Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
ENTRAMBE LE DOSI A 9.856.159 DI ITALIANI
La soglia, non soltanto psicologica, è stata abbattuta a poche ore dall’ingresso dell’intera penisola in zona gialla: sono più di trenta milioni le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate alla popolazione.
A renderlo ufficiale è stato il contatore della struttura commissariale contro l’emergenza pandemica guidata dal generale Francesco Figliuolo, aggiornato a metà pomeriggio di sabato.
L’andamento della campagna vaccinale va naturalmente di pari passo con la disponibilità delle dosi nei magazzini. Al momento infatti le inoculazioni fatte (30.158.028) hanno permesso di dare fondo al 91,5% delle dosi arrivate (32.975.467) in Italia e distribuite agli ospedali e hub vaccinali dalla struttura commissariale.
Dati alla mano, poi, risultano essere quasi dieci milioni (9,8 mln) le persone che hanno completato il ciclo vaccinale con prima dose e richiamo, pari al 16,63% della popolazione.
Numeri più o meno in linea con quelli della Germania, dove sono undici milioni le persone vaccinate totalmente su un totale di 80 milioni di abitanti, e 44 milioni il numero di inoculazioni totali, secondo gli ultimi dati disponibili del Robert Koch Institute.
Il numero delle somministrazione è gradualmente salito
Non sempre si riesce a superare la quota 500mila somministrazioni giornaliere, ma non si scende mai al di sotto delle 400mila.
Se la curva dei vaccini sale, quella dei contagi parallelamente cala. Oggi si sono registrati 4.717 nuovi casi contro i 5.218 di venerdì, con un tasso di positività sceso all′1,6% (contro l′1,9%), il più basso dell’anno. I decessi sono stati 125 (mentre il giorno precedente erano morte 218 persone).
Il calo è ancora più evidente se lo si confronta con i dati di una settimana fa: sabato scorso il bollettino segnava 6.659 casi e 136 morti, con positività al 2,2%.
Se si fossero prese misure più stringenti 4 mesi fa probabilmente avremmo dei numeri risibili e si sarebbe potuto riaprire prima.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2021 Riccardo Fucile
SIAMO ALLA MEDIA DI 484.000 INOCULAZIONI, MA SIAMO IN RITARDO, DOVEVAMO ARRIVARCI IL 15 APRILE, OLTRE UN MESE FA SECONDO FIGLIUOLO
L’obiettivo delle 500mila somministrazioni al giorno non è ancora stato raggiunto. Anche se, per la prima volta, l’Italia si avvicina davvero alla media di 500mila somministrazioni giornaliere nella settimana che va dal 14 al 20 maggio
In quest’ultima settimana sono stati somministrati 3.390.000 vaccini, a fronte di 2.698.500 dosi consegnate. Dall’inizio della campagna vaccinale l’Italia ha somministrato 29,41 milioni di dosi, corrispondenti al 91,1% delle 32,28 milioni di dosi consegnate.
L’obiettivo del governo era quello di raggiungere le 500mila somministrazioni al giorno già da aprile. Non solo, come successo, ottenendo questo risultato in alcuni giorni, ma mantenendo una media superiore alle 500mila somministrazioni al giorno. Negli ultimi sette giorni la media, con un dato ancora non consolidato, è di 484.285 vaccini al giorno, a sole 15mila dosi dall’obiettivo dei 500mila giornalieri.
Va ricordato, però, che questo target era stato fissato prima per la metà e poi per la fine di aprile, ma ancora oggi l’Italia non somministra 500mila dosi al giorno.
Il picco di dosi inoculate è stato raggiunto il 14 maggio, con oltre 545mila. Anche il 15 e il 20 maggio sono state abbondantemente superate le 500mila dosi, mentre dal 16 al 19 il valore è sempre stato al di sotto del mezzo milione.§
Mettendo insieme i dati di queste ultime quattro settimane possiamo vedere che l’Italia ha somministrato 12.584.304 dosi, mentre quelle consegnate nel nostro Paese sono state 12.433.220. Il che dimostra come sia complicato, soprattutto decidendo di tenere una scorta di circa il 10% di dosi, poter dare al momento un’accelerazione alla campagna vaccinale.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2021 Riccardo Fucile
TIMORI NEL REGNO UNITO PER IL BOOM DELLA VARIANTE INDIANA: “+ 160% IN UNA SETTIMANA”
Mentre la Josh Hopkins ha conteggiato più di 3 milioni di decessi, Samira Asma, vicedirettore generale dell’Organizzazione per la Sanità, ha fatto sapere che le cose non stanno proprio così.
