Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
“TROVI IL TEMPO DI VEDERLO, TRA UN ROSARIO BACIATO IN PUBBLICO E UNO SCIMMIOTTAMENTO DEL PAPA”
“Ecco perchè Matteo Salvini invece di scimmiottare Papa Francesco e baciare rosari in pubblico, dovrebbe andare a vedere Tolo Tolo di Checco Zalone”.
Questi è il tweet con cui Famiglia Cristiana accompagna il lungo post di Francesco Anfossi, che si sofferma sul film da ieri nelle sale. “Spero tanto che abbia il tempo di vederlo anche Salvini, tra un rosario baciato in pubblico e uno scimmiottamento del Papa sulle nevi”, si legge.
“Spero anche che lo vedano tutti i leghisti, i sovranisti, i grillini, gli xenofobi, i machisti, i celoduristi, le Meloni e i Grillo e tutti coloro che gridano all’invasione per raccattare voti. Con l’ultimo film avevo scritto che questo Alberto Sordi postmoderno racconta l’Italia più di Ilvo Diamanti e Giuseppe de Rita. Lo fa anche in questo”, scrive Anfossi in un altro passaggio del post.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
IL CORO VESTITO DI NERO IN SEGNO DI LUTTO… “A TUTTI SIA DATA UNA CASA E UNA PATRIA”
La messa inizia con qualche minuto d’anticipo. All’altare della Cattedra, nella basilica di San
Pietro, Francesco presiede la Celebrazione eucaristica in occasione del VI anniversario della visita a Lampedusa (8 luglio 2013). §
Il coro, vestito di nero in segno di lutto per i migranti morti in mare, canta il “kyrie eleison” mentre il Papa chiede di guardare “con amore i profughi e gli oppressi” e ricorda Giovanni Paolo II che disse: “I poveri, nelle molteplici dimensioni della povertà , sono gli oppressi, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, i piccoli, quanti vengono considerati e trattati come ‘ultimi’ nella società ”.
In una basilica chiusa ai fedeli e aperta solo per i migranti, rifugiati e diverse sigle che si occupano dell’accoglienza dei migranti, il vescovo di Roma pronuncia un’omelia non di circostanza.
“Il mio pensiero — dice — va agli ‘ultimi’ che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea”.
Per il Papa che a Lampedusa, sei anni fa, scelse di effettuare il primo viaggio fuori dalla mura leonine nel cuore del Mediterraneo che soffre, “essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”.
“Purtroppo — spiega senza deviare dal testo ufficiale scritto apposta per questa giornata — le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti. Nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli”.
Quindi le parole più dure verso chi sembra non considerare i migranti come persone: “Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie!”, dice. E ancora: “’Non si tratta solo di migranti!’, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata. Viene spontaneo riprendere l’immagine della scala di Giacobbe. In Gesù Cristo il collegamento tra la terra e il Cielo è assicurato e accessibile a tutti. Ma salire i gradini di questa scala richiede impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati. Mi piace allora pensare che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo”
Francesco che proprio ieri durante l’Angelus in piazza San Pietro ha chiesto di aprire i corridoi umanitari per salvare più persone possibili, spiega oggi che “si tratta di una grande responsabilità , dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso ci ha chiamato a collaborare”. “So che molti di voi — continua – , che sono arrivati solo qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità , gratitudine e solidarietà ”.
(da agenzie)
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Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile
LUNEDI PROSSIMO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO, APPUNTAMENTO PER 250 PERSONE
Già nell’Angelus di domenica scorsa, come spesso capita, Papa Francesco aveva detto la sua sulla situazione dei migranti.
Oggi, però, è arrivato l’annuncio di una messa dedicata ai profughi e a tutte le persone che soccorrono le persone in difficoltà .
L’impegno umanitario sarà il tema della celebrazione in programma lunedì prossimo (8 luglio) nella Basilica di San Pietro. Saranno ospitate circa 250 persone, tra chi ha affrontato i lunghi viaggi per arrivare in Europa (con tutte le annesse difficoltà del caso) e chi si opera quotidianamente per dare aiuto a queste persone.
«In occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa, lunedì 8 luglio — ha annunciato il direttore della Sala stampa vaticana Alessandro Gisotti-, il Santo Padre Francesco celebrerà una Messa per i Migranti, alle ore 11.00, nella Basilica di San Pietro». Nel 2013, infatti, Papa Francesco andò in visita nell’isola teatro dei più importanti sbarchi nel Mediterraneo, portando solidarietà non solo agli esseri umani che avevano affrontato viaggi irti di difficoltà per fuggire da guerre e carestie, ma anche a tutti gli operatori che si erano adoperati affinchè fosse garantita loro dignità e sicurezza.
