Maggio 4th, 2010 Riccardo Fucile
PER IL PREMIER “LA SITUAZIONE E’ DIVENTATA DIFFICILE”, ANCHE “IL GIORNALE” SCARICA IL MINISTRO…SUL SITO DEL PDL, LO SFOGO DEI MILITANTI: “E’ TEMPO DI FARE PULIZIA, SE NE VADA”… I FINIANI INCALZANO, TREMONTI GONGOLA….I NOMI DEI SUCCESSORI
“La situazione è diventata difficile: la casa è un bene che colpisce molto l’immaginazione della gente”: il premier in queste ore, probabilmente con i sondaggi in mano, sta orientandosi per “accettare” le dimissioni di Claudio Scajola, coinvolto nello scandalo dell’acquisto dell’appartamento romano.
Vi sono segnali precisi in tal senso: i titoli de “il Giornale” e di “Libero” di stamane, dove si invita bruscamente Scajola “a chiarire o a dimettersi”, i colloqui riservati di Berlusconi con i potenziali sostituti, il popolo del web di “Spazio azzurro” dove trovano sempre più eco gli inviti: “si dimetta e si faccia processare, non si possono accettare posizioni equivoche”, le pressioni dell’opposizione, ma anche quella dei finiani, la presa di distanza dei leghisti, il silenzio di Tremonti e di molti ambienti pidiellini.
Lo stesso Scajola oggi non presenzierà a Genova,a fianco di Napolitano, alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma avrà un faccia a faccia con il premier a Roma, dopo essere rientrato dalla Tunisia.
A poco è servita la dichiarazione di Anemone di ieri: “non ho pagato nessuno”, per una semplice ragione: fino ad oggi, nonostante una montagna di accuse per i lavori del G8, Anemone ha sempre negato tutto, anche l’evidenza, rientra nella sua linea difensiva.
In compenso sono cinque i testimoni che, con dichiarazioni convergenti persino nei dettagli e formulate in tempi diversi, sostengono la tesi dell’esistenza degli ottanti assegni per 900.000 euro versati a titolo gratuito a Scajola, per l’acquisto dell’appartamento di via del Fagutale. Continua »
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Maggio 3rd, 2010 Riccardo Fucile
LA DIFESA DI SCAJOLA NON CONVINCE: CINQUE TESTIMONI CONTRO DI LUI…GELO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI DI FRONTE AD ACCUSE TROPPO PRECISE E DOCUMENTATE…UN MINISTERO CON 129 MILIONI DI BUDGET E TANTO POTERE
Un ministro, un attore e una show girl: potrebbero essere gli ingredienti di un reality show.
Invece si tratta di tre noti proprietari di altrettanti appartamenti in via del Faguiale nr. 2, a Roma: Claudio Scajola, Roul Bova e Lory del Santo.
Il Colosseo e l’arco di Costantino di fronte, alle spalle la Chiesa di San Pietro in Vincoli, dove è custodita la Pietà di Michelangelo, poco più su la Torre degli Annibaldi e poco oltre il quartiere Monti.
Costruzione anni Cinquanta, la più moderna tra le palazzine della zona, appartamenti sui 200 metri quadri.
Tra gli altri condomini il segretario del partito repubblicano, Francesco Nucara, professionisti e imprenditori.
E’ su questa palazzina di lusso che si sta incentrando l’attenzione di molti italiani: e su come il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ne sia divenuto proprietario.
Secondo gli inquirenti di Perugia, le indagini della Guardia di Finanza e cinque testimoni, il ministro avrebbe pagato le sorelle Papa con 200.000 euro di anticipo, 400.000 euro con relativo mutuo (cifra totale ufficiale registata dal notaio Napoleone), ma soprattutto con 80 assegni circolari per un totale di 900.000 euro, “elargiti” dall’imprenditore Anenome (quello della cricca degli appalti per il G8, attualmente in carcere), attraverso l’arch. Zampolini, suo uomo di fiducia nell’ungere politici e funzionari.
Il ministro afferma che non esiste alcun nero e di aver pagato solo la cifra che risulta agli atti, ovvero 600.000 euro, sostendendo che si trattava del suo valore commerciale.
Smentito però da un altro condomino: “Se avesse pagato solo 600.000 euro, vorrebbe dire aver pagato 3.000 euro a metro quadro in una zona come la nostra dove invece si viaggia tra i 15.000 e i 20.000 euro al metro”.
