SOLDI IN NERO DA ANEMONE PER LA CASA DI SCAJOLA: 80 ASSEGNI PER 900.000 EURO PER PAGARE LA CASA DEL MINISTRO A ROMA
AMMISSIONI DEL BRACCIO DESTRO DI ANEMONE: HA CONSEGNATO ASSEGNI CIRCOLARI DELL’IMPRENDITORE (SOTTO INCHIESTA PER IL TERREMOTO), PER PAGARE LA DIFFERENZA TRA IL VALORE REALE DELL’APPARTAMENTO (1,5 MILIONI) E QUELLO DICHIARATO DAL MINISTRO (0,6 MILIONI)…A CHE TITOLO SCAJOLA AVREBBE ACCETTATO QUELLA SOMMA?
La vicenda sta assumendo contorni pesanti e il ministro Scajola fino ad oggi non ha dato sinceramente risposte convincenti.
Parliamo dell’appartamento che, nel luglio 2004, il ministro ha acquistato a Roma, in via del Fagutale da Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell’alloggio.
Scajola ha dichiarato di averlo pagato 600.000 euro, attraverso un piccolo anticipo e poi accendendo un grosso mutuo.
In realtà , per l’acquisto, secondo i magistrati di Perugia, sono serviti anche 900.000 euro in nero messi a disposizioni dal costruttore Anemone (quello inquisito per il terremoto dell’Aquila), attraverso il suo architetto e progettista Angelo Zampolini.
Circostanza che non è più un’ipotesi investigativa, ma che è stata confermata dalle dichiarazioni a verbale dell’architetto e dalla minuziosa ricostruzione del tragitto del denaro, effettuata dalla Guardia di Finanza.
Zampolini ha ammesso in pratica di aver versato, nel luglio 2004, 900.000 euro in contanti sul proprio conto, nella filiale 582 della Deutsche Bank di Roma, cifra consegnatali da Anemone.
Quindi Zampolini dà disposizione alla banca di trasformare la somma in 80 assegni circolari intestati a Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell’appartamento di via del Fagutale che Claudio Scajola, allora ministro per l’Attuazione del Programma, aveva deciso di acquistare.
Il 6 luglio, giorno del rogito, gli 80 assegni circolari vengono incassati dalle sorelle Papa, insieme ai 600.000 euro del “prezzo in chiaro” pagato dal ministro (importo ufficiale per cui era stato registrato l’atto notarile).
Zampolini al giudice ha confermato di essere a conoscenza che l’acquirente della casa fosse Scajola e che era stato Anemome a indicargli l’uso che ne doveva essere fatto.
L’architetto ha sostenuto di non aver posto domande sul perchè un costruttore dovesse contribuire per i 3/5 all’acquisto della casa di un ministro e di aver semplicemente eseguito un compito affidatogli.
Consideriamo che lo stesso sistema l’Anemone lo ha seguito anche in altri due casi: 29 assegni per 285.000 euro hanno pagato la casa della figlia del generale della Finanza Pittorru, altri 520.000 per saldare un appartamento all’Esquilino per lo stesso Pittorru e la moglie.
Che l’anima della Cricca dei grandi appalti del G8 alla Maddalena si sia mossa per pura generosità risulta improbabile: si parla apertamente di corruzione e riciclaggio come ipotesi di reato.
Il tutto sostenuto da prove documentali (gli assegni) e testimonianze.
A questo punto ci si chiede: a che titolo Anemone ha versato 900.000 euro a Scajola?
E a che titolo Scajola ha accettato una somma del genere come regalia? Risulta evidente la posizione estremamente delicata del ministro, anche perchè non ha finora dato alcuna spiegazione convincente.
Ora la pratica è facile che finisca al Tribunale dei ministri che dovrà decidere il da farsi.
Anche se, visti i precedenti, è facilmente intuibile come finirà la vicenda.
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