Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL CONCORSO SOCIAL METTE IN PALIO ANCHE UNA TELEFONATA E UN VIDEO CON LUI CHE CAUSERANNO LA FUGA DEFINITIVA DEI TUOI FIGLI DA CASA
Come una lotteria, una riffa: metti i “Mi piace”, scali la classifica e vinci una telefonata con Matteo Salvini.
La campagna elettorale si gioca talmente tanto sui social, che ora la Lega ha pensato di trasformare i suoi elettori nei partecipanti a un gioco social, che aumenterà di riflesso il coinvolgimento, l’audience e la discussione sotto post e tweet.
Rilanciato in pompa magna sui canali del candidato premier del Carroccio, del suo social media manager e della Lega e sul sito Salvinipremier.it, è partito il concorso “Vinci Salvini”. Tutto vero.
L’aspirante presidente del Consiglio assurto a rockstar, insomma. La sfida social infatti assegna punteggi ai followers più assidui del segretario della Lega. Tradotto: più “Mi piace”, più chance di successo.
Qual è il premio? Per il vincitore giornaliero una telefonata con lui oltre a un post con la propria foto, “che verrà diffuso sui canali social del Capitano — scrive il suo social media manager Luca Morisi.
Finita? Macchè. Per chi proprio non sa stare lontano dalla pagina Facebook di Salvini e la frequenta più assiduamente, altri ricchi cotillon: “Il vincitore della classifica settimanale incontrerà Matteo Salvini di persona, in un incontro riservato, per il quale faremo, se il vincitore lo vorrà , anche un video che verrà pubblicato su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube“.
Roba che i tuoi figli non ti perdoneranno mai per tutta la vita.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL LEGHISTA CANDIANI ATTACCA PARAGONE MA FA UN AUTOGOL: AMMETTE CHE LA LEGA PIAZZA RACCOMANDATI IN RAI COME TUTTI GLI ALTRI
Lo scontro all’arma bianca padagna questa volta arriva da Varese dove il leghista Stefano Candiani affonda su Gianluigi Paragone, candidato nello stesso collegio per il Movimento 5 Stelle che nei giorni scorsi lo aveva attaccato sotto la sede del municipio di Tradate.
La stoccata di Candiani arriva con una diretta facebook all’esterno degli studi Rai di Saxa Rubra: “Mi viene da domandare come mai Paragone oggi faccia il puro, dimenticandosi che nella sua storia ci sono state la Rai, Libero, La Padania e tante altre cose… mi chiedo: qui dentro entrano tutti solo per meriti? Se ti fai candidare all’uninominale e nelle liste proporzionali per essere sicuro di essere eletto, mi viene da dire che l’opportunismo è galoppante. Qui ci sei arrivato per merito o ci sei arrivato per Politica? La tua incoerenza è tipica del M5S, al mattino dite una cosa e alla sera un’altra”.
Ma Candiani, che non è propriamente un genio della politica, con questa intemerata non si accorge di fare la figura del bue che dice cornuto all’asino.
Perchè se Paragone, come molti altri giornalisti, è entrato in Rai in quota Lega vuol dire ammettere che la Lega non ha mai operato in modo diverso dagli altri partiti, pensando quindi non alla qualità ma alla appartenenza.
Quindi l’unica differenza è che Paragone ora è sponsorizzato dai Cinquestelle e ha preferito uno stipendio sicuro da parlamentare per cinque anni rispetto alle comparsate in Tv.
Capisco che alla Lega dia fastidio che Paragone sputi sul piatto in cui ha mangiato, ma è un prodotto di allevamento della fattoria padagna, dove asini e buoi sono di casa.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
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Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile
A CORRIDONIA INSIEME ALLO STATO MAGGIORE DELLA LEGA MARCHIGIANA, COMPRESO IL SEN. ARRIGONI… ALTRO CHE “NON LO VEDEVAMO DA MESI”
Il 20 gennaio scorso, due settimane prima del tiro al bersaglio umano per le strade di Macerata, Luca Traini era ad una cena a Corridonia insieme a tutto lo stato maggiore della Lega marchigiana.
Compresi il commissario regionale, il segretario provinciale e quello comunale di Macerata.