Scajola viene smentito dalle ammissioni di Zampolini che ha confermato di aver consegnato gli assegni al ministro Scajola, su incarico di Anemone, dettagliando come avesse convertito il contante in 80 assegni circolari di importo inferiore ai 12.500 per evitare i controlli antiriciclaggio.
Viene altresì smentito da un uomo di fiducia di Anemone che ha ammesso la consegna dei soldi a Zampolini per quel fine e soprattutto viene smentito dalle due sorelle che hanno venduto l’appartamento al ministro.
Nella relazione del Nucleo di Polizia tributaria di Roma, pubblicata sulla stampa, si legge che le sorelle Barbara e Beatrice Papa hanno dichiarato “di riconoscere gli assegni in parola, nonchè la girata stessa da loro effettuata per il versamento in banca e che gli furono consegnati dal ministro Claudio Scajola all’atto della vendita dell’immobile”. Continua »
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Aprile 29th, 2010 Riccardo Fucile
AMMISSIONI DEL BRACCIO DESTRO DI ANEMONE: HA CONSEGNATO ASSEGNI CIRCOLARI DELL’IMPRENDITORE (SOTTO INCHIESTA PER IL TERREMOTO), PER PAGARE LA DIFFERENZA TRA IL VALORE REALE DELL’APPARTAMENTO (1,5 MILIONI) E QUELLO DICHIARATO DAL MINISTRO (0,6 MILIONI)…A CHE TITOLO SCAJOLA AVREBBE ACCETTATO QUELLA SOMMA?
La vicenda sta assumendo contorni pesanti e il ministro Scajola fino ad oggi non ha dato sinceramente risposte convincenti.
Parliamo dell’appartamento che, nel luglio 2004, il ministro ha acquistato a Roma, in via del Fagutale da Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell’alloggio.
Scajola ha dichiarato di averlo pagato 600.000 euro, attraverso un piccolo anticipo e poi accendendo un grosso mutuo.
In realtà , per l’acquisto, secondo i magistrati di Perugia, sono serviti anche 900.000 euro in nero messi a disposizioni dal costruttore Anemone (quello inquisito per il terremoto dell’Aquila), attraverso il suo architetto e progettista Angelo Zampolini.
Circostanza che non è più un’ipotesi investigativa, ma che è stata confermata dalle dichiarazioni a verbale dell’architetto e dalla minuziosa ricostruzione del tragitto del denaro, effettuata dalla Guardia di Finanza.
Zampolini ha ammesso in pratica di aver versato, nel luglio 2004, 900.000 euro in contanti sul proprio conto, nella filiale 582 della Deutsche Bank di Roma, cifra consegnatali da Anemone.
Quindi Zampolini dà disposizione alla banca di trasformare la somma in 80 assegni circolari intestati a Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell’appartamento di via del Fagutale che Claudio Scajola, allora ministro per l’Attuazione del Programma, aveva deciso di acquistare.
Il 6 luglio, giorno del rogito, gli 80 assegni circolari vengono incassati dalle sorelle Papa, insieme ai 600.000 euro del “prezzo in chiaro” pagato dal ministro (importo ufficiale per cui era stato registrato l’atto notarile). Continua »
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Marzo 30th, 2010 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA HA PERSO CONTRO UNA SINISTRA CHE HA SAPUTO FARE GIOCO DI SQUADRA…LA LEGA RESTA CON LA MOSCHEA AL NASO, IL PDL COMPOSTO DA SOLI SOLISTI PERDE TUTTI I CANDIDATI DI AREA AN: “OCCORRE UN PARTITO CHE FACCIA POLITICA TRA LA GENTE, NON NEI SALOTTI”
Il candidato governatore del centrodestra Sandro Biasotti tornerà a Roma a fare il
deputato: anche questa volta Claudio Burlando lo ha battuto con un 52,14% contro il 47,85% da lui raccolto.
Nonostante i sondaggi li dessero sul filo di lana fino a qualche settimana fa, la capacità di “fare gruppo” del centrosinistra ha avuto la meglio sulle troppe individualità che albergano nella coalizione di centrodestra.
Rispetto alle elezioni europee di un anno fa, il Pdl è sceso dal 34,40% al 29,33%, un 5% però recuperato dalla lista Biasotti (6%) .
