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FINITI SUL CONTO DI ELISABETTA TULLIANI I SOLDI DELLA CASA DI MONTECARLO

Dicembre 29th, 2016 Riccardo Fucile

PER LA COMPAGNA DI FINI L’ACCUSA E’ DI RICICLAGGIO…. SUL SUO CONTO 739.000 EURO RICAVATI DALLA VENDITA DELL’APPARTAMENTO E GIRATI A LEI DAL FRATELLO GIANCARLO

Elisabetta Tulliani, moglie di Gianfranco Fini, è indagata per riciclaggio perchè sul suo conto Montepaschi sarebbero finiti i 793mila euro incassati per la vendita dell’ormai famigerata casa di Montecarlo   in Boulevard Principesse Charlotte 14, lascito nel 1999 della contessa Colleoni in eredità  alla Fondazione di Alleanza Nazionale e poi finita a Giancarlo Tulliani.
Qualche giorno fa lo stesso Fini in un’intervista al Fatto Quotidiano aveva detto di preferire di essere definito “coglione” piuttosto che corrotto.
Scrivono oggi Marco Lillo e Antonio Massari:
Il Fatto è in grado di rivelare che, secondo il pm Barbara Sargenti, i proventi della vendita di quella casa nel 2015, stavolta a un prezzo di mercato, sono in buona parte finiti sul conto corrente di Elisabetta Tulliani, transitando dal conto del fratello Giancarlo.
La Procura di Roma ha chiesto e ottenuto due settimane fa l’arresto dell’ex senatore Fi Amedeo Laboccetta, del re delle slot Francesco Corallo e indagava sul suocero e il cognato di Fini, cioè Sergio e Giancarlo Tulliani per riciclaggio.
Ora il pm Sargenti ha bloccato 520 mila euro di Giancarlo Tulliani sula rotta verso Dubai e, per motivare il sequestro, ha ricostruito nel decreto del 23 dicembre la fine della storia di Montecarlo: “L’immobile monegasco è stato rivenduto, in data 15 ottobre 2015, per un importo pari a 1.360.000 euro somma che è transitata prima sul conto corrente francese di Tulliani Giancarlo poi, è stata trasferita, in parte, al conto di Dubai e in parte al conto italiano Mps entrambi intestati a Tulliani Giancarlo”.
Non solo.
Per la pm dal conto di Giancarlo Tulliani più di metà  dei soldi vanno a quello della sorella: “Il 24 novembre 2015, è addebitata la somma di 290 mila euro trasferiti al conto corrente nr. 14…, acceso presso Mps ed intestato a Tulliani Elisabetta; il 10 dicembre 2015, è addebitata la somma di 449mila euro trasferiti al conto corrente nr. 14… acceso presso Mps ed intestato a Tulliani Elisabetta”.
Insomma a casa Fini forse c’è un ‘coglione’, come si è definito l’ex segretario di An quando ha scoperto che la casa di An era finita alla Timara, riferibile alla compagna. Di certo però c’è una donna ricca: sul conto Mps intestato alla consorte di Fini sono entrati nel 2015 ben 739 mila euro.

(da agenzie)

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INTERVISTA A FINI: “SONO STATO UN COGLIONE, MA CORROTTO MAI”

Dicembre 14th, 2016 Riccardo Fucile

“NON PRETENDO DI ESSERE CREDUTO, NON SAPEVO NULLA, PER ME QUESTO E’ UN DRAMMA FAMILIARE”

