Destra di Popolo.net

“IL GIORNALE” IN SCIOPERO E SILVIO IN RITIRATA DALLA POLITICA

Settembre 5th, 2018 Riccardo Fucile

STIPENDI RIDOTTI DEL 30% PER 3 ANNI… BERLUSCONI TENTATO DAL PARTITO UNICO DEL CENTRODESTRA

Il Giornale della famiglia Berlusconi oggi è al primo sciopero della sua storia, proclamato all’unanimità  contro i tagli imposti alla redazione.
Una manovra lacrime e sangue che prevede di abbattere gli stipendi del 30% per tre anni: preludio – secondo i cronisti del quotidiano, citati oggi da Repubblica – alla resa di Berlusconi a Salvini e alla ritirata del Cavaliere e di Forza Italia dalla scena politica. Altro che controffensiva d’autunno.
“L’assemblea di redazione del Giornale ha deciso all’unanimità  di scendere in sciopero contro il piano di tagli annunciato oggi dalla società  editrice. Domani il quotidiano fondato da Indro Montanelli non sarà  in edicola”: ha annunciato ieri una nota del cdr.
“L’utilizzo dello strumento dei contratti di solidarietù, nella misura annunciata — sottolinea il comunicato -, è di una entità  senza precedenti e incompatibile con la qualità  del quotidiano. Lo sciopero immediato è una decisione sofferta ma inevitabile davanti ad un’azienda che non propone alcun piano di rilancio editoriale ma scarica sulle spalle dei redattori, cui vengono prospettati sacrifici intollerabili, il peso di una crisi che riguarda l’intero settore dell’editoria”.
“A mesi di richieste di chiarimenti sullo stato dei conti e sulle prospettive di rilancio si e’ risposto con dichiarazioni tranquillizzanti, clamorosamente smentite dall’annuncio odierno” e dunque “i giornalisti del Giornale — assicura il comitato di redazione — sono pronti a fare la loro parte ma certamente non nella misura abnorme ipotizzata dall’azienda. L’assemblea ha dato mandato al Cdr per la prosecuzione della trattativa decidendo fin d’ora, se necessarie, altre due giornate di sciopero”.
Lo scenario che vede Silvio Berlusconi in ritirata con la dote lasciata a Matteo Salvini è confermato anche dalla Stampa:
La tentazione di Silvio si chiama partito unico. Un solo contenitore politico per il popolo di centrodestra. Tutti finalmente insieme Lega, Forza Italia e Giorgia Meloni. Una specie di secondo «predellino», dopo quello su cui l’ex premier salì nel 2007 per annunciare la nascita del Pdl. Pare che l’ex premier sia intenzionato a ragionarne con Salvini, quando i due si vedranno (l’incontro è ancora per aria).
Presto per dire come la prenderebbe Matteo, anche perchè il suo partito è quattro volte quello di Berlusconi, non potrebbe trattarsi di fusione alla pari. Di fatto sarebbe un’annessione, pesce grosso che inghiotte il pesce piccolo. Oltretutto Salvini è interessato solo ai voti del Cav e, se si crede alle interpretazioni più maliziose, una Lega in bolletta neppure disdegnerebbe il supporto che potrebbe ricavare dall’uomo più facoltoso d’Italia.
Un po’ come avvenne ai tempi di Bossi. Di contro, Salvini non si accollerebbe mai la nomenklatura «azzurra» che disprezza, ben ricambiato.
Ma questo sembra l’ultimo degli ostacoli, in quanto Berlusconi da sempre coltiva il sogno della palingenesi: azzerare il proprio partito per ricominciare daccapo, liberandosi delle facce sputtanate.
Una prospettiva che allarma anche i dirigenti di Forza Italia.
Al punto che ieri Antonio Tajani, il numero due del partito, e Mara Carfagna si sarebbero precipitati ad Arcore per sondare le intenzioni reali del Cavaliere e cercare di dissuaderlo dallo “smantellare” il quotidiano.
E in questa chiave viene letto la sostanziale estromissione del management del Giornale a favore di Ernesto Mauri, ad di Mondadori, che si è installato nel palazzo di Via Negri con l’intenzione di applicare al quotidiano la cura draconiana adottata alla stessa Mondadori.
La redazione intanto punta l’indice sugli sprechi passati e recenti: indica la volontà  d restare nel palazzo di Via Negri, dove Paolo Berlusconi, formalmente editore del quotidiano, e la figlia Luna hanno prestigiosi uffici, ma non si vedono mai.
I redattori lamentano anche che di fronte al taglio del loro reddito, restano in piedi le sontuose collaborazioni volute dallo stesso Cavaliere.
E, dicono i giornalisti, in un mercato sempre più competitivo, Il Giornale, non ha messo in atto l’integrazione fra la parte cartacea e quella online che resta molto debole. Una situazione che il recente cambio di società  nella raccolta pubblicitaria non ha reso certo più facile.

