INTERVISTA A FINI: “BERLUSCONI DEVE CONSIDERARE SALVINI E LA MELONI COME AVVERSARI, NON COME ALLEATI”
“MELONI PRESUNTUOSA E SCONCLUSIONATA, A ROMA BALLOTTAGGIO GIA’ SCRITTO: RAGGI E GIACHETTI”
Proprio parlando di Roma Berlusconi ha rispolverato una categoria, “i fascisti”, che nel 1993 aveva definitivamente archiviato indicando Gianfranco Fini come la scelta giusta per il Campidoglio.
“È una battuta di cui non conosco le origini. Non so nemmeno chi ci sia nella lista Noi con Salvini, non li conosco e penso che non li conoscano neanche i romani, come si vedrà dai risultati elettorali. Il problema del centrodestra è molto più complesso di quella battuta. Anzi, direi che è un dramma”.
Fini è seduto nel suo studio da ex presidente della Camera. Il telefonino squilla spesso: “Sono gli amici che vogliono capire come andrà a finire a Roma”.
Qual è il dramma?
“Che il centrodestra, come lo abbiamo conosciuto, è finito. Che ormai è nato un blocco di destra, che è naturale chiamarlo lepenista, formato da Meloni e Salvini divenuto il baricentro di quello schieramento politico, oggi”.
E Berlusconi?
“Berlusconi vuole tenere unito tutto il fronte, federarlo come fece 20 anni. Un’impresa impossibile. Come fa la Merkel con Alternative di Frauke Petry o come Sarkozy con Marine Le Pen, Berlusconi dovrebbe considerare avversari Salvini e Meloni, non alleati. Purtroppo Silvio ha perso qualsiasi capacità innovativa e non per un dato anagrafico. Se qualcuno vuole farmi incazzare mi parli di rottamazione. Non è l’eta che va cambiata, ma lo schema e Berlusconi avrebbe ancora qualche freccia da tirare”.
Per esempio non mollando Bertolaso.
“Esattamente. Non lo farà e se anche fosse Bertolaso a ritirarsi, dubito che il giorno dopo Silvio darebbe l’appoggio alla Meloni. Nei prossimi 15 giorni potrebbero esserci delle sorprese”.
Comunque sia non ha scelto Berlusconi la fine del centrodestra. Sono stati Salvini e Meloni a scaricarlo.
“Ma per Forza Italia può essere un’opportunità . Riprenda un’identità e un posizionamento che in termini di contenuto non sia solo quello di tenere unita la coalizione a ogni costo, non accetti mai più le parole d’ordine del blocco lepenista, faccia opposizione a Renzi ma con la cultura di governo che significa che non c’è bisogno di dire di no a tutto”.
Lei chi voterà a Roma?
“Storace ha governato la regione, non ha pendenze penali ed è sicuramente il più competente. Sulla destra abbiamo idee molto diverse ma qui si sceglie il sindaco. Bertolaso è bravo nelle emergenze ma finora le ha gestite su direttive politiche di altri. Marchini ha fatto un’esperienza in consiglio comunale ed è trasversale. Meloni rappresenta una parte del mondo di An”.
Quindi?
“Ho ancora un po’ di tempo per decidere. Non voglio fare Ponzio Pilato ma direi che al momento il ballottaggio Giachetti-Raggi è già scritto”.
Salvini sostiene che Bertolaso sia un candidato a perdere per coprire un patto con Renzi sulle aziende
“Nella domanda c’è la risposta. E questo sarebbe un alleato?”.
Meloni comunque è l’ultima scelta per lei
“La sua candidatura è frutto del tatticismo e degli errori. È costretta a fare la corsa. Poteva dire di sì a Marchini, che ha persino vinto le primarie della Lega, invece Marchini mai. Venti giorni fa ha detto sì a Bertolaso poi ha detto di no. L’obiettivo di Giorgia non era far vincere il centrodestra ma rafforzare Fratelli d’Italia. Ha agito in modo sconclusionato e quando si è accorta che Storace raccoglie una base identitaria e ha la forza di un’esperienza amministrativa, ci ha ripensato altrimenti Fdi sarebbe stato asfaltata. Aggiungo che Meloni non parla con Storace, che pure può prendere il 5-6 per cento. Credo per presunzione. O forse per disistima”.
Il punto è che Forza Italia ormai ha meno voti della Lega.
“Ma se insegue quei presunti alleati non attirerà mai più i voti dei cosiddetti moderati. Il primo passaggio di una nuova unità potrebbe essere il referendum costituzionale, il modo in cui si dirà no a Renzi”.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply