Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
IL TRENO INAUGURATO IN POMPA MAGNA DA TOTI ACCUMULA 30 MINUTI DI RITARDO… E DALL’INTERCITY CHE CI SUPERA QUALCUNO CI FA PURE IL GESTO DELL’OMBRELLO
Ci sarà un motivo per cui gli italiani stanno al quarantottesimo posto nella classifica della felicità ?
Un’idea io ce l’ho e anche per verificarla ho voluto provare il nuovo Frecciarossa Genova-Venezia: una delle ragioni, dicono, per essere ottimisti sul futuro.
Genova, si sa, è lontana da tutto, specie da Milano: ci vogliono quasi due ore ad andare e altrettante a tornare, con l’Intercity.
Così, per tacitare i pendolari, da sempre sul piede di guerra, il centrodestra ligure ha ottenuto da Trenitalia la Freccia 9796, che poi prosegue sino a Venezia, per una botta di vita.
Io lavoro ancora più in là , a Trieste, e già arrivare a Venezia senza cambio a Milano è un bel colpo; per rendere la Freccia concorrenziale con l’Intercity, inoltre, per me il prezzo è minore, sinchè dura.
Insomma: alla 6 e 58 del 20 marzo mi sono presentato al binario, carico di bagagli e speranze.
La mia carrozza, la nove, era deserta: come sempre. Ma non perchè i pendolari sono refrattari alle novità bensì perchè la Freccia arriva a Milano solo nove minuti prima dell’Intercity e costa di più.
Inoltre, metà dei cessi erano rotti, come al solito. I
n più i miei unici compagni di viaggio — due tipici manager genovesi diretti nel capoluogo meneghino — si scambiavano le solite frescacce, come: per lucidare i cerchioni della BMW bisogna procurarsi un marocchino; mai sposare donne straniere, chiedono il pacchetto completo, suocera compresa; il problema della Sardegna sono i sardi.
Su quest’ultima vorrei anzi aggiungere — per amicizia con i sardi — che, primo, anche la Liguria sarebbe bellissima se non ci fossero i liguri, secondo, nel caso dei sardi il problema è l’inverso.
È la Sardegna il problema dei sardi: ormai ci si arriva solo in aereo da Roma e neppure con Alitalia ma con la compagnia rumena Blue Air.
Nel frattempo, ogni tanto la Freccia si fermava in aperta campagna, e pure lì i manager scherzavano: andavamo così veloci, per loro, che ci sembrava d’essere fermi. Macchè, eravamo proprio fermi.
L’altoparlante, a intervalli regolari, scandiva che un (misterioso) «guasto tecnico all’infrastruttura» ci aveva fatto accumulare prima cinque, poi 14, infine 22 minuti di ritardo.
A un certo punto siamo stati sorpassati dall’Intercity, e qualcuno, là sopra, deve averci anche fatto il gesto dell’ombrello.
Che poi per me il ritardo è stato salutare, altrimenti a Mestre, la mia stazione di cambio, avrei dovuto aspettare due ore il treno per Trieste: dalle 10 e 58 alle 12 e 53, per la precisione.
Invece ho aspettato solo un’ora e mezza, ma che sarà mai, sono andato a mangiare alle Botti, pure quelle comprate dai cinesi.
Alla fine ho persino chiesto alla padrona: ehi, v’interesserebbe comprare anche le Ferrovie dello Stato?
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
SECONDO IL CORRIERE CI SONO SOLO META’ DELLE RESISTENZE ANTIGHIACCIO NECESSARIE
Tutta colpa delle “scaldiglie“. Cioè i sistemi installati negli scambi ferroviari per evitare che ghiaccino e impediscano il corretto passaggio dei vagoni.
Intorno alla stazione Termini gli scambi sono circa 300 e la metà , secondo il Corriere della Sera, è sprovvisto di scaldiglie.
In altri casi ci sono ma non hanno funzionato a dovere.
Così lunedì Rete ferroviaria italiana ha dovuto mandare squadre di operai a cercare di risolvere la situazione.
Cosa che ha finito per causare ritardi fino a 8 ore e la soppressione del 20% dei treni a lunga percorrenza e del 70% di quelli del traffico regionale.
Non ha aiutato il guasto a un treno Italo sulla direttissima Roma-Firenze all’altezza di Orte, in provincia di Viterbo, che ha ridotto la circolazione a un unico binario creando una lunga coda di convogli in entrambe le direzioni.