(da agenzie)

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FORZA ITALIA RESISTE ALL’OPA OSTILE DELLA LEGA

Settembre 1st, 2018 Riccardo Fucile

NO DEI BIG DEL PARTITO A UN CONTENITORE UNICO DEL CENTRODESTRA… SOLO TOTI SAREBBE D’ACCORDO, MA NON E’ UNA NOVITA’… “I SONDAGGI CI DANNO AL 12% E NESSUNO SE N’E’ ANDATO”

«Forza Italia continua a tenere alto il programma del centrodestra e a portare avanti l’idea della coalizione unita…». L’ipotesi di lanciare un’opa ostile sui berlusconiani attraverso la nascita di un «partito unico» a trazione leghista, ventilata in privato da Matteo Salvini, si è appena materializzata alla festa del Fatto con le parole di Giancarlo Giorgetti, che ha immaginato il plastico ideale di una Lega che è già  «il partito di riferimento del centrodestra».
Le agenzie battono le dichiarazioni del sottosegretario alle 12 e 51.
Dieci minuti dopo, in un giro vorticoso di telefonate con il resto del sancta santorum del berlusconismo, Antonio Tajani precisa che no, che «Forza Italia continua a combattere», che il programma del centrodestra va «tenuto alto», così come l’idea della coalizione.
Chi ci ha parlato nelle ultime ore giura che il presidente del Parlamento europeo non abbia alcuna intenzione di aprire un fronte con Giorgetti, di cui tra l’altro è ottimo amico; men che meno, ai piani alti di Forza Italia, c’è la voglia di innescare l’ennesima guerra di posizione contro la Lega da combattere sotto gli occhi di tutti. Eppure, di fronte alla controffensiva leghista, i big del berlusconismo azzardano una resistenza.
«Altro che partito in calo, guardatevi i sondaggi», sorride il portavoce azzurro Giorgio Mulè. Uno, dice, «l’ho preso dal sito del sottosegretario leghista Durigon e ci dà  all’11,8 percento». Un altro, fonte Piepoli, con rilevazioni che però risalgono a luglio, fissa l’asticella al 12 e circola a mo’ di pannicello caldo telematico nei gruppi whatsapp dei dirigenti azzurri.
I massimi vertici del berlusconismo, che per mesi si sono divisi persino sulle sfumature, di fronte alla minaccia di essere inglobati dalla Lega hanno iniziato a fare fronte comune.
Resiste Letta, resiste Tajani, resiste Ghedini. Si smarca Giovanni Toti, favorevole a «un partito unico che chiedo da tempo».
E visto che la miglior difesa in certi casi è l’attacco, ecco che Forza Italia potrebbe chiedere formalmente a Salvini un vertice di coalizione per mettere a punto una strategia comune sulla presidenza della Rai e anche sulle candidature per la maxi tornata di regionali che ci sarà  da qui a giugno 2019.
«O si chiude su tutto o su nulla», è il leitmotiv più gettonato. Senza un accordo completo, è il sottotesto, partite come quella dei vertici di viale Mazzini non avranno facile soluzione per il governo, che s’è già  dovuto arrendere sulla mancata elezione di Foa; in più, FI metterebbe in campo una campagna di mobilitazione sui dossier – pensioni in testa – che rischiano di mettere in difficoltà  la Lega.
E Berlusconi? Raccontano che l’ex premier, in questa fase, sia il più disilluso di tutti. E che alterni –— nella fase finale delle sue vacanze, divise tra la villa della figlia Marina in Francia e Villa Certosa – momenti in cui vorrebbe cercare un armistizio con Salvini a momenti scanditi dalla voglia di rivincita.
La migrazione di massa verso la Lega, al momento, non c’è stata. «Quando dicono che stanno per prendere un nostro sindaco o consigliere regionale, poi lo chiamiamo e quello ci dice che non è vero», dicono ai piani alti del partito.
Il deputato Andrea Ruggieri, membro della Vigilanza Rai, nella sua diretta Facebook di ieri mattina ha spiegato che «qualcuno che si va penosamente a offrire, prima o poi, ci sarà . Vedremo quanti sono e di quale qualità . E poi non è detto che qualcuno, andandosene, non ci faccia in realtà  un grande favore».
La guerra, per ora, è di posizione. Basta un niente per innescare una battaglia o per trovare una quadra. Tra le mille variabili, c’è anche l’ipotesi che la Lega venga condannata nell’inchiesta per i fondi. In quel caso, se «noi come partito siamo finiti» (copyright Giorgetti), tutto cambia.