L’Oms sostiene che il bilancio delle vittime di Covid potrebbe essere «significativamente sottostimato». Rispetto ai calcoli fatti dalla Johns Hopkins University – basati sui dati ufficiali forniti dai ministeri della Salute – il cui bilancio, a oggi, segna 3.430.955 decessi, per l’Organizzazione mondiale della Sanità le cose potrebbero non stare proprio così.
Il numero di persone morte direttamente o indirettamente a causa del Covid «sono almeno il doppio, il triplo di quelle ufficiali», ha detto Samira Asma, vicedirettore generale dell’Oms parlando con i giornalisti in occasione della pubblicazione del rapporto annuale dell’Agenzia dell’Onu sulle statistiche sanitarie globali.
REGNO UNITO
Cresce la preoccupazione nel Regno Unito nel pieno della fase di riapertura delle attività per l’aumento della diffusione della variante indiana del Coronavirus, aumentata nell’ultima settimana del 160%.
E intanto emerge dai dati della Public Health England l’avanzare di una nuova variante al momento «sotto indagine». Conosciuta come VUI-21MAY-01 o AV.1, questa nuova variante è stata finora rilevata anche in Grecia e Ciad, ma non è ancora chiaro in quale Paese sia stata rilevata per la prima volta.
Negli ultimi sette giorni i casi relativi alla variante sono aumentati di 2.111: «Casi che stanno ancora interessando prevalentemente il Nord-Ovest dell’Inghilterra e Londra – spiegano dall’agenzia nazionale sanitaria – ma stiamo assistendo a gruppi di casi in tutto il Paese». Cifre che potrebbero essere sottostimate, visto che le rilevazioni risalgono a circa due settimane fa.
(da Open)
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Maggio 19th, 2021 Riccardo Fucile
IL CONFRONTO CON GLI ALTRI PAESI
Al 19 maggio 2021, il numero degli immunizzati in Italia – ossia che hanno completato il ciclo vaccinale – è pari a 9.049.348, ossia il 15,27 % della popolazione. Mentre il numero di italiani che hanno ricevuto la prima dose di vaccino è pari a 28.382.984.
Confrontando l’andamento delle campagne vaccinali di alcuni Paesi europei, da dicembre 2020 a oggi, si vede come Germania e Spagna abbiano una più alta percentuale di cittadini vaccinati con almeno una dose rispetto all’Italia. Numeri più bassi, invece, per Francia e Portogallo.
Sempre confrontando il nostro Paese con altri (Francia, Germania, Spagna e Uk) si nota come in tutti ci sia stato gradualmente un abbassamento dei nuovi casi di Covid-19 per milione di abitanti. A registrare i livelli più bassi, a maggio, è il Regno Unito. Seguono Spagna, Italia e Germania, mentre ha livelli più alti la Francia.
Nel mondo, al 17 maggio 2021, il 9,13% della popolazione risulta aver avuto almeno una dose di vaccino.
Alla stessa data, solo il 27,02 % della popolazione che abita in Europa ha ricevuto almeno una dose di vaccino. “Si sta arrivando ad una svolta nella lotta alla pandemia, ma nessuno è sicuro finché tutti non saranno sicuri. In questo momento cruciale, l’accesso universale ed equo ai vaccini e ai trattamenti deve essere la priorità numero uno della comunità globale”. Così il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis intervenendo al Parlamento europeo.
“Il modo più efficace per raggiungere questo obiettivo è chiaro: dobbiamo continuare a incrementare la produzione. Dobbiamo condividere i vaccini in modo più ampio e più veloce. E dobbiamo rendere i vaccini accessibili a prezzi abbordabili”, ha aggiunto.
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2021 Riccardo Fucile
“IL RISCHIO DI INFEZIONE DEVE DIVENTARE MOLTO BASSO E ANCORA NON CI SIAMO”
Per Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases americano e consigliere della Casa Bianca nella lotta alla pandemia di Covid, la decisione del Governo Draghi di riaprire con soltanto il 15% dei vaccinati non è stata una scelta assai prudente.
“La gravità della pandemia varia da paese a paese, e quindi è difficile dare giudizi uniformi, però il tasso del 15% di persone vaccinate è un po’ poco per riaprire”, ha detto nel corso della cerimonia all’ambasciata di Washington in cui ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere di gran Croce, scrive La Stampa.