Alla messa di lunedì 8 luglio parteciperanno circa 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita. «Il Santo Padre — spiega ancora Alessandro Gisotti — desidera che il momento sia il più possibile raccolto, nel ricordo di quanti hanno perso la vita per sfuggire alla guerra e alla miseria e per incoraggiare coloro che, ogni giorno, si prodigano per sostenere, accompagnare e accogliere i migranti e i rifugiati».
Una cerimonia che sarà , dunque, riservata ma che sarà trasmessa in diretta da Vatican Media, senza — però, la possibilità di accesso per i giornalisti all’interno della Basilica. Alla messa, presieduta da Papa Francesco all’Altare della Cattedra, prenderanno parte solo le persone invitate dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, a cui Bergoglio ha affidato la cura dell’evento.
(da agenzie)
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Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
“L’EUROPA TORNI AD ESSERE IL SOGNO DEI PADRI FONDATORI”… “CONTE E’ UN UOMO INTELLIGENTE, SALVINI? NON HA MAI CHIESTO UDIENZA”… “TRADIZIONE NON E’ CUSTODIA DELLE CENERI MA GARANZIA DEL FUTURO”
Papa Francesco torna dalla Romania e, dopo aver fatto uno storico «mea culpa» per le
discriminazioni di cui anche la Chiesa si è macchiata nei confronti della popolazione Rom, sul volo di ritorno verso Roma esprime tutta la sua preoccupazione per il presente e il futuro del vecchio continente.
Mentre sull’udienza che non avrebbe concesso al vicepremier Matteo Salvini spiega: «Nessuno del governo, eccetto il premier Conte, ha chiesto udienza (già avvenuta, ndr). Perchè l’udienza la si deve chiedere alla Segreteria di Stato: il premier Conte l’ha chiesta ed è andata come da protocollo. È stata una bella udienza. Conte è un uomo intelligente, un professore, sa di che cosa parla. Dal vicepremier e da altri ministri non ho ricevuto richieste».
Santità , nella campagna elettorale per le recenti elezioni europee alcuni leader sovranisti, a cominciare dal vicepremier Matteo Salvini in Italia, hanno esibito simboli religiosi nei comizi: bacio del Rosario, affidamenti al cuore immacolato di Maria eccetera. Che impressione le ha fatto? Ed è vero che lei non vuole incontrare Salvini
«Io non ho sentito che nessuno del governo, eccetto il premier, abbia chiesto udienza, nessuno. Per una udienza si deve parlare alla Segreteria di Stato. Il premier Conte l’ha chiesta ed è stata fatta come indica il protocollo. Una bella udienza, un’ora o più forse, un uomo intelligente, un professore. I vicepremier non li ho ricevuti, altri ministri neppure. Ho ricevuto il Presidente della Repubblica… Io prego perchè gli italiani si uniscano e siano leali. Io sono italiano perchè sono figlio di emigranti italiani, tutti i miei fratelli hanno la cittadinanza, io non ho voluto perchè il vescovo deve essere della patria. C’è nella politica di tanti Paesi la malattia della corruzione, dappertutto. Ma domani non dite, “il Papa ha detto che la politica italiana è corrotta”, no, è una malattia universale. Dobbiamo aiutare i politici a essere onesti, a non fare campagna con bandiere disoneste, la calunnia, la diffamazione, gli scandali o, come accade tante volte, seminando odio e paura: questo è terribile. Un politico mai, mai deve seminare odio e paura, soltanto speranza. Giusta, esigente, ma speranza: perchè deve condurre il Paese lì».
Lei ha parlato di fraternità ma in Europa cresce il numero di quelli che preferiscono camminare da soli. Perchè è così e cosa deve fare l’Europa per cambiare?
«Tutti siamo responsabili della Unione europea, tutti. La rotazione del presidente è simbolo della responsabilità che ognuno dei Paesi ha dell’Europa. Se l’Europa non guarda bene le sfide future, appassirà . A Strasburgo dissi che sta finendo di essere la mamma Europa e sta diventando la nonna Europa. Si è invecchiata, ha perso l’impulso a lavorare assieme. Qualcuno forse si domanderà : non sarà la fine di un sogno durato settanta anni? L’Europa ha bisogno di riprendere se stessa, superare le divisioni. Stiamo vedendo delle frontiere, e questo non fa bene. È vero che ognuno dei Paesi ha la sua cultura e deve custodirla, ma con la mistica del poliedro: si rispettano le culture di tutti, ma tutti uniti. Che l’Europa non si lasci vincere dal pessimismo o dalle ideologie, perchè l’Europa è attaccata non con cannoni o bombe ma da ideologie che non sono europee, vengono da fuori. Pensiamo all’Europa divisa e belligerante del ’14, del ’33, del ’39… Impariamo da questo, impariamo dalla storia, non cadiamo nello stesso buco».
