Settembre 27th, 2017 Riccardo Fucile
INVECE CHE PICCINI, DUE SCRIVONO PICCININI E LA SUCCESSIONE DINASTICA A LIGURIA DIGITALE VA A FARSI FOTTERE
Clamoroso autogol del centro-destra in consiglio regionale, salta la nomina del successore di Bucci.
La prima pratica all’ordine del giorno era la nomina dell’amministratore unico di Liguria Digitale spa, ovviamente il nome era stato deciso in giunta ed era quello di Paolo Piccini, supermanager, già collega di Bucci nell’azienda controllata dalla Regione.
Piccini doveva succedere al sindaco di Genova nel ruolo vacante da cinque mesi, ma al momento della votazione la maggiornaza ha sbagliato a scrivere il nome del candidato e due consiglieri sulla scheda hanno scritto “Piccinini” invece di “Piccini”, i voti sono risultati quindi nulli.
Visto che le opposizioni si sono astenute compatte, i voti a favore sono risultati solo 14, insufficienti per far approvare la pratica (ne servivano 16).
Liguria Digitale resta così senza guida, la pratica dovrà tornare in giunta per essere approvata e di qui ripassare in consiglio, sperando che la prossima volta non ci siano errori.
“Un autogol incredibile della maggioranza di cenro-destra”, commenta le opposizioni.
(da agenzie) .
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Settembre 7th, 2017 Riccardo Fucile
VIETA IL POSSESSO DI BOTTIGLIETTE DI BIRRA AI RAGAZZI DELLA MOVIDA MA SE SONO MILLE TIFOSI MEGLIO FAR FINTA DI NON VEDERE
La notizia è fondamentalmente calcistica e riguarda una improvvisa e imprevista contestazione dei tifosi del Genoa ieri sera in piazza De Ferrari a Genova.
L’appuntamento era in programma, ma non nei termini in cui si è svolto, con la presenza di un migliaio di persone, fra le quali i militanti della “Brigata Speloncia”, una delle correnti più estreme del tifo organizzato.
E quindi le contestazioni a Enrico Preziosi, culminate con l’incendio di due poster del presidente in cui era raffigurato il suo volto a cui si sovrapponeva il cartello di divieto d’accesso.
Il brindisi preceduto da fuochi d’artificio si è svolto intorno alla mezzanotte, in coincidenza dei 124 anni della fondazione della società rossoblù.
Poi hanno cominciato a circolare le birre, portate e vendute su carrelli dei supermercati, davanti a tre vigili urbani che non sono intervenuti.
E qui l’affare diventa politico perchè l’assessore padagno Garassino da un mese a questa parte dedica il suo tempo a vietare qualsiasi cosa in città per fare la solita marchetta ai commercianti di cui è notoriamente il referente.
Via gli ambulanti da via Quadrio perchè sono più estetici 20 parcheggi, via gli immigrati da Sottoripa in tarda serata perchè occupano il suolo abusivamente, via gli artisti di strada perchè suonano, basta con i locali rumorosi (ovviamente se gestiti da stranieri), stop alla vendita e persino al passeggio con una bottiglia di birra dopo le 17, fino a distinguere tra movida “buona e cattiva” (ovviamente la decide lui la classificazione).
Ebbene ieri sera a fronte di una palese violazione del suo regolamento (sia per la musica ma soprattutto per la vendita ostentata di birre) non è “prontamente intervenuto” per multare i trasgressori.
Essendo un migliaio di tifosi incazzati (e italiani) meglio far finta di nulla, lui non è sceso dal letto per guidare la carica dei viglli per il “decoro” della città , meglio evitare di prendersi due sberle.
In ogni caso Genova ringrazia i tifosi rossoblu: almeno hanno restituito per un paio d’ore un volto umano a una città dove qualcuno vorrebbe imporre il coprifuoco.