“Significa che l’85% non è vaccinato, e quindi sarebbe prudente continuare ad usare le mascherine”, ha aggiunto l’esperto di origini italiane. Fauci precisa comunque che quel 15 per cento di vaccinati “è un buon inizio. L’Italia è un po’ indietro ma recupererà. L’Italia deve assicurarsi vaccini a sufficienza per vaccinare la maggioranza della popolazione. Ci sono molte opzioni, Moderna, Pfizer, J&J, AstraZeneca£”
Quando si tornerà a viaggiare tra USA e Italia?
Fauci ha parlato anche delle restrizioni sui viaggi tra Italia e Stati Uniti che potranno venire meno “quando il rischio di infezione sarà molto basso, spero entro la fine dell’estate o l’inizio di autunno”.
“Saranno comunque il governo di Roma e quello di Washington – rimarca lo scienziato a decidere quando sarà il momento giusto per eliminare il bando sui viaggi”. Dalle indiscrezioni non è da escludere un accordo sui viaggi in occasione del vertice Usa-Ue di giugno al quale parteciperà anche il presidente americano Joe Biden, dopo il summit Nato di Bruxelles in calendario il 4 e dopo il G7 in Cornovaglia, nel Regno Unito, dall’11 al 13 giugno.
Il Covid “non si può eliminare” per Fauci
“Non credo si possa eliminare il Covid. Possiamo controllarlo. Dovremo continuare a vaccinare con richiamo ogni anno o ogni anno e mezzo. Ma possiamo interrompere questa pandemia, possiamo ridurre le infezioni in modo che non sia più una minaccia pubblica”.
L’immunologo americano ha ricordato che solo in un caso è stato eradicato un agente patogeno fino questo momento, vale a dire quello del vaiolo. Ha poi spiegato che in ogni modo “bisogna evitare di dichiarare una vittoria prematura” sulla pandemia. “Non abbiamo ancora vinto questa battaglia. Ma a differenza dell’anno scorso – ha proseguito Fauci – ora abbiamo i vaccini. Se la maggior parte della popolazione sarà vaccinata riusciremo a ridurre le misure di sicurezza”.
(da Fanpage)
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Maggio 18th, 2021 Riccardo Fucile
“NON E’ TEMPO DI PROPAGANDA, DI DISTINGUO CONTINUI E INIZIATIVE PERSONALI”
“Lo chiedo davvero a tutti i presidenti, di andare avanti con il piano: è facile farsi prendere dalla propaganda e dire “apro questa categoria o un’altra”, ma se noi non mettiamo in sicurezza gli over 60, che sono quelli che hanno il 95% di probabilità di finire in ospedale, peggio ancora in terapia intensiva e peggio ancora di morire, non ne usciamo più“.
Parla chiaro da Firenze il generale Francesco Paolo Figliuolo, impegnato nella visita all’hub vaccinale del Nelson Mandela Forum. Una replica indiretta alle fughe in avanti degli amministratori che hanno interpretato in maniera “personalizzata” il piano vaccinale.
“C’è stato un calo dei ricoveri e dei decessi dando priorità alle classi vulnerabili”, riconosce il commissario all’emergenza Covid, che ricorda come proprio “i vaccini ad anziani e fragili”, abbiano “fatto sì che ieri, nella cabina di regia e nel conseguente Consiglio dei ministri, si siano prese decisioni importanti per il prosieguo della stagione e della vita di tutti noi”.
Ma avverte: “Adesso abbiamo davanti 2-3 settimane in cui si deve tenere la barra dritta. Invito le Regioni a seguire in maniera armonica e ordinata il piano vaccinale, che finora ha dato i suoi frutti perché c’è stata una leale collaborazione. Capisco le intenzioni di molti presidenti, ma bisogna essere realisti: il nostro obiettivo è fine settembre, se facciamo prima è meglio, ma il piano è ragionato e tiene conto delle capacità vaccinali”.
Il generale ha risposto alle domande sui due casi (uno a Massa e uno a Livorno) in cui sono state somministrate diverse dosi di farmaco tutte insieme: “Si farà una verifica sui protocolli ma sono assolutamente confidente che quanto è stato fatto possa essere frutto di un errore umano dovuto anche al sovraffaticamento. Chiaramente si vedrà nel dettaglio”, ha detto.
Rassicurando sul fatto che AstraZeneca “continua a distribuire” le dosi concordate, “a fine settimana ne arriveranno 400mila e poi a fine mese ne avremo ancora un milione e 750mila a livello nazionale”, ha detto.
