CASO DE MAGISTRIS: UNA SENTENZA DI PRIMO GRADO NON PUO’ PORTARE ALLA SOSPENSIONE DI UN SINDACO
OCCORRE IL RISPETTO DEL DIRITTO, MA ORA IL “SINDACO DI STRADA” FACCIA I FATTI”, QUELLI CHE NON SI SONO VISTI IN QUATTRO ANNI DI AMMINISTRAZIONE DI NAPOLI
Pochi giorni fa il TAR Campania, dopo ampia “meditazione”, ha reintegrato de Magistris nella funzione di Sindaco di Napoli così caducando il provvedimento di sospensione dalla funzione antecedentemente emesso dal Prefetto in ottemperanza di una specifica previsione della “Legge Severino”.
Il provvedimento ha altresì definito il contestuale invio degli atti di specie all’autorità di competenza per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale sollevata con riferimento alla norma di specie.
Personalmente ho sempre ritenuto che la “Severino” fosse incostituzionale sul punto specifico e continuo ancora a pensarlo, anche se sono comunque curioso di leggere le motivazioni della decisione del Giudice Amministrativo.
Al netto di quest’ultima, legittima “curiosità ”, è di oggettiva evidenza come sia assolutamente assurdo collegare l’effetto della sospensione da una specifica funzione ad una “mera” sentenza di condanna di primo grado che, in quanto tale, è chiaramente transuente e non definitiva: un effetto oltremodo devastante, sia per i postulati basilari del nostro sistema giuridico che per gli stessi scenari politico-amministrativi e/o politico-governativi di riferimento.
Per quanto sia innegabile, e “sacrosanto”, che chi ricopre una Pubblica Funzione dovrebbe sempre dimostrare di essere trasparente e corretto, così godendo di quella “stima Istituzionale” che dovrebbe essere sempre l’unica fonte sostanziale del relativo potere, è altresì vero come la rincorsa alla “moralizzazione dell’agire pubblico” non possa in nessun modo giustificare la violazione delle regole basilari del nostro sistema giuridico-istituzionale.
E’ assurdo che, in nome della “sistematica caccia alle streghe” tipica del gossip all’italiana, si possa immaginare di “colpire a morte” uno dei postulati basilari del nostro sistema costituzionale che “presume” il cittadino innocente fino a sentenza di condanna passata “in giudicato”.
Argomentare diversamente revoca in dubio l’essenza stessa della nostra civiltà giuridica e della nostra cultura, offende la nostra storia di Paese quale “culla del diritto”, e continua ad allontanare da quella legittima spinta alla normalizzazione della vita pubblico-istituzionale che s’appalesa bene sempre più preminente e non più defettibile.
Sono vent’anni che si fa un uso strumentale della giustizia per determinare le sorti del nostro Paese e di questo o di quel personaggio pubblico. Ora basta.
Il diritto è un valore assoluto. Le regole pure e vanno rispettate sempre e comunque, non avendo nessuna rilevanza giuridica e nessuna dignità , culturale o pseudo-tale, la simpatia o l’antipatia personale prodotta da Tizio, da Caio o da Sempronio o le ragioni sostanzialmente di parte di questa o di quell’altra “fazione” del potere politico.
La legge è legge e vale per tutti ed in tutte le direzioni.
Ma è soprattutto il senso della cultura giuridica e del corretto ragionare che vanno ripresi e propugnati fino in fondo.
Basta con i Governi che cadono per effetto del “mero inciucio” o del mero sospetto. Basta con la vita democratica inficiata da “momenti transuenti”.
Basta col giustizialismo di maniera e col sostanziale straripamento dei poteri
Resto dell’idea che “della moglie di Cesare non si dovrebbe nemmeno pensare che possa essere in grado di rubare”: allor quando si annidi “il sospetto”, ragioni di opportunità e di serietà dovrebbero spingere chi di dovere a dimettersi.
Ma è scelta personale e di coscienza: non può essere determinata o prodotta dalla dinamiche dell’ “inciucio di sistema”.
A maggior ragione non può essere prodotta da una “sospensione” dalla funzione collegata ad una mera sentenza di condanna di primo grado.
La sintesi personale è doverosa.
Quando ci fu il provvedimento che diede vita alla iattura del “sindaco sospeso”, in tanti fecero la rincorsa per giubilare. Io preferii restare in “silenzio”, limitandomi a dire che volevo riflettere, sia per la questione strettamente giuridica, che per altri ragionamenti che pure facevano parte “del proscenio”.
De Magistris, come Sindaco, non mi piace a mai mi piacerà .
Ciò non di meno certe cose fanno riflettere, ed a prescindere dal “colore” o dalla qualità dell’azione politica – del tutto insoddisfacente in questo caso – chi ama l’Italia, la Legge ed il senso di Giustizia, ha il dovere di porsele…
Comunque il “viatico del diritto” è un percorso complesso. Un “gioco a scacchi” parecchio sofisticato: vedremo il proseguo…
Un ultimo “pensiero”, quello più importante.
Nelle scorse settimane de Magistris si è prodotto nella pantomima del “Sindaco di Strada”.
Che ora ci resti per strada, che resti tra la gente e che faccia il suo dovere fino in fondo, finalmente affrontando le questioni, le ferite ed i bisogni di una città che ha sì “la civiltà ” e la dimensione culturale per comprendere l’importanza “istituzionale” della “posta in gioco”, ma che pretende comunque risposte.
La Città è in ginocchio. La popolazione pure.
Si possono comprendere le ragioni giuridiche, si può conservare il senso della storia e della civiltà , ma mai e poi mai si sarà disposti e/o disponibili a giustificare o a comprendere l’approssimazione e l’incapacità dell’agire, e da questo punto di vita il Sindaco ha quasi 4 anni di inefficienze ed incapacità da farsi perdonare. E qui nessuno intende fare sconti.
Napoli ed i Napoletani vogliono risposte, vogliono fatti.
Basta con le chiacchiere…
Salvatore Castello
Right BLU – la Destra Liberale
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