(da “Il Corriere della Sera“)

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IL RETROSCENA: CONTRO FOA LA RIVOLTA DI FORZA ITALIA

Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile

MINACCE DI DIMISSIONI DI TAJANI, VERTICI AZZURRI FURIBONDI PER L’ARROGANZA DI SALVINI… E ALLA FINE BERLUSCONI DECIDE PER IL NO

La giornata è di quelle traumatiche. Sia per il centrodestra sia per il governo.
La missione di Matteo Salvini, che di buon mattino è andato all’ospedale San Raffaele per parlare con Silvio Berlusconi, è fallita.
Il leader di Forza Italia, dopo una nottata lunga e complicata, ha respinto la proposta di eleggere Marcello Foa presidente della Rai, che infatti non ha raggiunto il quorum nell’organo di Vigilanza della tv pubblica.
Luigi Di Maio ha cercato una via d’uscita: “Se ci sarà  un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni il suo nome, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa”.
Ma dopo l’arroccamento di Berlusconi sul no, il Carroccio decide di forzare: il consiglio può andare avanti così com’è.
La decisione di Berlusconi è stata sofferta. Fosse stato per il capo degli azzurri sarebbe arrivato il via libera ma Antonio Tajani si è spinto fino a minacciare le dimissioni.
E a nulla è servita una telefonata infuocata con lo stesso Salvini.
Anche Gianni Letta e Fedele Confalonieri avrebbero fatto cambiare idea all’ex Cav. Insomma, la rivolta interna a Forza Italia ha avuto la meglio, così il leader leghista è tornato a Milano Marittima con un pungo di mosche in mano e furioso.
Il braccio di ferro tra Lega e Forza Italia è durissimo, il punto di massima tensione è arrivato a tarda sera quando dal Carroccio si apprende che la Lega andrà  avanti e punterà  ancora sul nome di Foa, che peraltro è consigliere anziano e in questo ruolo può fare le veci del presidente (ma su questo punto la legge non è chiara).
Un cortocircuito senza precedenti.
Una crisi inedita tra il Consiglio di amministrazione e l’organo di controllo, ovvero la Vigilanza, che ha bocciato il nome di Foa poichè solo 23 parlamentari (Lega, M5s, Fdi) hanno ritirato la scheda e votato per lui, mentre Pd, LeU e, soprattutto, Forza Italia non hanno votato e così non è scattato il quorum per l’elezione.
Uno stop clamoroso ad un’operazione che Salvini e Di Maio, soprattutto il primo, hanno considerato scontata.
Il Movimento 5 Stelle, rimasto alla finestra a guardare, è sbalordito dal momento che dall’alleato aveva ricevuto garanzie sul buon esito dell’accordo.
Ora il sospetto, almeno in casa M5s, è che l’ex Cav stia giocando una contropartita: “Vorrà  qualcosa in cambio e solo allora dirà  sì a Foa”, si vocifera tra i pentastellati.
In realtà  ciò che sta più a cuore agli azzurri è non rimanere schiacciati dal peso sempre più consistente di Salvini. Per Forza Italia scombinare i piani del leader leghista e fare la voce grossa in questa fase è un obbligo.
Per i berlusconiani la scelta di Foa è un atto di arroganza politica, un metodo sbagliato che non ha contemplato una condivisione.
Il Pd e LeU hanno invece bocciato il profilo professionale di Foa, “sovranista”, “amico di Putin e Trump”, “collaboratore di siti che producono fakenews”, “offensivo del ruolo del Capo dello Stato.
Forza Italia chiede di ripartire da zero e cercare un nome nuovo. Ma il segretario leghista, per adesso, non intende cedere e immagina di lasciare Foa a presiedere il Cda da consigliere anziano.
Per tutto il giorno il leader della Lega ha lavorato affinchè venisse riproposto in Vigilanza il nome di Foa, questa volta con l’ok di Forza Italia.
Contro questa ipotesi c’è stata un’immediata levata di scudi del Pd, da Renzi a Marcucci passando per Anzaldi e Margiotta: “La Vigilanza non potrà  votare un’altra volta su Marcello Foa. Se il leader della Lega insiste, il Pd è pronto ad assumere qualsiasi iniziativa politica e legale, a tutela della legge”.
Comunque sia il sì di Forza Italia a Foa non c’è. E il Cda è stato rinviato a domani in attesa che arrivino nuove comunicazioni dai partiti di maggioranza e dai berlusconiani.
(da “Huffingtonpost”)

