DOPO ASTRAZENECA, NON GIOCHIAMOCI LA FIDUCIA SU PFIZER: DELLA FORZATURA SUL RINVIO DELLA SECONDA DOSE NON SE NE SENTIVA IL BISOGNO
SE QUALCUNO VUOLE APPUNTARSI MEDAGLIE NON LO FACCIA DISORIENTANDO GLI ITALIANI
Fino alla decisione di posticiparne il richiamo tra prima e seconda dose a 42 giorni, c’era una certezza nella difficile battaglia al maledetto virus, ed era il vaccino Pfizer, punto fermo intorno al quale gli altri si muovevano e non proprio in linea retta.
Come per esempio Astrazeneca, vittima della letale miscela infodemica che ormai si è imparato a conoscere (fatti + opinioni + dichiarazioni ufficiali contraddittorie), e alla fine comunque in calo di reputazione e fonte di più o meno riposta preoccupazione nell’opinione pubblica un po’ confusa. Insomma, mentre si cercava di capire se Astrazeneca dovesse essere raccomandato agli under 60 – e ancora non è chiarissimo – , Pfizer rimaneva la pietra angolare del sistema, il bastione della campagna vaccinale.
Poi il 5 maggio scorso arriva l’indicazione del Cts che viene recepita da una circolare del ministero della Salute: è “raccomandabile” un prolungamento nella somministrazione della seconda dose dei vaccini a mRNA Pfizer-BioNtech e Moderna “nella sesta settimana dalla prima dose”. Ci sono ancora troppi non vaccinati nelle fasce a rischio, sostengono i nostri scienziati, e visto che la protezione è “già alta con la prima iniezione”, meglio estendere a 42 giorni il tempo del richiamo.
Come si intuì presto, la raccomandazione del Cts sortì effetti importanti: sia in positivo, l’allargamento potenziale della platea dei vaccinati, il rinnovato entusiasmo del generale Figliuolo nel raggiungere i target sperati, ma anche in negativo, cambiando i sistemi di prenotazione delle regioni, alimentando un po’ di confusione tra coloro che avevano già prenotato il richiamo e gli altri.
Quello che non ci sarebbe aspettato, e di cui non si sentiva il bisogno, era una polemica sulla legittimità scientifica della decisione. Polemica che invece arriva, purtroppo.
È Pfizer a innescarla, con le parole del suo direttore medico in Italia, Valeria Marino che non la fa tanto lunga: “Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni”. E ancora: ”È una valutazione del Cts, osserveremo quello che succede”. Risposta tosta del prof. Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità che chiude ogni discussione: “Pfizer crea sconcerto, la dose a 42 giorni è efficace”. Puntualizzazione del sottosegretario alla Salute Andrea Costa: “La scelta di posticipare a 42 giorni la seconda dose è stata fatta sulla base di pareri del Cts che a sua volta si è rifatto ai pareri dell’Ema”. Controreplica di Pfizer Italia: “Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi sono di competenza delle autorità sanitarie e possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica”. E la vicenda è destinata a continuare.
Per semplificare, in nome del piano vaccinale chiediamo di non essere disturbati sulla base di evidenze scientifiche, dicono scienziati e governo; non entriamo nel merito del piano vaccinale ma se le cose non vanno come sperate, vi abbiamo avvertito, e sulla base di evidenze scientifiche, dice l’azienda produttrice.
Noi non entriamo nel merito delle evidenze scientifiche, ma se ricominciano i dubbi e le rinunce, le polemiche e i sussulti no vax anche sul sacro Pfizer (e Moderna), poi non dite che non vi avevamo avvertito.
(da Huffingtonpost)
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