Ma la Lega in Liguria non ha sfondato, anzi ha sbattuto il naso contro le mura della moschea tanto contestata e che alla fine non ha reso elettoralmente un bel nulla: la Lega passa dal 9,9% al 10,2%, percentuali inferiori persino all’Emilia Romagna, con un misero 8,5 in Genova città .
Persino nel quartiere dove hanno contestato la costruzione di una moschea i leghisti hanno preso solo un 3% in più di consensi, mentre il centrosinistra raggiunngeva il 60% di voti.
Biasotti ha fatto l’errore di rincorrere la Lega su un terreno che di consensi non ne porta, ma al contrario contribuisce a consolidare l’immagine di una destra becera e reazionaria, priva di modernità e di sguardo al futuro.
Il sedicente “vicepresidente” Bruzzone, capolista leghista, rappresentante della lobbie dei cacciatori, a questo punto si ritroverà a sparare ai passeri, senza potersi fregiare dell’ambito titolo che incautamente aveva usato già in campagna elettorale.
Si consolerà con la considerevole diaria regionale e la solita oscura opposizione, mentre Biasotti che dieci anni fa vinse presentandosi come “l’uomo del rinnovamento”, tornerà alla Camera a fare il peones. Continua »
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Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile
PERCHE’ IL PDL DEI “CACASOTTO” PERDERA’ IN LIGURIA: SI RISCOPRE L’OPPOSIZIONE SOTTO ELEZIONI, OGNUNO PENSA PER SE’, MANCANO LE IDEE, APPIATTITI SULLA LEGA….UN LEGHISTA CHE SI PRESENTA GIA’ COME VICEPRESIDENTE, UN ALTRO CHE PIANGE PERCHE’ HA TROVATO I SUOI SANTINI NEL CASSONETTO, SALVO BECCARSI UNA DENUNCIA PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE…E LA SINISTRA RINGRAZIA
Quando sono iniziate le “grandi manovre” in vista delle regionali, i cittadini più informati avevano chiara l’alternativa: o votavano per Claudio Burlando, governatore Pd uscente, un passato da ministro, bersaniano di ferro, o optavano per Sandro Biasotti, deputato del Pdl, già presidente della Regione.
I due erano dati dai sondaggi sostanzialmente alla pari, con ottime possibilità per il centrodestra di ritornare a governare la Liguria, nonostante le iniziali incertezze del partito su chi candidare e un’attività politica di opposizione reale prossima quasi allo zero.
Ricordiamo a tal fine l’epiteto che Scajola rivolse qualche mese fa ai consiglieri pidiellini degli enti locali, definiti “cacasotto” proprio per la loro invisibilità .
Salvo qualche piccola eccezione “movimentista”, la più nota e qualificante attività dei consiglieri del Pdl è infatti quella di scaldare la sedia.
Ciò non ha impedito loro di ringalluzzirsi in vista della nuova candidatura, foriera di altri 5 anni di prebende, soprattutto in caso di vittoria di Biasotti.
Il quale ha inanellato una serie di errori: in primo luogo ha permesso che nelle liste ricomparisse qualche nome sotto inchiesta da parte della magistratura, rinunciando così a usare tale arma contro gli avversari (che hanno personaggi discussi anche loro).
Poi ha spostato la sua linea su posizioni prone alla Lega che in Liguria prende solo il 9,9%, arrivando a vendersi pure la vicepresidenza al capolista padano, Francesco Bruzzone.
Se avesse resa nota anche la lista degli assessori, Biasotti avrebbe al limite compiuto un atto politico giustificabile, in nome della trasparenza.
Ma limitarsi a indicare un leghista come vice è stato solo un atto di debolezza.
In passato la vicepresidenza era stata assegnata al consigliere che aveva ottenuto più preferenze, un criterio senz’altro più rispettoso della volontà popolare.
Siamo arrivati al punto che il leghista Bruzzone, caso unico nella padagna del magna magna, pur essendo stato di fatto commissariato nella segreteria della Lega ligure con la Rosy Mauro, per questioni relative a bilanci, pur essendo finito penosamente sui giornali per essere stato beccato a inviare lettere di raccomandazione usando la carta intestata della Regione, nel suo santino elettorale si proclama “Francesco Bruzzone, Vice Presidente” (oddio, intanto il vice andava minuscolo e presidente “di cosa” andava precisato, ma lui le aule scolastiche le frequentava quando ormai i professori le lasciavano libere per le pulizie, non si può pretendere troppo).
