Novembre 28th, 2013 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DE “IL GIORNALE” SI SCAGLIA CONTRO L’EX PRESDIENTE DEL SENATO, DEFINITO “IL PIU’ INFIDO DEI TRADITORI”… SCHIFANI: “DIFFAMATORE, TI QUERELO”
Nonostante gli annunci di pace all’indomani della scissione del Pdl, continuano le bordate tra Forza Italia e
Nuovo Centrodestra.
L’ultimo attacco arriva da Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi: oggetto nella nuova offensiva dei “falchi” è Renato Schifani, accusato di avere fatto una “ipocrita difesa” del Cavaliere in occasione della sua decadenza da senatore.
E ancora, il giornalista apostrofa l’ex presidente del Senato con il termine di “uomo d’onore”.
Un appellativo che fa andare su tutte le furie l’interessato, che annuncia querela per diffamazione.
Ormai la “separazione consensuale” del Popolo della Libertà , la “scissione morbida” è solo un lontano ricordo.
Al Consiglio nazionale che aveva sancito la fine del movimento, Silvio Berlusconi aveva parlato del transfugo Angelino Alfano come di “un figlio”, mentre la platea gli dava del traditore.
Da parte sua, il vicepremier aveva riconosciuto il ruolo di padre politico che il Cavaliere aveva ricoperto nei suoi confronti. Ma, nonostante questo commovente quadretto familiare, gli scontri tra le due anime del centrodestra sono proseguiti, senza soluzione di continuità , prima e dopo la scissione.
Lo stesso Sallusti si era già scagliato contro Fabrizio Cicchitto, cui aveva dato del “vigliacco” durante la trasmissione Ballarò, venendo poi apostrofato come “picchiatore” e “stalinista”.
Ora, l’ennesimo affondo contro gli alfaniani è lanciato direttamente dalle colonne de Il Giornale.
Sallusti fa l’elenco dei “piccoli uomini” protagonisti della decadenza di Berlusconi: il “coniglio” Giorgio Napolitano, il “suo servitore” Pietro Grasso e poi lui, “il più infido tra i traditori di Forza Italia”.
”Nei suoi mielosi interventi dentro e fuori l’aula”, scrive il direttore, Schifani “ha detto di sentire un dovere morale. Dichiarazione fuorviante perchè potrebbe fare credere ai più distratti che lui sappia che cosa sia la morale”. E poi, l’affondo finale: “Meglio avrebbe fatto a dire: faccio così perchè sono ‘uomo d’onore’”.
Non si fa attendere la replica dell’interessato.
“Ritengo gravemente diffamatorie le frasi che mi riguardano contenute nell’articolo di Alessandro Sallusti”, ha fatto sapere in un comunicato Renato Schifani.
“Per tale ragione, ho dato mandato ai miei legali di presentare, per mio conto, querela presso l’autorità giudiziaria competente”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 28th, 2013 Riccardo Fucile
“COSI’ IL PRESIDENTE PUO’ LAVORARE PER L’ITALIA”
“Io, Antonio Razzi, sono disposto ad andare in carcere al posto di Berlusconi, a fare il cambio con lui, tanto ormai in galera si dice che c’è anche la televisione. Così il presidente può lavorare per il bene dell’Italia. Ci andrei volentieri”.
E’ l’appello singolare lanciato dal senatore di Forza Italia, Antonio Razzi, ai microfoni di “Un giorno da pecora”, su Radio Due.
Il parlamentare esordisce manifestando il suo apprezzamento per l’imitazione di Maurizio Crozza e raccontando il suo ultimo incontro con Berlusconi: “Con tanto umore ed allegria ci ha detto: ‘Se vado a San Vittore, spero che mi verrete a trovare’. E io gli ho risposto: ‘Ci mancherebbe altro’“.
Tra le risatine in sottofondo di Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Razzi si rende protagonista di un serrato botta e risposta coi conduttori Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro.
