Dicembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
LA LETTERINA DEGLI ALUNNI DI UNA SCUOLA ELEMENTARE DI ASTI AL “BUON PADRE DI FAMIGLIA”… I LORO PENSIERI: CHI VUOLE NASCONDERLI IN SOFFITTA E CHI FARLI FUGGIRE NEL BOSCO
Hanno preso carta e penna e, con l’incertezza di chi ha imparato a scrivere solo da qualche
mese ma con tutta la determinazione di chi si aspetta una risposta e vuole far sentire la propria opinione, hanno scritto a Matteo Salvini.
Sono bambini di prima e seconda A della scuola elementare di Serravalle, una frazione a una manciata di chilometri da Asti.
Hanno scritto al ministro dell’Interno, all’ufficio migranti della prefettura di Asti e alla commissione per i rifugiati per chiedere che i migranti che fanno attività nella loro scuola e che si sono visti rifiutare la domanda d’asilo per la seconda volta, non vengano allontanati.
“Abbiamo saputo che non avete dato il permesso a Paul e Lamin di restare qui al sicuro con noi. Così loro rischiano di andare in prigione o in guerra nei loro Paesi. Vi chiediamo, per favore di farli restare qui insieme a noi perchè gli vogliamo moltissimo bene”, scrivono i bimbi
La lettera è un lavoro di gruppo, un collage di frasi che i bambini hanno messo nero su bianco durante le ore di lezione, moltissime fatte all’aria aperta, con i maestri del progetto “Bimbi Svegli” Giampiero Monaca, Maria Molino e Mariagrazia Audenino.
” Cari commissari – si legge nella lettera – Siamo le bambine e i bambini del progetto Bimbisvegli. La nostra è una scuola bellissima perchè è una scuola di amicizia in mezzo alla natura. Impariamo l’inglese, a conoscere la natura, a esprimere le nostre idee recitando, grazie agli amici profughi del centro di accoglienza Agathon di Serravalle. In estate con loro abbiamo anche ridipinto la scuola”.
“Paul, Baba, Lamin, Moussa, Balde, Ismail, Coulibaly, Hagie, Alì Bright sono qui perchè scappano dalla povertà e dalla guerra.”.
C’è tutta l’innocenza dell’infanzia nelle parole che i bambini indirizzano al ministro “ma anche la consapevolezza che è nata in loro parlandone in classe – commenta la maestra Molino – Spieghiamo ai ragazzi che è importante imparare a scrivere perchè con la scrittura si possono esprimere i propri pensieri e far sentire la propria voce”.
Gli allievi hanno fatto mille domande: “Chiedono della storia di Paul e degli altri – spiegano gli insegnanti – e quando hanno capito che cosa poteva succedere si sono messi a cercare soluzioni”.
C’è chi si è offerto di nascondere Paul e Lamin in soffitta a casa, chi di farli scappare nel bosco per non mandarli via: idee di bambini che vogliono trovare una soluzione a problemi reali e sentono forte il senso di essere cittadini del mondo.
“Quando mi sono trasferito qui – spiega Monaca – Ho conosciuto i ragazzi di Agathon e è stato naturale coinvolgerli nella vita della scuola. Prima ci hanno aiutato a risistemare gli spazi. Oggi grazie a loro teniamo aperta la scuola anche nei giorni che non prevedono il tempo pieno perchè l’associazione Agathon ha preso in gestione gli spazi e organizza con noi il doposcuola. Paul, Lamin e gli altri ormai sono conosciuti come “gli Agathon’s”.
“Loro sono stati un regalo per noi, non vogliamo perderli. Siamo sicuri di poterci fidare di voi”, concludono nella loro lettera i bambini.
(da agenzie)
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Dicembre 2nd, 2018 Riccardo Fucile
QUELLE DEL SUD POSSONO CADERE A PEZZI
I fondi pubblici per la scuola non più distribuiti dallo Stato in base al numero degli alunni iscritti ma
considerando anche la quantità di imposte generate da un territorio. L’ideona fa parte del pacchetto di iniziative che il governo Conte in omaggio alla Lega vuole introdurre per garantire maggiore autonomia agli enti locali ma l’effetto sarebbe assicurare alle scuole delle Regioni come Lombardia e Veneto più fondi pubblici per alunno rispetto alle regioni del Sud.