Presidente Fini ha sentito? La società  delle casa di Montecarlo per i magistrati è di sua moglie
Lei dice? Addirittura è di mia moglie, nemmeno del fratello Giancarlo, è sicuro?
La società  Timara è riconducibile ad Eisabetta Tulliani. I pm hanno trovato la procura del 2014 rilasciata da sua moglie
Che le devo dire, sono notizie delle quali non ero a conoscenza. Sono davanti a un bivio: o sono talmente fesso oppure ho mentito volutamente. In cuor mio so quale è la verità  e non pretendo di essere creduto ma per me questo è un dramma familiare
Ne ha parlato con sua moglie?
No, lo scopro adesso da lei
Ci sono 3,5 milioni bonificati a suo suocero e a suo cognato. Un bonifico del 2009 sarebbe legato al decreto delle slot machine
A chi viene fatto il bonifico?
A suo suocero
E che c’entra Sergio Tulliani con il decreto?
Infatti c’entra più lei
Il presidente dela camera non c’entra nulla. Non potevo fare nulla
Il Pdl era potente
Mi sembra assoluta fantasia, è solo una vicenda familiare drammatica
Alla famiglia di sua moglie arrivano milioni di euro e lei non nota nulla?
Pensa che me lo abbiano detto?
Il tenore di vita della sua famiglia è stato influenzato dall’arricchimento dei Tulliani?
No, come campavo prima campo adesso
Nel 2010 lei poteva prendere in mano la destra italiana
Non c’è dubbio che io ho pagato un prezzo salato pur non riconoscendo a me stesso nessuna responsabilita personale, se non…familiare
Davvero credeva al Tulliani?
Giancarlo Tulliani mi disse che quell’appartamento non era di sua proprietà  e io dissi che se lo fosse stato mi sarei dimesso. Gli ho creduto, sì
Che dirà  stasera a cena a sua moglie?
Questi sono affari miei
Bpplus è accusata di avere portato via 215 milioni di euro allo Stato e 3,5 sono andati alla famiglia di sua moglie. Sono anche affari nostri…
Se è così ne risponderà  in tribunale, io ho stima del procuratore Pignatone
Da segretario ha venduto uan casa del partito alla societa di sua moglie. Non pensa di dover chiedere scusa?
Se l’avessi saputo non l’avrei venduta. Secondo lei è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?
E ai vecchi militanti del Msi e di An cosa vorrebbe dire?
Che sto soffrendo quanto loro e sono stato un coglione, ma non sono mai stato un corrotto.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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GLI AFFARI DI ELISABETTA TULLIANI CON LA OFFSHORE DELLA CASA DI MONTECARLO

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

I DOCUMENTI DELLA G.D.F. SVELANO I LEGAMI DELLA FAMIGLIA TULLIANI CON CORALLO… ELISABETTA HA UN RUOLO NELLA SOCIETA’ COINVOLTA NELLA COMPRAVENDITA DELL’APPARTAMENTO NEL PRINCIPATO

La compagna di Gianfranco Fini ha avuto un ruolo nella società  offshore coinvolta nella compravendita della ormai nota casa di Montecarlo . Il particolare emerge dagli atti della procura di Roma, che indaga sul re delle slot Francesco Corallo.
Ma torniamo al luglio 2008, quando Alleanza nazionale vende per 300 mila euro un appartamento di Montecarlo, in Boulevard Principesse Charlotte 14, che era stato donato al partito, per testamento, dalla contessa Anna Maria Colleoni, morta il 12 giugno 1999.
A comprarlo è una offshore, chiamata Printemps, che nell’ottobre 2008 lo rivende per 330 mila euro a un’altra società  anonima caraibica, Timara Limited.
L’appartamento viene subito affittato a Giancarlo Tulliani, che è fratello di Elisabetta, la moglie di Giancarlo Fini, all’epoca dei fatti da soli tre mesi presidente della Camera.
Un affare immobiliare come tanti altri?
Stando all’inchiesta dei magistrati della Capitale e dello Scico della Finanza non esattamente.