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BERLUSCONI CRITICA SALVINI: “SULLA RAI PESSIMO SEGNALE, IL GOVERNO FALLIRA'”

Luglio 29th, 2018 Riccardo Fucile

“ARROGANTI SULLA TELEVISIONE E IL DECRETO DIGNITA’ E’ CONTRO LAVORO E IMPRESE”

Sulle nomine in Rai Silvio Berlusconi attacca il suo alleato Salvini senza mezzi termini: “Vedo una forte volontà  spartitoria. Il carattere unilaterale della proposta per la Rai, che la maggioranza ha concordato solo al proprio interno, mi sembra un pessimo segnale”.
L’ex Cavaliere ha inoltre aggiunto che non pensa che “l’alleanza nel centrodestra con la Lega abbia vita lunga”.
In un’intervista a La Stampa, Berlusconi esprime il suo parere: “nella prima Repubblica il Psi di Craxi per 15 anni governò a Roma con la Dc e invece nella maggior parte dei Comuni e delle Regioni con il Pci. Non credo però che questa volta accadrà  la stessa cosa”.
E anche per il governo presagisce vita breve. “Se il governo mangerà  il panettone, sarà  molto amaro per gli italiani”.
Sul decreto Dignità , si rivolge a Salvini: “Come può la Lega permetterlo? Come può permettere che si approvi un ‘Decreto Dignità ‘ contro le imprese e contro il lavoro? Se questo è l’inizio, cosa succederà  nella legge di stabilità ?”.
“Noi stiamo rinnovando e rilanciando Forza Italia, con la democrazia dal basso e con un vasto cambiamento dei vertici, per essere pronti al momento in cui l’esperimento giallo-verde fallirà “, conclude Berlusconi.

(da Globalist)

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BERLUSCONI DICHIARA GUERRA AL GOVERNO CONTE

Giugno 2nd, 2018 Riccardo Fucile

IN UN VIDEO L’EX CAVALIERE ATTACCA LA “MAGGIORANZA CONTRADDITTORIA” E ANNUNCIA IL NO ALLA FIDUCIA

Con un video pubblicato sulla sua pagina Facebook Silvio Berlusconi dichiara guerra al governo Conte   annunciando il no alla fiducia all’esecutivo che si regge su una maggioranza “contraddittoria” e “all’insegna del populismo”.
“In questo momento l’alternativa è o noi o loro”, ha affermato Berlusconi in un videomessaggio in occasione della Festa del 2 giugno, “per questo gli italiani di buona volontà  devono scendere in campo, venite con noi per aiutarci a costruire il nostro comune futuro”.
“Siamo in un momento particolarmente difficile c’è una formula di governo inedita e contraddittoria, non scelta dagli italiani con il voto, che deve condividere valori e programmi opposti all’insegna del populismo”, ha osservato l’ex premier.
“Oggi l’Italia ha bisogno di ben altro”, ha aggiunto il leader di FI, “come nel 1994 quando facemmo nascere il centrodestra. Ancora oggi ci dobbiamo mobilitare per dare voce a un’Italia che non puo’ identificarsi ne’ nel governo giallo-verde ne’ nella sinistra.
“Noi”, ha sottolineato il leader di Forza Italia, “siamo per l’Europa, garante di pace negli ultimi 70 anni dopo due Guerre mondiali”, ma “siamo anche consapevoli che l’Europa deve cambiare, rifondarsi dal basso”.
“Nel corso di questi 25 anni abbiamo rappresentato la parte migliore dell’Italia, che oggi chiede il cambiamento, ma nella responsabilita’ e nella concretezza”, ha sottolineato Berlusconi, “e’ l’Italia delle persone serie e di buonsenso, e’ l’Italia che lavora e che ha competenza, che sente il dovere di aiutare chi e’ rimasto indietro. Noi di Forza Italia siamo ancora qui oggi a rappresentare questa parte del Paese. Siamo con gli italiani che vogliono eliminare l’oppressione fiscale, l’oppressione burocratica e giudiziaria. E’ lo Stato che deve essere al servizio dei cittadini”.