Nel disegno di legge la proposta c’è, racconta oggi il Messaggero, ma le carte non sono ancora definitive, senza contare il filtro rappresentato dalla Corte Costituzionali. Ma l’accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per dare il via libera all’autonomia regionale c’è e pare robusto, se non altro perchè la questione era stata già esplicitata nel Contratto di governo firmato dalle due forze politiche.
Il ministro degli Affari Regionali, la leghista Erika Stefani, ha detto che l’intero progetto non porterà a un aumento dei costi per le finanze pubbliche.
Ma quindi questo significa che se i fondi non verranno integrati saranno davvero ridotti a chi paga meno tasse e aumentati a chi ne paga di più.
Le richieste delle Regioni sull’autonomia sono sorprendenti: il Veneto vorrebbe stabilire proprie regole sull’ordinamento sportivo, sulla comunicazione o sui vigili del fuoco.
A febbraio 2018 fu raggiunto un accordo fra il governo Gentiloni e tre Regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) che sostanzialmente avviava le trattative per una autonomia “light”, ovvero leggera.
In sostanza, il protocollo firmato prevedeva la concessione di maggiori poteri su 5 materie fra le quali anche l’istruzione ma a spese delle Regioni stesse che, se avessero voluto concedere più fondi alle scuole, avrebbero potuto farlo con risorse reperite per proprio conto.
Adesso le regioni a correre per l’autonomia sono otto: a Veneto, Lombardia ed Emilia si sono aggiunte Liguria, Toscana, Piemonte e Marche e Umbria (queste ultime hanno presentato richieste in forma congiunta).
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 16th, 2018 Riccardo Fucile
IL MINISTRO LEZZI: “LE AULE CADONO A PEZZI, HANNO RAGIONE A PROTESTARE”… BRUCIATE BANDIERE DELLA LEGA E DEL M5S, APPESO MANICHINO DI SALVINI A MILANO E A ROMA
Centomila studenti in piazza contro i tagli all’istruzione in 70 città . Manifestazioni senza grossi incidenti nelle vie dei centri cittadini, lancio di uova, qualche bandiera bruciata e un manichino con l’effige del vicepremier appesa ad un ponte a Roma e subito sequestrato dalla polizia.
“Siamo in 100.000 in più di 70 città italiane per manifestare contro i continui tagli all’istruzione pubblica. Alle ore 14.30 saremo a Montecitorio con un’azione per chiedere al governo il taglio dei sussidi statali ai petrolieri e il finanziamento dell’istruzione pubblica”.
Giacomo Cossu, Coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza aggiunge: “Scendiamo in piazza perchè devono essere ripristinati i finanziamenti alla scuola e all’università sottratti negli ultimi 10 anni, con un investimento di 7 miliardi all’anno”.
Al grido di “giù la maschera” gli studenti oggi sono tornati in piazza in moltissime città italiane, da Roma a Milano, Firenze, Verona, Trento, Perugia, Napoli, Bari, Campobasso, Crotone e Messina, e poi domani a Bologna, Taranto e Siracusa. Promossa dal Link coordinamento universitario, da Rete della conoscenza, da Udu (Unione degli universitari), da Rete degli Studenti Medi e da Uds (Unione degli studenti) ed è indirizzata contro i tagli decisi dal governo in tema di Istruzione e Ricerca, il sistema dell’alternanza scuola-lavoro e per denunciare la situazione fatiscente dell’edilizia scolastica e il fenomeno dell’abbandono scolastico.