Di Benedetto XVI aveva detto che è come avere un nonno in casa, continua a vederlo così?
«È vero, ora di più! Ogni volta che vado da lui a visitarlo lo sento così, gli prendo la mano, lo faccio parlare, parla poco, parla adagio ma con la stessa profondità di sempre. Il problema di Benedetto sono le ginocchia, non la testa. Ha una lucidità grande. Sentendo Benedetto sento questa tradizione della Chiesa che non è una cosa da museo ma è come le radici: ti danno il succo per crescere, e tu non diventerai come le radici, ma fiorirai e darai frutti, e i semi saranno le radici degli altri… Sull’Osservatore ho letto una frase di Mahler: la tradizione è la garanzia del futuro e non la custodia delle ceneri. Non è un museo, la tradizione, non custodisce le ceneri, non è la nostalgia delle ceneri».
Milioni di romeni sono emigrati. Che cosa dice a un genitore che lascia i propri figli per andare all’estero e assicurare loro una vita migliore?
«Mi fa pensare all’amore della famiglia, staccarsi non è una cosa bella, c’è sempre la nostalgia di ritrovarsi. Il distacco è sempre doloroso, farlo perchè non manchi nulla alla famiglia è un atto di amore. Non se ne vanno per fare turismo, ma per necessità . Tante volte sono i risultati di una politica mondiale, della situazione mondiale dell’economia, dall’ordine mondiale finanziario. Ci sono imprese che chiudono per riaprire altrove e guadagnare di più, lasciando la gente per strada. Questa è ingiustizia mondiale, mancanza di solidarietà , una sofferenza…Nella società del consumismo, dell’avere di più e del guadagnare di più, tanta gente rimane sola. Il mio è un appello alla solidarietà mondiale».
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 17th, 2019 Riccardo Fucile
PUBBLICATO DA DON NARDINO CAPOVILLA CHE GESTISCE LA CASA PER RIFUGIATI DI MARGHERA
“Saliamo sui tetti! Coraggiosamente Papa Francesco non perde occasione, taglia corto con le
esortazioni scontate. Si concede una foto che rilancia quell’APRIAMO I PORTI che sta unendo cittadini dal nord al sud del Paese e che per i cristiani è obbligo evangelico per essere liberi dalla paura”.
Inizia così il post pubblicato su Facebook da don Nandino Capovilla, che gestisce la casa per giovani rifugiati ‘Amadou’ di Marghera (Venezia), accompagnato da una fotografia in cui è ritratto assieme a Papa Francesco
Nell’immagine Bergoglio ha in mano una spilla con la scritta ‘Apriamo i porti’.
Don Nandino Capovilla scrive ancora: “Da questo titolo del meeting nazionale della Chiesa italiana Francesco è partito per denunciare e rilanciare: ‘La paura è l’origine di ogni schiavitù e di ogni dittatura’. Sulla paura del popolo cresce la violenza dei dittatori. Noi rinunciamo all’incontro con l’altro per erigere barriere: questo non è umano – conclude il post -. Chi ha avuto la forza di vincere la paura oggi è invitato a salire sui tetti e invitare gli altri a fare altrettanto”.
La foto ha suscitato un ampio dibattito sui social, dividendo il popolo del web tra quanti lo elogiano per le sue parole in favore dell’accoglienza e i soliti dementi razzisti, futuri ospiti dei campi di rieducazione.
(da agenzie)
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Febbraio 9th, 2019 Riccardo Fucile
IERI SERA IL COLLOQUIO CON IL PATRIOTA OSCAR CAMPS, ACCOMPAGNATO DALLE SINDACHE DI MADRID E BARCELLONA
Un segnale chiarissimo, che più chiaro non si può: il direttore ad interim della Sala Stampa
della Santa Sede, Alessandro Gisotti, informa che papa Francesco ha incontrato ieri sera in Vaticano, in forma privata, la sindaca di Madrid, Manuela Carmena, e la sindaca di Barcellona, Ada Colau, con il fondatore di Open Arms, Oscar Camps. “Durante il cordiale colloquio si è parlato in particolare del tema dell’accoglienza dei migranti”, riferisce Gisotti.