Lo scrive oggi Repubblica in un articolo a firma di Fabio Tonacci, il quale racconta che nell’occasione Traini ha mostrato il suo tatuaggio con la runa nazista:
Repubblica è in grado di ricostruire quella serata, organizzata nella sala grande dell’osteria adiacente all’hotel “Il Camerlengo”.
Gli stessi titolari confermano l’evento e la partecipazione di Traini.
Il 28enne era tra i quaranta invitati e serenamente mostrava ai commensali l’ultimo suo orgoglio: la “zanna di lupo” tatuata sulla tempia destra, ossia la runa Wolfsangel pescata dalla simbologia nazista.
«Luca si fa chiamare “Lupo”, quindi abbiamo pensato che fosse solo un’altra delle sue stravaganze», racconta un esponente della Lega di Corridonia presente alla cena.
Accetta di parlare solo con la garanzia dell’anonimato, e già questo dice molto dell’inquietudine in cui naviga – e non da adesso – il partito di Salvini nelle Marche. «Luca è un attivista iscritto a Macerata e con Corridonia ha poco a che fare: non ha mai fatto politica da noi».
La sua candidatura alle amministrative del 2017 è stata, a quanto pare, un ripiego dell’ultimo minuto. «Inserito in lista dal coordinatore comunale di Macerata, Stefano Migliorelli solo per fare numero». Il Lupo prese zero preferenze, il candidato sindaco leghista 307 voti su 7.775.
La Lega aveva spiegato che negli ultimi mesi Traini non si faceva più vedere alle iniziative del partito. Di Traini si conosceva l’estremismo, il tic per il saluto romano e la fascinazione per Aries Officina Nazional Popolare, gruppo fascistoide legato a Forza Nuova
«Non è stata una cena elettorale ufficiale, era dedicata ai simpatizzanti e agli iscritti. Da Macerata sono venuti Migliorelli e il segretario provinciale Maria Letizia Marino. C’era anche il senatore Paolo Arrigoni, il nostro commissario regionale».
Il menù proponeva risotto e spezzatino di vitella. «Luca chiacchierava con tutti, sembrava a suo agio con i capi. Era uno che straparlava sugli immigrati ma, nonostante la stazza e il fisico palestrato, sembrava innocuo». Innocuo non era.
Ieri Cronache Maceratesi ha pubblicato un video in cui si vede Luca Traini che stringe la mano a Matteo Salvini durante un convegno elettorale all’Abbadia di Fiastra del 2015. Nel 2017 era candidato al comune di Corridonia, ultimo in lista.
Si è invece rivelata una balla l’ipotesi della segretaria provinciale della Lega che Traini avesse un rapporto con Pamela Mastropietro.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 1st, 2018 Riccardo Fucile
“DELUSI DA UN PARTITO CHE STA MANCANDO DI COERENZA PER RACIMOLARE VOTI AL SUD”… “NON SONO CAPACI NEANCHE DI FAR TORNARE UN UFFICIO ANAGRAFE”
Potrebbe essere un (doppio) caso isolato. Oppure no. Potrebbe essere il sintomo di un processo di malcontento interno latente.
Lega, e non più Lega Nord, dallo scorso inverno. Ed è questo uno dei motivi che hanno spiento Daniele Bonuso e Corrado Falasco, consiglieri municipali del Carroccio in Valpolcevera, a uscire dal partito e andare nel gruppo misto (dove hanno trovato Massimo Pantini, ex Fratelli D’Italia, poi cooptato dal presidente Pd Federico Romeo nella squadra di governo con una delega al decoro urbano e riqualificazione urbana).
Bonuso, 25 anni, e Falasco, 61, non erano nella Lega da moltissimo tempo, un paio d’anni al più, ma abbastanza da definirsi delusi della piega presa dal partito e dagli atteggiamenti di Salvini.
“A Pontida aveva urlato dal palco, mai più schiavi di Forza Italia. E ora?” osserva Daniele Bonuso, che parla anche a nome del compagno.
