Maggio 11th, 2021 Riccardo Fucile
RISPETTO AI PAESI SCANDINAVI VICINI DATI DISASTROSI
La Svezia ha superato qualche giorno fa, esattamente il 6 maggio, la soglia del
milione di contagi Covid dopo un anno in cui il suo modello di gestione della pandemia, all’insegna del no lockdown, ha fatto molto discutere.
Nel Paese del Nord Europa, su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, che unico in tutto il Vecchio Continente non ha mai introdotto veri e blocchi ma solo misure più o meno restrittive qualche mese fa, i casi di Coronavirus diagnosticati sono 1,01 milioni, e i decessi 14,173 in totale.
“In Svezia ora abbiamo il numero più alto di casi per 100.000 abitanti in Europa, la diffusione dell’infezione è molto alta in questo momento e varia da regione a regione”, ha detto in una conferenza stampa Karin Tegmark Wisell, microbiologa presso l’Agenzia svedese per la sanità pubblica.
Ed infatti, le tre regioni più grandi della Svezia, e cioè Stoccolma, Västra Götaland e Skåne, la scorsa settimana hanno fatto registrare tassi di incidenza a 14 giorni rispettivamente di 681, 590 e 601 ogni 100mila abitanti.
Wisell ha però sottolineato che si tratta di una tendenza al ribasso, come nel resto d’Europa, anche grazie alla campagna di vaccinazione, che ha permesso di immunizzare circa il 10% della popolazione con la seconda dose.
Come è noto, il Paese scandinavo non ha mai imposto un vero e proprio lockdown come hanno fatto altri paesi europei, contando per lo più su misure non coercitive. Tuttavia, con l’aumentare dei casi lo scorso autunno, ha gradualmente inasprito le restrizioni a partire da novembre, compreso il divieto di vendita di alcolici dopo le 20:00 e di riunioni con più di otto persone.
Da marzo, anche i caffè, i bar e i ristoranti devono chiudere entro le 20:30, ma sono sempre rimasti aperti i negozi non essenziali, così come le scuole, sebbene le regole siano diverse da regione a regione.
Il tasso di mortalità pro capite di Stoccolma è, infatti, molto superiore a quello dei suoi vicini nordici
Per avere un’idea di ciò, basti considerare che mentre in Svezia sono stati registrati 1,403 morti cumulativi per milione di abitanti, nella vicina Finlandia ne sono stati 166 e in Norvegia 141.
Secondo dati Eurostat, riferiti dall’agenzia di stampa Reuters, la Svezia ha avuto il 7,7% di morti in più nel 2020 rispetto alla media dei quattro anni precedenti, una cifra inferiore rispetto a 21 dei 30 paesi esaminati, ma tuttavia superiore ai paesi vicini: la Danimarca ha registrato solo l’1,5% di mortalità in eccesso e la Finlandia l’1,0%.
Ed anche l’economia, se comparata con gli altri Paesi del Nord Europa, non ha molto beneficiato. La variazione annuale del Prodotto interno lordo per il 2020 è stata del -3,1%, di contro al -2,8% della Finlandia e al -2,5% della Norvegia.
(da Fanpage)
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Maggio 10th, 2021 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELLE ONG
Mentre a Lampedusa si susseguono gli sbarchi, il messaggio inviato al premier il 26 aprile dalle principali organizzazioni umanitarie sembra essere caduto nel vuoto. Lamorgese chiede «solidarietà» all’Europa. E intanto a Tripoli il numero di profughi detenuti è in continuo aumento
Quest’anno almeno 500 persone sono già morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, rispetto alle circa 150 vittime registrate nello stesso periodo del 2020.
I numeri, sempre spietati ma chiari, arrivano dall’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Da Lampedusa ne arrivano altri: nelle ultime 24 ore ci sono stati 20 sbarchi, che hanno portato sull’isola siciliana 2.128 persone. E il governo Draghi, in vista di un’estate che si annuncia particolarmente calda sul fronte delle migrazioni, ha deciso di mettere in piedi una cabina di regia per affrontare il dossier insieme a tutti i ministri coinvolti: Interno, Esteri, Difesa e Trasporti.
Oggi la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, ha avuto un colloquio con la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, che ha ringraziato l’Italia per il suo impegno sui flussi e ha riconosciuto che l’Europa deve dare un segnale di «solidarietà».
