CASSIMATIS-GRILLO: NELLA CAUSA PENALE PER DIFFAMAZIONE LA PROCURA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE
OVVIAMENTE LA CAUSA CIVILE SU LISTA E SIMBOLO ERA INDIPENDENTE DALLA QUERELA PER DIFFAMAZIONE
La procura della Repubblica di Genova ha chiesto l’archiviazione della denuncia contro Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, accusati di diffamazione da Marika Cassimatis, nell’ambito della controversia sull’esclusione della stessa Cassimatis dalla candidatura a sindaco di Genova, pur avendo vinto le “comunarie”
Un provvedimento che Il Secolo XIX aveva anticipato nei giorni scorsi, prima ancora che la difesa di Grillo presentasse una memoria difensiva in cui sostanzialmente si accostavano le frasi scritte da Grillo per motivare l’esclusione con la normale dinamica della battaglia politica che prevede critiche anche severe.
Ora tocca al giudice decidere se accettare l’archiviazione o disporre un supplemento di indagine.
Cassimatis non aveva digerito le righe nel post che la liquidava nonostante la vittoria alle comunarie online: «Ripetutamente e continuativamente – era scritto a proposito di lei e dei suoi più diretti sostenitori – hanno danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti, condividendo in pubblico contenuti e linea dei fuoriusciti dal MoVimento stesso; appoggiandone le scelte dopo che si sono tenuti la poltrona senza dimettersi e hanno formato nuovi soggetti politici vicini ai partiti».
Lo stesso addebito era stato mosso da Cassimatis a Di Battista, che in un’intervista al Corriere della Sera aveva sentenziato: «Ci sono persone non in linea con la nostra lotta… piuttosto che correre il rischio di ritrovarseli nel gruppo misto qualche settimana dopo si prende questa decisione (cioè silurarli, ndr)». In sostanza Cassimatis veniva associata all’idea preventiva del tradimento: «La prima cosa che devi tutelare è il Movimento in quella vasca di squali», diceva Di Battista.
Il sotituto procuratore Walter Cotugno ha evidentemente ritenuto che queste frasi rientrino nell’alveo della critica e non della diffamazione.
Una tendenza giurisprudenziale che ormai si è fatta strada da tempo in Italia per evitare che qualsiasi lite politica intasi i tribunali per anni è quella di far rientrare anche accuse pesanti come “diritto di critica”.
Resta comunque aperta quella in sede civile, che finora ha invece visto prevalere le ragioni della Cassimatis.
(da “il Secolo XIX”)
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