Il giorno dopo, la situazione resta critica: martedì sarà garantito solo l’80% dei treni alta velocità e il 50% dei treni del trasporto regionale nel Lazio. Inoltre tutti i treni alta velocità in arrivo e partenza da Roma fermeranno nella stazione Tiburtina.
Lunedì sera il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha fatto sapere di aver chiesto “con la massima urgenza un dettagliato rapporto in riferimento ai rilevanti ritardi registrati oggi nella circolazione dei treni, nel nodo di Roma e nel Centro-nord del Paese, che hanno causato notevoli disservizi e disagi ai passeggeri”, anche “al fine di poter valutare eventuali responsabilità anche delle imprese ferroviarie che eserciscono il servizio”.
Il ministero chiede delucidazione “sulle cause che hanno, di fatto, generato tale situazione, con riferimento ai vari sottosistemi della rete ferroviaria, nonchè alle attività e ai comportamenti delle medesime imprese”.
In particolare Delrio vuol sapere “se siano state attuate le corrette azioni manutentive e se e quali misure siano state adottate preventivamente, in ragione delle già note previsioni meteorologiche, ai fini della tutela dei viaggiatori”. Si vedrà dunque se la risposta del gestore della rete confermerà i problemi alle scaldiglie.
Silvano Spada, esperto di sistemi ferroviari interpellato dal quotidiano di via Solferino, aggiunge comunque che oltre alla condizione della rete va valutato lo stato del materiale rotabile: “Per i convogli bisogna assicurarsi che il sistema di innalzamento/abbassamento del pantografo funzioni correttamente: se questo non accade, i vagoni si fermano”.
Occorre poi che i cavi ad alta tensione siano adeguatamente ricoperti di grasso antigelo.
Il Codacons presenterà oggi un esposto a 104 procure in tutta Italia. “Dopo le indagini chieste dal Ministro dei Trasporti Delrio, sul caos ferroviario che nelle ultime ore ha devastato il paese sarà la magistratura ad intervenire — si legge nel comunicato — Il Codacons chiede di aprire inchieste sul territorio per accertare cause e responsabilità dei pesantissimi disagi ferroviari che hanno interessato tra ieri e oggi il paese”. “Le Procure dovranno indagare per interruzione di pubblico servizio verificando le inefficienze dei gestori ferroviari — afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi — E’ intollerabile che maltempo e basse temperature possano mettere in ginocchio l’intero settore dei trasporti su rotaie, coinvolgendo migliaia di incolpevoli passeggeri che hanno subito disagi assurdi”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 26th, 2018 Riccardo Fucile
CHIESTO UN RAPPORTO DETTAGLIATO PER VALUTARE RESPONSABILITA’
Quando a metà pomeriggio Trenitalia diffonde il bollettino dei treni cancellati, ecco che dal
dicastero dei Trasporti trapela la forte irritazione del ministro Graziano Delrio, descritto come “molto arrabbiato” dopo una giornata di passione a causa dei forti disagi che i viaggiatori e i pendolari si sono ritrovati a subire con l’arrivo della neve. La rete ferroviaria in tilt: ritardi fino a 7 ore, convogli bloccati a lungo sui binari, stazioni affollate. Attesa e rabbia, senso di impotenza e passo di lumaca.
In costante contatto dalle prime ore del mattino con i vertici delle aziende che viaggiano sui binari, da Fs a Italo, Delrio non ha nascosto che tutto ciò che è successo si sarebbe potuto evitare dal momento che l’allerta meteo era prevista da giorni e le aziende di trasporto avrebbero dovuto mettere in atto le “corrette azioni manutentive”. La rabbia, con il passare delle ore, arriva a tal punto che secondo quanto riferiscono fonti del Mit, il ministro chiede a Rete ferroviaria italiana “un dettagliato rapporto al fine di poter valutare eventuali responsabilità “.
Tutto ciò perchè la stragrande maggioranza dei treni è stata cancellata.
Primi fra tutti gli Intercity con destinazione Roma o con partenza dalla Capitale. Alle 17.20 le agenzie di stampa fanno il resoconto di una giornata di caos: Trenitalia ha cancellato il 20% dei treni a lunga percorrenza e il 70% di quelli regionali. Lo scotto più alto lo pagano, ancora una volta, i pendolari.