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Settembre 3rd, 2017 Riccardo Fucile
IL TAPPETO ROSSO FISSATO SU UNO DEGLI ANGOLI TURISTICI CHE IL MONDO CI INVIDIA CON CHIODI CHE HANNO DANNEGGIATO LA PAVIMENTAZIONE… IL RED CARPET LERCIO E RATTOPPATO E’ IN PARTE VOLATO VIA COL VENTO, RESTANO I BUCHI
Mentre Toti sculettava sulla passerella di Cernobbio portando lo strascico alla promessa sposa
Salvini, sulla passeggiata a mare di Nervi, uno degli angoli più suggestivi di Genova, meta di migliaia di turisti provenienti da ogni angolo del mondo, andava in scena il deprofundis del Gabibbo bianco.
Come noto, il megalomane ha impestato la Liguria di red carpet, un tappeto rosso che avrebbe dovuto costituire un “richiamo turistico” un biglietto da visita dell’accoglienza.
Il tutto al modico prezzo di decine di migliaia di euro a tratto a carico dei contribuenti. E neanche fatturate direttamente del fornitore alla Regione Liguria, ma attraverso una strana triangolazione: il fornitore fattura a Liguria Digitale (agenzia per l’informatizzazione che non c’entra una mazza con il turismo, ma il cui Ad fino alle elezioni comunali era, ma che strano, l’attuale sinsaco leghista Bucci) e poi
Liguria Digitale fattura alla Regione Liguria (con un margine di guadagno?).
Già era intervenuta la Sovrintendenza per avvisare che non si poteva deturpare tutta la Regione con questo spot, anche per il problema dei chiodi con cui il tappeto deve per forza essere fissato a terra.
Toti aveva spergiurato che i chiodi non avrebbero causato alcun danno.
Ecco la prova che invece, anche in questo caso, racconta balle.
Il servizio fotografico che abbiamo prodotto in esclusiva testimonia che il red carpet sulla passeggiata di Nervi non è solo lercio, sporco, rattopppato, strappato e sparito causa vento, ma ha distrutto il lastricato in più punti.
Ogni chiodo ha spaccato la pavimentazione che ora andrebbe rifatta.
A spese di chi?
Toti ora provveda di tasca sua per la cazzata che ha posto in essere.
E i danni se li faccia fatturare direttamente, senza passare da Liguria Digitale, i genovesi non hanno bisogno di altre mancette a terzi.
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Agosto 31st, 2017 Riccardo Fucile
DOPO ANNI DI GRANCASSA, AL MOMENTO DI VOTARE SEI CONSIGLIERI TRA LEGA, FORZA ITALIA E LISTA BUCCI SONO LATITANTI… DA “VI FACCIO VEDERE COME MUORE UN ITALIANO” A “VI FACCIAMO VEDERE CHE PREFERIAMO RESTARE IN VACANZA”
Da sprofondare di vergogna: dopo anni in cui il centrodestra aveva perorato la titolazione di una strada al genovese Fabrizio Quattrocchi, assassinato nel 2004 in Iraq dove svolgeva attività come contractor, con il famoso video in cui affermava con grande dignità “vi faccio vedere come muore un Italiano”, oggi era il momento in consiglio comunale di votare la mozione per rendere operativa la scelta di dedicargli una via.
Ma la maggioranza di centrodestra non c’era, troppi consiglieri assenti e Pd e M5S abbandonano l’aula: «Abbiamo voluto evidenziare che il 31 agosto la maggioranza è ancora in vacanza», hanno spiegato i consiglieri di opposizione.
Il capogruppo della Lista Chiamami Genova Paolo Putti, ex M5S, ha chiesto la verifica del numero legale: Pd, M5S e Lista Crivello hanno abbandonato l’aula e i 17 consiglieri presenti della maggioranza più lo stesso Putti non sono bastati a raggiungere la soglia minima di 21 consiglieri indispensabile a proseguire i lavori dell’assemblea.
Assente il sindaco Marco Bucci “in missione” e numerosi i banchi vuoti nella fila della maggioranza.
Ben sei gli assenti tra Forza Italia, Lega Nord e Lista Bucci.