La prima anomalia, già  nota, è che in realtà  il titolare effettivo delle due società  offshore è Giancarlo Tulliani. Ora le nuove indagini, coordinate dal pm Barbara Sargenti, aggiungono un tassello, decisivo.
Svelano che a pagare l’intero prezzo dell’appartamento fu una società  offshore controllata da Francesco Corallo: il re delle slot, l’imprenditore che a 23 anni lasciò Catania per trasferirsi nel paradiso dei caraibi Saint Martin, isola delle Antille dove già  il padre Gaetano aveva investito una fortuna.
Il papà  del re delle slot però porta con sè un peso non da poco, oltre che una condanna: «lo stretto legame con il capo mafia Benedetto “Nitto” Santapaola-legame non taciuto neppure da quest’ultimo» ricostruito dagli inquirenti attraverso i pentiti e provvedimenti giudiziari.
I guadagni della Tulliani
Ma i documenti dell’accusa rivelano ulteriori particolari su Casa Montecarlo. Per esempio il ruolo della compagna di Fini.
«Va aggiunto, quanto alla riconducibilità  delle società  offshore alla famiglia Tulliani, anche il sicuro coinvolgimento di Elisabetta Tulliani», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Francesco Corallo e l’ex deputato Amedeo Laboccetta .
In particolare, si legge negli atti, Elisabetta Tulliani avrebbe un ruolo proprio nella Timara, la stessa che ha acquistato la casa di Montecarlo da una prima offshore.
I detective delle fiamme gialle, inoltre, hanno scovato una mail datata 7 novembre 2008, Fini era già  presidente della Camera da sette mesi, in cui «venivano richieste alcune lettere di referenze per Elisabetta Tulliani, al fine di aprire conti correnti intestati alle citate società ».
Scrive, poi, il giudice per le indagini preliminari: «In data 31 ottobre 2008 venivano trasferiti 500 mila euro sul conto corrente intestato sempre alla Dawn properties, con sede ad Anguilla, società  riconducibile a Francesco Corallo. Queste somme sono state bonificate a vantaggio di Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, nonchè delle società  offshore a loro riconducibili».
Ma è dall’hard disk di Corallo che i finanzieri traggono una miniera di informazioni. Dati che ricollegano ancora una volta il re delle slot alla famigia Tulliani.
«Oltre a documenti, fatture, mail che attestano i suoi rapporti con le società  offshore dei Tulliani, era memorizzato copia scansita del passaporto di Elisabetta Tulliani, nonchè lettere di referenza ricevute da Elisabetta Tulliani ed utilizzate per l’apertura di conti correnti esteri di Timara rese da Unicredit Banca di Roma, filiale di Roma (25.8.2008) e dallo studio legale Giuliano (15.9.2008); nei luoghi perquisiti su delega della Procura di Milano nella disponibilità  di Francesco Corallo, venivano sequestrati due fax con allegati i passaporti di Giancarlo Tulliani (13.3.2008) e di Elisabetta Tulliani (19.6.2008)».
Di questi ritrovamenti ne aveva già  dato notizia l’Espresso nel 2012 , raccontando i segreti contenuti nel computer del re delle slot. Ciò che allora non si sapeva, però, lo troveranno i finanzieri nella perquisizione di due anni dopo fatta nella sede Atlantis Casinò, in Saint Martin.
Gli investigatori in missione nel paradiso fiscale pescano due procure, datate gennaio 2014, rilasciate da Elisabetta Tulliani all’avvocato Carlo Guglielmo Izzo e all’Avvocato Giancarlo Mazzocchi, «affinchè i professionisti la rappresentino in tutti gli affari concernenti Timara Ltd, conferendo loro pieni poteri».
Così scrive il gip: «Infine, risulta che effettivamente Timara Ltd (rappresentata da Alex James), dopo circa un anno, ha venduto l’appartamento il 15 ottobre 2015 ad un prezzo di 1,4 milioni di euro, con una notevole plusvalenza rispetto al prezzo delle due precedenti compravendite».