Delrio attacca. A sei giorni dal voto l’immagine di un’Italia prigioniera delle sue infrastrutture pesa.
Ma il destinatario della richiesta del ministro non ci sta a passare come il colpevole del black out.
I tre amministratori delegati di Rfi, Fs e Trenitalia – viene spiegato dal gruppo – risponderanno a Delrio, difendendo il lavoro messo in campo e sostenendo che “rispetto a quelle che erano le previsioni è stato fatto tutto quello che si doveva fare”. Di chi è, allora, la colpa dei disagi? Delle previsioni che si sono rivelate di fatto sbagliate.
Perchè il bollettino della Protezione civile, preso come base per l’offerta dei treni messa in campo oggi, aveva previsto una nevicata di minore durata e intensità . E invece – è la linea di Fs – la nevicata è durata di più e “in alcune tratte c’erano anche 50 centimetri di neve”.
Nel dettaglio, i vertici del gruppo replicheranno a Delrio sottolineando che la nevicata a Roma si è prolungata di tre ore rispetto alla previsione iniziale, determinando una situazione diversa rispetto a quella che ha fatto da base all’attivazione dei piani neve e gelo di Rfi e Trenitalia negli scorsi giorni. “È stato necessario rimodulare in corso d’opera le attività sia sul fronte del personale per le attività sulla rete ferroviaria sia l’offerta commerciale”, spiegano dal gruppo.
Altro elemento, sempre secondo Fs, che ha reso il caos ancora più frenetico: un treno Italo che si è bloccato sulla direttissima Roma-Firenze, nei pressi della stazione di Orte, in provincia di Viterbo. Paralisi per ore e possibilità di usare un solo binario, con la circolazione a senso alternato. Così i ritardi sono cresciuti, arrivando in alcuni casi a sfiorare le sette ore.
La rete ferroviaria non ha retto e non l’hanno fatto in particolare le scaldiglie, quei sistemi installati negli scambi ferroviari che permettono di sciogliere la neve.
La scaldiglia, viene spiegato, lavora fino a una certa quantità di neve: superata una certa soglia è necessaria una manutenzione straordinaria, di fatto l’intervento di un operaio che toglie l’accumulo di neve che si crea sia con la caduta della neve ma anche con il passaggio dei treni, che nel sottocassa trasportano neve e ghiaccio.
La giornata di passione delle ferrovie si accende nella rabbia dei passeggeri, ma anche nel rimpallo tra Delrio, il gruppo Fs, con tutti i suoi sottoinsiemi, e Italo. Per evitare una nuova odissea domani si viaggia a velocità molto ridotta: Rfi garantisce l’80% dei treni ad alta velocità e il 50% dei convogli del trasporto regionale nel Lazio. Livello 2 di una scala a tre gradini: l’ultimo step è la chiusura delle tratte ferroviarie.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 27th, 2018 Riccardo Fucile
STAVANO FACENDO DEI RILIEVI CON STRUMENTI A ULTRASUONI… RFI: “L’UTILIZZO DI SPESSORI IN LEGNO NON E’ PREVISTO DAI PROTOCOLLI OPERATIVI”
Quattro operai con pettorine di Rete Ferroviaria Italiana sono stati sorpresi dalla polizia questa mattina a Pioltello a un centinaio di metri dal “punto zero” della linea Cremona-Milano dove giovedì scorso è deragliato il treno 10452, provocando 3 morti e 46 feriti.
I quattro operai si trovavano all’interno dell’area posta sotto sequestro dalla magistratura e per questo sono stati accompagnati in Questura per essere identificati.
Nei loro confronti è scattata una denuncia per violazione di sigilli.
Secondo quanto riferito da fonti della polizia e da alcuni testimoni, gli operai stavano effettuando rilievi con strumenti ad ultrasuoni, di solito utilizzati per verificare fratture sulle rotaie. Nell’area la polizia scientifica e la Polfer stanno segnando i punti di interesse che poi verranno analizzati attentamente, con il sussidio anche di riprese dai droni.