“Abbiamo preso la nostra decisione con grande difficoltà — continua Bonuso — ma ci siamo resi conto che non possiamo far finta di niente con gli elettori. Durante la campagna elettorale Salvini è venuto a Certosa e a Begato, sono state promesse azioni di cambiamento eppure non sta succedendo nulla. Non ci sono novità neppure sul ritorno dell’anagrafe a Bolzaneto, che è una battaglia che abbiamo intenzione di proseguire”.
“Nei prossimi anni, con i lavori per la gronda, la vallata cambierà radicalmente — aggiunge il consigliere ex Lega — noi siamo intenzionati a vigilare ma non da dentro un partito che cambia nome per racimolare qualche voto a sud”.
(da “Genova24”)
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Febbraio 1st, 2018 Riccardo Fucile
NEL PAESE DOVE UNO SU TRE E’ LEGHISTA, NON SI CONDIVIDE IL NUOVO CORSO DI SALVINI: “STAVOLTA NON VOTO PIU'”
A Pontida, contando anche i neonati, uno su tre è leghista. Basta guardare il pratone dei sacri
giuramenti per intuirlo.
Mancano nove mesi alla prossima adunata e già sventola la grande bandiera con il sole delle Alpi. La scritta cubitale, «Padroni a casa nostra», devi essere cieco per non vederla. Al Bar B, ovviamente in piazza Giuramento Pontida, quello del Barbarossa si capisce, ci sono i tifosi dell’Atalanta e i leghisti, che sono spesso la stessa cosa.
Qualcuno però è già ex come Tullio, 72 anni, autista in pensione che dribbla spericolato i grandi temi della politica: «Stavolta non voto più. Non è che sono tutti uguali. È proprio che uno è peggio dell’altro».
Nel mirino, per sintetizzare, mette: la commissione banche «che sono tutti delinquenti», il presidente Mattarella «che li copre», chi ci manda gli immigrati che «la nostra pelle è bianca» e alla fine, come ciliegina sulla torta «quelli che cambiano il simbolo quando non c’è proprio niente da cambiare».
Se c’è un posto dove soffiava il vento del Nord questo è Pontida. Alle elezioni la Lega andava sul sicuro. Mai sotto il 40%. Ma il Nord non c’è più. La Padania nemmeno. Sbianchettati da Matteo Salvini che sogna la Lega nazionale e di sfondare pure al Sud.
In questo paesone di 3301 abitanti dove Bergamo è già Sud, i mal di pancia non si contano. Intercettarli non è difficile.
Il sindaco Luigi Carozzi eletto quattro anni fa non ne fa mistero: «I leghisti di antico pelo come me te lo dicono tranquillamente che votano ancora Lega ma forse è l’ultima volta. Abbiamo detto addio alla Padania, poi al Nord nel simbolo. Ci rimane la legge Fornero da cancellare. Non da correggere, da cancellare proprio. Non si fa? Non si vota più. E poi cosa c’entra con noi uno come Silvio Berlusconi, il nostro nemico per anni…».
Che il Carozzi non avesse peli sulla lingua si sapeva. Ha 53 anni, sta nel movimento da 15, respira l’aria delle valli da sempre, fa il sindaco ma indossa con orgoglio il giaccone da tecnico Sky e sulle prime pagine dei giornali c’è già finito per aver pensato di togliere la tassa sui rifiuti ma non ai gay e ai parcheggi rosa per le neomamme purchè italiane.
Poi non se n’è fatto nulla ma lui insiste: «Il credo della Lega fino a pochi anni fa, e io come sindaco non ho cambiato idea, è che noi siamo per la difesa della famiglia tradizionale. Quella fatta da un uomo e una donna e dei figli. No al gender e a quelle cose lì. Punto e basta».
Quanto il pensiero sia condiviso fino in fondo è tutto da vedere. Ma lui che i suoi 3301 abitanti li conosce tutti per nome è in grado di annusare l’aria: «Metà di quelli tra i 18 e i 30 anni non andrà a votare. Non credono più a niente».
Elena Angela che alla trattoria più vicino al pratone serve penne all’arrabbiata meno arrabbiate di lei, ragiona di pancia e di cuore, che da queste parti contano come il cervello: «Io una volta ero per Fini. Ma adesso questa cosa che la Lega non voleva candidare Umberto Bossi non la capisco. Per me Umberto è la Lega. Ci vuole un po’ di rispetto per lui».