(da agenzie)

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BERLUSCONI ESCE DA CONTE E NON PARLA

Maggio 24th, 2018 Riccardo Fucile

LA VERSIONE CHE GIRA E’ CHE FOSSE FURIOSO E QUINDI PREFERIBILE NON PARLARE A BOTTA CALDA

Salito a Montecitorio per guidare la delegazione di Forza Italia da Giuseppe Conte, premier incaricato, il Cav se n’è andato restando muto.
Nessuna dichiarazione ai giornalisti.
Soprattutto, anche gli altri esponenti azzurri si sono visti imporre la consegna del silenzio, dopo che prima del faccia a faccia si erano invece sbottonati ribadendo la linea della contrarietà  al governo di Lega e M5s.
Fuori dai palazzi gira una voce: il confronto con Conte forse è andato peggio del previsto, sicuramente non è servito a mitigare l’arrabbiatura di Berlusconi per la sterzata grillina di Matteo Salvini.
E parlare a botta calda avrebbe forse peggiorato ulteriormente i già  difficili rapporti con quello che resta un alleato strategico nel presente (governi locali ed elezioni amministrative imminenti) e nel futuro (quando si tornerà  al voto politico).
Da qui la strategia “contenitiva”: silenzio, per non fare show controproducenti.
Subito dopo aver visto Conte, Berlusconi ha avuto un breve faccia a faccia con il segretario della Lega Matteo Salvini alla Camera.
Il Cavaliere non ha voluto parlare con i giornalisti neanche al suo ritorno a Palazzo Grazioli, dove ha immediatamente convocato un vertice di Forza Italia.
La posizione ufficiale del partito arriva poco dopo, con una nota: “Forza Italia ribadisce la linea politica tracciata nella nota diffusa questa mattina con la scelta di votare no alla fiducia e di stare all’opposizione”.

(da agenzie)

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IL TRADITORE DELL’ALLEANZA DI CENTRODESTRA E’ SALVINI, CI SONO LE PROVE

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

GHEDINI E BRUNETTA RIVELANO: “BERLUSCONI HA REAGITO QUANDO HA SAPUTO CHE SALVINI HA GARANTITO A DI MAIO UN PATTO DI NON BELLIGERANZA PER LE ELEZIONI EUROPEE, RINUNCIANDO DI FATTO AL PROGETTO CENTRODESTRA”… GIORGETTI ORA TEME “CHE BERLUSCONI CI SCATENERA’ CONTRO TV E GIORNALI”… TRANQUILLO, CI PENSERANNO GLI ITALIANI A CACCIARVI CON I FORCONI

L’alleanza tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio è tutt’altro che “contingente”.
Il leader della Lega, infatti, nonostante i sondaggi dicano che nel giro di sei mesi con i centrodestra unito potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta, scrive Augusto Minzolini sul Giornale, preferisce “sposarsi” con il grillino.
“La verità  è l’analisi di Renato Brunetta è che questa è un’alleanza strutturale, un nuovo polo: il Pup, polo unito dei populisti. E noi dovremo inventarci qualcos’altro”.
Niccolò Ghedini conferma: “Sapevamo che Salvini quest’operazione la meditava da tempo. Addirittura nel contratto c’è un punto in cui i due partiti siglano una sorta di patto di non aggressione: si impegnano, già  per le elezioni europee, al reciproco rispetto. E cos’è questo, se non un tradimento del centrodestra?!”.
Così, alla fine, conclude Minzolini “arriva giustamente l’accusa di tradimento, quella che Salvini avrebbe voluto ad ogni costo evitare.
Suffragata dalla dichiarazione di Di Maio: “Salvini non ci ha chiesto di inserire alcuna norma in rappresentenza dei suoi alleati e, come riporta il Corriere della Sera in un retroscena, per Berlusconi (ma anche per la Meloni) è la “pistola fumante” che prova il suo “tradimento”.
E ora nella Lega c’è il timore che il Cav possa mettergli contro le tv e i giornali. Del resto il centrodestra è a un passo dalla rottura definitiva. L’ambizione di Salvini è di riuscire nel giro di due anni a superare il berlusconismo e a pareggiare nei consensi il Movimento cinque Stelle.
Berlusconi lo sa e per questo si augura che il governo giallo-verde fallisca.
Giancarlo Giorgetti, scrive Francesco Verderami, avrebbe detto: “Forza Italia ci addosserà  la responsabilità  della rottura” e “Berlusconi ci metterà  contro i suoi giornali e le sue tv”,
E ora Salvini isolato rischia di andarsi a schiantare.

