CASO SANGIULIANO, RENZI ATTACCA: “IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE, BASTA AMICHETTISMO”
“VOGLIAMO TRASPARENZA SU NOMINE, ASSUNZIONI, SPESE PER I GRANDI EVENTI, GLI ITALIANI SI STANNO ACCORGENDO DELLA MEDIOCRITA’ DI QUESTO GOVERNO”
“Oggi Repubblica scrive che c’è un filo rosso tra il finto complotto contro Arianna Meloni di cui sono stato accusato a Ferragosto e il caso Sangiuliano. Non so quanto ci sia di vero, ma mi pare che la nebbia inizi a diradarsi: tutto si tiene, dunque. E forse qualcuno capirà perché siamo stati i primi dell’opposizione a chiedere le dimissioni mentre altri davano la solidarietà a Sangiuliano. La nostra posizione rimane semplice: a noi non interessano i gossip sui ministri o le indagini giudiziarie, noi vogliamo risposte politiche”.
Lo scrive il leader di Italia Viva Matteo Renzi sui suoi profili social. “Quello che fanno i ministri a letto non ci interessa, quello che fanno in ufficio sì. Vogliamo la totale trasparenza sul merito delle nomine, delle assunzioni, delle spese per i grandi eventi. E su questo ho l’impressione che – dal punto di vista politico – il peggio debba ancora arrivare. Gli italiani si stanno accorgendo della mediocrità di questa squadra di Governo: l’amichettismo di Meloni e famiglia fa male all’Italia” conclude Renzi.
E, sempre per conto di Italia Viva, va all’attacco anche il capogruppo al Senato nonché membro del Copasir Enrico Borghi: “Il caso Sangiuliano è sistemico e inquietante, altro che gossip o vicenda privata. C’è il dovere di andare fino in fondo: Meloni venga alle Camere per sgombrare il campo dal timore che un suo ministro sia stato ricattato. C’è stato un incredibile pressapochismo di un ministro che ha messo a rischio la sicurezza del Paese e di un premier che ha atteso troppo per rimuoverlo”, ha detto in un intervista a “Il Timone”. “Nel suo tentativo di autodifesa, Sangiuliano ha detto che ci sono altri ministri e membri del governo che hanno situazioni molto più complicate della sua. Dica quali sono, perché questo gioco di rimandi e allusioni è inaccettabile per le istituzioni – ha aggiunto Borghi -. La Boccia ha detto che il ministro sarebbe stato sotto ricatto, un’affermazione di una gravità assoluta, se fosse vera andrebbe immediatamente chiarita, perché significherebbe che l’azione di governo è stata viziata”.
Non si ferma dunque la bagarre politica nell’affaire che ha scosso in questi giorni il Governo e che ha avuto come epilogo concreto le dimissioni del ministro della Cultura. La vicenda, ora, si sposta dalle aule del Parlamento agli uffici giudiziari e in particolare in quelli della procura di Roma. Nei prossimi giorni verrà formalizzata l’apertura di un fascicolo di indagine, dopo l’esposto presentato dal parlamentare di Avs Angelo Bonelli e in cui si ipotizzano i reati di indebita destinazione di denaro pubblico, per le trasferte di Boccia con l’ormai ex ministro, e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio per quanto riguarda le mail sull’organizzazione del G7 a Pompei.
(da agenzie)
Leave a Reply