Ma il dossier non riguarda solo gli sbarchi. All’instabilità nel Sahel meridionale – in Ciad governo e parlamento sono stati sciolti dopo l’omicidio del presidente Idriss Déby e il potere è passato nelle mani di un Consiglio militare guidato da suo figlio – si aggiungono le difficoltà che il nuovo premier libico, Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, sta incontrando nel favorire il processo di riconciliazione nazionale.
Proprio a Tripoli, il 6 aprile scorso, il premier italiano Mario Draghi ha compiuto il suo primo viaggio all’estero: «Noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa, per i salvataggi, e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia», ha detto Draghi in quell’occasione. Ma i fatti più recenti indicano che la soddisfazione non è reciproca. Il 6 maggio una delle motovedette donate dal nostro Paese alla Guardia costiera libica ha sparato su tre pescherecci italiani, mentre l’ondata di sbarchi a Lampedusa testimonia come il controllo delle coste sia quantomeno inefficace.
Benvenuti (Msf): «Prima della redistribuzione vengono i soccorsi in mare e l’allargamento delle possibilità di uscire legalmente dalla Libia»
Fonti di governo dicono che è ancora troppo presto per sapere se Draghi porrà con forza il tema dei migranti in sede europea. In attesa del rinnovo del mandato di Frontex e della definizione del Patto su immigrazione e asilo, Roma punta a far ripartire da subito almeno l’accordo di Malta, ovvero il meccanismo di solidarietà volontaria per redistribuire in Europa i migranti che sbarcano nei Paesi costieri, sospeso a causa della pandemia di Coronavirus.
«Ma prima della redistribuzione vengono i soccorsi in mare e l’allargamento delle possibilità di uscire legalmente dalla Libia», fa notare a Open Bianca Benvenuti, advocacy manager della missione Libia/SAR di Medici senza frontiere, che tra novembre 2020 e febbraio 2021 è entrata nei centri di detenzione per migranti controllati dal governo di Tripoli, dove sono ammassate centinaia di persone.
Aggiunge Benvenuti: «Le condizioni nei centri continuano a essere disumane. Medici senza frontiere, così come altre organizzazioni internazionali, ha avuto accesso solo alle strutture ufficiali, ma sappiamo che in quelle non ufficiali le condizioni sono anche peggiori». Nei primi tre mesi del 2021 «il numero dei migranti detenuti è aumentato drasticamente a causa delle persone riportate indietro dalla Guardia costiera libica». E in alcuni centri in cui Medici senza frontiere lavora «il sovraffollamento è arrivato anche a tre persone al metro quadro». Le strutture sono fatiscenti, molte celle non hanno nemmeno le finestre ed è difficile persino avere accesso al cibo e all’acqua potabile.
«Ci siamo inoltre ritrovati a trattare ferite troppo fresche per essere avvenute prima del trasferimento dei migranti nei centri, pensiamo quindi che siano dovute alle violenze inflitte al loro interno», precisa ancora Benvenuti.
La recente ondata di sbarchi a Lampedusa, tuttavia, secondo Medici senza frontiere non dipende da un volontario allentamento dei controlli da parte della Guardia costiera libica, finalizzato ad alleggerire la pressione: «Non crediamo che ci sia una correlazione diretta tra livello di intercettazione e sovraffollamento, perché purtroppo il sistema di detenzione arbitrario libico ha una grande capacità. Non tutti i migranti riportati indietro finiscono nei centri ufficiali, spesso semplicemente spariscono dalla circolazione. E molti vengono rinchiusi nei centri non ufficiali, che possono essere aperti o chiusi in qualsiasi momento».
Come si spiega quindi l’improvviso aumento degli sbarchi?
Risponde sempre Benvenuti: «Da inizio 2021 il flusso di migranti dalla Libia è aumentato, così come è aumentato il numero delle persone riportate indietro. Secondo noi, ma a dirlo sono anche le Nazioni unite, la causa principale è l’instabilità della stessa Libia».
A causa della pandemia, inoltre, «sono calate le operazioni di rimpatrio assistito e anche i resettlement sono diminuiti, quindi per le persone che rimangono bloccate sull’altra sponda del Mediterraneo l’unica opzione che rimane è riprendere il mare».
In ogni caso, Benvenuti si è detta «molto sorpresa» che il premier Draghi abbia usato la parola «salvataggi» per descrivere le attività della Guardia costiera libica: «Per Medici senza frontiere, ma anche per altre organizzazioni internazionali e per le stesse Nazioni unite, la Libia non è un porto sicuro. Non sappiamo più come dirlo. La Guardia costiera di Tripoli fa un’attività di intercettazione e respingimento e non crediamo che ci si possa complimentare per questo».