(da agenzie)

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BERLUSCONI ROMPE CON SALVINI: “IL VINCOLO LO HAI ROTTO TU CON GLI ELETTORI CHE AVEVANO VOTATO UN PROGRAMMA DI CENTRODESTRA CHE TU HAI TRADITO, NON RAPPRESENTANDOLO”

Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile

IL CENTRODESTRA E’ SCOPPIATO, FORZA ITALIA CONVINTA CHE L’ACCORDO SIA L’EMBRIONE DI UNA ALLEANZA ORGANICA TRA SALVINI E DI MAIO

Erano giorni che Silvio Berlusconi covava una certa insofferenza, ben prima dello schiaffo di Aosta al suo alleato, apostrofato come un novello Lassie da far tornare a casa, anzi nella casa del padre padrone perchè “il premier sono io”.
Insofferenza non solo verso un negoziato che non lo ha mai visto come protagonista, anzi come un partner debole costretto a un “via libera” al governo gialloverde per paura di tornare al voto anticipato.
Allibito dai contenuti delle prime bozze del programma, infastidito per rassicurazioni private da parte di Salvini che si infrangevano di fronte a pubblici “tradimenti”, già  un paio di giorni fa, mentre era a Sofia per il vertice del Ppe il Cavaliere ha alzato la cornetta per scandire (urlare dice qualcuno) parole di fuoco verso Salvini reo di non rappresentare, al tavolo della trattativa, il programma del centrodestra nel suo insieme e di giocare solo con la casacca della Lega.
Ad Aosta, oggi, lo strappo perchè l’uomo, si sa, è così.
Quando pensa una cosa, alla fine, la dice. E più cova, più la reazione è incontrollabile. L’ultima versione del contratto ha avuto l’effetto di un amplificatore della rabbia: c’è il conflitto di interessi, c’è un capitolo sulla giustizia che recepisce ogni richiesta potrebbe essere titolato “più manette per tutti” . E c’è un’impostazione complessiva che ha davvero poco delle battaglie e dei principi del centrodestra, per come l’abbiamo conosciuto finora.
Anche sulla sicurezza, tema sul quale Berlusconi non ha mai cavalcato la deriva securitaria della caccia all’immigrato o delle ruspe sui campi rom.
Lo ha spiegato, nel corso di una telefonata assai concitata stamattina, a Salvini. Telefonata i cui toni accesi sono più forti delle smentite di circostanza affidate agli staff: “Caro Matteo — è sbottato Berlusconi – altro che vincolo di mandato. Il vincolo lo hai rotto tu, con gli elettori che hanno votato un programma di centrodestra che tu non hai rappresentato. Tradendolo”.
Ecco. Il re è nudo.
Con quella parole “tradimento” che diventa accusa reciproca per giustificare la rottura, anche da via Bellerio perchè “è lui che tradisce, noi non siamo dei Dudù”.
Il re, dicevamo, è nudo.
Si squarcia l’ipocrisia di una coalizione da separati in casa in campagna elettorale con tre leader che avevano, di fatto, tre programmi diversi; poi da separati in casa nel dopo voto perchè, diceva Berlusconi, “noi mai con chi a Mediaset non pulirebbe i cessi” e Salvini che li considerava gli unici interlocutori affidabili; da separati, nell’ultimo funambolico passaggio, con il Cavaliere che dà  la “benevola astensione” a un governo dove il suo alleato entra col “nemico”.
Game over, perchè a questo punto Forza Italia è all’opposizione se nascerà  il governo, come il Professor Brunetta aveva previsto sin dal primo minuto. “Se”, perchè per quanto il processo appaia ormai scontato, è chiaro che la mossa di Berlusconi rappresenta l’ultimo tentativo per far saltare l’operazione, mandando Salvini alla stretta finale della trattativa da leader solo del suo partito e non più di tutto il centrodestra. Non è poca cosa considerato che da quelle parti gira ancora il nome di Di Maio come possibile premier, perchè gli altri sono stati fatti cadere in questi giorni come birilli. E anche tra i parlamentari della Lega aleggia un certa inquietudine in materia: “Che cosa farà  adesso Salvini — è la domanda — alla stretta finale sul nome ora che va a trattare come capo di un partito che vale la metà  di Di Maio? Riuscirà  a tenere il no?”.
Dalle parti di Arcore ormai è convinzione radicata che il processo che si è messo in modo è ineluttabile: sta nascendo, su un programma che rinnega e archivia il ventennio berlusconiano, una “Cosa penta-leghista”, “gialloverde”.
Le due forze sono unite non da un innamoramento passeggero ma da una solida cultura di fondo, profondamente anti-establishment: non è un fatto di questo o quel provvedimento, è linguaggio, mentalità , cultura della disintermediazione, nuovo populismo.
Magari le giunte del nord reggeranno ancora, ma sul governo “gialloverde” cambia la mappa della geografia italiana.
Governo e opposizione sono alternative e compito delle opposizioni è far cadere i governi, non sostenerli. E, a sua volta, il governo cementa le alleanze, come sa bene Berlusconi che dal governo fece il Pdl, con Forza Italia e An che, da dentro la stanza dei bottoni si fusero in nuovo partito.
È presto, troppo presto per cucinare ricette per l’osteria dell’avvenire.
Ma non è presto per decretare la fine del ’94, in ogni sua possibile declinazione e nel mutare dei rapporti di forza.
Quel modello di centrodestra non c’è più. C’è il suo fondatore, pezzo rilevante dell’establishment nazionale già  ai tempi di Craxi, all’opposizione, diciamo così azzurra moderata.
C’è un alleato, la Meloni, all’opposizione, diciamo così, populista e tricolore.
E Salvini al governo gialloverde . La sua nascita è un punto di non ritorno.