A Roma mobilitazione da piazzale Ostiense, che culminerà in un flash mob nel primo pomeriggio in piazza Montecitorio. A Milano giovani manifestano a largo Cairoli. “Chiediamo – spiega Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi – che questo Governo metta giù la maschera sui fondi in istruzione. Non è accettabile che si promettano investimenti per fare propaganda, ma che allo stesso tempo il ministro dell’Istruzione dica che “bisogna scaldarsi con la legna che si ha”, e che pochi giorni dopo saltino fuori 29 milioni di euro di tagli: 14 sulla scuola, 15 sull’università “.
Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari, continua: “Il Governo per mesi ha annunciato l’abolizione del numero chiuso alle Università . Mai un parere degli studenti, mai una proposta concreta, mai un confronto con il CNSU. Per superare l’attuale metodo di accesso servono investimenti, che partano dall’orientamento alle scuole superiori fino alle borse di specializzazione medica, e soprattutto serve un confronto vero con gli studenti”.
A Milano Il corteo “NoSalvini day” organizzato dai collettivi studenteschi in aperta contestazione con il vicepremier e ministro dell’Interno. Le critiche dei ragazzi sono rivolte anche alle politiche del governo sui migranti.
In uno dei cartelli esposti durante la manifestazione si legge: “Saperi liberi e senza confini, no al decreto Salvini”. E poi altre rimostranze più legate al mondo dell’istruzione: “Basta alternanza sfruttamento”.
Gli studenti durante il corteo hanno lanciato uova e fumogeni e hanno imbrattato, in particolare a Milano, le vetrine di banche e società con della vernice colorata.
Vicino ai giardini Montanelli è stato bruciato un manichino con le sembianze di Salvini e poco più avanti è toccato alle bandiere con la sua effige. Uova e vernice sono state lanciate contro le vetrine, tra cui quelle di Zara in piazza del Duomo.
Tanti studenti indossavano magliette della nave ‘Mediterranea’ e sui muri lungo il percorso del corte sono apparse scritte per dire basta alle morti in mare.
In piazza Missori i manifestanti hanno seguito due diversi percorsi: una parte ha raggiunto il consolato degli Stati Uniti per manifestare solidarietà alla “carovana migrante” che sta raggiungendo con grandi difficoltà il confine tra Messico e Stati Uniti. Un altro spezzone del corteo ha puntato verso via Tirso, zona Ripamonti, dove giovedì sera hanno occupato un ex garage. Intorno alle 13 la manifestazione è terminata.
Roma Sono stati circa 5 mila – secondo alcuni gli organizzatori – gli studenti che sono scesi in piazza questa mattina a Roma. Un lungo corteo partito da Piramide ha raggiunto il ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Bersagli della protesta, il titolare dell’istruzione Marco Bussetti, il governo e i due suoi uomini più rappresentativi: i vicepremier Luigi di Maio e Matteo Salvini, con un occhio di riguardo per quest’ultimo.
Slogan e striscioni sono infatti quasi tutti per lui, come “Lega Salvini e lascialo legato”, fino ai riferimenti ai recenti sgomberi nella capitale con “attaccati al baobab”. Un manichino con il volto di Matteo Salvini è stato fatto penzolare prima di arrivare al Miur dal ponte Sublicio, sottratta dalle forze dell’ordine.
Uno spezzone del corteo in via Marmorata ha fatto alcune azioni sul tema scuola sicure La manifestazione, partita da Piramide, ha visto oltre 30 scuole tra cui quelle coinvolte nell’installazione di telecamere. A promuovere e organizzare la protesta gli studenti del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), che puntano il dito contro il governo e i piani repressivi del Ministro Salvini
“Mentre le nostre scuole crollano il governo pensa a installare telecamere” dichiara Silvia Scipioni, responsabile scuol FGC Roma, “Così si scambia la sicurezza degli studenti con un problema di repressione, utile soltanto alla propaganda di governo. Oggi siamo scesi in piazza per rivendicare una scuola diversa, per mettere al centro della discussione i nostri problemi reali, sui quali Lega e Cinque Stelle tacciono e non cambiano nulla”.
Ma al centro, ovviamente, le politiche verso la scuola e i fondi destinati al comparto nella legge di bilancio in approvazione in parlamento.