Poi Biasotti ha accettato che fossero inseriti in lista soggetti più facili a fare politica nei corridoi degli enti locali che nelle aule, più a chiedere favori alla stampa amica che a gestire il malcontento diffuso tra i cittadini. Continua »
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Marzo 16th, 2010 Riccardo Fucile
PD, UDC E IDV DISPOSTI A RENDERE PUBBLICHE LE FIRME RACCOLTE, IL PDL PRENDE TEMPO….LA PROCURA VERSO IL SEQUESTRO DEGLI ELENCHI…MA TUTTI PARTECIPERANNO ALLE ELEZIONI REGIONALI: LE INCONGRUENZE DELLA LEGGE
Continua la vicende delle “firme false” nella presentazione delle liste da parte dei partiti, per le elezioni regionali in Liguria.
Dopo l’esclusione del Nuovo Psi, la testimonianza di Andrea Pescino auto-accusatosi di aver venduto per 20.000 euro circa 7.000 firme taroccate ad entrambi gli schieramenti e la clonazione delle firme di chi aveva firmato per il Pdl per vedere poi la propria firma tra i sottoscrittori di partiti alleati, è arrivata l’ncursione dei radicali.
Costoro, esclusi dalla competizione per non avere raccolto il numero sufficiente di adesioni, hanno deciso di approfondire la validità delle sottoscrizioni raccolte dagli altri partiti ammessi.
Al terzo tentativo, il presidente della commissione elettorale ha consentito ai radicali di controllare le firme.
Hanno dovuto “motivare la richiesta” e alla fine ci sono riusciti: è stato concesso loro di visionarli, ma solo per quattro ore e senza poter riprodurre i documenti.
Elenchi di 1750 firme a partito: un “accesso informale, gli atti si possono consultare ma non essere fotocopiati”.
Ma questi elenchi sono atti pubblici oppure no?
Secondo la giurisprudenza sono solo “atti amministrativi finalizzati alla presentazione delle liste”.
In pratica la legge sulla trasparenza (m. 241 del 1990. art 22) produce l’effetto opposto: un privato cittadino non può controllare un bel nulla, un giornalista deve essere autorizzato e il giudice può decidere in un senso o nell’altro.
Sono queste ambiguità legislative che alla fine favoriscono i taroccatori di firme: se esse fossero pubbliche e tutti potessero quindi avervi accesso e diritto di controllo, nessuno avrebbe buon gioco a presentare elenchi “clonati”. Ma torniamo ai radicali: dalla loro verifica, limitata a sole quattrro ore, emergerebbero dei problemi per due liste, l’Udc e la lista “Noi con Burlando”, di appoggio al candidato del centrosinistra. Continua »
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Marzo 13th, 2010 Riccardo Fucile
SI ALLARGA A GENOVA LA VICENDA FIRME TAROCCATE: CITTADINI CHE AVEVANO FIRMATO LA LISTA DEL PDL SE LA SONO VISTA IN CALCE A QUELLA DEL NUOVO PSI… LA CLONAZIONE AVVENIVA PER FAVORIRE LISTE COLLEGATE IN DIFFICOLTA’ NELLA RACCOLTA FIRME… POSIZIONE DELICATA PER POLITICI DEL PDL CHE LE HANNO AUTENTICATE
Molte firme registrate regolarmente in calce alla lista del Pdl a Genova
sono state clonate e riprodotte per favorire la presentazione di altre liste alleate della coalizione.
Non solo quindi firme sospette, come era già emerso nei primi giorni di indagine della Procura, ma veri e propri “furti di identità “, con elettori che avevano posto la firma di adesione alla lista del Pdl e ora se la sono trovata nell’elenco di altri partiti, a loro insaputa.
Il quotidiano ligure “il Secolo XIX” ha interpellato alcune di queste persone che sono cascate dalle nuvole, mentre la segreteria locale del partito sostiene di non saperne nulla.
Ma esistono alcuni dati certi: in primo luogo interi fogli, con 20 certificazioni ciascuno, riportano firme diverse, ma tracciate dalla stessa grafia.
In secondo luogo i fogli sono intestati al Nuovo Psi, alleato del centrodestra e autenticati da un consigliere provinciale del Pdl, Antonio Vaccarezza.
Tra le persone contattate dal quotidiano per una verifica, alcuni sostengono di non aver firmato nulla, altri di aver dato la propria adesione al Pdl e non al Nuovo Psi.