E, prima di congedarsi per un importante incontro in Abruzzo con l’ambasciatore del Vietnam, si esprime sul porcellum: “Sono sicuro che nessuno lo vuole cambiare. E’ inutile che dicono cazzate“
Gisella Ruccia
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Novembre 28th, 2013 Riccardo Fucile
FORMIGONI HA BUON GIOCO: “ECCO CHI SONO I VERI POLTRONISTI”
All’indomani della decadenza di Silvio Berlusconi, e la conseguente andata all’opposizione di Forza Italia,
sorgeva il dilemma: dove andranno i suoi che ancora hanno ruoli di responsabilità nell’esecutivo Letta?
Per ora sembrano restare al loro posto.
I SEI – Sono sei i berlusconiani doc con incarichi di governo: si tratta del viceministro agli Esteri Bruno Archi; i sottosegretari al Lavoro, Jole Santelli, e alle Infrastrutture Rocco Girlanda ; alla Pubblica amministrazione, Gianfranco Miccichè (eletto con Grande Sud, rimasto con Berlusconi); agli Affari regionali, Walter Ferrazza (aderente al Mir, anch’esso vicino al Cavaliereì). Oltre a Cosimo Ferri, il tecnico di area centrodestra, Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia.
FORMIGONI: «POLTRONISTI» – Se Santelli e Miccichè hanno annunciato di aver consegnato la lettera di dimissioni al partito e di aspettare che sia il Cavaliere a decidere il momento del loro abbandono, dagli altri silenzio.
Come conferma Angelino Alfano “Ho avuto una riunione a palazzo Chigi e nessuno dei sottosegretari di Forza Italia si è dimesso, nè tanto meno i presidenti di commissione di Camera e Senato di Forza Italia».
Mentre l’ex Formigoni attacca: «Ecco chi sono i veri poltronisti»,
Romani, capogruppo di Fi al Senato, annuncia imbarazzato : «Penso si dimetteranno in serata». Il caso è aperto.
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
GLI INTERVENTI DELLA COMI: IN VIDEO LA NOTORIETA’ E’ SPIETATA
La smania di apparire fa dire qualche sciocchezza di troppo a Lara Comi.
Giorni fa, durante il talk show mattutino Agorà , l’europarlamentare del Pdl è intervenuta sulle vittime dell’alluvione: «Come è possibile rifugiarsi in uno scantinato, qui manca un’educazione, l’abc delle norme di sicurezza, come uno che durante il terremoto va in ascensore».
Il conduttore Gerardo Greco le ha subito fatto notare che la famiglia di Arzachena rimasta uccisa non si era rifugiata nello scantinato, ci abitava.
«Sono stata fraintesa» si è difesa poi la Comi.
Ancora in tv, questa volta su La7 a L’aria che tira . Si parlava del gesto di Umberto Ambrosoli che non ha partecipato al minuto di raccoglimento indetto per Giulio Andreotti dalla Regione Lombardia.
«Il gesto di Ambrosoli io non lo condivido per nulla», dice la Comi.
A quel punto Massimo Cacciari si scatenava: «Ma vogliamo scherzare? È comprensibile che Ambrosoli sia uscito dall’Aula per non commemorare Andreotti. Ma che ragionamenti sono? Ma lei conosce la storia italiana di quegli anni? Ne ha una vaga idea? Ci sono anche dei libri di storia, sa? Si informi. Anche se è giovane, beata lei, può anche leggere qualche libro».
Per la cronaca, Andreotti era quello che di Ambrosoli diceva: «Era uno che se l’andava cercando».
Giovane, beata, carina, accattivante, determinata, la voce squillante e il tono assertivo di chi sa con chi stare, la Comi è molto ricercata dai salotti tv e lei, da Bruxelles, non si tira mai indietro, spesso creando polemiche per interventi avventati e qualche gaffe. Le sue continue comparsate in video stanno suscitando non poche invidie fra le altre predilette del Cavaliere, ma lei tira dritto.