“Abbiamo deciso di scendere nuovamente in piazza- ha detto all’agenzia dire alessio bottalico di link coordinamento universiatrio- perchè per l’istruzione non c’è un euro in più. Basti vedere l’alternanza scuola-lavoro dove sono stati tagliati 59 milioni di euro che non sono stati reinvestiti. Mancano anche i fondi per l’edilizia, per la ricerca”.
Napoli Sono diverse migliaia i manifestanti che a Napoli stanno prendendo parte ai due cortei per chiedere più investimenti per l’istruzione. Il corteo degli studenti e dei centri sociali partito da piazza Garibaldi, è già giunto davanti all’ ingresso dell’Università Federico II della città , dov’è in corso un convegno a cui partecipa il ministro per il Sud, Barbara Lezzi che ha detto: .
“Oggi ci sono ragazzi che manifestano Perchè le scuole cadono a pezzi e hanno ragione. Eppure dobbiamo riconoscere che ci sono i fondi e sarebbe interessante sapere perchè non sono stati spesi. Forse è perchè questo tipo di investimenti non hanno un ritorno elettorale immediato”..
Le porte d’ingresso dell’Ateneo, che sono state chiuse, sono presidiate da agenti dei Reparti Mobili che indossano il casco. Sistemato sulle scale un striscione su cui c’è scritto “Governo del manganello. Stop repressione violenza di Stato” e i ragazzi, in segno di protesta, hanno le mani dipinte di rosso, colore del sangue.
Fumogeni sono stati accesi dagli studenti arrivati in piazza Borsa. Il corteo ha ricordato l’episodio di ieri in cui, in occasione della visita del ministro Salvini, un ragazzo che manifestava nella Galleria Umberto è stato colpito da un manganello da un rappresentante delle forze dell’ordine.”Non ci fate paura – ha detto uno studente, parlando al megafono – noi continueremo a manifestare contro la violenza, la repressione e il razzismo”.
Cosenza. Centinaia di studenti di Cosenza e provincia in corteo per dire no al piano “Scuole Sicure” lanciato dal Ministro Salvini e contestare il governo Lega – M5S. La manifestazione delle scuole superiori ha attraversato le vie del centro, a organizzare la protesta del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), che puntano il dito “contro il governo e i piani repressivi del Ministro Salvini”. “Mentre le nostre scuole crollano il governo pensa a installare telecamere – dichiara Materiateresa Salerno, militante del FGC -. Questa è solo una mossa propagandistica del Governo, che in realtà non garantisce la reale sicurezza degli studenti nelle scuole”
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2018 Riccardo Fucile
E’ IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO O NO?
Tutta una questione di definizioni.
La preoccupazione di studenti e professori, soprattutto dei primi, è che nella sostanza non cambierà nulla. Le modifiche all’alternanza scuola lavoro contenute nella bozza della Legge di Bilancio farà sì che le attività si chiameranno “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”.
I percorsi avranno questa durata, secondo quanto riporta Orizzonte scuola: non inferiore a 180 ore negli istituti professionali; non inferiore a 150 ore negli istituti tecnici; non inferiore a 90 ore nei licei.
La bozza dice infatti “Le risorse del fondo di cui all’articolo 1, comma 39, della legge 13 luglio 2015, n. 107, sono assegnate alle scuole nei limiti necessari allo svolgimento del numero minimo di ore”.
I risparmi serviranno per non ridurre gli stipendi agli insegnanti e agli Ata, la parte perequativa.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2018 Riccardo Fucile
70.000 STUDENTI HANNO MANIFESTATO IN 50 PIAZZE D’ITALIA CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO CHE PENALIZZA LA SCUOLA
Più di 70mila studenti, in oltre cinquanta piazze, manifestano oggi contro la manovra del Governo e per sollecitare un intervento sui costi economici dello studio. Annunciando uno stato di agitazione permanente, le reti di studenti Uds, Rete conoscenza e Link denunciano la mancanza di risorse e provvedimenti concreti per contrastare la precarietà nel mercato del lavoro. “Il cambiamento tanto propagandato – affermano – sembra in netta continuità con il passato, perchè è assente un progetto di rilancio dello sviluppo sostenibile per il nostro Paese”.
