BERLUSCONI: “FUORI SUBITO BOCCHINO, POI TOCCHERA’ AL SUO CAPO”… FINI: “NON FACCIA EPURAZIONI, NON GLI CONVERREBBE”
IL SANTONE DEL “PARTITO DEL’AMORE CHE VINCE CONTRO L’ODIO” DECAPITA LA PRIMA TESTA DI CHI OSA CRITICARE LA SUA “SETTA ASSATANATA”…. COME MAI IERI, QUANDO IL GOVERNO E’ ANDATO SOTTO ALLA CAMERA, ERANO ASSENTI 11 LEGHISTI E 95 DEPUTATI DEL PDL? DOV’ERANO CICCHITTO, GHEDINI, VERDINI, GELMINI, FITTO, COSENTINO? TUTTA COLPA DEI FINIANI?
Pare che di tutte le questione politiche poste da Gianfranco Fini sul tavolo del dibattito interno al Pdl e su cui il presidente della Camera chiede un confronto, la cosa che abbia fatto andare più in bestia il premier sia averlo sentito sostenere che quel demenziale inno “Meno male che Silvio c’è” non gli piace.
Silvio era stato zitto quando Bossi disse che “con il tricolore della bandiera mi ci pulisco il culo”, ma in questo caso non ammette che qualcuno possa criticare quello che per lui potrebbe anche sostituire l’inno nazionale, magari attraverso un provvedimento musical-canoro ad personam, uno dei tanti.
Come si permette Fini di andare in Tv e arrivare non solo a contestare il partito ma persino lo “spartito”?
Frutto di notti insonni dei cortigiani di corte e dei menestrelli del reame.
Oggi ha dato mandato a Cicchitto, da lui peraltro criticato spesso perchè “veste male”, di lordarsi l’abito non firmato con gli schizzi di sangue della testa di Italo Bocchino, decapitato in diretta alla Camera per aver vincolato le proprie dimissioni di vice-capogruppo a quell del suo capo Cicchettone.
Il santone della “setta assatanata” non ammette dissensi: chi viene meno al giuramento assatanico va eliminato.
“Fuori subito Bocchino, poi tocca al suo capo” ha ordinato alle sue sgangherate truppe multietniche di dubbia provenienza.
E pazienza se ieri alla Camera il governo è uscito battuto di un voto sull’arbitrato del lavoro: è sicuramente colpa dei sabotatori finiani.
Ma diamo un’occhiata agli assenti: nel centrosinistra era latitanti in 35, nel centrodestra erano uccel di bosco 95 pidiellini e 11 leghisti.
Mancavano meno di 10 finiani in tutto, ma dov’erano gli 11 della Lega?
In qualche mensa di asili nido a sottrarre i panini ai bambini indigenti forse? Dov’erano Cicchitto, Ghedini, Verdini, la Biancofiore, la Gelmini, Berruti, Fitto, Cosentino e altri fedelissimi del premier?
Metà in missione e metà assenti ingiustificati?
Ma in quale missione evangelica erano impegnati i custodi delle chiavi del partito dell’amore? Per non parlare dei latitanti perenni.
Con un margine di 70 voti è la 46esima volta che alla Camera il governo va sotto e la copla sarebbe dei finiani?
O non piuttosto di una organizzazione di partito che fa scompisciare dalle risate e dove ognuno pensa solo ai fatti e agli affari propri, a cominciare dal vertice? Invece che tagliare teste ed epurare, sarebbe meglio qualcuno iniziasse a “depurarsi” dalle incrostazioni di partito aziendalista e cominciasse a dimostrarsi liberale nei fatti.
Si parla di libertà e si impone la dittatura, si denunciano le nefandezze dei regimi totalitari e poi si arriva al culto del capo e al centralismo carismatico.
Ora siamo alle decapitazioni dei dissidenti come nei regimi comunisti spesso citati: Bondi ha sicuramente titolo per proporsi come boia a questo punto.
Mentre veniva predisposto il palco per l’esecuzione di oggi, da “Porta a Porta” Fini ammoniva: “Non faccia epurazioni, non gli converrebbe”.
Certi regimi assolutistici, la storia lo insegna, hanno suscitato spesso una tale reazione popolare che il sovrano è stato costretto alla fuga precipitosa.
Spesso senza neanche avere il tempo di truccarsi a uso telecamere.
Il che, ci consenta, sarebbe disdicevole e inelegante.
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