(da “L’Espresso”)

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LA VERA STORIA DELLA CASA DI MONTECARLO CHE ROVINO’ GIANFRANCO FINI

Dicembre 13th, 2016 Riccardo Fucile

COMPRATA DA GIANCARLO TULLIANI CON I SOLDI DEL RE DELLE SLOT CORALLO… E ORA L’ARRESTO DELL’IMPRENDITORE CATANESE E DELL’EX PDL LABOCCETTA SVELA I CONTI ESTERI DEL SUOCERO DELL’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA

La vera storia della casa di Montecarlo che provocò grande imbarazzo a Gianfranco Fini è scritta nelle informative della guardia di finanza, che oggi hanno arrestato Francesco Corallo , il re delle slot.
L’inchiesta dei finanzieri dello Scico – nata dalle prime indagini milanesi sui versamenti segreti di Corallo all’ex banchiere della Bpm Massimo Ponzellini – ha ricostruito, infatti, anche la storia completa della casa di Montecarlo. Tra gli indagati a Roma ora compaiono Giancarlo e Sergio Tulliani, il cognato e il suocero dell’ex leader di An.
Una storia, dunque, che parte da Francesco Corallo, l’imprenditore catanese diventato miliardario grazie alla concessione statale per gestire il gioco d’azzardo legalizzato. Arrestato dalla polizia olandese nell’isola caraibica di Saint Marteen.
Corallo è inquisito dalla Procura di Roma come capo di un’associazione per delinquere finalizzata a commettere numerosi reati tra cui spicca il ricicilaggio di denaro sottratto al fisco: decine di milioni di euro che il suo gruppo Atlantis-Bplus (di recente ribattezzato Global Starnet) avrebbe dovuto versare allo Stato italiano, come tasse sui profitti sviluppati da oltre 73 mila macchinette mangiasoldi (slot e vlt) che l’imprenditore siciliano ha potuto installare a partire dal 2004 in tutta la Penisola.
In realtà  le indagini internazionali guidate dallo Scico, il reparto antimafia della Guardia di Finanza, documentano che i soldi dovuti all’erario sono stati dispersi e occultati in una rete di società  offshore controllate dai più stretti collaboratori di Corallo.
Come Rudolf Baetsen, il suo braccio destro ai Caraibi, e Amedeo Laboccetta, parlamentare del Pdl fino al 2013 nonchè rappresentante per l’Italia di Bplus-Atlantis, già  indagato per favoreggiamento a Milano, tuttora tra i dirigenti di Forza Italia in Campania. Baetsen è stato arrestato a Saint Marteen, mentre Laboccetta è stato ammanettato a Napoli e trasferito in carcere a Roma.
Fino a ieri della casa dei Tulliani si conosceva solo la prima parte della vicenda, in cui mancava proprio il ruolo di Corallo.
Nel luglio 2008 Alleanza nazionale vende per 300 mila euro un appartamento di Montecarlo, in Boulevard Principesse Charlotte 14, che era stato donato al partito, per testamento, dalla contessa Anna Maria Colleoni, morta il 12 giugno 1999.
A comprarlo è una offshore, chiamata Printemps, che nell’ottobre 2008 lo rivende per 330 mila euro a un’altra società  anonima caraibica, Timara Limited.
L’appartamento viene subito affittato a Giancarlo Tulliani, che è fratello di Elisabetta, la moglie di Fini
Dopo la rottura tra Berlusconi e il leader di An, l’allora ministro forzista Franco Frattini trasmette alla procura di Roma una lettera, firmata dal capo del governo dell’isola di St. Lucia, che indica Giancarlo Tulliani come titolare effettivo delle due società  offshore.
All’epoca il pm Pierfilippo Laviani archivia il caso, spiegando che l’appartamento era di proprietà  del partito, che come associazione privata poteva rivenderlo a chiunque, mentre il prezzo pagato, benchè molto inferiore al valore di mercato, era comunque superiore alla cifra (273 mila euro) per cui era registrato nei bilanci di Alleanza nazionale.
I documenti della guardia di finanza svelano i legami della famiglia Tulliani con il re delle slot.
E i pm scoprono che la compagna di Gianfranco Fini ha un ruolo nella società  coinvolta nella compravendita della appartamento nel Principato prima di proprietà  del partito
Ora le nuove indagini, coordinate dal pm Barbara Sargenti, rivelano che a pagare l’intero prezzo dell’appartamento fu una società  offshore controllata da Corallo. Secondo l’accusa, quindi, Tulliani ha potuto acquisire l’appartamento senza versare un soldo.
I nuovi documenti scoperti dalla Guardia di Finanza, che ha potuto per la prima volta perquisire anche il quartier generale di Corallo nell’isola di Saint Marteen, documentano inoltre che lo stesso appartamento è stato poi rivenduto a una cifra molto maggiore: 1 milione e 360 mila euro.
Soldi incassati dalle offshore di Tulliani. E poi depositati su conti esteri intestati anche a suo padre, Sergio Tulliani.
Attraverso il doppio affare di Montecarlo, quindi, il cognato e il suocero dell’ex leader di An hanno intascato oltre 300 mila euro dalle offshore Corallo e un altro milione dall’acquirente finale, senza mai sborsare un soldo.
L’inchiesta ha ricostruito altri versamenti dalle società  offshore di Corallo ai conti esteri dei Tulliani, per un totale di circa due milioni e 600 mila euro.
Questa mattina all’alba i militari dello Scico hanno perquisito anche la casa di Sergio Tulliani, che abita a Roma nello stesso palazzo dove vivono sua figlia Elisabetta e Gianfranco Fini.

(da “L’Espresso”)

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INTERVISTA A FINI: “MELONI CADUTA NELLA TRAPPOLA DELLA LEGA, ROMA HA BISOGNO DI BUONGOVERNO NON DI SLOGAN E DEMAGOGIA”

Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile

“STORACE HA CULTURA DI UOMO DI GOVERNO, LA MELONI NO”