Quanto contino certe cose a Pontida non è difficile capirlo. Il giorno del giuramento sul pratone – «A settembre avevamo 130 pullman da tutto il Nord», sprizza orgoglio il sindaco – c’era chi si faceva venire i lucciconi agli occhi. Il Capo un giorno si è inventato la camicia verde e tutti hanno comperato la camicia verde. Poi ha detto che Berlusconi era Berluskaz e per tutti in un attimo è diventato Berluskaz. Adesso la storia si è fatta un altro giro».
(da “La Stampa”)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
SI IPOTIZZA UN REIMPIEGO OCCULTO DEI RIMBORSI TRUFFA… MANCANO 47 MILIONI REGOLARMENTE ISCRITTI A BILANCIO… NEL MIRINO STRANI TRASFERIMENTI BANCARI E IL TRAVASO DI 2 MILIONI A “NOI PER SALVINI”
La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per riciclaggio sulla Lega Nord. 
Gli accertamenti riguardano il possibile reimpiego occulto dei rimborsi-truffa ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l’ipotesi accusatoria travasati attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri.
In altre parole, nell’opinione dei pm, quei fondi sono stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri consapevolmente dalla Lega durante le gestioni di Maroni in primis e poi di Salvini.
Un arco temporale in cui il partito, che all’inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, ha rinunciato a ogni pretesa.
L’indagine – al momento a carico d’ignoti e coordinata dai magistrati del pool reati economici Francesco Pinto e Paola Calleri – nasce da un esposto di Stefano Aldovisi, ex revisore dei conti condannato per il raggiro al Parlamento, assistito dall’avvocato Stefano Goldstein.
Pur consce della provenienza indebita di quei fondi, insiste il commercialista, le gestioni successive a quella di Bossi-Belsito hanno dolosamente utilizzato e in parte occultato alcuni milioni per dribblare la giustizia.
Risale al luglio scorso la sentenza che dà il via ai sequestri: per i giudici la Lega di Umberto Bossi con tesoriere Francesco Belsito incassò una valanga di soldi pubblici senza averne diritto, grazie a certificazioni false.
Per questo vengono condannati Bossi (2 anni e mezzo), Belsito (4 anni e 10 mesi) e i revisori contabili: Diego Sanavio (2 anni e 8 mesi), Antonio Turci (2 anni e 4) e appunto Aldovisi (1 anno e 9 mesi).
A quel punto il tribunale dispone il sequestro “conservativo” da 49 milioni di euro, stima del danno alle casse pubbliche, per evitare che il denaro evapori prima della Cassazione.
Sui conti del Carroccio, e delle sue propaggini locali, la Guardia di Finanza blocca circa 2 milioni di euro. A quel punto, non essendocene altri, la ricerca del tesoro leghista prosegue sui depositi dei singoli imputati, ai quali vengono congelati beni per altri 2 milioni di euro.
Aldovisi però non ci sta a pagare quasi per tutti.
Durante il processo ammette che i controlli di fatto erano inesistenti, ma sostiene di non aver mai saputo che l’obiettivo dei vertici politici fosse una truffa. Mentre a lui pignorano tutto, il Senatùr continua infatti a beneficiare di buona parte del vitalizio da parlamentare (inattaccabile da pignoramenti).
E la Lega, rimarca, avrebbe messo al sicuro il tesoro.
Le indagini si muovono su due elementi clou.
Il primo attraversa il periodo in cui il ruolo di segretario passa a Roberto Maroni. «Secondo il settimanale L’Espresso – si legge nell’esposto – all’inizio del 2013 19,8milioni di euro in liquidità e titoli (in quella nella disponibilità del partito, ndr) sono stati trasferiti dalla filiale Unicredit di Venezia alla sede di Banca Aletti a Milano, per essere messi in sicurezza» dai creditori.
Come mai, allora, «in fase di esecuzione del sequestro» vengono trovati un paio di milioni, a fronte di «un bilancio che al 31 dicembre del 2012 era in attivo di 47 milioni di euro»?