Così qualcuno forse capirà con chi ha a che fare e che, al di la della demagogia, questi soggetti non rinunciano a stare in vacanza neanche davanti all’omaggio a una vittima del terrorismo.
Quattrocchi serve evocarlo per carpire due voti, non per riconoscergli una strada alla memoria.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2017 Riccardo Fucile
E’ AMMESSO SOLO SPENDERE 100.000 EURO PER LE MARCHETTE DI DEL DEBBIO O SPUTTANARNE ALTRETTANTE PER IL TAPPETO ROSSO… E’ RUSCITO A FAR FARE BELLA FIGURA PERSINO A RENZI (CHE HA RINUNCIATO PER NON CREARE PROBLEMI)
Via il patrocinio della Regione dal Festival della Mente di Sarzana: uno dei relatori è Matteo
Renzi.
L’annuncio su Facebook dell’assessore regionale spezzino, Giacomo Giampedrone, che annuncia la volontà di togliere patrocinio e logo dell’istituzione regionale alla ormai consolidata e prestigiosa kermesse culturale del Levante ligure.
Immediato il posizionamento del presidente della Regione, Giovanni Toti, che ha rafforzato la proposta del suo assessore: “Renzi può benissimo presentare il suo libro in Liguria, ma non lo farà a spese dei liguri e non in una manifestazione pubblica che è di tutti, “, confermando la decisione di ritirare logo e patrocinio alla kermesse.
A spese dei liguri invece vanno bene i 100.000 euro per il tour propagandistico di Del Debbio o gli altrettranti spesi per il red carpet di cui ride tutta l’Italia.
A far esplodere la polemica è la partecipazione al Festival del segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi:
In tarda mattinata il segretario dem fa sapere con una nota che non andrà al festival di Sarzana. E il sindaco, Alessio Cavarra, dirama, attraverso una nota, la sua amarezza: “La Regione Liguria fa una figuraccia, a chi può far paura la presentazione di un libro? Avevo chiesto a Matteo Renzi di presentare il suo “Avanti” anche nella nostra città e in un evento previsto fuori dal programma del Festival della Mente. Pensavo che sarebbe stato utile a tutti discutere e dialogare: i libri servono a questo”.
Cavarra ribadisce che, d’accordo con il segretario Pd, si è deciso di rinviare la presentazione: “Evitiamo alibi per fare polemiche contro Sarzana”, dice il sindaco. E promette, a breve, di fissare una nuova data, perchè Renzi possa illustrare il suo libro nel Comune spezzino.
(da agenzie)
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Agosto 17th, 2017 Riccardo Fucile
A SANTA MARGHERITA E’ FINITO IN DISCARICA DA COME ERA RIDOTTO, A PORTOVENERE SCARICATO DAVANTI A UNA CASA ABBANDONATA ALTROVE E’ UNO SPETTACOLO INDEGNO: SPORCO, ROTTO, PERICOLOSO
A Santa Margherita ligure il sindaco l’ha preso, tolto e buttato in discarica. Troppo consumato, era
diventato inguardabile. Ma pare che ne abbia comprato un altro, con i soldi del Comune. A Portovenere hanno scattato la fotografia del red carpet arrotolato e scaricato da una parte accanto alle transenne di una casa abbandonata. A Bonassola il sindaco non l’ha voluto, la messa in posa costava 8mila euro.
E poi le polemiche tra la Regione e la Soprintendeza, le ironie in rete, le contrapposizioni politiche, i punti interrogativi sul finanziamento dell’iniziativa, i chiodi piantati per fissarlo in aree protette, le autorizzazioni mancate.
Insomma, se l’obiettivo di Giovanni Toti era il “purchè se ne parli” allora è stato raggiunto.
Per il resto è un disastro.
Tra il vento, la pioggia, le camminate di migliaia di persone lungo il tappeto, buona parte del manto andrebbe già sostituito con uno nuovo.
E’ una catena di immagini via Whatsapp che, anche queste in maniera oggettivamente, documentano lo stato di salute degradato del tappeto.