Presidente Fini, nel ’93 con la sua candidatura a sindaco nacque di fatto il centro-destra. Adesso rinasce, sempre da Roma
«E’ un paragone che non si può fare quello con il ’93. E’ cambiato tutto in questi vent’anni ed è come se ne fossero passati cinquanta. Sono diversi i partiti in campo, diverso il contesto internazionale, diversa la natura della società  italiana».
E allora qual è il senso politico dell’operazione avviata da Berlusconi
«Il leader di Forza Italia, puntando su Alfio Marchini, ha semplificato il quadro nella Capitale. Se fossero rimasti ai nastri di partenza i quattro candidati dell’area di centro-destra, l’esito sarebbe stato scontato. Ovvero: un ballottaggio tra Raggi e Giachetti».
Anche Storace sta per convergere su Marchini?
«Correttamente, Storace domani porrà  la questione ai sostenitori della sua lista e ha detto che, se ci saranno convergenze programmatiche, anch’egli appoggerà  Marchini. Io mi auguro che questo accada».
Non è strano che uno tanto di destra come Storace appoggi un candidato civico e trasversale?
«Non è strano. Perchè Storace ha una sua precisa identità  di destra, affermata in tutti questi anni, ma ha anche una cultura di governo. Ed è cosciente che la destra deve dare un contributo al governo di Roma. Questa è la grande differenza con Giorgia Meloni».
Perchè la Meloni s’è candidata?
«Lo ha fatto per rafforzare il suo partito. Il che è legittimo. Ma è caduta nella trappola di Salvini».
Quale sarebbe la trappola?
«A Salvini, non è mai interessato vincere a Roma. Basti pensare che le primarie della Lega le vinse Marchini e Salvini disse: non se ne parla proprio. Il leader leghista ha utilizzato l’ambizione della Meloni, per mettere il baricentro della coalizione sulle posizioni del Carroccio. E per spingere Berlusconi in una posizione subordinata».
Che cosa le fa pensare che sia così?
«La prova del nove di questa mia analisi sta nel fatto che, a Milano, dove la Lega voleva e vuole vincere perchè quella è la sua culla e il cuore del suo impegno politico, Salvini ha accettato un candidato, Parisi, che non è molto diverso da Marchini».
Ma allora non è vero che la nuova Lega è attenta a Roma e non nutre più i pregiudizi del passato?
«Questi pregiudizi non sono più espliciti come ai tempi di Bossi. Ma il risultato della lista Noi con Salvini a Roma confermerà  che il loro consenso nella Capitale è irrisorio».
Roma laboratorio del nuovo centro-destra nazionale?
«Starei attento a dire che ciò che accadrà  a Roma potrà  avere riflessi più generali. A quelli che sostengono che torna lo spirito del ’94 perchè Alfano, Casini e Fini – dopo tutte le rotture avvenute – ora appoggiano la svolta romana di Berlusconi, faccio osservare una cosa. Ossia che, archiviate le amministrative, in autunno si svolgerà  la madre di tutte le battaglie: il referendum costituzionale».
E si marcerà  divisi?
«Alfano e Casini chiederanno di votare per il sì. Berlusconi e Salvini chiederanno di votare per il no. E per quel che mi riguarda, ho costituito un comitato per il no, nel nome del presidenzialismo».
Intanto ha notato che Salvini, ieri sera, ha detto che l’alleanza in vista delle politiche non si spaccherà ?
«Appunto. E’ il tentativo di circoscrivere alle amministrative di Roma la rottura con Berlusconi. E Salvini non può fare altro che questo. Se dicesse che l’alleanza è morta, la prima domanda che gli verrebbe posta è questa: e allora perchè a Milano continui a sostenere Parisi, che è il candidato di Berlusconi?».
Gli ex elettori di An secondo lei sceglieranno Meloni o Marchini?
«In massima parte Marchini. Sulla base della consapevolezza che Roma ha bisogno di governo e non di slogan e di demagogia. Roma ha bisogno di pensarsi grande e cercare di tornare ad esserlo. Come fa la Raggi a dire di essere contraria alle Olimpiadi, che metterebbero Roma di nuovo al centro dell’attenzione mondiale?».

Mario Ajello
(da “il Messaggero”)

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INTERVISTA A FINI: “LA MELONI E’ CADUTA NELLA TRAPPOLA DI SALVINI PER TOGLIERE LA LEADERSHIP A BERLUSCONI, MARCHINI E’ COMPETITIVO”

Aprile 28th, 2016 Riccardo Fucile

“BERLUSCONI E BERTOLASO VANNO RINGRAZIATI, HANNO RESO POSSIBILE UN’ALTERNATIVA NON POPULISTA ALLA SINISTRA”