“L’Africa è il continente dove i confini sono aperti per i profughi. Dove i profughi sono protetti. E’ un esempio per il mondo. Un esempio di solidarietà per il resto del mondo, soprattutto per la parte più ricca del mondo, che dovrebbe seguirlo”: lo ha detto oggi il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, citato dal quotidiano New Business Ethiopia. Guterres ha incontrato oggi ad Addis Abeba il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, alla vigilia del 32esimo vertice dell’Ua che sarà dedicato anche al tema di profughi e migranti
Oggi nel mondo sono oltre 68 milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie case, stando ai dati Onu. Molti di loro arrivano dall’Africa, ma è anche l’Africa ad ospitare la maggioranza di migranti e profughi.
“I migranti africani vanno in altri Paesi africani dove possono integrarsi più facilmente – ha detto ieri Guterres a Voice of America – e dove incontrano meno problemi di xenofobia e razzismo rispetto a quando si spostano in altri continenti”
(da Globalist)
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Agosto 12th, 2018 Riccardo Fucile
IN 90.000 IN PIAZZA DOPO L’INCONTRO AL CIRCO MASSIMO… “LA CHIESA NON LASCIA INDIETRO NESSUNO”
“Rinunciare al male significa dire ‘no’ a una cultura della morte che si manifesta nella fuga dal reale verso una felicità falsa, che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro. Il cristiano non deve essere ipocrita deve vivere in maniera coerente”.
Così il Papa all’Angelus si è rivolto ai 90 mila giovani raccolti in piazza San Pietro e in via della Conciliazione, secondo i numeri comunicati dalla Gendarmeria vaticana. Arrivati a Roma da tutta Italia per incontrare il pontefice, in vista del Sinodo di ottobre, hanno trascorso la notte in attesa, trovando ospitalità nelle chiese aperte per l’occasione o bivaccando in piazza Pio XII.
Dopo il bagno di folla di ieri e il concerto al Circo Massimo, i ragazzi si sono mossi ieri sera verso San Pietro, partecipando alla Notte Bianca nelle chiese romane, con momenti di spiritualità , arte, cultura, spettacolo e animazione.
Molti di loro hanno dormito nell’area circostante il Vaticano.
Alle 11.20 il Papa ha fatto il suo ingresso in piazza San Pietro a bordo della papamobile. Con un piccolo “sconfinamento”: durante il giro ha varcato il confine del Vaticano, spingendosi fino alla metà di via della Conciliazione. Ad accoglierlo una folla di ragazzi e ragazze, che sventolano bandiere, fazzoletti e cappellini colorati.
“Oggi vi esorto a essere protagonisti nel bene”, ha continuato Francesco. “Non sentitevi a posto quando non fate il male: ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto. Non basta non odiare, bisogna perdonare; non basta non avere rancore, bisogna pregare per i nemici; non basta non essere causa di divisione, bisogna portare pace dove non c’è; non basta non parlare male degli altri, bisogna interrompere quando sentiamo parlar male di qualcuno. Se non ci opponiamo al male, lo alimentiamo in modo tacito”.
Poichè il male si diffonde dove mancano cristiani audaci che vi si oppongono, il pontefice ha esortato i giovani a “camminare nella carità ” e “dire ogni giorno, con i fatti, ‘no’ al male e ‘sì’ al bene”. Ha poi invitato i giovani a ripetere con lui una frase di Sant’Alberto Hurtado: “È buono non fare il male, ma è ‘malo’ non fare il bene”.
Il Papa ha affidato ai giovani il mandato missionario in vista del Sinodo. Francesco ha quindi benedetto i doni offerti dalla diocesi di Panama, dove dal 22 al 27 gennaio si terrà la Giornata mondiale della gioventù 2019: la statua della Madonna di Loreto e il Crocifisso di San Damiano.
Al termine dell’Angelus, il Papa ha salutato le decine di migliaia di ragazzi che si sono raccolti a Roma in questi due giorni. “Cari giovani, facendo ritorno nella vostre comunità – ha detto – testimoniate ai vostri coetanei e a quanti incontrerete la gioia della fraternità e della comunione che avete sperimentato in queste giornate di pellegrinaggio e di preghiera”.
