CASO SCAJOLA, ” IL “GRANDE IMBARAZZO” DI BERLUSCONI: “SPERIAMO CHE REGGA L’URTO”
LA DIFESA DI SCAJOLA NON CONVINCE: CINQUE TESTIMONI CONTRO DI LUI…GELO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI DI FRONTE AD ACCUSE TROPPO PRECISE E DOCUMENTATE…UN MINISTERO CON 129 MILIONI DI BUDGET E TANTO POTERE
Un ministro, un attore e una show girl: potrebbero essere gli ingredienti di un reality show.
Invece si tratta di tre noti proprietari di altrettanti appartamenti in via del Faguiale nr. 2, a Roma: Claudio Scajola, Roul Bova e Lory del Santo.
Il Colosseo e l’arco di Costantino di fronte, alle spalle la Chiesa di San Pietro in Vincoli, dove è custodita la Pietà di Michelangelo, poco più su la Torre degli Annibaldi e poco oltre il quartiere Monti.
Costruzione anni Cinquanta, la più moderna tra le palazzine della zona, appartamenti sui 200 metri quadri.
Tra gli altri condomini il segretario del partito repubblicano, Francesco Nucara, professionisti e imprenditori.
E’ su questa palazzina di lusso che si sta incentrando l’attenzione di molti italiani: e su come il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ne sia divenuto proprietario.
Secondo gli inquirenti di Perugia, le indagini della Guardia di Finanza e cinque testimoni, il ministro avrebbe pagato le sorelle Papa con 200.000 euro di anticipo, 400.000 euro con relativo mutuo (cifra totale ufficiale registata dal notaio Napoleone), ma soprattutto con 80 assegni circolari per un totale di 900.000 euro, “elargiti” dall’imprenditore Anenome (quello della cricca degli appalti per il G8, attualmente in carcere), attraverso l’arch. Zampolini, suo uomo di fiducia nell’ungere politici e funzionari.
Il ministro afferma che non esiste alcun nero e di aver pagato solo la cifra che risulta agli atti, ovvero 600.000 euro, sostendendo che si trattava del suo valore commerciale.
Smentito però da un altro condomino: “Se avesse pagato solo 600.000 euro, vorrebbe dire aver pagato 3.000 euro a metro quadro in una zona come la nostra dove invece si viaggia tra i 15.000 e i 20.000 euro al metro”.
Scajola viene smentito dalle ammissioni di Zampolini che ha confermato di aver consegnato gli assegni al ministro Scajola, su incarico di Anemone, dettagliando come avesse convertito il contante in 80 assegni circolari di importo inferiore ai 12.500 per evitare i controlli antiriciclaggio.
Viene altresì smentito da un uomo di fiducia di Anemone che ha ammesso la consegna dei soldi a Zampolini per quel fine e soprattutto viene smentito dalle due sorelle che hanno venduto l’appartamento al ministro.
Nella relazione del Nucleo di Polizia tributaria di Roma, pubblicata sulla stampa, si legge che le sorelle Barbara e Beatrice Papa hanno dichiarato “di riconoscere gli assegni in parola, nonchè la girata stessa da loro effettuata per il versamento in banca e che gli furono consegnati dal ministro Claudio Scajola all’atto della vendita dell’immobile”.
Consegnati quindi personalmente di fronte al notaio Napoleone ( altro teste a carico).
Che tutti dichiarino il falso per creare un danno a Scajola è sinceramente ipotesi inverosimile.
Che interesse avrebbero due anonime sorelle che hanno venduto un appartamento a dichiarare di aver ricevuto 900.000 euro in nero?
Per non parlare del notaio .
Tra l’altro la prassi di Anemone è confermata da altri contributi, elargiti con lo stesso sistema, a un alto esponente della Guardia di Finanza, per cui esiste un altro procedimento in corso.
Non a caso, in Consiglio dei Ministri, le dichiarazioni di innocenza di Scajola sono state accolte nel gelo assoluto e lo stesso Berlusconi teme che “Claudio non reggerà l’urto”, dimostrandosi in privato “molto imbarazzato” per l’evolversi della situazione e il possibile passo falso di uno dei suoi uomini di fiducia.
Va considerato che quello dello Sviluppo Economico è un ministero chiave che governa la politica economica e industriale del governo, il vero braccio operativo dell’esecutivo, da cui passano tutti gli interventi del settore: dagli incentivi al nucleare alle grandi opere, dalla cooperazione alla comunicazione, fino alla politica energetica.
Uno snodo cruciale per le scelte strategiche: ha un budget limitato di 129 milioni di euro, ma da qui partono decisioni e programmi in grado di attivare un volano di decine di milioni di euro.
Solo il rilancio del nucleare equivale a investimenti per almeno 20 milioni di euro. Con gli interessi che ne derivano.
Ecco perchè il premier lo aveva affidato a un suo uomo di fiducia, il quarto a finire chiacchierato al governo, dopo Fitto, la Prestigiacomo e Bertolaso.
Ma mentre per gli altri in qualche modo è stata possibile un’assoluzione “interna” al tribunale dei ministri, Scajola rischia di diventare presto “indifendibile”. Un’altra brutta pagina per un governo che aveva promesso di fare della lotta alla corruzione il suo emblema e che si ritrova invece nell’occhio del ciclone giudiziario.
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