Con il passo indietro di Bertolaso e l’appoggio di Forza Italia ad Alfio Marchini annunciato da Silvio Berlusconi cambia completamente lo scenario delle elezioni amministrative a Roma, perchè a questo punto esiste un polo di centrodestra competitivo.
E’ questo il convincimento di Gianfranco Fini, ex leader di An ed ex Presidente della Camera.
Il “sacrificio” di Bertolaso e la scelta dell’ex premier sono state opportune?
“I due vanno ringraziati perchè ora è possibile nella Capitale un’alternativa non populista nè demagogica alla sinistra. Ed io sono certo che molti elettori che si riconoscevano in Alleanza Nazionale adesso voteranno per Marchini”.
Giorgia Meloni deve accantonare il sogno di diventare riferimento del centrodestra?
“Si rende possibile una alternativa alla sua demagogia e al suo populismo. Infatti Fratelli d’Italia è diventato una fotocopia sbiadita della Lega. E Matteo Salvini ha giocato al gatto col topo convincendo la Meloni a candidarsi, perchè non voleva davvero vincere a Roma, ma togliere a Berlusconi la leadership della coalizione a livello nazionale. Non per nulla Roma ha sempre avuto riflessi al di là  delle consultazioni amministrative”.
Meloni è dunque caduta in una trappola
“Esattamente. L’ho già  detto da Formigli. Giorgia non si è resa conto di cadere nella trappola del capo leghista. Poco interessava a Salvini di trionfare nella Capitale, lui si occupa più di Milano che di Roma. A Milano infatti ha accettato senza battere ciglio la candidatura di Parisi, che non è un esponente politico identitario, come ama dire lui. Mentre a Roma ha giocato tutta un’altra partita che aveva obiettivi di carattere nazionale”.
Mi pare di capire che Meloni non rappresenta quella destra che lei sognava quando ha fatto il grande strappo.
“Ho spiegato in più occasioni che quelli di Fratelli d’Italia non sono gli eredi di Alleanza Nazionale. Del resto raccolgono un terzo dei voti. A Roma in tanti mi dicevano di non sapere per chi votare, perchè molti elettori di destra non si riconoscono in Meloni. Sono moderati, esponenti di centrodestra. E i contenuti portati avanti da FdI rappresentano la fotocopia esatta di quelli della Lega”
Per esempio?
“Per esempio i temi della UE, dell’immigrazione che rischia di andare fuori controllo e dei diritti civili. La posizione di An era ben altra. Tanto che Rita Dalla Chiesa, in una manifestazione di An, non sarebbe stata fischiata e insultata”.
Cosa può fare adesso Francesco Storace?
“Storace — per come lo conosco — non credo si candiderà  contro Marchini. Fin dall’inizio lui voleva trovare un minimo comune denominatore, un candidato valido con tali requisiti. Ora si comporterà  come meglio crede e certamente non ha bisogno dei miei consigli. Ma se in politica c’è una logica, considererà  positiva la semplificazione del quadro. Poi deciderà  con i suoi sostenitori ed eventualmente con Marchini”.
Lei considera probabile un ballottaggio del Centrodestra con la Raggi del M5S o con Giachetti del Pd?
“Meglio attendere i risultati dei sondaggi, che già  oggi presumibilmente verranno commissionati. La certezza è comunque, come dicevo, che il tentativo di Meloni di rappresentare la destra nella sua interezza adesso ha molte meno chance. La decisione di Berlusconi di confluire su Marchini, e — credo al 99 per cento — quella di Storace di fare altrettanto, determinano un quadro completamente diverso. Si crea una coalizione che in qualche modo può essere definita centrodestra ed un’altra di tipo radicale”.
Nella tornata elettorale il Pd risentirà  del caso Campania e della questione morale che sta montando?
“E’ presumibile. Nessuno può avere la sfrontatezza di dire ora che la questione morale non riguarda — quasi a priori – un determinato partito. Temo comunque che la questione finirà  per aumentare la disaffezione del cittadino nei confronti della politica. Anche se il Pd è il soggetto destinato a pagare il prezzo maggiore. In ogni caso fatti come quello campano danneggiano la credibilità  di tutto un sistema e non solo del partito oggetto dell’indagine. Il che non vuol certo dire voler impedire l’indagine, non vorrei essere equivocato”.
Se per ipotesi si andasse al ballottaggio tra Giachetti e la Raggi cosa succederebbe, cosa farebbe il pianeta centrodestra?
“Credo poco probabile che il ballottaggio sarà  quello, ma se così   fosse la destra si frantumerebbe in tre: una parte non andrebbe a votare, un’altra voterebbe Raggi e un’altra Giachetti”.

Ignazio Dessì
(da Tiscalinews)

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INTERVISTA A FINI: “BERLUSCONI DEVE CONSIDERARE SALVINI E LA MELONI COME AVVERSARI, NON COME ALLEATI”

Marzo 17th, 2016 Riccardo Fucile

“MELONI PRESUNTUOSA E SCONCLUSIONATA, A ROMA BALLOTTAGGIO GIA’ SCRITTO: RAGGI E GIACHETTI”

