SUL PRATONE DI PONTIDA DOVE CORRE LA RABBIA LEGHISTA
NEL PAESE DOVE UNO SU TRE E’ LEGHISTA, NON SI CONDIVIDE IL NUOVO CORSO DI SALVINI: “STAVOLTA NON VOTO PIU'”
A Pontida, contando anche i neonati, uno su tre è leghista. Basta guardare il pratone dei sacri giuramenti per intuirlo.
Mancano nove mesi alla prossima adunata e già sventola la grande bandiera con il sole delle Alpi. La scritta cubitale, «Padroni a casa nostra», devi essere cieco per non vederla. Al Bar B, ovviamente in piazza Giuramento Pontida, quello del Barbarossa si capisce, ci sono i tifosi dell’Atalanta e i leghisti, che sono spesso la stessa cosa.
Qualcuno però è già ex come Tullio, 72 anni, autista in pensione che dribbla spericolato i grandi temi della politica: «Stavolta non voto più. Non è che sono tutti uguali. È proprio che uno è peggio dell’altro».
Nel mirino, per sintetizzare, mette: la commissione banche «che sono tutti delinquenti», il presidente Mattarella «che li copre», chi ci manda gli immigrati che «la nostra pelle è bianca» e alla fine, come ciliegina sulla torta «quelli che cambiano il simbolo quando non c’è proprio niente da cambiare».
Se c’è un posto dove soffiava il vento del Nord questo è Pontida. Alle elezioni la Lega andava sul sicuro. Mai sotto il 40%. Ma il Nord non c’è più. La Padania nemmeno. Sbianchettati da Matteo Salvini che sogna la Lega nazionale e di sfondare pure al Sud.
In questo paesone di 3301 abitanti dove Bergamo è già Sud, i mal di pancia non si contano. Intercettarli non è difficile.
Il sindaco Luigi Carozzi eletto quattro anni fa non ne fa mistero: «I leghisti di antico pelo come me te lo dicono tranquillamente che votano ancora Lega ma forse è l’ultima volta. Abbiamo detto addio alla Padania, poi al Nord nel simbolo. Ci rimane la legge Fornero da cancellare. Non da correggere, da cancellare proprio. Non si fa? Non si vota più. E poi cosa c’entra con noi uno come Silvio Berlusconi, il nostro nemico per anni…».
Che il Carozzi non avesse peli sulla lingua si sapeva. Ha 53 anni, sta nel movimento da 15, respira l’aria delle valli da sempre, fa il sindaco ma indossa con orgoglio il giaccone da tecnico Sky e sulle prime pagine dei giornali c’è già finito per aver pensato di togliere la tassa sui rifiuti ma non ai gay e ai parcheggi rosa per le neomamme purchè italiane.
Poi non se n’è fatto nulla ma lui insiste: «Il credo della Lega fino a pochi anni fa, e io come sindaco non ho cambiato idea, è che noi siamo per la difesa della famiglia tradizionale. Quella fatta da un uomo e una donna e dei figli. No al gender e a quelle cose lì. Punto e basta».
Quanto il pensiero sia condiviso fino in fondo è tutto da vedere. Ma lui che i suoi 3301 abitanti li conosce tutti per nome è in grado di annusare l’aria: «Metà di quelli tra i 18 e i 30 anni non andrà a votare. Non credono più a niente».
Elena Angela che alla trattoria più vicino al pratone serve penne all’arrabbiata meno arrabbiate di lei, ragiona di pancia e di cuore, che da queste parti contano come il cervello: «Io una volta ero per Fini. Ma adesso questa cosa che la Lega non voleva candidare Umberto Bossi non la capisco. Per me Umberto è la Lega. Ci vuole un po’ di rispetto per lui».
Quanto contino certe cose a Pontida non è difficile capirlo. Il giorno del giuramento sul pratone – «A settembre avevamo 130 pullman da tutto il Nord», sprizza orgoglio il sindaco – c’era chi si faceva venire i lucciconi agli occhi. Il Capo un giorno si è inventato la camicia verde e tutti hanno comperato la camicia verde. Poi ha detto che Berlusconi era Berluskaz e per tutti in un attimo è diventato Berluskaz. Adesso la storia si è fatta un altro giro».
(da “La Stampa”)
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