C’è chi la descrive come una «maestra del catechismo che diventa amica di famiglia in un secondo» e chi fa notare che «le sue argomentazioni si snodano lungo due binari prestabiliti, una contrapposizione tra “voi di sinistra” e “noi di centrodestra”».
Una retorica scontata, superficiale, priva di spessore.
Il tema di Lara: la tv regala grande notorietà , ma è spietata.
Le leggi dell’apparire, infatti, ci ricordano che non basta essere intelligenti, bisogna anche sembrarlo.
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 21st, 2013 Riccardo Fucile
SCISSIONE ALL’EUROPARLAMENTO TRA PRO SILVIO E A FAVORE DI ANGELINO… IL PPE PRENDE QUELLO CHE C’E’
Quattro ore di riunione e di confronto fra lealisti vecchi futuristi di Silvio e nuovi tradizionalisti alfaniani, poi un rinvio per un secondo round all’ora di cena e la decisione a tarda sera.
La delegazione del Pdl al parlamento ha deciso la scissione, Strasburgo come a Roma. Come atteso, si è scomposta tre parti: Forza Italia, fedele a Berlusconi e in rotta col governo; Nuovo Centro destra (nome provvisorio, si sente dire), in linea col ministro degli Interni e con l’esecutivo Letta; Fratelli d’Italia.
Clemente Mastella, solitario Udeur, risulta aver compiuto l’ennesima capriola per diventare autonomo fra i forzisti.
I nomi, a quanto si apprende, sono quelli di ieri. Adesione alla lista del Cavaliere per le tre eurodeputate che lui scelse personalmente (Ronzulli, Comi, Matera), della Zanicchi, di Iacolino e Baldassarre, quest’ultimo nominato capo delegazione.
Risulta anche che Verdini, e Berlusconi, abbiano avviato un’offensiva di convincimento degli indecisi, uno shopping che alla fine ha gonfiato parecchio la squadra degli irriducibili.
Sul fonte di Angelino Alfano, si incontrano i due pezzi grossi dello schieramento La Via (attuale capo di Pdl confermato alla leadership NCD) e Angelilli (vicepresidente dell’assemblea), ma anche Bonsignore, Mazzoni, Pallone e Antoniozzi.
Solitari i Fratelli d’Italia Scurria e Fidanza, mentre resta un quarto gruppo, i Popolari per l’Europa con gli esponenti di Udc, Fli, Svp e l’ex leghista Rossi.
Tutti insieme, e non proprio appassionatamente, conserveranno il loro posto nella grande famiglia del Partito Popolare europeo, gente pragmatica che in vista delle elezioni di maggio è impegnata a rastrellare tutti i voti possibili.
«Abbiamo una manciata di seggi di vantaggio», confida un pezzo grosso del Ppe. Vuol dire che il gruppo è in testa, ma la vittoria non è sicura: i socialisti e democratici incalzano. «Tutti i voti sono buoni – spiega una fonte europea – anche quelli di Berlusconi».
Il Corriere della Sera pubblica stamane una bella carrellata di foto della Signora Ronzulli, deputata europeo Pdl, che vota con la figlia in parlamento a Strasburgo. Lo fa da due anni. Lei dice che è per restare vicina alla figlia. Qui si pensa che cerchi sempre pubblicità , che una bambina dovrebbe giocare e crescere tra i bambini, e non essere esibita magari a fini elettorali. E’ un comportamento offensivo per tutte quelle madri lavoratrici che la figlia debbono lasciarla ai nonni, ai vicini, o a una tata (sempre che se la possano permettere). La piccola meriterebbe un ambiente più salubre che un aula parlamentare.
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Novembre 15th, 2013 Riccardo Fucile
SCHIFANI SI DIMETTE DA PRESIDENTE DEI SENATORI E VA CON ALFANO
Lo strappo è consumato. ”Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di
compiere. Non aderire a Forza Italia“. Sono le parole con cui Angelino Alfano, nel corso della riunione dei governativi del Pdl, annuncia la nascita di gruppi autonomi che si chiameranno “Nuovo centrodestra”.