Intanto la stessa Rfi a proposito dello spessore al di sotto di una rotaia che appare nel luogo dove è avvenuto il cedimento di un binario fa sapere che: “L’utilizzo di spessori in legno non è previsto dalle normative tecniche e dai protocolli operativi di Rete Ferroviaria Italiana” e ribadisce che “le cause dell’incidente di Pioltello sono attualmente oggetto delle indagini degli inquirenti, che determineranno la dinamica e le cause del deragliamento”.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2018 Riccardo Fucile
UNA TAVOLETTA DI LEGNO ERA STATA SISTEMATA COME UN TAPPULLO
Un pezzo di legno infilato sotto la rotaia dove la giuntura è usurata e senza alcuni bulloni e dalla quale si è staccato il pezzo di binario potrebbe essere una delle concause dello svio, assieme anche alla traversina che nel tempo si sarebbe sgretolata, che ha provocato il deragliamento del treno Trenord che viaggiava da Pioltello a Segrate.
Secondo questa tesi, racconta oggi Repubblica, è questa la pista che seguono gli investigatori per ricostruire le ragioni del deragliamento del treno a Pioltello che giovedì mattina ha causato tre morti. Il macchinista ha spiegato agli inquirenti: «Non ho notato niente di anomalo, non ho sentito nessun rumore, nessuna vibrazione, altrimenti avrei azionato il freno d’emergenza».
I magistrati hanno effettuato nuovi rilievi sui tre chilometri di tratta che l’11 gennaio erano stati esaminati dalla macchina per la diagnostica senza che nulla fosse rilevato. Il “punto zero” è stato fotografato con la tecnica della fotogrammetria (che consente di avere immagini in 3D): il segmento interessato alla rottura è stato quindi tagliato e portato in laboratorio, così come è stata messa in sicurezza la scatola nera.
I pm hanno ispezionato poi la locomotrice e i vagoni, in particolare la terza carrozza, la prima a scarrocciare, dove all’alba di giovedì hanno perso la vita Pierangela Tadini, 51anni, Giuseppina Pirri, 39 anni, e Ida Maddalena Milanesi, 61 anni. Le autopsie sulle vittime saranno eseguite la prossima settimana, un “accertamento irripetibile” che potrebbe portare, come atto dovuto, all’iscrizione nel registro degli indagati dei dirigenti di Rfi, senza escludere quelli di Trenord, la società proprietaria del treno.
Chi ha messo la tavoletta, scrive il Corriere, potrebbe aver valutato che si potesse risolvere il problema con la sostituzione dei giunti che era prevista per le prossime settimane. Quelli nuovi erano già pronti lungo la massicciata.
«Si chiama manutenzione correttiva, una scorta d’emergenza pronta sul posto, così in caso di necessità si ha già il pezzo pronto», ha spiegato a Radio 24 Umberto Lebruto, direttore produzione di Rfi.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 25th, 2018 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI DOVRANNO CHIARIRE SE IL CEDIMENTO E’ STATO LA CAUSA O L’EFFETTO DEL DERAGLIAMENTO DEL TRENO
Di sicuro c’è il “cedimento strutturale” di un pezzo di binario di 23 centimetri sulla rete di
competenza di Rfi. Le cause del deragliamento sulla linea Milano-Cremona all’altezza di Pioltello del treno 10452 carico di 350 pendolari, in cui sono morte tre donne con cinque feriti in condizioni gravi, sono tutte da chiarire.
La Procura di Milano si è subito mossa aprendo un’inchiesta, sottoponendo a sequestro l’area e i documenti relativi alla manutenzione della tratta ferroviaria e infine nominando due consulenti esperti in disastri ferroviari.
I magistrati dovranno capire se il cedimento del binario sia stato la causa o l’effetto del deragliamento del treno.
Le responsabilità , a seconda del caso, farebbero capo a due società diverse: nel primo a Rfi, società partecipata al 100% dalle Ferrovie dello Stato italiane di proprietà del Ministero dell’Economia, nel secondo a Trenord, l’operatore che gestisce il servizio ferroviario in Lombardia e alcune tratte lombarde ma non la Milano-Cremona, società partecipata al 50% da Trenitalia e da Fnm, che fa capo alla Regione.
Secondo l’Ansa, la rotaia che ha ceduto stava per essere sostituita e accanto ad essa c’era il tratto di binario nuovo che avrebbe dovuto sostituire quello vecchio e per il quale erano in corso i lavori di manutenzione, ma questa informazione non trova altre conferme al momento.