(da “Huffingtonpost”)

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“SALVINI PARLA SOLO PER SE’, FAREBBE BENE A TORNARE A CASA”

Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile

AFFONDO DI BERLUSCONI CONTRO IL CONTRATTO DI GOVERNO: “CON SALVINI C’E’ MOLTA DISTANZA, SONO PRONTO A GUIDARE IL CENTRODESTRA”

Al tavolo sul contratto di governo “Salvini non ha parlato a nome della coalizione, ha sempre parlato a nome suo e della Lega, in questo momento con Salvini c’è molta distanza”.
Lo ha detto Silvio Berlusconi, ad Aosta, parlando del contratto tra Lega e M5S. “Nell’ultima telefonata a Salvini ho consigliato di tornare a casa”, ha aggiunto.
“Il contratto definitivo” suscita “preoccupazione molto forte, c’è anche una delusione profonda, perchè ci sono troppi punti opposti al contratto centrodestra, in alcuni punti sulla giustizia siamo nella direzione più giustizialista possibile e ci danno forti motivi di preoccupazione”, ha sottolineato l’ex premier.
Il Cavaliere è pronto a guidare il centrodestra. “C’è un certo Silvio Berlusconi che ha un’esperienza di nove anni al governo del Paese, che ha presieduto per tre volte il G7 e il G8 ed è tornato disponibile. E con la carenza di personaggi che c’è..”, ha incalzato. “Credo – ha aggiunto – che quello che dovrebbe accadere dovrebbe essere la possibilità  di dare l’incarico al centrodestra di presentare un proprio programma al Parlamento dove saremmo sicuri di ottenere la maggioranza e dare vita ad un governo che potrebbe durare per molto tempo, anche per tutta la legislatura”, ha aggiunto il Cavaliere.
Le battute di Berlusconi sul tema del governo Lega-M5S arrivano proprio dopo la chiusura del contratto tra i due partiti, ora al vaglio di Rousseau.
Ma sull’esecutivo Silvio ha già  le idee chiare: Nel contratto tra M5S e Lega ci sono “situazioni non comprensibili dal punto di vista dei costi che qualcuno dei nostri ha già  fatto i conti e quantificato in 100 miliardi per quanto riguarda la necessità  di certe realizzazioni”.
“Stiamo vedendo punto su punto — ha detto Berlusconi — e prenderemo al più presto una decisione, ho già  detto ai miei di convocare un Ufficio di presidenza, forse lo convochiamo già  per sabato e domenica”.

(da agenzie)

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