“Da giugno, con l’arrivo massiccio di vaccini, potremo pensare ad inoculazioni massicce sul resto delle categorie: penso alle categorie produttive, gli alberghieri, al settore della grande distribuzione che ne hanno bisogno, i cassieri che hanno lavorato dall’inizio della pandemia e che per me sono eroici come i medici. Tutti sono essenziali ma adesso dobbiamo continuare a mettere in sicurezza le persone più vulnerabili”.
(da agenzie)
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Maggio 16th, 2021 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA’
I vaccini anti-Covid riducono sensibilmente il rischio di infezione, ricovero e decesso. Sono queste i risultati dello studio condotto da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute sull’impatto delle vaccinazioni sul rischio di contagio, ricovero e morte per il Coronavirus.
“Il rischio di infezione, ricovero e decesso – si legge nel documento – diminuisce progressivamente dopo le prime due settimane e fino a circa 35 giorni dopo la somministrazione della prima dose. Dopo i 35 giorni si osserva una stabilizzazione della riduzione che è circa dell’80% per il rischio di diagnosi, del 90% per il rischio di ricovero e del 95% per il rischio di decesso”. Gli effetti sono simili tra uomini e donne.
Lo studio parte dai dati accumulati al 3 maggio, quando in Italia sono state vaccinate 14,36 milioni di persone per un totale di 21,2 milioni di dosi somministrazione.
Al fine dell’analisi il campione analizzato è di 13,72 milioni di persone che hanno ricevuto i vaccini Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson.
In particolare la valutazione dei dati si concentra su 7,37 milioni di persone vaccinate prima del 4 aprile. Si sottolinea, inoltre, che per il 92,7% delle persone vaccinate con Pfizer e Moderna prima del 4 aprile sono stati rispettati i tempi per la somministrazione della seconda dose (tra 21 e 25 giorni per Pfizer e tra 28 e 30 per Moderna), con una minore osservanza di questa indicazione nelle Regioni del Sud, tra gli ospiti delle Rsa e nel personale scolastico (in questo caso la campagna è stata sospesa).
In tutti i periodi considerati, lo studio permette di “osservare una rapida riduzione dell’incidenza di diagnosi a partire dai 14 giorni successivi alla somministrazione della prima dose”.
Un dato che vale per tutte le categorie, partendo dal presupposto che inizialmente i gruppi con incidenza più elevata erano gli ospiti delle Rsa e gli operatori sanitari: “In tutte le categorie si osserva comunque una riduzione dell’incidenza all’aumentare del tempo dalla somministrazione della prima dose”. L’incidenza delle diagnosi di infezione, nelle due settimane successive alla somministrazione della prima dose di qualsiasi vaccino, si attesta a 2,90 per 10.000 giorni persona, mentre sopra i 15 giorni dalla prima dose questo tasso si riduce a 1,33.
Discorso simile vale anche per i casi gravi e l’incidenza dei ricoveri: si passa da 0,44 nelle due settimane successive a 0,18 dopo i 15 giorni dalla prima somministrazione. Dato in linea anche con quello dei decessi: l’incidenza scende da 0,18 a 0,04. L’età mediana delle persone vaccinate e poi contagiate è 57 anni, per quelle ricoverate è di 84 anni e per quelle decedute è di 87 anni. Questi dati valgono in maniera tra loro molto simile per tutte le fasce d’età, per tutte le categorie, per tutte le Regioni italiane e senza differenze tra uomini e donne.
La seconda parte dello studio si concentra sulle stime del rischio di diagnosi di Covid-19 dopo la prima dose: dai 14 ai 21 giorni successivi alla somministrazione della prima dose si registra una progressiva riduzione di questo rischio, con il plateau del rapporto tra le incidenze che si attesta a circa 0,20 dopo 35-42 giorni dalla prima dose. Dopo 35-42 giorni dal vaccino, quindi, la riduzione dei contagi è quasi massima, con la discesa statistica dei casi che rallenta ma senza registrare una nuova risalita del rischio. Lo stesso discorso vale per i ricoveri, con un plateau di 0,10 sempre a 35-42 giorni; non cambia nulla per i decessi, per cui si registra la stessa tendenza: il plateau di circa 0,05 viene raggiunto a 35-42 giorni dalla prima dose. Non ci sono differenze tra le varie categorie (stesso trend per operatori sanitari e ospiti delle Rsa) o tra uomini e donne. Per quanto riguarda le differenti fasce d’età, l’andamento è simile per tutti, con un plateau di circa 0,20 a 35-42 giorni. In più, per gli over 60 e per gli over 80 si vede anche un’ulteriore decrescita dei casi intorno ai 100 giorni dalla prima somministrazione.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
SE QUALCUNO VUOLE APPUNTARSI MEDAGLIE NON LO FACCIA DISORIENTANDO GLI ITALIANI
Fino alla decisione di posticiparne il richiamo tra prima e seconda dose a 42 giorni, c’era una certezza nella difficile battaglia al maledetto virus, ed era il vaccino Pfizer, punto fermo intorno al quale gli altri si muovevano e non proprio in linea retta.
