CALDEROLI: “LA SECESSIONE PADANA? PECCATO NON AVER FINITO IL LAVORO”
PECCATO CHE I GIUDICI NON LO ABBIANO MAI INIZIATO PIUTTOSTO…POI RICORDA CHE L’AMPOLLA DEL PO CE L’HA LUI E CHE “CONOSCE IL PERCORSO DEL PO”: OTTIMO COSI’ PUOI DISINQUINARLO DALLA FOGNA PADANA
L’indipendenza della Padania, la secessione, le camicie verdi? «Peccato non aver finito il lavoro…», parola del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Roberto Calderoli. Siamo a Pian del Re, poco vicino alle sorgenti del Po, sul Monviso. Vecchi ricordi, il rito dell’ampolla di Umberto Bossi, rinnegato da Matteo Salvini che dal 2015 non ci mette più piede. Il partito piemontese però ha deciso di riorganizzare l’evento, su piccola scala ovviamente, e senza ritualità particolari. Un semplice comizio, presente anche il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari («Qui si ricordano gli anni gloriosi dell’indipendenza della Padania», ricorda pure lui).
Nel cuore di Calderoli – sposato la prima volta con rito celtico – nulla si cancella e anzi si rivendica: «Il ricordo più bello dei miei 40 anni nella Lega è il ‘96, quando dichiarammo l’indipendenza della Padania. Andammo dal Presidente della Repubblica CarloAzeglio Ciampi con Bossi, gli consegnammo la dichiarazione di indipendenza, dicendo “la Padania se ne va”. Avevamo creato uno Stato parallelo, con un altro parlamento, giornali, tv, poste, passaporto, patente, cooperative: è servito a farli cagare addosso, il rimpianto è non essere andati fino in fondo», dice il ministro dal palco davanti a circa 150 presenti.
Erano gli anni della Lega contro “Roma ladrona” e dei processi per attentato contro l’integrità dello Stato, ma non solo: «Io in ospedale ci sono finito diverse volte, ci si scontrava con centri sociali e forze dell’ordine», ricorda Calderoli. «Bossi mi disse che aveva saputo dai servizi che volevano arrestarmi, “perché hai i fucili in macchina”, ma quando mai, avevamo pane e salame. Il processo alle camicie verdi è durato venti anni…».
Tutto questo preambolo per appassionati del genere padano per arrivare all’attualità, visto che ora Calderoli ha in mano la partita dell’autonomia. La settimana prossima ci sarà un incontro con Giorgia Meloni e i due vicepremier, Antonio Tajani e Salvini. Sul piatto ci sono le pre-intese con quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto), nella speranza di portare il trofeo a Pontida il 21 settembre. «Sarà la prima fessura sul muro del centralismo – spiega, aggiungendo un avvertimento – Il programma di governo si rispetta, ok, ma l’ampolla del ’96 ce l’ho io, so dov’è la fonte del Po, so dov’è il percorso, a buon intenditore poche parole…».
Insomma, un pezzo di Lega diventata nazionalista coltiva ancora le aspirazioni federaliste. «La fede o ce l’hai o non ce l’hai», chiosa Calderoli. Le cui parole di orgoglio padano, però, rischiano di scatenare un bel putiferio.
(da la Repubblica)
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