Al momento, la presidenza del Consiglio non ha ancora risposto alla richiesta di incontro urgente che Open Arms, Msf, Alarm Phone, Emergency, Mediterranea, ResQ-People saving People, Sea Watch e Sos Mediterranee hanno inoltrato il 26 aprile, dopo il naufragio al largo della Libia in cui sono morte 130 persone. Per due giorni i migranti avevano lanciato invano richieste d’aiuto. Ma la speranza, conclude Benvenuti, è comunque quella di riuscire ad aprire «un’interlocuzione con il governo, per portare sui tavoli istituzionali le nostre proposte e le nostre osservazioni sul Mediterraneo centrale».
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2021 Riccardo Fucile
DOMANI SUMMIT A LISBONA
“Serve un meccanismo europeo di solidarietà per l’estate, con i paesi che ci stanno:
su base volontaria”. Luciana Lamorgese prende il telefono e chiama la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson.
La situazione sta sfuggendo di mano perché la bella stagione aumenta gli arrivi sulle coste meridionali e una gestione europea degli sbarchi non si materializza.
Allora, siccome dall’epoca del piano Juncker sulle ‘relocations’ nel 2015 si è capito che un meccanismo obbligatorio di redistribuzione tra gli Stati europei non si concretizzerà mai, la ministra degli Interni chiede a Johansson per mettere in piedi almeno un meccanismo su base volontaria per gestire gli arrivi dei prossimi mesi, che già si annunciano critici.
Il piano conta sulla disponibilità della Spagna, Francia, Portogallo, i paesi che in questi anni hanno dato una mano, riferiscono fonti di governo. Ma molto probabilmente stavolta Roma non potrà contare su Berlino: in Germania ci sono le elezioni il 26 settembre e il tema immigrazione resta sensibile.
“L’Ue deve dare solidarietà”, concorda Johansson ringraziando l’Italia. Anche la commissaria Ue sa che per arrivare ad una discussione e approvazione da parte degli Stati membri del ‘nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo’, proposto dalla Commissione a fine settembre 2020, servirà tempo. Ma le coste del sud Italia e degli altri paesi di frontiera sono già in emergenza.
Intanto, domani, grazie all’interessamento della presidenza portoghese dell’Ue, che ha fissato l’immigrazione tra i temi prioritari della sua agenda, l’Unione riprende il dossier abbandonato durante il primo inverno di pandemia.
Proprio mentre in Italia la materia torna a scaldare lo scontro politico nella stessa maggioranza Draghi, domani i ministri degli Interni europei si riuniranno al centro culturale di Belem, a Lisbona. Lamorgese partecipa in videoconferenza da Roma. Presenti il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas, la commissaria Johansson, rappresentanti di Libia, Egitto, Algeria, Mauritania, Marocco, Niger, Senegal e Tunisia, di Frontex e dell’Easo, la struttura europea che fornisce supporto nelle pratiche per la richiesta d’asilo, dell’Unhcr e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim). Ci saranno anche i rappresentanti dei due processi di dialogo sui flussi migratori avviati dall’Ue con i paesi africani (‘Rabat process’ e ‘Khartoum process’).
All’ordine del giorno della discussione c’è la gestione dei flussi di migrazione irregolare, lo sviluppo di procedure di rimpatrio “sicure ed efficaci”, ma anche “rotte legali per la migrazione”. Inoltre la riunione servirà anche a fare il punto sul ruolo di agenzie come l’Easo, visto che le procedure d’asilo sono nelle mani degli Stati di primo approdo perché la riforma di Dublino tarda ad arrivare per mancanza di disponibilità degli altri Stati europei a condividere la responsabilità con i paesi di frontiera come l’Italia.
Ma il summit portoghese servirà anche a discutere del ruolo di Frontex, l’agenzia europea che si occupa dei controlli di sicurezza sulle frontiere esterne, finita nella bufera per accuse di corruzione (indaga l’ufficio europeo per la lotta anti-frode, Olaf), perché accusata di aver respinto migranti nell’Egeo (sta indagando il Parlamento europeo) oppure per non essere intervenuta attivamente per mettere in salvo migranti in difficoltà (come è successo a fine aprile con il naufragio al largo di Tripoli).