Arrivati a Roma dopo un pellegrinaggio nelle loro diocesi, i ragazzi si sono affollati a piazza San Pietro dalle prime ore del mattino per partecipare alla messa presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei che ha promosso la due giorni. La coloratissima folla di giovani è giunta in pellegrinaggio, in parte anche a piedi, da 195 delle 226 diocesi italiane. Sono 120 i vescovi che hanno concelebrato la messa con il cardinale Bassetti. “Sarete un vero lievito di speranza per la nostra Chiesa e per la nostra stessa società “, ha detto il presidente della Cei accogliendo i ragazzi giunti ad ascoltare la messa in attesa dell’arrivo del Papa.
“L’esperienza di questi giorni di cammino – ha sottolineato – ha contribuito a farvi capire che nessuna difficoltà e nessuna paura sono insormontabili, purchè non le affrontiamo da soli”, ha detto Bassetti nel corso dell’omelia. “So che in molti vivete la precarietà di una situazione lavorativa che vi impedisce di fare programmi per il futuro, so che in tanti provenite da famiglie dove non è facile vivere insieme. Nemmeno voi chiudete gli occhi davanti alle tante emergenze che sta attraversando il nostro Paese, anche se vi sentite oppressi e schiacciati da problemi che riguardano già il quartiere in cui vivete e la città dove abitate”. Bassetti ha ricordato ai giovani l’esempio del profeta Elia. “La sua fuga ci fa pensare ai tanti giovani che vivono oggi sulla loro pelle la stessa condizione e che devono rifugiarsi o migrare in altri Paesi a causa di guerre o dittature o carestie. Alcuni di loro hanno camminato accanto a voi”.
(da agenzie)
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Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile
L’HA APPESO ALL’INGRESSO DEL SUO APPARTAMENTO A SANTA MARTA
Papa Francesco trascorre le sue ferie rimanendo a casa senza perdere il buonumore, a dispetto di alcuni presunti retroscena giornalistici che lo dipingono come incupito e assediato dagli avversari interni: da qualche giorno sulla porta del suo appartamentino a Santa Marta è apparso un eloquente quanto ironico cartello, che recita: «Vietato lamentarsi».
Vi si legge che «i trasgressori sono soggetti da una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi». Che «la sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini».
E conclude così: «Per diventare il meglio di sè bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti quindi: smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita».
A notarlo sono stati gli interlocutori più recenti del Pontefice invitati a Santa Marta, tra i quali un anziano sacerdote italiano, amico di lunga data, il quale – dopo aver chiesto l’autorizzazione – l’ha fotografato per divulgarlo.
Era stato lo stesso Francesco a farglielo notare al termine dell’udienza avvenuta all’inizio della settimana ed entrambi avevano sorriso.
Quel cartello è un’invenzione dello psicologo e psicoterapeuta dal nome biblico Salvo Noè, autore di libri e di corsi motivazionali.
Nell’ultimo dei suoi volumi ha dedicato alcune pagine proprio a Bergoglio. Lo scorso 14 giugno, al termine dell’udienza in piazza San Pietro, Noè aveva potuto salutare per alcuni istanti Francesco: gli aveva donato il libro, un braccialetto e il cartello immediatamente apprezzato dal Papa che aveva replicato: «Lo metterò alla porta del mio ufficio dove ricevo le persone».
Ora, l’«ufficio» del Papa dove avvengono solitamente le udienze è nel palazzo apostolico, la cui austerità e bellezza non si sarebbero certo sposate bene con quel divieto un po’ goliardico.
Così Francesco ha deciso di appenderlo fuori dalla porta del suo appartamento.
In molte occasioni l’autore dell’esortazione “Evangelii gaudium” (la gioia del Vangelo) ha invitato i cristiani ad abbandonare l’atteggiamento di continua lamentela: «A volte – aveva detto il Papa alcuni mesi dopo l’elezione – alcuni cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncino all’aceto che di gioiosi che hanno una vita bella!».
Il sacerdote che ha scattato la foto dice di aver trovato Francesco disteso e sereno. Al lavoro nonostante le ferie su alcune nomine curiali – è attesa quella del nuovo segretario della Congregazione per la dottrina della fede – ma anche sui discorsi del prossimo viaggio in Colombia.
Gli ultimi giorni di giugno e i primi di luglio, con le improvvise dimissioni del Revisore generale Libero Milone, il congedo del cardinale George Pell rinviato a giudizio in Australia per presunti abusi su minori e infine la mancata riconferma del cardinale Prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard Mà¼ller hanno dato adito a molte ipotesi.