Rfi e il Ministero dei Trasporti hanno difeso l’impegno nella manutenzione della rete. “Ogni anno vengono destinati 270 milioni di euro, di cui 130 solo per i binari” e “il convoglio diagnostico è passato sulla tratta interessata dal deragliamento lo scorso 11 gennaio, una volta al mese vengono effettuati i controlli a piedi”, ha fatto sapere Rfi. Mentre il ministro Graziano Delrio dopo il vertice in Prefettura ha dichiarato che si tratta “di una delle linee più monitorate della intera rete ferroviaria. Hanno confermato investimenti in corso e che il loro monitoraggio è molto alto” perchè “tra le più frequentate”.
D’altronde dalla Lombardia arriva la maggiore domanda di trasporto pendolare: in numeri, 1.733 chilometri di rete regionale e 735mila viaggiatori al giorno per circa 2.400 corse nel 2016.
Ma, secondo il rapporto Pendolaria stilato da Legambiente, la linea che va da Milano a Cremona è una delle peggiori della Regione, nonostante un leggero miglioramento nella qualità del materiale rotabile utilizzato in questi ultimi anni come su altre linee. 151 km, di cui 60 a doppio binario e 91 a semplice binario, su cui viaggiano oltre 10 mila pendolari giornalieri.
Treni spesso in ritardo e sovraffollati, ai quali i viaggiatori sono ormai abituati, se non rassegnati, nonostante l’aumento del +48,9% delle tariffe praticate da TreNord dal 2010 ad oggi.
A livello nazionale l’offerta per l’Alta Velocità è aumentata in meno di 11 anni del 435%, ha rilevato Legambiente, mentre il trasporto regionale rimane difficile, anche per via della riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-15,5% dal 2010 al 2016) con un calo del 40% dei passeggeri e la diminuzione dei collegamenti regionali (-6,5% dal 2010 al 2016), dopo i tagli realizzati nel 2009.
Per il ministero però, sulla rete gli investimenti sono stati fatti, almeno negli ultimi tre anni. Ma secondo Legambiente c’è un ritardo da colmare enorme. Dal 2002 ad oggi i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade a discapito delle rotaie. “Quanto è stato finanziato per le reti metropolitane è ben poca cosa, visto che questa voce non raggiunge il 17% degli stanziamenti per opere infrastrutturali. Situazione identica, se non peggiore, quella delle ferrovie, prese in scarsa considerazione, con il 24% degli investimenti totali. In termini assoluti le infrastrutture stradali sfiorano la quota faraonica di 64 miliardi di euro, contro i 25,7 ed i 18,1 di ferrovie e metropolitane”.
La Regione Lombardia paga un ritardo notevole nel parco treni, malconcio da tempo come ammesso dallo stesso presidente della giunta Roberto Maroni a luglio scorso quando ha annunciato un investimento per 1,6 miliardi e 160 nuovi convogli, durante la campagna elettorale per il referendum per l’autonomia regionale.
Un’estate calda nel nodo ferroviario di Milano, con continui ritardi e disservizi continui. Qualche giorno dopo l’annuncio del Governatore, il 23 luglio, però un altro treno di Trenord diretto da Milano a Bergamo era parzialmente uscito dai binari proprio all’altezza di Pioltello. La scorsa estate nessuno degli oltre 200 passeggeri era rimasto ferito.
A sviare dalle rotaie, come spiegato al momento dell’incidente da Rfi, era stata la prima vettura a causa di un problema a uno scambio.
Sull’incidente di Pioltello proveranno a far luce i magistrati di Milano: saranno formalizzate a breve, le prime iscrizioni nel registro degli indagati per i vertici, tra manager e responsabili della sicurezza, di Rete Ferroviaria Italiana.
Non è escluso nemmeno che altre iscrizioni, sempre per ragioni tecniche legate agli accertamenti, debbano essere effettuate e che le indagini si allarghino anche ad alcuni responsabili di Trenord.
Trenord che è già al centro di un’altra vicenda giudiziaria milanese, particolarmente delicata, che vede indagati il Presidente Andrea Gibelli e il vice presidente di Fnm Gianantonio Arnoldi per aggiotaggio, e per i quali i pm hanno richiesto la proroga delle indagini fino a marzo.
Al centro dell’inchiesta il piano poi saltato di una fusione tra Trenord (50% Fnm e 50% Trenitalia) e Atm (100% Comune di Milano) e la comunicazione fatta l’anno scorso da Fnm di un accordo in dirittura d’arrivo a giugno.