Il vertice di domani è il primo appuntamento europeo sull’immigrazione degli ultimi otto mesi, quasi interamente dedicati all’emergenza covid e alle misure per combattere la crisi economica. Dallo scorso settembre, quando la Commissione Europea ha presentato la sua proposta per un “nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo” limitandosi a emendare il regolamento di Dublino, gli Stati membri non ne hanno discusso nemmeno una volta. Il 27 aprile scorso la Commissione Europea ha presentato un’altra proposta basata sui rimpatri volontari, con un sistema di incentivi per il ritorno nei paesi d’origine.
Il tema della distribuzione dei migranti che arrivano nei paesi della periferia tra gli altri Stati membri sembra sparito dai radar. E da qui nasce l’iniziativa di Lamorgese, volta a rianimare lo spirito di solidarietà degli accordo di Malta.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2021 Riccardo Fucile
“IL VIRUS POTREBBE ANCORA MUTARE”
La pandemia si batte combattendola in tutto il mondo, altrimenti i focolai si propagheranno ancora e con loro si presenteranno nuove varianti che potrebbero vanificare gli sforzi delle vaccinazioni
Dopo il Sudafrica il Brasile, dopo il Brasile la Nigeria, e infine l’India, un subcontinente ad altissima densità di popolazione.
Ovunque Sars-CoV-2 (il virus causa della malattia denominata Covid-19) si metta a correre, ecco che nuove varianti emergono, sostituendo quelle già presenti da tempo. Ma perché tutte queste varianti, con l’eccezione di quella del Kent (la cosiddetta variante ‘inglese’), emergono e si diffondono tanto velocemente soprattutto in aree del globo relativamente depresse e densamente popolate?
La risposta è facilmente intuibile. In quei Paesi, le condizioni demografiche e la promiscuità, il sovraffollamento, i comportamenti dei singoli e la mancanza di risorse fanno sì che la circolazione virale tenda ad essere particolarmente veloce, e il virus facendo errori durante il processo di riproduzione, tende prima o poi a dar vita a ceppi mutanti che si trovano ad avere una migliore ‘fitness’, ovvero a trasmettersi meglio, per cui diventano predominanti.
E’ l’opinione di Giovanni Rezza, Epidemiologo, direttore generale della Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute, in un intervento sul Corriere della Sera.
“Il virus potrebbe però ulteriormente mutare e rendere necessario l’adattamento dei vaccini e la loro produzione su vasta scala. È per questo che dobbiamo facilitare l’accesso ai vaccini nei Paesi poveri di risorse, trovando la maniera di aumentarne la produzione. Insomma, dando una mano a chi ne ha bisogno faremmo un piacere a noi stessi, in base a un sano principio di altruismo interessato”.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2021 Riccardo Fucile
“OVVIO CHE LIMITA LA CIRCOLAZIONE DELLA PERSONE, E’ QUELLO IL SUO SCOPO A TUTELA DELLA SALUTE”
L’indice Rt, che a lungo è stato quello maggiormente preso in considerazione dal
governo per decidere quali restrizioni applicare nelle regioni, potrebbe presto essere superato.
Ad annunciarlo è stato Fabio Ciciliano, membro del Comitato Tecnico Scientifico, in un’intervista rilasciata all’Adnkronos. “Superare l’Rt? Come comitato tecnico scientifico noi su questo ci siamo comunque già espressi il mese scorso. Abbiamo suggerito di calcolare l’Rt sui ricoveri nei reparti di degenza covid e nelle terapie intensive per due ordini di motivi: primo perché in questa maniera i dati sarebbero più recenti e raccolti più rapidamente e secondo perché così si potrebbe valutare l’impatto della pandemia sui sistemi sanitari regionali, risentendo meno delle fluttuazioni determinate dal numero dei tamponi positivi”.
Interpellato sulla proposta avanzata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, di rivedere l’Rt, Ciciliano ha spiegato. “L’indice Rt calcolato con questa modalità acquisirebbe maggiore significato con l’incremento del numero dei cittadini vaccinati e avremmo quindi la contemporanea registrazione dei casi gravi. In questo momento quello che ci interessa, non sono tanto i numeri dei contagi, che ovviamente sono importanti, ma in una proiezione estiva l’obiettivo è che le terapie intensive e i reparti covid si svuotino per restare stabilmente sotto la soglia critica”.