Come per esempio Astrazeneca, vittima della letale miscela infodemica che ormai si è imparato a conoscere (fatti + opinioni + dichiarazioni ufficiali contraddittorie), e alla fine comunque in calo di reputazione e fonte di più o meno riposta preoccupazione nell’opinione pubblica un po’ confusa. Insomma, mentre si cercava di capire se Astrazeneca dovesse essere raccomandato agli under 60 – e ancora non è chiarissimo – , Pfizer rimaneva la pietra angolare del sistema, il bastione della campagna vaccinale.
Poi il 5 maggio scorso arriva l’indicazione del Cts che viene recepita da una circolare del ministero della Salute: è “raccomandabile” un prolungamento nella somministrazione della seconda dose dei vaccini a mRNA Pfizer-BioNtech e Moderna “nella sesta settimana dalla prima dose”. Ci sono ancora troppi non vaccinati nelle fasce a rischio, sostengono i nostri scienziati, e visto che la protezione è “già alta con la prima iniezione”, meglio estendere a 42 giorni il tempo del richiamo.
Come si intuì presto, la raccomandazione del Cts sortì effetti importanti: sia in positivo, l’allargamento potenziale della platea dei vaccinati, il rinnovato entusiasmo del generale Figliuolo nel raggiungere i target sperati, ma anche in negativo, cambiando i sistemi di prenotazione delle regioni, alimentando un po’ di confusione tra coloro che avevano già prenotato il richiamo e gli altri.
Quello che non ci sarebbe aspettato, e di cui non si sentiva il bisogno, era una polemica sulla legittimità scientifica della decisione. Polemica che invece arriva, purtroppo.
È Pfizer a innescarla, con le parole del suo direttore medico in Italia, Valeria Marino che non la fa tanto lunga: “Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni”. E ancora: ”È una valutazione del Cts, osserveremo quello che succede”. Risposta tosta del prof. Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità che chiude ogni discussione: “Pfizer crea sconcerto, la dose a 42 giorni è efficace”. Puntualizzazione del sottosegretario alla Salute Andrea Costa: “La scelta di posticipare a 42 giorni la seconda dose è stata fatta sulla base di pareri del Cts che a sua volta si è rifatto ai pareri dell’Ema”. Controreplica di Pfizer Italia: “Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi sono di competenza delle autorità sanitarie e possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica”. E la vicenda è destinata a continuare.
Per semplificare, in nome del piano vaccinale chiediamo di non essere disturbati sulla base di evidenze scientifiche, dicono scienziati e governo; non entriamo nel merito del piano vaccinale ma se le cose non vanno come sperate, vi abbiamo avvertito, e sulla base di evidenze scientifiche, dice l’azienda produttrice.
Noi non entriamo nel merito delle evidenze scientifiche, ma se ricominciano i dubbi e le rinunce, le polemiche e i sussulti no vax anche sul sacro Pfizer (e Moderna), poi non dite che non vi avevamo avvertito.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 11th, 2021 Riccardo Fucile
CONSIDERANDO LE FORNITURE DELLE PROSSIME SETTIMANE (3 MILIONI DI DOSI OGNI 7 GIORNI) NON CI SARA’ ALCUN INCREMENTO
Circa tre milioni di dosi consegnate a settimana. Che vorrebbe dire una media al di sotto delle 450mila somministrazioni al giorno.
Bastano questi due numeri per capire che al momento ipotizzare un’accelerazione per la campagna vaccinale è tutt’altro che facile. Almeno fino alla fine di maggio.
Poi, probabilmente, un reale aumento delle somministrazioni potrebbe arrivare a giugno, quando l’obiettivo del commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Francesco Paolo Figliuolo, è quello di raggiungere la cifra di un milione di somministrazioni al giorno. Per ora, però, bisogna fare i conti con le forniture.