L’ex delfino di Berlusconi ha tenuto a largo Chigi una riunione ristretta con i suoi fedelissimi per poi incontrare gli altri parlamentari all’albergo Santa Chiara: i governativi si preparano a disertare la riunione del Consiglio nazionale che sancirà il ritorno a Forza Italia.
Primo scossone all’interno del partito, le dimissioni del capogruppo al Senato Renato Schifani: “Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato, nato da una costola del Pdl, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni da presidente del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama”.
Segue il passo indietro del suo vice, Giuseppe Esposito.
Dura la reazione di Raffaele Fitto: “Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà ”.
Intanto la Magistratura giudicherà lui, dopo la condanna per tangenti in primo grado“Questa mia scelta — ha spiegato il vicepremier — nasce dal fatto che queste settimane mi hanno dato la riprova di quanto abbiano prevalso le forze più estreme all’interno del nostro movimento politico”.
E ancora: “Saremo attaccati, ma non avremo paura, combatteremo per affermare le nostre idee. Questa sera abbiamo un grande alleato: la nostra buona coscienza, la buona coscienza di chi le ha provate tutte prima di arrivare a questa decisione”.
A confermare la scelta degli “innovatori” ci pensa un’altra “colomba”, Roberto Formigoni: “Ovviamente non parteciperemo al Consiglio nazionale domani. Non c’è scissione perchè il partito non c’è più, siamo 37 al Senato e 23 alla Camera”.
L’ultimo spiraglio di un accordo in extremis era sfumato poche ore prima.
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Novembre 15th, 2013 Riccardo Fucile
ALLA VIGILIA DEL CONSIGLIO NAZIONALE ULTIMO INCONTRO CON ALFANO E LUPI…ALLE 16.3O LE COLOMBE SI RIUNIRANNO PER DECIDERE SE PRENDERE IL VOLO
“E’ indispensabile restare uniti e lavorare insieme, non comprendo le divisioni, chi non si
riconosce nei nostri valori e chi non crede in Forza Italia è libero di andarsene. Domani sarà l’occasione per confrontarci e discutere. Come si fa in ogni famiglia. Ognuno porterà le sue idee. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo al disegno comune. Con civiltà , senza pregiudizi, senza retro pensieri. Domani sarà il momento del confronto davanti ai nostri elettori, perchè a loro, ricordiamolo sempre, dobbiamo la nostra lealtà e a loro dobbiamo garantire il nostro impegno. E dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro”.
E’ un Silvio Berlusconi perentorio ma che a tratti sembra aprire al confronto quello che, in vista del consiglio nazionale di domani, dirama una nota articolata sul futuro del partito.
Il messaggio indirizzato soprattutto ai governativi viene divulgato mentre a palazzo Grazioli il Cavaliere riceve per l’ennesima volta Angelino Alfano e Maurizio Lupi.
Un incontro che si svolge alla vigilia di appuntamento clou: quello, cioè, che potrebbe sancire lo scontro frontale tra falchi e colombe e portare dritti alla rottura.
A seguire, in una girandola di fitti colloqui e riunioni a oltranza, tutti i parlamentari filogovernativi si riuniranno alle 16.30 per discutere dell’incontro con il Cavaliere.
A oggi quel che è certo è che la trattativa tra lealisti e alfaniani è ancora in alto mare.
I pontieri si danno da fare per tentare l’ultima mediazione con il Cavaliere che vorrebbe evitare il redde rationem.
Sul tavolo, infatti, c’è l’ipotesi di una ‘nota-appello’ del leader azzurro per richiamare tutti al senso di responsabilità e ritrovare l’unità necessaria per scongiurare il peggio. Se ci dividiamo non andiamo da nessuna parte, ma se le cose restano così, vediamo domani chi vuole davvero rompere, sarebbe stato il ragionamento fatti con i suoi dall’ex presidente del Consiglio.