In merito all’ipotesi di allungamento del coprifuoco, tema di cui si continua a discutere, il membro del Cts spiega: “Su questo il Comitato non si è mai pronunciato. È indubbio che il coprifuoco limiti la circolazione delle persone e quindi se ci sono meno persone in giro c’è meno capacità di trasmettere il virus”.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2021 Riccardo Fucile
TUTTO DIPENDERA’ DAI DATI NEI PROSSIMI GIORNI
L’ipotesi circola ormai da qualche giorno e viene rilanciata sia dai più aperturisti che da coloro i quali, all’interno della maggioranza, vengono ritenuti maggiormente rigoristi: il coprifuoco potrebbe essere spostato in avanti non solo di un’ora, ma di due, già dalla metà di maggio.
Non più coprifuoco alle 22 dal 16-17 maggio, quindi, ma a mezzanotte. L’opzione che sembrava più probabile fino a qualche giorno fa era quella di spostare il coprifuoco alle 23, ma ora si va nella direzione di un’ulteriore ora aggiuntiva di spostamenti liberi prima dello stop notturno.
La questione del coprifuoco continua a tenere banco anche per le reiterate richieste delle Regioni, che puntano allo spostamento in avanti di almeno un’ora, come dimostrano le parole del presidente della Toscana, Eugenio Giani: “Io ora sono nell’ufficio di presidenza della Conferenza delle Regioni e ieri abbiamo dato un parere molto favorevole per allungare il coprifuoco fino alle 23 e per consentire un allentamento di quelle che sono le misure verso varie categorie”.
Linea ribadita anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che spiega come sia stata “avanzata una soluzione di buon senso. Decide il governo, ma penso che il primo passo avverrà a breve”.
Nella maggioranza di governo il tema viene ripreso da Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera
E proprio l’opzione del coprifuoco a partire dalle 24, quindi, sembra quella al momento più plausibile.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2021 Riccardo Fucile
“OCCORRE ASSICURARE L’ACCESSO UNIVERSALE AL VACCINO”
La decisione di Biden di sospendere i brevetti sui vaccini ha lasciato una scia di buon esempio, ciò di cui abbiamo bisogno, secondo Francesco, per consentire a tutti di vaccinarsi con i minori tempi possibili.
Il Papa esorta tutti a “uno spirito di giustizia che ci mobiliti per assicurare l’accesso universale al vaccino e la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale” e avverte: “Una variante di questo virus è il nazionalismo chiuso che impedisce, ad esempio, un internazionalismo dei vaccini”.
Il pontefice chiede quindi di “abbandonare i nostri individualismi e promuovere il bene comune”.
“Serve un modello economico più equo e inclusivo” – Nel suo videmoessaggio ai partecipanti al “Vax Live: the concert to reunite the world”, chiarisce: “Occorre uno spirito di comunione che ci permetta di generare un modello economico diverso, più inclusivo, equo, sostenibile. La pandemia ci ha messo tutti in crisi, ma non dimentichiamo che non si esce uguali da una crisi: o ne usciamo migliori o peggiori”.
“Mettere le leggi del mercato sopra l’amore è un’altra variante”
Il Santo Padre continua spiegando che un’altra variante è “quando mettiamo le leggi del mercato o della proprietà intellettuale sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità. E un’alta variante ancora è quando creiamo e promuoviamo un’economia malata, che consente a pochi molto ricchi di possedere più del resto dell’umanità, e che i modelli di produzione e consumo distruggano il pianeta, la nostra casa comune”.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2021 Riccardo Fucile
“LA PRIMA DOSE PROTEGGE LA META’, SI POSSONO GENERARE NUOVE VARIANTI”
L’immunologa, intervistata dal Fatto Quotidiano spiega: “È azzardato per due
motivi: prima dose protegge la metà o poco più rispetto all ’efficacia del vaccino; a livello di comunità, immunità parziale e alta circolazione del virus rendono possibile la generazione di nuove varianti. Gli inglesi hanno adottato questa strategia, è vero, ma con un lockdown durissimo, mentre noi adesso siamo anche in fase di riaperture”.
In merito ai brevetti dei vaccini Viola afferma che “è giusto aumentarne la produzione, stringere accordi, dare la possibilità a più aziende, che sono in grado di farlo, di produrre. Ma serve un accordo, mentre decidere che il brevetto non c’è più potrebbe creare problemi perché rischia di disincentivare le aziende farmaceutiche a lavorare sui vaccini. Servono invece stanziamenti per comprare vaccini ai Paesi più poveri. – ha aggiunto Viola – La tecnologia a mRna certo non può rimanere nelle mani di due sole aziende, ma a Pfizer e Moderna va riconosciuto lo sforzo fatto in questa direzione, importantissimo per il futuro”.