Centinaia di studenti sono scesi in strada a Torino per protestare “contro razzismo, finto governo del cambiamento e disuguaglianze». Il corteo, promosso dagli Studenti Indipendenti, è partito da piazza Arbarello e sfila per le vie del centro città per raggiungere piazza Castello.
Davanti alla prefettura di Torino gli studenti hanno incendiato i manichini dei due vice premier di Lega e 5stelle, Matteo Salvini, e Luigi Di Maio. “Salvini e Di Maio vaff…”, gridano gli studenti.
Davanti al Miur, in corso Vittorio, i ragazzi hanno bruciato una telecamera di cartone posta sopra dei mattoni. “I mattoni sono quelli che rischiano di caderci in testa tutti i giorni – spiegano – Le telecamere sono quelle che vogliono mettere in ogni scuola per controllarci”.
“Dalle scuole all’università costruiamo una società multiculturale che educhi alle diversità a partire dai luoghi del sapere”, scrivono su Facebook gli organizzatori della manifestazione.
Tanti i cartelli contro il governo: “Lega Salvini e lascialo legato”, “Una scuola sicura è antirazzista”.
Al grido di “Chi ha paura di cambiare? Noi no!” è iniziata la manifestazione degli studenti romani a piazzale Ostiense, che ha sfilato lungo le vie di Roma per concludersi davanti alla sede del ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Secondo gli organizzatori i partecipanti sono cinquemila
Davanti alla Piramide i manifestanti hanno organizzato un flash mob che evoca la serie di Netflix , “La casa di carta”, indossando delle maschere di Dalì. Un muro costruito con delle scatole di cartone, su cui sono state messe le foto dei ministri del Governo, è stato poi abbattuto dagli studenti in marcia lungo via Marsala. “Si tratta – ha spiegato uno studente – di un gesto simbolico. Abbiamo distrutto il muro della paura, del razzismo che è stato costruito da questo governo”.
Alla fine del corteo una delegazione di studenti ha chiesto di incontrare, davanti al ministero, Bussetti per un confronto, ma il ministro ha rifiutato.
Da piazza Garibaldi, a Napoli, è partito invece il corteo che vede sfilare insieme studenti e migranti, che alla testa del corteo mostrano uno striscione con scritto: “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere”. Diversi i cartelli contro il Governo, come “Napoli non si Lega” e di solidarietà per il sindaco di Riace Mimmo Lucano. I manifestanti sono diretti, scortati dalle forze dell’ordine, sotto la Prefettura.
Al grido di “Chi ha paura di cambiare? Noi no!” è iniziata la manifestazione degli studenti romani a piazzale Ostiense, che ha sfilato lungo le vie di Roma per concludersi davanti alla sede del ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Secondo gli organizzatori i partecipanti sono cinquemila, molti di questi indossano una bandana rossa con la scritta “Agitiamoci”. Davanti alla Piramide i manifestanti hanno organizzato un flash mob che evoca la serie di Netflix , “La casa di carta”, indossando delle maschere di Dalì. Un muro costruito con delle scatole di cartone, su cui sono state messe le foto dei ministri del Governo, è stato poi abbattuto dagli studenti in marcia lungo via Marsala. “Si tratta – ha spiegato uno studente – di un gesto simbolico. Abbiamo distrutto il muro della paura, del razzismo che è stato costruito da questo governo”. Continuano i disagi al traffico nella zona, mentre è in corso anche lo sciopero dei trasporti pubblici. Alla fine del corteo una delegazione di studenti ha chiesto di incontrare, davanti al ministero, Bussetti per un confronto, ma il ministro ha rifiutato.