E hanno anche scatenato una ridda di ricostruzioni a dir poco fantasiose, come quella spacciata per essere «di buona fonte» e invece totalmente falsa, secondo la quale comunicando la mancata riconferma a Mà¼ller il Papa lo avrebbe sottoposto a un surreale interrogatorio sul celibato sacerdotale e donne prete.
O come quella secondo cui Francesco da qualche settimana avrebbe scelto di consumare ancora i pasti nella sala da pranzo comune di Santa Marta ma di spalle, in un angolo più defilato.
Peccato che quest’ultima scelta risalga a più di tre anni fa e dunque non ha alcun collegamento con le più recenti e controverse vicende.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 8th, 2017 Riccardo Fucile
IL COLLOQUIO CON IL PAPA A SANTA MARTA “TEMO IL PERICOLO DI ALLEANZE TRA GRANDI POTENZE”
Giovedi scorso ho ricevuto una telefonata da Papa Francesco. Era circa mezzogiorno e io ero al
giornale, quando è squillato il mio telefono e una voce mi ha salutato: era di sua Santità .
L’ho riconosciuta subito e ho risposto: Papa Francesco, mi fa felice sentirla. “Volevo notizie sulla sua salute. Sta bene? Si sente bene? Mi hanno detto che qualche settimana fa lei non ha scritto il suo articolo domenicale, ma poi vedo che ha ripreso”
Santità , ho tredici anni più di lei. “Sì, questo lo so. Deve bere due litri d’acqua al giorno e mangiare cibo salato”. Sì lo faccio.
Sono seguiti altri suoi consigli ma io l’ho interrotto dicendo: è un po’ che non ci parliamo, vorrei venire a salutarla, vado in vacanza tra pochi giorni ed è parecchio che non ci vediamo. “Ha ragione, lo desidero anche io. Potrebbe venire oggi? Alle quattro?”. Ci sarò senz’altro.
Mi sono precipitato a casa e alle tre e tre quarti ero nel piccolo salotto di Santa Marta. Il Papa è arrivato un minuto dopo. Ci siamo abbracciati e poi, seduti uno di fronte all’altro, abbiamo cominciato a scambiare idee, sentimenti, analisi di quanto avviene nella Chiesa e poi, nel mondo.
Il Papa viaggia incessantemente: a Roma, in Italia, nel mondo. Il tema principale della nostra conversazione è il Dio unico, il Creatore unico del nostro pianeta e dell’intero Universo.
Questa è la tesi di fondo del suo pontificato, che comporta una serie infinita di conseguenze, le principali delle quali sono l’affratel-lamento di tutte le religioni e di quelle cristiane in particolare, l’amore verso i poveri, i deboli, gli esclusi, gli ammalati, la pace e la giustizia.
Il Papa naturalmente sa che io sono non credente, ma sa anche che apprezzo moltissimo la predicazione di Gesù di Nazareth che considero un uomo e non un Dio.
Proprio su questo punto è nata la nostra amicizia. Il Papa del resto sa che Gesù si è incarnato realmente, è diventato un uomo fino a quando fu crocifisso. La ” Resurrectio” è infatti la prova che un Dio diventato uomo solo dopo la sua morte ridiventa Dio.
Queste cose ce le siamo dette molte volte ed è il motivo che ha reso così perfetta e insolita l’amicizia tra il Capo della Chiesa e un non credente.
Papa Francesco mi ha detto di essere molto preoccupato per il vertice del “G20”. “Temo che ci siano alleanze assai pericolose tra potenze che hanno una visione distorta del mondo: America e Russia, Cina e Corea del Nord, Putin e Assad nella guerra di Siria”.
Qual è il pericolo di queste alleanze, Santità ?
“Il pericolo riguarda l’immigrazione. Noi, lei lo sa bene, abbiamo come problema principale e purtroppo crescente nel mondo d’oggi, quello dei poveri, dei deboli, degli esclusi, dei quali gli emigranti fanno parte. D’altra parte ci sono Paesi dove la maggioranza dei poveri non proviene dalle correnti migratorie ma dalle calamità sociali; altri invece hanno pochi poveri locali ma temono l’invasione dei migranti. Ecco perchè il G20 mi preoccupa: colpisce soprattutto gli immigrati di Paesi di mezzo mondo e li colpisce ancora di più col passare del tempo”.
Lei pensa, Santità , che nella società globale come quella in cui viviamo la mobilità dei popoli sia in aumento, poveri o non poveri che siano?