Proprio parlando di Roma Berlusconi ha rispolverato una categoria, “i fascisti”, che nel 1993 aveva definitivamente archiviato indicando Gianfranco Fini come la scelta giusta per il Campidoglio.
“È una battuta di cui non conosco le origini. Non so nemmeno chi ci sia nella lista Noi con Salvini, non li conosco e penso che non li conoscano neanche i romani, come si vedrà  dai risultati elettorali. Il problema del centrodestra è molto più complesso di quella battuta. Anzi, direi che è un dramma”.
Fini è seduto nel suo studio da ex presidente della Camera. Il telefonino squilla spesso: “Sono gli amici che vogliono capire come andrà  a finire a Roma”.
Qual è il dramma?
“Che il centrodestra, come lo abbiamo conosciuto, è finito. Che ormai è nato un blocco di destra, che è naturale chiamarlo lepenista, formato da Meloni e Salvini divenuto il baricentro di quello schieramento politico, oggi”.
E Berlusconi?
“Berlusconi vuole tenere unito tutto il fronte, federarlo come fece 20 anni. Un’impresa impossibile. Come fa la Merkel con Alternative di Frauke Petry o come Sarkozy con Marine Le Pen, Berlusconi dovrebbe considerare avversari Salvini e Meloni, non alleati. Purtroppo Silvio ha perso qualsiasi capacità  innovativa e non per un dato anagrafico. Se qualcuno vuole farmi incazzare mi parli di rottamazione. Non è l’eta che va cambiata, ma lo schema e Berlusconi avrebbe ancora qualche freccia da tirare”.
Per esempio non mollando Bertolaso.
“Esattamente. Non lo farà  e se anche fosse Bertolaso a ritirarsi, dubito che il giorno dopo Silvio darebbe l’appoggio alla Meloni. Nei prossimi 15 giorni potrebbero esserci delle sorprese”.
Comunque sia non ha scelto Berlusconi la fine del centrodestra. Sono stati Salvini e Meloni a scaricarlo.
“Ma per Forza Italia può essere un’opportunità . Riprenda un’identità  e un posizionamento che in termini di contenuto non sia solo quello di tenere unita la coalizione a ogni costo, non accetti mai più le parole d’ordine del blocco lepenista, faccia opposizione a Renzi ma con la cultura di governo che significa che non c’è bisogno di dire di no a tutto”.
Lei chi voterà  a Roma?
“Storace ha governato la regione, non ha pendenze penali ed è sicuramente il più competente. Sulla destra abbiamo idee molto diverse ma qui si sceglie il sindaco. Bertolaso è bravo nelle emergenze ma finora le ha gestite su direttive politiche di altri. Marchini ha fatto un’esperienza in consiglio comunale ed è trasversale. Meloni rappresenta una parte del mondo di An”.
Quindi?
“Ho ancora un po’ di tempo per decidere. Non voglio fare Ponzio Pilato ma direi che al momento il ballottaggio Giachetti-Raggi è già  scritto”.
Salvini sostiene che Bertolaso sia un candidato a perdere per coprire un patto con Renzi sulle aziende
“Nella domanda c’è la risposta. E questo sarebbe un alleato?”.
Meloni comunque è l’ultima scelta per lei
“La sua candidatura è frutto del tatticismo e degli errori. È costretta a fare la corsa. Poteva dire di sì a Marchini, che ha persino vinto le primarie della Lega, invece Marchini mai. Venti giorni fa ha detto sì a Bertolaso poi ha detto di no. L’obiettivo di Giorgia non era far vincere il centrodestra ma rafforzare Fratelli d’Italia. Ha agito in modo sconclusionato e quando si è accorta che Storace raccoglie una base identitaria e ha la forza di un’esperienza amministrativa, ci ha ripensato altrimenti Fdi sarebbe stato asfaltata. Aggiungo che Meloni non parla con Storace, che pure può prendere il 5-6 per cento. Credo per presunzione. O forse per disistima”.
Il punto è che Forza Italia ormai ha meno voti della Lega.
“Ma se insegue quei presunti alleati non attirerà  mai più i voti dei cosiddetti moderati. Il primo passaggio di una nuova unità  potrebbe essere il referendum costituzionale, il modo in cui si dirà  no a Renzi”.

Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)

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INTERVISTA A FINI: “MELONI, CHE DELUSIONE. SILVIO E’ IL PIU’ COERENTE”

Marzo 17th, 2016 Riccardo Fucile

“GIORGIA E’ CADUTA NEL TRANELLO, AN ERA UNA FORZA POPOLARE NON POPULISTA”

«Cara Giorgia sei caduta nel tranello»: Gianfranco Fini, uno dei padri fondatori della destra di governo e candidato sindaco nella Roma che fu, respinge al mittente le affermazioni della Meloni: «Io non sto fondando proprio un bel niente».
Gianfranco Fini, che sta succedendo a Roma?
«Ci sono vecchi rancori, antipatie, gelosie e questo è deprecabile, ma la cosa più grave è che c’è un’involuzione di quella che era la politica di Alleanza Nazionale in senso lepenista. An era una forza popolare e non populista, aveva una cultura di governo, quando era all’opposizione, non aveva una cultura massimalista contraria a tutto e a tutti, An voleva rifondare l’Unione europea e non affondarla. Oggi purtroppo la destra romana, Fratelli d’Italia, ha un posizionamento diverso, molto simile a quello della Lega. Sono alleati naturali al di là  delle questioni romane» .
E allora?
«Il problema è che An aveva tre volte i voti di FdI e poi c’era Forza Italia, il pilastro della coalizione e che oggi non ha più identità . Giorgia è caduta nella trappola: se si fosse candidata dieci giorni fa, prima di Bertolaso, nessuno l’avrebbe contestata. Oppure se Giorgia avesse detto di Marchini che è un ottimo candidato, ci sarebbe stato un centrodestra non solo competitivo, ma più largo di quello esistente. Invece un po’ i tentennamenti, un po’ il fatto che Giorgia ha pensato più al partito che a vincere, quando si è accorta che Storace le avrebbe tolto molti voti, ha perso la bussola. Berlusconi è stato più lineare e coerente».
Ma oggi un elettore di destra a Roma che pensa?
«È disorientato da questo vaso di Pandora, votato all’autodistruzione del centrodestra. Poi bisogna vedere cosa si intende quando si parla di destra e di centrodestra, sono due categorie molto ampie. An e Fi raccoglievano tanti voti perchè non avevano posizioni radicali».
Il pasticcio a destra, ma anche a sinistra, favorirà  i Cinque stelle?