Due le condizioni che Alfano ha posto, martedì sera, al Cavaliere per partecipare a un consiglio nazionale che, se si svolgerà ) porterà dritti alla nascita della nuova Forza Italia.
Primo: che nella nuova Fi vi fosse una struttura democratica. Gli ‘innovatori’, cioè, avrebbero riconosciuto la leadership di Berlusconi ma tutti gli incarichi di partito, le candidature e le cariche monocratiche avrebbero dovuto essere stabilite con lo strumento delle primarie.
Secondo: la permanenza nel governo di ‘larghe intese’ fino al 2015 secondo gli impegni assunti col voto di fiducia di maggio e quello del 2 ottobre.
Se ci fosse stata entro le 12 di oggi una risposta chiara, definitiva e ampia in questo senso, i governativi avrebbero accettato di entrare nel partito nuovo.
“Ma non c’è stata stanotte e non c’è stata stamani – ha detto il senatore Pdl Roberto Formigoni -. Noi ci stiamo per riunire e prenderemo le nostre determinazioni”.
E se sarà scissione, per Formigoni a provocarla sono i falchi di Raffaele Fitto e Denis Verdini, perchè “la loro rigidità ha impedito la ricomposizione e l’unità del partito”.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 15th, 2013 Riccardo Fucile
RESTA ANCHE IL PROBLEMA DEI DIPENDENTI… CONVERREBBE CERTAMENTE FARSI UN NUOVO PARTITO CHE EREDITARE UNA SITUAZIONE FINANZIARIA DISASTROSA
A meno di 24 ore dal congresso che sancirà la (ri)nascita di Forza Italia resta aperto, tra i tanti, un interrogativo: che ne sarà del Pdl.?
Se da una parte Berlusconi e i suoi vorrebbero metterlo per sempre in soffitta (quella sigla – ha detto tante volte il Cav – non mi piace, suona male) dall’altra gli alfaniani più intransigenti vorrebbero rompere con Silvio e tenerlo in vita: “Distanze enormi – dice Nunzia De Girolamo in una intervista al Corriere – ma Silvio vuole unità “.
Quel che sarà lo si vedrà domani, intanto sulla scelta incombe una scure non da poco: la situazione finanziaria di un partito nato appena 6 anni fa (era il 18 novembre del 2007). “Se qualcuno pensa di scalarlo fa mal di conto – spiega a il Giornale Maurizio Bianconi, deputato tesoriere del Pdl – gli conviene farsene uno nuovo”.
A un Pdl deberlusconizzato – come spiga il quotidiano del Cav – rimarrebbero un sacco di grane.
I debiti in primis: perchè, seppur il partito debba incassare 18 milioni di euro rimborsi elettorali, deve far fronte ai debiti correnti.
E questi sono da pagare subito e sono tanti: 9,4 milioni di euro.
A questo vanno aggiunti i fornitori (altri 8 milioni circa).
Al netto di una chiusura dell’ultimo bilancio in perdita di 3,7 milioni di euro.
I problemi per chi decidesse di tenere in vita il Popolo della libertà non finirebbero però qui.
La grana maggiore riguarderebbe infatti il personale: che fine faranno – si chiede il Giornale – i 180 dipendenti del Pdl? Se il Pdl si trasforma in Forza ItItalia i problemi passerebbero in mano a Berlusconi, diversamente sarebbero i nuovi reggenti ad accollarsi il tutto. Con una grande, enorme incognita: chi farebbe fronte alle spese? E senza il Cav che garantisce con quali soldi?
E dunque almeno nella partita finanziaria tra Pdl che è stato e Forza Italia che sarà sembra proprio non esserci partita.
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Novembre 15th, 2013 Riccardo Fucile
RESPINTE LE RICHIESTE DELL’ALA VICINA AD ALFANO CHE ORA E’ PRONTA A DISERTARE IL CONSIGLIO NAZIONALE
Restano poche ore al Cavaliere per decidere la propria sorte. 
