IL RETROSCENA: CONTRO FOA LA RIVOLTA DI FORZA ITALIA
MINACCE DI DIMISSIONI DI TAJANI, VERTICI AZZURRI FURIBONDI PER L’ARROGANZA DI SALVINI… E ALLA FINE BERLUSCONI DECIDE PER IL NO
La giornata è di quelle traumatiche. Sia per il centrodestra sia per il governo.
La missione di Matteo Salvini, che di buon mattino è andato all’ospedale San Raffaele per parlare con Silvio Berlusconi, è fallita.
Il leader di Forza Italia, dopo una nottata lunga e complicata, ha respinto la proposta di eleggere Marcello Foa presidente della Rai, che infatti non ha raggiunto il quorum nell’organo di Vigilanza della tv pubblica.
Luigi Di Maio ha cercato una via d’uscita: “Se ci sarà un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni il suo nome, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa”.
Ma dopo l’arroccamento di Berlusconi sul no, il Carroccio decide di forzare: il consiglio può andare avanti così com’è.
La decisione di Berlusconi è stata sofferta. Fosse stato per il capo degli azzurri sarebbe arrivato il via libera ma Antonio Tajani si è spinto fino a minacciare le dimissioni.
E a nulla è servita una telefonata infuocata con lo stesso Salvini.
Anche Gianni Letta e Fedele Confalonieri avrebbero fatto cambiare idea all’ex Cav. Insomma, la rivolta interna a Forza Italia ha avuto la meglio, così il leader leghista è tornato a Milano Marittima con un pungo di mosche in mano e furioso.
Il braccio di ferro tra Lega e Forza Italia è durissimo, il punto di massima tensione è arrivato a tarda sera quando dal Carroccio si apprende che la Lega andrà avanti e punterà ancora sul nome di Foa, che peraltro è consigliere anziano e in questo ruolo può fare le veci del presidente (ma su questo punto la legge non è chiara).
Un cortocircuito senza precedenti.
Una crisi inedita tra il Consiglio di amministrazione e l’organo di controllo, ovvero la Vigilanza, che ha bocciato il nome di Foa poichè solo 23 parlamentari (Lega, M5s, Fdi) hanno ritirato la scheda e votato per lui, mentre Pd, LeU e, soprattutto, Forza Italia non hanno votato e così non è scattato il quorum per l’elezione.
Uno stop clamoroso ad un’operazione che Salvini e Di Maio, soprattutto il primo, hanno considerato scontata.
Il Movimento 5 Stelle, rimasto alla finestra a guardare, è sbalordito dal momento che dall’alleato aveva ricevuto garanzie sul buon esito dell’accordo.
Ora il sospetto, almeno in casa M5s, è che l’ex Cav stia giocando una contropartita: “Vorrà qualcosa in cambio e solo allora dirà sì a Foa”, si vocifera tra i pentastellati.
In realtà ciò che sta più a cuore agli azzurri è non rimanere schiacciati dal peso sempre più consistente di Salvini. Per Forza Italia scombinare i piani del leader leghista e fare la voce grossa in questa fase è un obbligo.
Per i berlusconiani la scelta di Foa è un atto di arroganza politica, un metodo sbagliato che non ha contemplato una condivisione.
Il Pd e LeU hanno invece bocciato il profilo professionale di Foa, “sovranista”, “amico di Putin e Trump”, “collaboratore di siti che producono fakenews”, “offensivo del ruolo del Capo dello Stato.
Forza Italia chiede di ripartire da zero e cercare un nome nuovo. Ma il segretario leghista, per adesso, non intende cedere e immagina di lasciare Foa a presiedere il Cda da consigliere anziano.
Per tutto il giorno il leader della Lega ha lavorato affinchè venisse riproposto in Vigilanza il nome di Foa, questa volta con l’ok di Forza Italia.
Contro questa ipotesi c’è stata un’immediata levata di scudi del Pd, da Renzi a Marcucci passando per Anzaldi e Margiotta: “La Vigilanza non potrà votare un’altra volta su Marcello Foa. Se il leader della Lega insiste, il Pd è pronto ad assumere qualsiasi iniziativa politica e legale, a tutela della legge”.
Comunque sia il sì di Forza Italia a Foa non c’è. E il Cda è stato rinviato a domani in attesa che arrivino nuove comunicazioni dai partiti di maggioranza e dai berlusconiani.
(da “Huffingtonpost”)
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