Dopo il comunicato da parte di Ferrovie del Nord sull’intesa e i malumori dell’ad di Ferrovie Mazzoncini e del sindaco Beppe Sala che etichettarono le parole del presidente Gibelli come intempestive, il progetto di lì a poco saltò.
Come saltò la possibilità di dar vita a un’azienda con un fatturato da due miliardi di euro. Nel frattempo i pendolari ancora aspettano di poter viaggiare in condizioni accettabili. E di non morire sui binari.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 25th, 2018 Riccardo Fucile
ALLE PORTE DI MILANO DERAGLIA CONVOGLIO REGIONALE PIENO DI PENDOLARI… CEDIMENTO STRUTTURALE DI CIRCA 20 CM DI BINARIO
Un cedimento strutturale di circa 20 centimetri di binario, circa due chilometri più indietro rispetto al luogo del deragliamento del treno regionale Trenod, è stato accertato dai tecnici di Rete Ferroviaria Italia.
Lo si apprende da fonti della stessa Rfi. Potrebbe essere questa la causa del terribile incidente avvenuto a Piloltello alle 7 del mattino in cui sono morte almeno 4 persone.
I tecnici di Rete Ferroviaria Italiana, dopo una verifica della rete infrastrutturale nell’area del deragliamento del treno, hanno escluso qualsiasi malfunzionamento degli scambi della stazione di Pioltello.
Al contrario, è risultato che i sistemi di sicurezza della rete hanno funzionato: i sensori posizionati sugli scambi hanno rilevato il passaggio anomalo di alcune vetture del treno ed hanno disposto a “via impedita” tutti i sistemi di segnalamento, bloccando di fatto la circolazione nell’area.
Attraverso indagini successive si dovrà stabilire se il cedimento del binario sia stato causa o effetto del deragliamento del treno.
“Andava tutto bene, all’improvviso il treno ha iniziato a tremare, poi si è sentito un boato e le carrozze sono uscite dai binari”.
E’ una delle prime testimonianze di uno dei passeggeri che erano sul treno deragliato stamani a Seggiano di Pioltello, nell’hinterland di Milano, in cui sono morte tre persone e si contano centinaia di feriti. “Quasi subito – ha aggiunto l’uomo, salito alla stazione di Crema – abbiamo capito che cosa era successo”.
“Abbiamo individuato un cedimento tra vagoni ma sono ancora in corso tutti gli accertamenti per chiarire il quadro” ha detto il questore di Milano Marcello Cardona, arrivato sul luogo del deragliamento.
Le immagini inviate da testimoni e Vigili del fuoco mostrano alcuni vagoni accartocciati attorno a un palo, mentre alcune persone sarebbero ancora prigioniere delle lamiere. Decine i soccorritori intervenuti sul posto: Vigili del fuoco, polizia, carabinieri, infermieri e medici del 118 e squadre speciali.
Le operazioni per estrarre i feriti che erano rimasti incastrati nelle lamiere dei due vagoni di un convoglio sono terminate intorno alle 10.
(da agenzie)
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Dicembre 11th, 2017 Riccardo Fucile
OFFERTA IN AUMENTO SOLO PER I 170.000 VIAGGIATORI DELL’ALTA VELOCITA’ … TRATTE DA INCUBO: ROMA-LIDO, REGGIO-TARANTO, BARI-BARLETTA
Aumenta l’offerta di treni ad alta velocità , mentre il servizio per i pendolari continua a peggiorare.
Basti pensare che 7 anni fa, prima dei tagli, circolava il 6,5% di treni regionali in più e il 20% degli Intercity. Eppure i viaggiatori che beneficiano dei servizi ad alta velocità sono 170mila contro i tre milioni circa di pendolari che si spostano ogni giorno.
Questi i dati emersi dal dossier Pendolaria 2017 pubblicato da Legambiente che anche quest’anno ha stilato una classifica delle dieci linee ferroviarie peggiori d’Italia.
Rispetto allo scorso anno, restano tra le peggiori la Roma-Lido, la Circumvesuviana e la Reggio Calabria-Taranto.
Tra le new entry le linee Verona-Rovigo, Brescia-Casalmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia, Bari-Corato-Barletta.
“Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell’Alta Velocità — commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente — che permetta di migliorare l’offerta a partire dalle grandi città e dalle situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud”.