Chi posta il red carpet a ridosso del mare ormai mezzo divelto e c’è chi ironizza: «Devono rimuoverlo al più presto prima che si deteriori definitivamente e finisca ad inquinare il mare. Altrimenti le nostre acciughe mangiando i pigmenti rossi verranno scambiate per triglie!». Mentre Antonietta è più pratica: «E poi giù altri soldi nostri per le spese di smaltimento…».
«Toti dice che è un’iniziativa che serve a promuovere il turismo: ma prendono le persone per sceme? Esiste qualcuno che sceglie la Liguria per un tappeto rosso steso per terra?
La prima questione rimane per quale motivo una società che dovrebbe occuparsi di informatica come Liguria Digitale abbia finanziato il red carpet
Il secondo punto, è conoscere la spesa complessiva della trovata.
Il presidente della Regione dice che sono costati non più di 60 mila euro, ma per il solo red carpet tra Portofino e Rapallo ne sono stati spesi circa 40 mila.
L’azienda che fornisce i tappeti rossi alla Regione, inoltre, sostiene che il costo si aggiri intorno ai 3,92 euro al metro quadrato e visto che in Liguria si parla di una copertura totale di circa 50 chilometri i dubbi rimangono.
E poi chissà , magari andranno aggiunti anche i costi per rammendarlo…
(da “La Repubblica”)
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Agosto 9th, 2017 Riccardo Fucile
LA SUB-CULTURA DELLA TV COMMERCIALE IMPORTATA DA TOTI IN LIGURIA
Nella Liguria, ceduta senza colpo ferire al ForzaLeghismo dai rimasugli burlandiani in
rotta, prosegue il singolare esperimento che potremmo definire “berlusconismo in una sola Regione”: governare un territorio virando ogni problema a trovata comunicativa (la comunicazione come sinonimo di promo-pubblicità imbonitoria) e promuovendo a ideologia la sub-cultura da televisione commerciale, in cui “bello” diventa sinonimo di smaccata ostentazione del lusso. L’antico messaggio dei serial americani — da Dinasty a Dallas — padanizzato in Billionaire.
Non per caso, la cabina di regia allestita ai piani alti nella sede genovese dell’Ente regionale (la reggia, a suo tempo affittata da Claudio Burlando e predisposta ad accogliere la cara Raffaella Paita, ora oggetto di una trattativa d’acquisto — appunto, milionaria — da parte del nuovo governatore) vede impegnati nell’operazione in atto due giornalisti di provenienza Mediaset: Giovanni Toti e l’ex collega assessore alla Cultura Ilaria Cavo.
La prima mossa ad alto tasso mediatico si è tradotta nella cafonata di stendere passiere, denominate hollywoodianamente red carpet, lungo i sentieri degli antichi borghi della costa; da Santa Margherita a Portofino e nelle Cinque terre.
Luoghi dalla bellezza (montalianamente) “scabra ed essenziale”, violati da una presunta spettacolarizzazione tipo serata degli Oscar e dal fasullo in cartongesso da Disneyland. Non per niente l’iniziativa è stata presentata con l’epigrafe da parvenu provinciale “emozioni da star”.
Un pensiero retrostante, ormai incistato nella testa della borghesia cafona, attualmente egemone in questo tempo e in questa Italia, che ha proseguito nella sua opera di uniformare a sè il paesaggio sociale circostante ridisegnando il vertice della massima istituzione culturale di territorio: la Fondazione Palazzo Ducale, per otto anni affidata alla presidenza di un intellettuale schivo e generoso come Luca Borzani, ora passata alle cure di un altro Luca: il cabarettista Bizzarri.
E a noi liguri è andata pure bene, visto i nomi che erano stati fatti (il dannunziano coprolaliaco Vittorio Sgarbi) e quelli che non erano stati fatti (Barbara d’Urso? Simona Ventura? Paolo del Debbio?).
Difatti, il neo-presidente è un giovanotto simpatico e probabilmente sveglio (il modo con cui, insieme al fido Paolo Kessisoglu, ha sostituito l’insostituibile Maurizio Crozza nella cartolina a Di martedì è stato certamente intelligente e apprezzabile).