Giacomo Cossu, coordinatore nazione di Rete della conoscenza, ha aggiunto: “Bussetti rifiuta di incontrare le rappresentanze studentesche. Questo non è cambiamento: il maggior deficit previsto viene utilizzato per condoni agli evasori fiscali e per tagliare le tasse ai più ricchi, mentre per noi giovani mancano le risorse”.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile
RIDIMENSIONAMENTO DELLA ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: PER IL MINISTRO BUSSETTI QUANDO ERA PROVVEDITORE DI MILANO E’ UN’OTTIMA LEGGE
Il governo Lega-M5S prevede per l’anno prossimo di risparmiare sulla scuola almeno 100
milioni. La fetta più grande di risparmi riguarderà l’alternanza scuola lavoro: 65 milioni in meno.
Per ammissione dello stesso ministero, i tagli «potranno contribuire a finanziare le altre importanti misure annunciate dal Governo».
E in effetti che te ne fai dell’alternanza scuola-lavoro quando hai il reddito di cittadinanza?
Gli uffici di Viale Trastevere calcolano, alla fine degli aggiustamenti, una perdita di 100 milioni di euro. Sessantacinque milioni vale il forte ridimensionamento della cosiddetta Alternanza scuola-lavoro.
Inaugurata con la Legge 107 di Renzi-Giannini, prevede per gli studenti del triennio superiore un periodo scolastico trascorso in un’azienda, un ente no profit, un museo.
Il ministro Marco Bussetti, che da provveditore di Milano definiva l’Alternanza “un’ottima legge”, ha deciso di abbattere le ore previste obbligatoriamente: erano 200 per i licei, 400 per gli istituti tecnici e 400 per i professionali.
La “quota minima” ora chiesta alle scuole è meno della metà : 90 ore per gli studenti liceali, 150 per i ragazzi dei tecnici, 180 per gli iscritti al professionale.
La riduzione oraria partirà dall’anno scolastico 2019-2020. Gli altri 35 milioni di risparmi arriveranno, dicono al Miur, «da fondi non spesi». E comunque destinati ad attività scolastiche.
Il pacchetto di governo scuola-università prevede – qui siamo ancora al livello del Documento di economia e finanza (Def) e di promesse nelle interviste – l’allargamento della no tax area per gli universitari non abbienti, l’aumento dei fondi di finanziamento per atenei ed enti di ricerca e, in quest’ultimo caso, risorse aggiuntive per assumere ricercatori precari.
Queste sono le promesse. I fatti sono 100 milioni in meno dal prossimo anno.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
MA ERA SOLO IL DESIDERIO DI UNA BAMBINA INTELLIGENTE CHE AVEVA POSTO DA SOLA IL QUESITO, NONOSTANTE L’INSEGNANTE L’AVESSE INVITATA A CANCELLARLO
Un’attività di conoscenza dei bambini di prima media a Castel del Rio, sull’Appennino bolognese, diventa motivo di una polemica feroce della Lega contro la scuola e la docente di italiano che aveva assegnato il compito: esprimete i vostri desideri.
C’è chi scrive: “Come facciamo a cacciare Salvini?”.
L’insegnante chiede di cancellarlo, ma un’alunna lo trascrive lo stesso, insieme ad altri desideri come “smettere la guerra” e “guarire molte malattie”, oppure “risolvere la desertificazione” e avere macchine ad energia pulita.
Il quaderno arriva a casa e la paginetta con l’interrogativo sulla cacciata del ministro dell’Interno viene fotografata e postata nei social.
La Lega cavalca la vicenda, con una nota stampa: “Certi insegnanti, anzichè educare, fanno propaganda politica”. E si arriva alla follia.
Un caso “che non esiste nemmeno”, precisa il direttore dell’ufficio scolastico dell’Emilia Romagna Stefano Versari anche in risposta a Matteo Salvini che immediatamente interviene, col condizionale, per capire se la cosa è vera.
”Non ci voglio credere, e infatti andrò fino in fondo per verificare se siamo di fronte a uno scherzo o a una triste realtà . Scriverò al ministro della pubblica Istruzione. Un abbraccio a quei bimbi da parte di un papà che lavora per una scuola senza pre-giudizi in un Paese libero”, afferma il ministro dell’Interno.