«È evidente. Dicono una cosa tanto semplice quanto ripetitiva: li avete provati tutti, perchè ora non provate con noi che siamo un qualcosa di nuovo? Tanti italiani hanno fiducia in questo “nuovo” fine a se stesso».�
Cosa è cambiato rispetto a quando si presentò lei per il Campidoglio?
«Tutto, sono passati 22 anni ed è come se fossero passati due secoli».

Antonio Angeli
(da “il Tempo”)

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FINI: “MELONI? UNA RAGAZZINA CHE SI E’ MONTATA LA TESTA, FA RIDERE”

Febbraio 19th, 2016 Riccardo Fucile

“E’ IMPAZZITA LA MAIONESE, I TRE CUOCHI NON RIESCONO A PORTARE IN TAVOLA UN PIATTO DECENTE”

“Giorgia Meloni? Non è la prima volta che una ragazzina si monta la testa. Anzi, sarà  l’ennesima volta“.
Così, ai microfoni di “Ho scelto Cusano” (Radio Cusano Campus), l’ex leader della destra italiana Gianfranco Fini commenta le recenti dichiarazioni al fiele della presidente di Fratelli d’Italia al suo indirizzo.
Il casus belli è lo schieramento di 21 esponenti di Fdi con Francesco Storace, candidato de La Destra al Campidoglio, rinunciando così a sostenere Guido Bertolaso. “Le dichiarazioni della Meloni” — continua Fini -“non meritano nemmeno di essere commentate. Basterebbe che la signorina si ricordasse in ragione di quali scelte è arrivata a fare prima il deputato e poi il ministro. Al di là  della ingratitudine, qui mi sembra che ci sia scarsa intelligenza politica. La Meloni aveva un’autostrada davanti: allargare i confini della destra. E invece coltiva l’orticello di Fdi”.
E aggiunge: “La Meloni prima ha litigato con Alemanno, adesso detesta Storace. Se poi ha bisogno dello spauracchio del ‘grande vecchio’, faccia pure. Ma francamente fa ridere“.
Fini poi analizza la situazione nel centrodestra dopo l’annuncio della candidatura di Bertolaso: “E’ impazzita la maionese. I tre cuochi, cioè Salvini, Berlusconi e Meloni, non riescono più a portare in tavola un piatto decente. Fin quando il centrodestra aveva il vento in poppa era facile riunirsi attorno a un tavolo e scegliere tra una gamma vasta di candidati credibili. Oggi non è più così, ci sono tanti elettori che non votano più centrodestra”.
E sottolinea: “Salvini, Berlusconi e Meloni però continuano a fare i loro vertici ad Arcore, come se nulla fosse accaduto, senza capire che i tempi sono cambiati. Sempre di più si ricorre a conigli tirati fuori dal cilindro e questo è l’aspetto che mi dà  più fastidio”.
L’ex presidente della Camera spiega: “Bertolaso può raccogliere consensi in maniera trasversale, perchè come Marchini è un candidato civico. Entrambi potrebbero essere candidati anche per il centrosinistra, addirittura Bertolaso con grande ingenuità  politica ha detto di aver votato Rutelli. Per quanto mi riguarda, se Storace va fino in fondo, cosa che personalmente mi auguro, sono convinto che raccoglierà  numerosi consensi nel tradizionale elettorato della destra romana“.
E chiosa: “E’ probabile che ci sia stato un dietrofront di Salvini perchè non tutte le caselle sono andate nel posto giusto nella spartizione tra i 3 partiti. E’ deprimente che non salvano nemmeno più la forma. La sinistra almeno in apparenza, con le primarie, cerca di salvare la forma. Le primarie non sono certamente salvifiche, ma in una fase di crisi nel centrodestra potevano riattivare un circuito di partecipazione. Certamente male non facevano”

(da “il Fatto Quotidiano“)

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