“Non si faccia illusioni: i popoli poveri hanno come attrattiva i continenti e i Paesi di antica ricchezza. Soprattutto l’Europa. Il colonialismo partì dall’Europa. Ci furono aspetti positivi nel colonialismo, ma anche negativi. Comunque l’Europa diventò più ricca, la più ricca del mondo intero. Questo sarà dunque l’obiettivo principale dei popoli migratori”.
Anch’io ho pensato più volte a questo problema e sono arrivato alla conclusione che, non soltanto ma anche per questa ragione, l’Europa deve assumere al più presto una struttura federale. Le leggi e i comportamenti politici che ne derivano sono decisi dal governo federale e dal Parlamento federale, non dai singoli Paesi confederati. Lei del resto questo tema l’ha più volte sollevato, perfino quando ha parlato al Parlamento europeo.
“È vero, l’ho più volte sollevato”.
E ha ricevuto molti applausi e addirittura ovazioni.
“Sì, è così, ma purtroppo significa ben poco. I Paesi si muoveranno se si renderanno conto di una verità : o l’Europa diventa una comunità federale o non conterà più nulla nel mondo. Ma ora voglio farle una domanda: quali sono pregi e difetti dei giornalisti?”.
Lei, Santità , dovrebbe saperlo meglio di me perchè è un assiduo oggetto dei loro articoli.
“Sì, ma mi interessa saperlo da lei”.
Ebbene, lasciamo da parte i pregi, ma ci sono anche quelli e talvolta molto rilevanti. I difetti: raccontare un fatto non sapendo fino a quale punto sia vero oppure no; calunniare; interpretare la verità facendo valere le proprie idee. E addirittura fare proprie le idee di una persona più saggia e più esperta attribuendole a se stesso.
“Quest’ultima cosa non l’avevo mai notata. Che il giornalista abbia le proprie idee e le applichi alla realtà non è un difetto, ma che si attribuisca idee altrui per ottenere maggior prestigio, questo è certamente un difetto grave”.
Santità , se me lo consente ora vorrei io porle due domande. Le ho già prospettate un paio di volte nei miei recenti articoli, ma non so come Lei la pensa in proposito.
“Ho capito, lei parla di Spinoza e di Pascal. Vuole riproporre questi suoi due temi?”.
Grazie, comincio dall’Etica di Spinoza. Lei sa che di nascita era ebreo, ma non praticava quella religione. Arrivò nei Paesi Bassi provenendo dalla sinagoga di Lisbona. Ma in pochi mesi, avendo pubblicato alcuni saggi, la sinagoga di Amsterdam emise un durissimo editto nei suoi confronti. La Chiesa cattolica per qualche mese cercò di attirarlo nella sua fede. Lui non rispondeva e aveva disposto che i suoi libri fossero pubblicati soltanto dopo la sua morte. Nel frattempo però alcuni suoi amici ricevevano copie dei libri che andava scrivendo. L’Etica in particolare, arrivò a conoscenza della Chiesa la quale immediatamente lo scomunicò. Il motivo è noto: Spinoza sosteneva che Dio è in tutte le creature viventi: vegetali, animali, umani. Una scintilla di divino è dovunque. Dunque Dio è immanente, non trascendente. Per questo fu scomunicato.
“E a lei non sembra giusto. Perchè? Il nostro Dio unico è trascendente. Anche noi diciamo che una scintilla divina è dovunque, ma resta immune la trascendenza, ecco il perchè della scomunica che gli fu impartita”.
E a me sembra, se ben ricordo anch’io, su sollecitazione dell’Ordine dei Gesuiti.
“All’epoca di cui parliamo i Gesuiti erano stati espulsi dalla Chiesa, poi furono riammessi. Comunque, lei non mi ha detto perchè quella scomunica dovrebbe essere revocata”.
La ragione è questa: Lei mi ha detto in un nostro precedente colloquio che tra qualche millennio la nostra specie si estinguerà . In quel caso le anime che ora godono della beatitudine di contemplare Dio ma restano distinte da Lui, si fonderanno con Lui. A questo punto la distanza tra trascendente e immanente non esisterà più. E quindi, prevedendo questo evento, la scomunica si può già da ora dichiarare esaurita. Non le sembra, Santità ?
“Diciamo che c’è una logica in ciò che lei propone, ma la motivazione poggia su una mia ipotesi che non ha alcuna certezza e che la nostra teologia non prevede affatto. La scomparsa della nostra specie è una pura ipotesi e quindi non può motivare una scomunica emessa per censurare l’immanenza e confermare la trascendenza”.
Se Lei lo facesse, Santità , avrebbe contro di sè la maggioranza della Chiesa?