Il secondo passaggio cruciale avviene durante il mandato di Matteo Salvini e riguarda un presunto travaso di liquidità (2 milioni) fra i conti della vecchia Lega e il movimento “Noi con Salvini”.
Il legale di Aldovisi, Stefano Goldstein, si limita a confermare l’esistenza e i contenuti dell’esposto, presentato il 28 dicembre.
(da “il Secolo XIX”)
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Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile
SU FB SCRIVE: “VISTO CHE E’ IL GIORNO DELLA MEMORIA, RICORDATEVI DI ANDARE A PIJARLO NEL CULO”… QUESTA E’ LA PRIMA CITTADINA DI GAZZADA SCHIANNO CHE DOVREBBE RAPPRESENTARE LE ISTITUZIONI
«È il giorno della memoria, ricordatevi di andare a pijarlo….». A scrivere la frase ieri in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook è stata la sindaca leghista di Gazzada Schianno, Cristina Bertuletti.
Una frase già commentata con durezza dall’Anpi e dall’Arcigay di Varese, che ne ha chiesto le dimissioni.
«Le persone che hanno sofferto e perso la vita nei lager -scrive Ester De Tomasi, presidente dell’Anpi della provincia di Varese- sono morte anche per fare in modo che tutti abbiano diritto di parola. Una libertà usata nella maniera peggiore da chi scrive queste dichiarazioni vergognose».
Ma l’indignazione scorre sui social e sono centinaia i cittadini che ne chiedono le dimissioni.
Non è la prima volta che Cristina Bertuletti lascia sul proprio profilo post allucinanti.
Nel marzo del 2016 aveva scritto che la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan «meritava
l’esecuzione capitale».
Nel marzo dello stesso anno aveva auspicato la reincarnazione del duce (che i leghisti li avrebbe appesi al muro, segno di una grave confusione mentale).
Il post relativo al giorno della memoria, per chi non è “amico” del sindaco su Facebook, non è visibile, mentre sono pubblici i post su iniziative contro lo Ius Soli o un post del novembre 2017: «Tutti a far colazione al bar dell’ospedale di Legnano! Dux lux», con una mano che ricorda il saluto fascista, tipico uso delle macchiette da avanspettacolo.
È infine dell’ottobre 2016 una sua intemerata contro chi salva i migranti, sempre su Fb: «Ma tutti i bravi cristiani, cattolici, uomini di Caritas e donne dalla profonda Fede… ma dove (…) siete???? Uscite dai vostri confessionali e pigliatevi un paio di extracomunitari clandestini. Così. Per amore della diversità che è arricchimento. Per compiere la parola di Dio. Per dimostrare che non siete solo capaci a strapparvi le vesti come farisei quando noi razzisti parliamo di lanciafiamme».
Un delirio continuo a cui nessuna istituzione ha pensato di porre fine accompagnandola in una struttura sanitaria per un Tso o in alternativa al più vicino carcere circondariale.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile
“NULLA DI GRAVE, TORNERO’ IN AZIENDA” E FA INTENDERE CHE LUI UN LAVORO CE L’HA… “LA OPPOSIZIONE INTERNA A SALVINI STA CRESCENDO”
«No, non sono stato convocato per firmare la candidatura e dubito che abbiano un ripensamento.
Quindi sono fuori. Nulla di grave, tornerò in azienda». È sabato pomeriggio (27 gennaio). I leghisti di alto e basso livello della gerarchia del movimento di Salvini sono in fibrillazione per capire chi sarà candidato nei collegi mantovani
Lui, Gianni Fava, assessore regionale uscente e per anni direttamente coinvolto nelle complicate e interminabili riunioni milanesi per stabilire le candidature, questa volta è ai giardini vicino a casa per godersi la giornata di sole.
A nulla sono serviti gli appelli dei sindaci di centrodestra e delle categorie economiche: la Lega non lo candida alle regionali.
«Ma no guardi, la prendo con filosofia, ci sono problemi più grandi. Politicamente resto della Lega Nord, per questo ho rifiutato le pur lusinghiere offerte di candidatura che mi sono arrivate da altre forze politiche. Io sono della Lega Nord, almeno fino a quando resterà una minima traccia di ciò che è la Lega Nord. Resto nel consiglio federale fino a quando non mi cacceranno. Nel consiglio continuerò a rappresentare la minoranza del congresso, che più passa il tempo più cresce».