Tra le linee peggiori anche la linea Bari-Corato-Barletta, diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. Un incidente per il quale la Procura di Trani ha appeno chiuso l’inchiesta che coinvolge anche due dirigenti dei ministero dei Trasporti.
SI INVESTE SOLO SULL’ALTA VELOCITà€
L’entrata in vigore dell’orario ferroviario invernale non apporta miglioramenti sul fronte delle linee ordinarie. Al contrario si registra un boom di collegamenti veloci, come per esempio le 50 corse al giorno di Frecciarossa e le 25 di Italo da Roma a Milano.
Questo significa che in sette anni c’è stato un aumento dell’offerta del 78,5% dei treni in circolazione, con un convoglio ogni 10 minuti negli orari di punta.
“L’Italia invece — sottolinea Legambiente — ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in treno e, nelle principali città , di chi si sposta in metro e in tram, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi”.
Ecco perchè Legambiente sollecita il governo Gentiloni a individuare risorse nella legge di Bilancio in corso di approvazione “per rilanciare la cura del ferro che serve al Paese nelle città ”. Una richiesta di intervento che riguarda soprattutto situazioni più gravi e insopportabili, come quella che vivono ogni giorno centinaia di migliaia di pendolari, “in particolare a Roma e a Napoli, dove il numero dei passeggeri su treno è diminuito del 30% in questi anni”.
LE DIECI PEGGIORI
La classifica delle dieci tratte peggiori accomuna linee all’interno delle grandi città e linee ferroviarie ‘secondarie’ che nel tempo hanno visto un progressivo e costante peggioramento. È stata realizzata mettendo insieme le proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età , la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni. Al primo posto ancora una volta la Roma-Lido.
Ormai la linea registra un afflusso giornaliero di 55mila tra studenti e lavoratori contro i circa 100mila stimati fino a pochi anni fa, con un calo del 45%.
L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015) che la frequentano sfiora i 20 anni mentre le corse effettuate nell’anno 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate.
Poi c’è la Circumvesuviana che collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 chilometri.
Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel 2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015. E non è andata meglio nel 2017.
Sulla Reggio Calabria-Taranto, invece, il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però il treno finisce la sua corsa e si prosegue in pullman. I tagli al servizio sono stati pari al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali.
Tra le linee peggiori anche la Verona-Rovigo: poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e abbandono delle piccole stazioni spesso sprovviste delle tabelle che indicano gli orari.
I treni circolanti risalgono agli anni Settanta e hanno dei tempi di percorrenza medi di 55 chilometri orari.
Per fare un confronto con il passato, 15 anni fa il treno più veloce ci mettevo un’ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più. Sulla Brescia-Casalmaggiore-Parma, invece, il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni e rispetto al 2009 il treno più veloce impiega 20 minuti in più.
Tra le 25 linee lombarde, è quella con gli indici di affidabilità più bassi.
Non va meglio sulla Agrigento-Palermo dove, malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno “perchè i treni sono pochi e risultano molto spesso in ritardo, malgrado la linea sia ampiamente sotto utilizzata, specialmente nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane”.
Nella classifica delle peggiori anche la linea Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma e la Bari-Corato-Barletta.
A seguito dell’incidente avvenuto nel luglio del 2016 la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 chilometri. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 8th, 2017 Riccardo Fucile
LA CONCESSIONE DELLA CARTA GRATUITA DI SOLITO VIENE GARANTITA SOLO AI FERROVIERI PENSIONATI O IN SERVIZIO
Un’interrogazione parlamentare è stata presentata sull’ex amministratore delegato di
Fs Mauro Moretti, condannato a 7 anni in primo grado per la strage di Viareggio ( 32 morti) e che tuttavia può viaggiare gratis e a vita in treno grazie alla Clc (Carta di libera circolazione ferroviaria) che gli è stata consegnata durante una convention di dirigenti Fs a Roma.
In teoria la Clc spetta solo ai ferrovieri in servizio o in pensione che hanno trascorso tutta la loro vita lavorativa in Fs, ma per Moretti (che aveva lasciato Fs per Finmeccanica) Fs ha voluto fare un’eccezione.
Anche Finmeccanica-Leonardo peraltro si è preoccupata di non lasciare a piedi Moretti, offrendogli una Mercedes con autista sebbene sia terminato il rapporto di lavoro.
(da “L’Espresso”)
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