione di dialogo con Emmanuel Macron, che si prepara ad aumentare il deficit per effetto delle misure promesse ai ‘gilet gialli’ (in programma nel pomeriggio qui a Bruxelles un confronto tra il ministro dell’Economia Bruno Le Maire con Moscovici e Dombrovskis).
E poi ci sono le europee che si stagliano all’orizzonte come la sfida (finale?) tra partiti populisti-sovranisti e partiti tradizionali.
Il Commissario agli Affari Economici non nasconde che le elezioni di maggio hanno avuto un peso sulle scelte finali. Certo, “non abbiamo pensato solo alle europee – dice – ma se vivessimo in una specie di bolla e ignorassimo l’avanzata dei nazionalismi di fronte all’austerità e alle imposizioni calate dall’alto, non saremmo all’altezza delle aspettative. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio evitare la procedura per disavanzo, riuscendo a portare le autorità italiane molto più vicine alle regole rispetto a prima”.
Per ora, è Roma che si è avvicinata a Bruxelles. Non il contrario.
Una cornice che servirà a placare gli euroscettici? “L’unica cosa che posso dire è che se avessimo fatto diversamente, se fossimo arrivati ad un risultato diverso, gli anti-europeisti avrebbero festeggiato”, chiude Moscovici.
(da “Huffingtonpost”)
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