Procede contestualmente l’indagine circa le dichiarazioni di Andrea Pescino che ha affermato di aver venduto per 20.000 euro circa 7.000 firme a entrambi gli schieramenti. Continua »
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Marzo 12th, 2010 Riccardo Fucile
RISPETTO ALLE EUROPEE, IL PDL PERDE IL 3,3%, FERMA LA LEGA, 4,5% ALLA LISTA BIASOTTI….LEGGERO AUMENTO DEL PD AL 30,5% (+0,7%), CALANO L’IDV AL 7,1% (-1,6%) E L’UDC AL 3,6% (-1,4%), LA LISTA BURLANDO AL 4,7%….LEGGERA RIPRESA DELL’ESTREMA SINISTRA, “LA DESTRA” SOLO ALLO 0,4%
Fresco di stampa arriva l’ultimo sondaggio, commissionato dal quotidiano “il Secolo XIX” all’Osservatorio Emg Ricerche su tutto il territorio ligure, considerato piuttosto attendibile anche alla luce della percentuale degli indecisi, circa il 35,7%, inferiore alla percentuale degli astenuti in Liguria sia alle Europee 2009 (37,6%), sia alle Regionali 2005 (42,2%).
Se fino a poche settimane fa i due candidati governatori erano dati quasi alla pari, con un leggerissimo vantaggio per Burlando, negli ultimi giorni la forbice si è ampliata a favore del candidato del centrosinistra, arrivando a toccare ora il 51,8% contro il 48,2% di Biasotti e portando il divario tra i due contendenti al 3,6% .
Vediamo nello specifico le percentuali attribuite ai singoli partiti dei due schieramenti.
In primo luogo va rimarcato il calo del Pdl accreditato del 31,2%, rispetto al 34,5% delle scorse Europee e al 36,8% delle Politiche 2008.
In due anni una perdita secca del 5,6%, in dodici mesi del 3,3%.
Non compensato dalla ventilata crescita della Lega che resta invece sui suoi livelli: 10,1%, rispetto al 9,9% delle scorse Europee.
La lista personale del candidato governatore Biasotti ottiene un discreto 4,5%, mentre è un disastro tra i piccoli partiti di appoggio (La Destra a un misero 0,4%, Nuovo Psi allo 0,2%).
Passiamo al fronte opposto. Continua »
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Marzo 11th, 2010 Riccardo Fucile
PER ORA NEL MIRINO UNA LISTA DI APPOGGIO AL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN LIGURIA CHE NON E’ RIUSCITA A PRESENTARSI: MOLTE LE FIRME CONTRAFFATTE…GLI AUTENTICATORI SONO DUE POLITICI DEL PDL… MA PER LA COMMISSIONE ELETTORALE QUELLE CHE MERITANO VERIFICHE SONO MIGLIAIA, SOTTO ACCUSA ANCHE IL NUOVO PSI
L’esplodere dell’ennesimo scandalo sulle firme taroccate dei sottoscrittori veri o
presunti delle liste elettorali per le Regionali, di cui avevamo trattato due giorni fa in seguito all’autodenuncia di un “professionista” della vendita delle firme ai partiti al quotidiano Secolo XIX, rischia di estendersi a breve.
La commissione elettorale, presieduta da un magistrato, ha infatti trasmesso ai pm migliaia di firme sospette.
Alcune decine poi spiccano in modo particolare.
Il procuratore della Repubblica di Genova, Francesco Lalla ha anticipato: “c’è un caso in cui 50 firme sono state chiaramente apposte dalla stessa mano, chi le ha siglate non si è nemmeno preoccupato di cambiare penna e di alterare un minimo la scrittura”.
E’ stato quindi apetto un fascicolo per falso, in cui finirà anche la dichiarazione di Andrea Pescini: “in Liguria ho venduto 7.000 firme per 20.000 euro a partiti che avevano difficoltà a raccoglierle”.
Il caso più clamoroso cui si riferiva il procuratore capo Lalla è quello di una lista che non è stata ammessa alla tornata elettorale: il gruppo “Democrazia Cristiana-Partito LIberale”, vicino al centrodestra.
Aveva allegato 1.931 firme, ne sono state dichiarate ammissibili solo 1.666, ma su tutte grava l’ombra del sospetto.
Il partito aveva già impugnato l’esclusione davanti al Tar per poter accedere, grazie al decreto interpretativo, a una regolarizzazione della lista attraverso una successiva integrazione dei sottoscrittori. Continua »
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