E le dosi disponibili non sembrano essere tantissime, almeno per le prossime tre settimane. Da qui alla fine di maggio/inizio di giugno l’Italia dovrebbe ricevere, mediamente, circa 3 milioni di dosi a settimana. Se dovesse riuscire a somministrarle tutte – considerando che da parte ci sono quasi altre tre milioni di dosi di scorta – saremmo comunque a un livello persino più basso di quello dell’ultima settimana.
Questa settimana l’Italia riceverà circa 3 milioni di dosi, di cui circa 2,1 milioni di Pfizer e altre 900mila tra AstraZeneca, ma anche – in maniera ridotta – Moderna e Johnson & Johnson.
Consultando i dati disaggregati messi a disposizione dal governo, si può vedere come nella precedente settimana – dal 2 all’8 maggio (ultimo giorno in cui sono arrivate nuove consegne) – le dosi ricevute sono state 2,6 milioni. Contro le 4,9 milioni della settimana dal 25 aprile all’1 maggio e le 2,5 milioni della settimana 18-24 aprile.
Per provare a capire quante dosi arriveranno nelle prossime settimane, comunque, i dati certi sono pochi. Finora a maggio sono state consegnate 4,7 milioni di dosi: quelle previste, per tutto il mese, sono tra i 15 e i 17 milioni, come confermato a Fanpage.it dalla struttura commissariale. Il che vuol dire che mancano circa 12 milioni di dosi (nell’ipotesi in cui arrivino tutte).
Le 12 milioni di dosi rimanenti per maggio dovrebbero arrivare nelle restanti settimane di maggio: tre milioni tra oggi e il 16 maggio, altre tre tra il 17 e il 23, altrettante tra il 24 e il 30 e le ultime tre milioni di dosi nella settimana a cavallo tra fine maggio e inizio giugno.
Di fatto parliamo di circa 3 milioni di dosi a settimana, almeno di media, per quasi un altro mese. Il che vuol dire che fino a inizio giugno l’accelerata è impossibile.
Una certezza che viene da un dato: l’Italia nell’ultima settimana ha somministrato poco meno di 3,2 milioni di dosi, il record finora in sette giorni. Ma si tratta di un ritmo che nella migliore delle ipotesi potrà solo essere confermato, mentre un’accelerazione sembra da escludere.
Quanti vaccini riesce a somministrare l’Itali
Se guardiamo ai dati della settimana che va dal 30 aprile al 6 maggio, l’Italia ha somministrato in totale poco meno di 3,2 milioni di dosi, con una media giornaliera intorno alle 450mila inoculazioni di vaccino anti-Covid al giorno.
Una cifra al di sotto anche delle previsioni per metà aprile, quando il governo si si augurava di raggiungere le 500mila dosi al giorno.
Guardando gli ultimi dati si registrano 375mila dosi somministrate domenica 9 maggio, 498mila sabato 8 maggio, 530mila venerdì 7 maggio e 508mila giovedì 6 maggio.
Cifre che, ricevendo circa 3 milioni di vaccini al giorno, non sembrano poter essere incrementate almeno fino a inizio giugno, quando si prevede un raddoppio delle consegne di Pfizer. Raddoppio che secondo alcune fonti potrebbe avvenire dal 3 giugno, ma che in realtà non ha ancora una data precisa, come confermano dalla struttura commissariale.
Le scorte: Italia conserva circa 10% dosi in magazzino
L’unico modo che avrebbe l’Italia per accelerare nella campagna vaccinale prima di giugno, quindi, è quello di attingere alle scorte. Al momento nei magazzini ci sono circa 2,9 milioni di dosi, corrispondenti a poco più del 10% del totale delle dosi somministrate: gli ultimi dati mostrano infatti un 89,4% di dosi somministrate sul totale di quelle consegnate.
Vaccini che potrebbero, se utilizzati tutti, portare alla somministrazione di circa 700mila dosi in più a settimana fino a inizio giugno. Un’ipotesi che sembra, però, da scartare, perché la raccomandazione del commissario Figliuolo è quella di mantenere circa il 10% di scorte a scopo precauzionale, per evitare una carenza di vaccini per chi deve effettuare il richiamo.
E il 10%, ad oggi, corrisponde più o meno a tre milioni di dosi che l’Italia continuerà, presumibilmente, a conservare. Il che conferma, ancora una volta, che sarà praticamente impossibile somministrare più di 3 milioni di dosi (o poco più) a settimana, stando alle previsioni sulle consegne. La campagna vaccinale, quindi, potrà proseguire al ritmo attuale, ma non andare più veloce, almeno fino a inizio giugno.
(da Fanpage)
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