“La situazione migliora perché le temperature si alzano e il rischio di contagio all’aperto è basso. È giusto procedere con riaperture graduali osservando come incidono sull ’indice Rt, perché una riapertura generalizzata potrebbe essere una stupidaggine…- ha aggiunto Viola – poi ci sono alcune cose che bisogna definire meglio: sono stata al cinema, 50 per cento di capienza ma tutti dalla stessa parte della sala; e poi le mascherine: ne ho viste troppe inutili di stoffa, renderei obbligatorie le ffp2 per cinema e teatri o almeno le chirurgiche”.
“Però stare all’aperto non vuol dire assembramento. I tifosi erano uno sopra l’altro e molti senza mascherine: comportamenti sempre rischiosi. – ha concluso Viola – Invece si potrebbe pensare a ridare la possibilità di assembramenti a concerti o eventi di questo tipo con mascherine ffp2 e tampone negativo, come ha dimostrato esser possibile un esperimento a Barcellona”.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2021 Riccardo Fucile
I RISULTATI DELLO STUDIO DELL’UNIVERSITA’ DI WASHINGTON
“I morti reali di Covid-19 negli Stati Uniti sarebbero quasi 900.000, 57% in più rispetto ai dati ufficiali e nel mondo il totale delle vittime sarebbe di 7 milioni, il doppio di quello riportato”.
A riportarlo sono i ricercatori dell’Istituto per la valutazione della salute dell’Università di Washington. L’analisi è stata fatta esaminando il surplus di vittime da marzo 2020 al 3 maggio 2021, confrontandola con la media di un anno normale. Sono state prese in considerazione solo le morti “causate direttamente dal virus SARS-CoV-2”, il virus responsabile del Covid-19.
54mila morti in più in Italia
Secondo questo studio, riportato dall’agenzia Axios, negli USA sarebbero trecentomila in più di quelli registrati: 905.289 contro i 574.043 dichiarati. Circa tre volte in più il numero dei decessi reali in India, 654.395 contro i 221.181 dichiarati; in Messico, 617.127 contro i 217.694, e Brasile con 595.903 (408.680).
Oltre cinque volte in Russia 593.610 (109.334), mentre nel Regno Unito risultano ‘appena’ 209.661 (150.519 quelli ufficiali). Proporzioni analoghe in Italia: le vittime sarebbero 175.832 rispetto alle 121.257 comunicate ufficialmente.
Dunque, 54.575 decessi in più del bilancio ufficiale. Il Giappone, avrebbe dieci volte più vittime dei dati ufficiali: 108.320 contro 10.390.
“L’analisi sta a dimostrare non solo quanto sia stato difficile durante la pandemia tenere traccia con precisione delle morti. Ed inoltre se valutiamo il tasso di mortalità totale, penso che possiamo vedere quanto l’impatto del virus sia stato maggiore e quanto potrebbe esserlo in futuro”, ha affermato il dottor Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics and Evaluation.
Come è stato realizzato lo studio
Lo studio ha calcolato la mortalità in eccesso sulla base di una varietà di fonti, comprese statistiche ufficiali e studi internazionali. Quindi, ha esaminato altri fattori di mortalità influenzati dal Coronavirus.
Ad esempio, un surplus di decessi è stato provocato da un aumento di overdosi da oppioidi o da una scarsa assistenza sanitaria nonostante un insolito calo di mortalità da influenza invernale. I ricercatori hanno così concluso che i decessi extra non direttamente causati dal virus sono stati effettivamente compensati dalle altre riduzioni dei tassi di mortalità, attribuendo il netto di tutte le morti in eccesso al Covid.
Secondo i ricercatori, i rapporti ufficiali stanno sottostimando il bilancio reale. Alcuni paesi , ad esempio, segnalano solo i decessi che si verificano negli ospedali o solo quando viene confermata l’infezione dei pazienti.
“Abbiamo visto, ad esempio, che quando i sistemi sanitari vengono colpiti duramente da individui con COVID, comprensibilmente si dedichino a cercare di prendersi cura dei pazienti”, ha detto Murray.
Le critiche
Il modello statistico utilizzato dal team dell’Institute for Health Metrics and Evaluation è stato però criticato da un parte della comunità scientifica. “Penso che il messaggio generale dell’Istituto sia probabilmente valido, ma i numeri assoluti lo sono meno per molte ragioni”, ha detto William Hanage, epidemiologo della Harvard University.
(da Fanpage)
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