Il problema è un altro, e sta tutto nel viatico della Cavo alla sua candidatura: “Vogliamo un Ducale più glamour“. Tradotto, la sconfortante concezione di cultura come intrattenimento.
Perchè l’antico palazzo del Doge non è solo un contenitore da 600mila visitatori annui; non è soltanto una serie di mostre pittoriche spesso giocate sul sicuro.
Il Ducale del mio amico Borzani è stato un luogo aperto al dibattito cittadino, stimolato dalla fertile presenza di quanto il panorama intellettuale europeo e mondiale aveva da offrire.
Se vogliamo, l’intelligente rivisitazione di due antichi modelli — il sabato letterario e la Casa della cultura — aggiornata grazie a un profondo radicamento nelle problematiche cittadine.
Perchè il vecchio presidente sapeva tenere insieme la discussione mondiale e il cantiere locale. Lo dico da organizzatore dell’ultimo ciclo di conferenze della passata gestione: il tema della “città come laboratorio di democrazia”, che ha visto discutere con i genovesi architetti dello studio Bohigas di Barcellona o star parigine di Science Po come Patrick Le Galès.
Dunque, l’unico embrione di spazio pubblico al servizio della riflessione civica che aveva bisogno di nuove energie per restare in vita, non di una figura mediatica per catturare sponsor e (dio santo) “fare immagine”.
Con tutta la simpatia per Bizzarri, che rischia di finire stritolato da un precedente un po’ fuori portata per le sue forze. Mentre avanza la banalizzazione all’insegna dello showbiz parrocchiale che ha già colpito quel Festival della Scienza novembrino, che coinvolgeva nel suo prezioso endutainment un 170mila partecipanti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2017 Riccardo Fucile
TOTI E LO ZIO D’AMERICA DESIGNANO LUCA BIZZARRI A CAPO DELLA MAGGIORE ISTITUZIONE CULTURALE CITTADINA
Luca Bizzarri è il nuovo presidente del Palazzo Ducale di Genova.
E’ arrivata la conferma della nomina dell’attore comico e presentatore alla guida della più importante istituzione culturale cittadina: “Sarà l’attore Luca Bizzarri il nuovo presidente della Fondazione Palazzo Ducale — fanno sapere dalla sede di De Ferrari — Il nome è stato indicato in maniera concorde dal Comune di Genova e da Regione Liguria ed è stato comunicato oggi al termine di un incontro a cui hanno preso parte il Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Edoardo Rixi e il sindaco di Genova Marco Bucci”.
“Ho detto sà, alla fine di mille pensieri, per un motivo soltanto: perchè sono genovese e qualsiasi genovese, davanti alla possibilità concreta di impegnarsi per la propria città , avrebbe detto si — ha scritto su Facebook il comico.
Probabilmente un genovese si sarebbe fatto un esame di coscienza circa le capacità di assumere un incarico verso il quale non ha alcuna esperienza e qualifica, ma evidentemente per Bizzarri questo conta poco.
Genovese, 46 anni, cresciuto tra il Teatro Stabile e il cabaret dei Cavalli Marci e arrivato ad essere (in coppia con Paolo Kessisoglu) tra i volti più noti della televisione italiana, l’incarico di Bizzarri è stato fortemente voluto dal governatore regionale Giovanni Toti ma anche sponsorizzato dalle assessore alla cultura in Regione e Comune, Ilaria Cavo (altro volto Mediaset sbarcato nelle istituzioni liguri) ed Elisa Serafini.
In puro asse Mediaset, come in altri casi.
.A parole ndipendente, in tv (da Mtv, Mediaset fino a La7 e Rai, dove in autunno andranno in onda i nuovi episodi della sit come cult “Camera Cafè”), in passato molto critico con le giunte di centrosinistra cittadine, la scelta di Bizzarri come successore di Luca Borzani rappresenta una discontinuità rispetto al passato.