Insomma, l’immagine scherzosa che Fava vuole dare di sè all’inizio della conversazione («Sono ai giardini come un pensionato») non deve trarre d’inganno.
L’assessore regionale all’agricoltura, almeno fino alla fine di marzo, leader della minoranza resistente a Salvini non si ritira a vita privata, anche se ci dice che «tornerò nel mio studio a lavorare, credo ci siano ancora pratiche del 2006».
La Lega di Salvini non è la sua, non è quella delle origini e lui, Fava, non ha deposto le armi.
«Le cose sono andate così – spiega – a Milano il movimento mi aveva chiesto la disponibilità a candidarmi per le regionali e io l’ho data. Da allora nessuna chiamata da Milano, nè, per la verità , io ne ho fatte a loro. A Milano sanno bene come cercarmi».
In ballo ci sono altre cose. Oggi il giudice dovrebbe esprimersi sul ricorso presentato dalla leghista Chiozzini che accusa Salvini di essersi candidato al congresso dopo il termine e quindi di ricoprire il ruolo di segretario in modo illegittimo.
C’è anche, soprattutto, la questione della Lega Salvini premier, partito fondato dal segretario leghista. «Una cosa mai vista – osserva Fava – l’abbiamo appreso dalla Gazzetta ufficiale in dicembre. Un segretario che fonda un altro partito. Ma ormai in quel movimento è così, è diventato una sorta di gulag. Non mi stupisce che sempre più militanti si riuniscano per studiare una class action. I militanti non staranno zitti».
(da “Gazzetta di Mantova”)
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Gennaio 26th, 2018 Riccardo Fucile
L’INIZIATIVA DEI “GIOVANI PADANI” LOCALI… POI LA MARCIA INDIETRO DEI VERTICI: “CI DISSOCIAMO E PRENDEREMO PROVVEDIMENTI”
Un fantoccio raffigurante la presidente della Camera Laura Boldrini, con tanto di fotografia
corredata da slogan contro le politiche migratorie, un altro raffigurante il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. sono stati dati alle fiamme ieri sera dal ‘Movimento Giovani Padani’ della Lega, in piazzale Einaudi a Busto Arsizio, in provincia di Varese.
E’ accaduto durante la festa tradizionale in onore della ‘Gioeubia’, ricorrenza popolare del Nord Italia, nella quale si brucia un fantoccio in segno di buon auspicio e che nei secoli ha assunto le sembianze di una strega.
“Gioeubia 2018! Vi aspettiamo questa sera dalle 19 per il falò e risottata in centro!”, avevano scritto i giovani leghisti sulla loro pagina Facebook, sulla cui bacheca hanno postato le immagini di quanto preparato in vista del falò.
Per i vertici provinciale e cittadino della Lega di Varese, quanto accaduto è “goliardia giovanile che non voleva mancare di rispetto all’oramai ex presidente della Camera”.
I dirigenti leghisti ricordano come sia “comunque tradizione in Lombardia bruciare in questo periodo il vecchio per augurarsi un anno migliore che possa andare oltre agli aspetti negativi appena passati”.
Secondo il Carroccio varesino, “il messaggio politico voleva intendere quello di voltare pagina, così come è stato fatto negli anni scorsi con altri rappresentanti politici”.
La polizia ha comunque avviato indagini, volte al momento all’identificazione dei creatori del fantoccio e degli autori del rogo.
Si valuterà poi se nei loro confronti siano configurabili ipotesi di reato.
In serata la presa di distanza. Il coordinamento federale del Movimento giovani padani di Milano ha fatto sapere che si dissocia “nella maniera più assoluta rispetto a quanto accaduto questa sera nella piazza di Busto Arsizio”.
I vertici milanesi del movimento, sottolineano invece che il loro contrasto alle “pessime politiche del governo” avviene “con la sola forza delle idee, non con atti di violenza”.
Il coordinamento, preso atto di quanto accaduto, “provvederà a emanare provvedimenti disciplinari verso i responsabili”, recita una nota che ha valore per l’intera federazione nazionale.
(da agenzie)
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