“DISTRIBUIRE I MIGRANTI CON CHI CI STA”: LAMORGESE CHIAMA BRUXELLES E RICEVE IL SI’ DI SPAGNA, FRANCIA E PORTOGALLO
DOMANI SUMMIT A LISBONA
“Serve un meccanismo europeo di solidarietà per l’estate, con i paesi che ci stanno: su base volontaria”. Luciana Lamorgese prende il telefono e chiama la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson.
La situazione sta sfuggendo di mano perché la bella stagione aumenta gli arrivi sulle coste meridionali e una gestione europea degli sbarchi non si materializza.
Allora, siccome dall’epoca del piano Juncker sulle ‘relocations’ nel 2015 si è capito che un meccanismo obbligatorio di redistribuzione tra gli Stati europei non si concretizzerà mai, la ministra degli Interni chiede a Johansson per mettere in piedi almeno un meccanismo su base volontaria per gestire gli arrivi dei prossimi mesi, che già si annunciano critici.
Il piano conta sulla disponibilità della Spagna, Francia, Portogallo, i paesi che in questi anni hanno dato una mano, riferiscono fonti di governo. Ma molto probabilmente stavolta Roma non potrà contare su Berlino: in Germania ci sono le elezioni il 26 settembre e il tema immigrazione resta sensibile.
“L’Ue deve dare solidarietà”, concorda Johansson ringraziando l’Italia. Anche la commissaria Ue sa che per arrivare ad una discussione e approvazione da parte degli Stati membri del ‘nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo’, proposto dalla Commissione a fine settembre 2020, servirà tempo. Ma le coste del sud Italia e degli altri paesi di frontiera sono già in emergenza.
Intanto, domani, grazie all’interessamento della presidenza portoghese dell’Ue, che ha fissato l’immigrazione tra i temi prioritari della sua agenda, l’Unione riprende il dossier abbandonato durante il primo inverno di pandemia.
Proprio mentre in Italia la materia torna a scaldare lo scontro politico nella stessa maggioranza Draghi, domani i ministri degli Interni europei si riuniranno al centro culturale di Belem, a Lisbona. Lamorgese partecipa in videoconferenza da Roma. Presenti il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas, la commissaria Johansson, rappresentanti di Libia, Egitto, Algeria, Mauritania, Marocco, Niger, Senegal e Tunisia, di Frontex e dell’Easo, la struttura europea che fornisce supporto nelle pratiche per la richiesta d’asilo, dell’Unhcr e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim). Ci saranno anche i rappresentanti dei due processi di dialogo sui flussi migratori avviati dall’Ue con i paesi africani (‘Rabat process’ e ‘Khartoum process’).
All’ordine del giorno della discussione c’è la gestione dei flussi di migrazione irregolare, lo sviluppo di procedure di rimpatrio “sicure ed efficaci”, ma anche “rotte legali per la migrazione”. Inoltre la riunione servirà anche a fare il punto sul ruolo di agenzie come l’Easo, visto che le procedure d’asilo sono nelle mani degli Stati di primo approdo perché la riforma di Dublino tarda ad arrivare per mancanza di disponibilità degli altri Stati europei a condividere la responsabilità con i paesi di frontiera come l’Italia.
Ma il summit portoghese servirà anche a discutere del ruolo di Frontex, l’agenzia europea che si occupa dei controlli di sicurezza sulle frontiere esterne, finita nella bufera per accuse di corruzione (indaga l’ufficio europeo per la lotta anti-frode, Olaf), perché accusata di aver respinto migranti nell’Egeo (sta indagando il Parlamento europeo) oppure per non essere intervenuta attivamente per mettere in salvo migranti in difficoltà (come è successo a fine aprile con il naufragio al largo di Tripoli).
Il vertice di domani è il primo appuntamento europeo sull’immigrazione degli ultimi otto mesi, quasi interamente dedicati all’emergenza covid e alle misure per combattere la crisi economica. Dallo scorso settembre, quando la Commissione Europea ha presentato la sua proposta per un “nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo” limitandosi a emendare il regolamento di Dublino, gli Stati membri non ne hanno discusso nemmeno una volta. Il 27 aprile scorso la Commissione Europea ha presentato un’altra proposta basata sui rimpatri volontari, con un sistema di incentivi per il ritorno nei paesi d’origine.
Il tema della distribuzione dei migranti che arrivano nei paesi della periferia tra gli altri Stati membri sembra sparito dai radar. E da qui nasce l’iniziativa di Lamorgese, volta a rianimare lo spirito di solidarietà degli accordo di Malta.
(da agenzie)
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