“Siamo contenti di questa decisione — ha commentato il sindaco di Genova Bucci — non per la volontà di andare contro il passato ma per prendere quel che c’è di buono dal passato e soprattutto per fare qualcosa per il futuro anche in altre direzioni. Perchè la cultura è fatta di tante cose e noi vogliamo che questo siano tante offerte diverse per i genovesi e per i turisti”.
Come se la cultura fosse un prodotto da supermercato.
Preferito (anche e soprattutto per questioni economiche, la collaborazione del presidente del Ducale è gratuita per statuto) alle candidature di Vittorio Sgarbi e Carlo Freccero, a dare il via libera alla nomina di Bizzarri è stata anche e soprattutto una lunga trattativa politica tra le forze di maggioranza, e l’ok decisivo dell’assessore regionale Edoardo Rixi, per conto della Lega, fino all’ultimo la forza politica meno convinta di affidare all’attore la guida della Fondazione per la cultura.
“Avremmo preferito altri, con profili diversi, ma non ci opponiamo — aveva già fatto capire sabato scorso il segretario regionale leghista, che nel ruolo aveva proposto anche il professor Paolo Becchi — Anche perchè fare meglio di Luca Borzani sarà difficile, e da parte nostra verrà solo supportato”.
Si tratta di nomina “positiva” anche per il Pd, ormai in ppeino delirio qualunquista.
Raffaella Paita, capogruppo dem in Regione Liguria, spiega: “è una persona capace, fu il gruppo del Pd in Regione a proporlo come componente dell’Assemblea del Teatro Stabile, dove si è formato artisticamente”. E allora siamo a posto.
Insomma una grande coalizione che alla fine ha scelto la persona meno adatta, come se gestire Palazzo Ducale e le scelte culturali e artistiche fossero materia di un comico che non si è certo distinto finora in idee per la città , a parte aprire locali commerciali per fini legittimamente privati.
Ci sarà da ridere, almeno questo lato non mancherà , come sempre nella giunta dell Gabibbo bianco e dello zio d’America.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO LA DENUNCIA DEL PERSONALE SANITARIO DELLE ASL GENOVESI, ESPLODE IL CASO POLITICO
Tutto è nato dal ritrovamento, nel camice di un dipendente dell’ospedale Galliera, di un
microchip inserito tra le cuciture dell’abbigliamento da lavoro.
Il dipendente ha denunciato il caso e il direttore sanitario della Asl ( bergamasco, in quota Lega tanto per cambiare) è finito nell’occhio del ciclone.
La motivazione della direzione sanitaria sarebbe l’esigenza di controllare la localizzazione degli abiti da lavoro così da evitarne lo smarrimento, come previsto dalla gara d’appalto.
È però evidente come questa strumentazione si presti anche al controllo continuo della posizione degli addetti, venendosi così a configurare a pieno titolo come mezzo di controllo a distanza dei lavoratori.
Questo significa che la sua introduzione sarebbe dovuta passare da un accordo con il sindacato o in alternativa da un’autorizzazione del ministero del Lavoro, come previsto dello Statuto dei Lavoratori.
Non risulta che si sia scelta la via dell’accordo sindacale, quindi si deve supporre che esista un’autorizzazione ministeriale, o che l’atto sia illegittimo.
In questo caso potrebbe definirsi anche il danno erariale, dato che si dovrebbe provvedere a sostituire capi in uso a 22mila persone».
Oggi interviene (come spesso a sproposito) il governatore Toti in difesa della assessora leghista Viale, sostenendo “di cosa hanno paura i dipendenti e i sindacati?”, come se il problema fossero i lavoratori posti sotto controllo in modo illecito e non il manacato rispetto delle norme previste.
In ogni caso se per Toti non è un problema, gli consigliamo di apporlo a loro insaputa a certi suoi assessori, magari si sarebbe evitato lo scandalo dei rimborsi truffa, quando qualcuno andava al ristorante o in alberghi di località turistiche il fine settimana e poi metteva le spese in conto alla Regione.
Non a caso il processo per peculato è in corso.
Il microchip sarebbe almeno servito a localizzare i furbetti dello scontrino.
(da agenzie)
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