“CALENDARIZZATE LO IUS SOLI”: LUIGI MANCONI INIZIA LO SCIOPERO DELLA FAME
“NON CI SONO DIRITTI PIU’ URGENTI DI ALTRI, INVITO MINNITI E DEL RIO A UNIRSI A ME”… “UNO STATO CHE NON TUTELA I DIRITTI DI 815.000 BAMBINI E’ UNO STATO DEBOLE E CRUDELE”
A partire da questa mattina ho iniziato uno sciopero della fame per sostenere l’approvazione della riforma della cittadinanza: il cosiddetto ius soli e culturae.
Lo faccio perchè trovo intollerabile l’idea che una normativa che ha suscitato tante attese e così intense speranze sia consegnata all’oblio degli archivi parlamentari, esaurendosi nell’anonimato al quale sono destinate tante mancate riforme.
Non è un esito già scritto nè una inevitabile fatalità . Il 14 dicembre scorso il Senato ha approvato definitivamente la legge sul testamento biologico.
Per anni eravamo stati abituati, e quasi ammutoliti, dal reiterato ripetere: “non ci sono i numeri” e “il disegno di legge non può andare avanti”.
E, invece, con un’accelerazione imprevista, con un’inversione delle priorità che nel frattempo erano state incardinate nel dibattito parlamentare — lo ius soli e culturae, innanzitutto — in pochi giorni il risultato è stato ottenuto.
E con una maggioranza tutt’altro che risicata: 170 voti a favore (ne sarebbero bastati 129). Insomma, i numeri c’erano e il tempo per discutere e approvare il provvedimento, pure. Tenendo bene a mente questo prezioso e recentissimo precedente, siamo in grado di confutare gli argomenti oggi presentati come ostativi all’approvazione di un’altra legge urgente, necessaria e ragionevole: quella, appunto, per lo ius soli e culturae.
Anche in questo caso, infatti, possiamo credere che basti poco e che i numeri e il tempo necessari ci siano. E soprattutto che non è vero — come lo slittamento nel calendario dei lavori d’Aula sembra aver affermato — che alcuni diritti siano più urgenti di altri, o — peggio — più opportuni o più “presentabili” alla vigilia di una campagna elettorale.
I diritti, e non è mai esagerato ripetersi in questo caso, sono indivisibili: se li si nega in un qualche punto, è l’intero sistema della loro tutela che viene meno.
Al contrario, se li si afferma, pur nella loro “specialità “, a beneficiarne saranno tutti.
Tutti guadagnano qualcosa se il diritto di una minoranza, o di un gruppo, viene tutelato. E ciò è tanto più vero nel caso dei diritti di quegli 815mila bambini e ragazzi senza cittadinanza che frequentano le scuole, le piazze, i campetti da calcio i parchi giochi e le parrocchie del nostro paese.
Uno stato che non protegge i diritti dei minori — e la cittadinanza è il diritto ad avere diritti — è uno stato crudele e debole nello stesso tempo.
Uno stato che ritiene barattabile un bene come quello di garantire una inclusione più semplice ed efficace degli italiani di seconda generazione è uno stato fragile e che non guarda alla stabilità del proprio futuro.
Per tutte queste ragioni, ritengo che valga la pena fare un estremo tentativo, nel piccolo lembo di legislatura che rimane, e assumersi la reponsabilità di concluderla approvando lo ius soli e culturae.
Di questo ho parlato ieri con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al quale ho chiesto di fare tutto il possibile per approvare la legge. Ed è la stessa richiesta che ho indirizzato alla conferenza dei capigruppo del Senato, che si riunirà nelle prossime ore.
A sostegno di questa medesima istanza ho deciso di intraprendere uno sciopero della fame.
Assistito dal professor Claudio Santini, metto a disposizione questo atto politico – la modesta fatica dell’astensione dal cibo per più giorni – per accompagnare i tentativi di alcune persone di buona volontà di non lasciare disattesa la domanda di giustizia contenuta nella riforma della cittadinanza.
E invito chiunque sia d’accordo sull’importanza di questa legge – a partire dai ministri più convinti, Delrio e Minniti – a partecipare a quest’azione pubblica. Non un gesto disperato nè un atto estremo. Bensì una dichiarazione di fiducia nella politica.
Luigi Manconi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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