Non c’è nessun compito in classe o a casa, precisa il provveditore Versari, dato dall’insegnante ai bambini – come denunciato dal commissario provinciale della Lega Daniele Marchetti, che è anche consigliere regionale dell’Emilia-Romagna -, ma un incidente nato da un esercizio fatto in classe.
“Si tratta della ‘bottega dei desideri’, una pratica didattica fatta all’inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere i bambini tra di loro e all’insegnante”.
Ogni alunno esprime un desiderio e trascrive sul quaderno quelli degli altri, per parlarne poi insieme al docente e conoscersi.
Il ‘casus belli’ sarebbe un desiderio particolare, “cacciare Salvini”, che l’insegnante, secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Borgo Tossignano al direttore Versari, avrebbe anche chiesto di non trascrivere insieme agli altri.
“Per precauzione – sottolinea Versari – ho chiesto sull’ episodio una relazione scritta. Ma ho la percezione di una realtà che cerca l’esorbitanza, e che quando l’esorbitanza non c’è tende a costruirla”, a “stravedere rispetto alla realtà “, “non è un bel segnale”.
“Auspico che sia una fake news perchè, se così non fosse, questo insegnante andrebbe allontanato immediatamente degli alunni”: aveva dichiarato la senatrice della Lega Lucia Borgonzoni, (ex militante del centrosociale Link) che sottolinea: “Il fatto è di una gravità inaudita, per tali motivi ho preallertato il Ministero dell’Istruzione”
Preallarme rientrato pe rmanifesta infondatezza.
Resta da premiare una bambina piu’ intelligente di tanti adulti.
(da agenzie)
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Settembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
FERMATI DUE IMPRENDITORI, HANNO USATO MATERIALI NON IDONEI PER RISPARMIARE
Sequestrati dai carabinieri la nuova ala di una scuola di Sperlonga e una palestra di un liceo di Gaeta, in provincia di Latina, perchè ritenuti costruiti senza fondamenta per risparmiare sui costi dei lavori per un appalto vinto con un’offerta a ribasso. Arrestati nell’operazione due imprenditori, padre e figlio, con le accuse di corruzione, turbata libertà degli incanti, frode in pubbliche forniture e truffa.
Le indagini sono partite dall’operazione “Tiberio”, che a gennaio 2017 aveva portato all’esecuzione di 10 misure cautelari per reati contro la P.A.
Pietro e Francesco Ruggeri, della ditta Dr costruzioni avevano ottenuto l’appalto per la realizzazione di una nuova ala del plesso scolastico Alfredo Aspri di Sperlonga e per l’ampliamento della palestra del Liceo Enrico Fermi di Gaeta.
Il tramite degli imprenditori era Isidoro Masi, ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Sperlonga ed ex funzionario della Provincia nel settore della scuola, già arrestato nell’inchiesta Tiberio del 2017.
Nel caso del plesso di Sperlonga, per vincere l’appalto, la ditta aveva presentato un’offerta fuori mercato e per risparmiare ha eseguito lavori difformi dal progetto. In particolare, le perizie hanno rivelato che non erano state realizzate le fondamenta, che avrebbero dovuto essere di almeno un metro e mezzo.
Difformità sono emerse anche per il solaio, le cui traverse avrebbero dovuto essere spesse 22 centimetri ed erano invece di 12 centimetri.
“Era una scuola destinata a crollare addosso ai ragazzi”, ha detto il colonnello Gabriele Vitagliano, comandante provinciale dei carabinieri di Latina. Il cantiere della struttura è stato sottoposto a sequestro.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2018 Riccardo Fucile
DI MAIO E SALVINI NON HANNO MANTENUTO LA PROMESSA ELETTORALE, OVVIO CHE SIANO INCAZZATE
Dopo la contestazione subita nei giorni scorsi dalle deputate M5S Silvia Chimenti e Lucia Azzolina, duramente criticatee durante la festa del MoVimento 5 Stelle a Settimo Torinese oggi è il giorno della difesa.
L’onorevole Azzolina è sconvolta dagli “insulti” ricevuti da un “piccolo numero di maestre” che sono state “fomentate da mesi di odio sui social” e non “accettano di dover fare un concorso”.