O si scrolla di dosso i «falchi», i «falchetti», i «lealisti» e tutti gli ultrà che vietano qualunque concessione, sia pure minuscola, ad Alfano; oppure domani, anzichè il battesimo di Forza Italia, Berlusconi celebrerà un funerale politico: la triste, rancorosa e un po’ squallida scissione del suo movimento.
Senza precise garanzie, i «governativi» facenti capo al vice-premier non intendono metter piede all’Eur, dove è convocato il Consiglio nazionale del Pdl.
Ma in pochi credono ormai ai colpi di scena, dopo che pure l’ultima mediazione è andata in fumo nella giornata di ieri, incominciata tra voci di patti praticamente sottoscritti e precipitata poi nella solita convulsa rissa tra le fazioni.
In sintesi, ecco la cronaca degli ultimi accadimenti: l’altra notte, a Palazzo Grazioli, Silvio e Angelino s’erano lasciati con una stretta di mano.
«Allora siamo d’accordo…», «si sì procediamo in questo modo».
Cioè, in pratica, come avrebbe voluto Alfano: convocazione immediata dell’ufficio di presidenza, correzione del documento che venne approvato due settimane fa con un blitz, impegno a mandare avanti il governo Letta, ma soprattutto nomina di due coordinatori nazionali, uno per conto dei ribelli-ministeriali e l’altro dei falchi-lealisti, in modo da non potersi combinare scherzetti a vicenda.
Alfano ne ha dato notizia ai suoi e si è messo pazientemente in attesa.
Ma passa un’ora, passa l’altra, la convocazione dell’ufficio di Presidenza non è mai arrivata.
Anzi, verso sera si è saputo che Berlusconi aveva ricominciato con le telefonate «strappacore» ai senatori dissidenti per supplicarli di tornare all’ovile: segno inequivocabile che la mediazione è fallita e si torna alla casella del via (con tanti auguri).
Come mai il voltafaccia? Perchè come furie si sono precipitati dal Capo prima Verdini, poi Ghedini, a sera Fitto.
Gli hanno gridato che giammai si poteva cedere al ricatto di Alfano, che Angelino è solo chiacchiere e distintivo, che solo loro gli vogliono bene.
Berlusconi, spalleggiato da Gianni Letta, ha tentato sulle prime di resistere. Lui spera (a questo punto, meglio, sperava) di scansare l’onta della scissione e, soprattutto, dell’espulsione dal Parlamento, già fissata per il 27 novembre.
Contava in un rinvio del voto sulla decadenza al Senato perchè attende in ansia l’arrivo di non meglio precisate carte dagli Usa, un dossier che (stando alle sue privatissime confidenze) gli permetterebbe di chiedere la revisione del processo Mediaset e magari addirittura di rimettere in forse la condanna…
Per rinviare la decadenza, o perlomeno tentare ancora, un partito unito gli avrebbe fatto comodo assai. Ma poi è giunta notizia da Palazzo Madama che il rinvio della decadenza è un miraggio, a spostare la data il Pd non ci pensa neppure lontanamente. Eventuali ritardi della legge di stabilità non avranno alcun effetto sul calendario dell’«esecuzione».
Strattonato dai suoi scudieri, quasi costretto a indossare l’armatura per guidarli nell’ultima battaglia, il Cavaliere viene descritto da persone estranee all’una e all’altra parrocchia come un uomo turbato, quasi sconvolto, per la prima volta in preda allo sgomento.
Riunione serale a Largo Chigi dei governativi, rassegnati all’addio. Quagliariello, padrone di casa: «Non si entra in Forza Italia per guastare la festa», tanto vale tenersi alla larga dall’Eur.
Clima da caccia alle streghe tra i «lealisti», al punto che perfino una strettissima collaboratrice del Cav, la senatrice Rossi, è finita nel vortice delle maldicenze, per aver osato pronunciare pubblicamente la parola più vietata: «Unità ».
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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