“Credo di sì, ma se solo di questo si trattasse ed io fossi certo di ciò che dico su questo tema, non avrei dubbi, invece non sono affatto certo e quindi non affronterò una battaglia dubitabile nelle motivazioni e persa in partenza. Adesso, se vuole, parliamo della seconda questione che lei desidera pormi”.
Porta il nome di Pascal. Dopo una gioventù alquanto libertina, Pascal fu come improvvisamente invaso dalla fede religiosa. Era già molto colto, aveva letto ripetutamente Montaigne e anche Spinoza, Giansenio, le memorie del cardinale Carlo Borromeo. Insomma, una cultura laica e anche religiosa. La fede a un certo punto lo colpì in pieno. Aderì alla Comunità di Port-Royal des Champs, ma poi se ne distaccò. Scrisse alcune opere tra le quali i “Pensieri”, un libro a mio avviso splendido e religiosamente di grande interesse. Ma poi c’è la sua morte. Era praticamente moribondo e la sorella l’aveva fatto portare nella propria casa per poterlo assistere. Lui voleva morire nell’ospedale dei poveri, ma il suo medico negò il permesso, gli restavano pochi giorni di vita e il trasporto non era fattibile. Chiese allora che un povero tratto da un ospedale che gestiva i poveri pessimamente, anche in fin di vita, fosse trasportato nella casa dove stava e con un letto come quello che aveva lui. La sorella cercò di accontentarlo ma la morte arrivò prima. Personalmente penso che uno come Pascal andrebbe beatificato.
“Lei, caro amico, ha in questo caso perfettamente ragione: anch’io penso che meriti la beatificazione. Mi riserbo di far istruire la pratica necessaria e chiedere il parere dei componenti degli organi vaticani preposti a tali questioni, insieme ad un mio personale e positivo convincimento”.
Santità ha mai pensato di mettere per iscritto un’immagine della Chiesa sinodale?
“No perchè dovrei?”.
Perchè ne verrebbe un risultato abbastanza sconvolgente, vuole che glielo dica?
“Ma certo mi fa piacere anzi lo disegni”.
Il Papa fa portare carta e penna e io disegno. Faccio una riga orizzontale e dico questi sono tutti i vescovi che Lei raccoglie al Sinodo, hanno tutti un titolo eguale e una funzione eguale che è quella di curare le anime affidate alla loro Diocesi. Traccio questa linea orizzontale poi dico: ma Lei, Santità , è vescovo di Roma e come tale ha la primazia nel Sinodo perchè spetta a Lei trarne le conclusioni e delineare la linea generale del vescovato. Quindi il vescovo di Roma sta sopra la linea orizzontale, c’è una linea verticale che sale fino al suo nome e alla sua carica. D’altra parte i presuli che stanno sulla linea orizzontale amministrano, educano, aiutano il popolo dei fedeli e quindi c’è una linea che dall’orizzontale scende fino a quello che rappresenta il popolo. Vede la grafica? Rappresenta una Croce.
“È bellissima questa idea, a me non era mai venuto di fare un disegno della Chiesa sinodale, lei l’ha fatto, mi piace moltissimo”.
Si è fatto tardi. Francesco ha portato con sè due libri che raccontano la sua storia in Argentina fino al Conclave e contengono anche i suoi scritti che sono moltissimi, un volume di centinaia di pagine. Ci abbracciamo nuovamente. I libri pesano e li vuole portare lui.
Arriviamo con l’ascensore al portone di Santa Marta, presidiato dalle guardie svizzere e dai suoi più stretti collaboratori.
La mia automobile è davanti al portico. Il mio autista scende per salutare il Papa (si stringono la mano) e cerca d’aiutarmi a entrare in automobile.
Il Papa lo invita a rimettersi alla guida e ad accendere il motore. “L’aiuto io” dice Francesco. E accade una cosa che secondo me non è mai accaduta: il Papa mi sostiene e mi aiuta a entrare in macchina tenendo lo sportello aperto.
Quando sono dentro mi domanda se mi sono messo comodo. Rispondo di sì, lui chiude la portiera e fa un passo indietro aspettando che la macchina parta, salutandomi fino all’ultimo agitando il braccio e la mano mentre io – lo confesso – ho il viso bagnato di lacrime di commozione.
Ho scritto spesso che Francesco è un rivoluzionario.
Pensa di beatificare Pascal, pensa ai poveri e agli immigrati, auspica un’Europa federata e – ultimo ma non ultimo – mi mette in macchina con le sue braccia.
Un Papa come questo non l’abbiamo mai avuto.
(da “La Repubblica”)
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