Poco importa che di insulti non ne siano volati e che la contestazione si sia svolta pacificamente.
Così come il fatto che le maestre diplomate siano arrabbiate non dipende da un oscuro complotto contro il governo ma da una situazione si protrae da parecchio tempo e che non è stata assolutamente risolta dal governo del cambiamento.
Quando il MoVimento chiedeva che tutti i diplomati potessero rientrare nel piano assunzioni
La vicenda dei diplomati magistrali è rimasta infatti invariata dopo l’approvazione del Decreto Dignità che ai 50mila diplomati magistrali dà solo supplenze brevi.
Secondo un dossier di Tuttoscuola pubblicato dal Corriere della Sera infatti dei 6.669 contratti a tempo indeterminato firmati nel 2017-18 grazie all’ammissione provvisoria alle graduatorie, non se ne salverebbe uno e delle circa 2.600 supplenze annuali neppure. È naturale quindi che i diplomati magistrali siano arrabbiati col governo, così come lo sono stati con il governo precedente.
La differenza è che sia Salvini che Di Maio avevano promesso di risolvere la questione.
Silvia Chimenti però punta tutto sul fare chiarezza per spiegare alle maestre diplomate che il M5S non ha mai promesso di riaprire le graduatorie ad esaurimento (le GAE) nè in cinque anni di legislatura i pentastellati hanno presentato emendamenti per chiederne la riapertura.
Nel 2013 però la Chimenti aveva presentato, assieme alla collega Marzana, un’interpellanza “sul valore abilitante del diploma magistrale”.
Nell’interrogazione si chiedeva al ministro dell’Istruzione di consentire «l’inserimento nella seconda fascia di istituto dei docenti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria in possesso dei titoli conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002, riconoscendo il pieno valore dell’abilitazione all’insegnamento in tali ordini di scuola e conseguentemente annullare l’attivazione dei corsi PAS per i suddetti docenti».
Se di colpa si deve per forza parlare allora è di chi è venuto prima.
Ed è vero che il M5S non ha mai scritto nel programma elettorale che avrebbe assunto tutti i diplomati magistrali. Ma è anche vero che i pentastellati hanno spesso e volentieri lisciato il pelo alle maestre e ai mastri diplomati.
Ad esempio nel 2015 in un comunicato firmato dalla stessa Chimenti e da Luigi Di Maio i due deputati pentastellati annunciavano «faremo pressione sul MIUR affinchè tutti i diplomati possano rientrare nel piano di assunzioni in atto».
Sempre nel 2015 gli eurodeputati pentastellati presentarono un’interrogazione al Parlamento Europeo per chiedere l’inserimento nelle GAE dei diplomati magistrali. Nel 2016 al Consiglio Regionale della Lombardia il M5S presentava una risoluzione per chiedere «l’inserimento nelle graduatorie a esaurimento di TUTTI gli insegnanti abilitati, diplomati nelle scuole magistrali e nei licei psico-socio pedagogici ante 2002».
Un anno prima, nel 2014, la Chimenti spiegava il piano quinquennale di assunzione per “assumere in tutti i posti vacanti disponibili” per assorbire “circa 250 mila docenti in cinque anni” prevedendo anche la limitazione del numero di alunni per classe (previsto anche nel programma elettorale 2018) in modo da aumentare il numero delle cattedre.
C’è poi Beppe Grillo che ad inizio di giugno prometteva a modo suo (ovvero in modo molto vago) di aiutare le maestre e di ripensare la scuola “nei contenuti, nella didattica”
Quando Di Maio prometteva che avrebbe risolto il problema dei diplomati abilitati
Tutto questo per dire che il M5S ha continuato a dare speranze ai diplomati abilitati. Poco più di un mese fa a Pescara Luigi Di Maio ricordava di aver promesso che avrebbe dato una mano ai maestri diplomati abilitati «vi dovete fidare di me, perchè nessuno vuole mandarvi a casa e nessuno vuole compromettere le vostre aspettative di lavoro».
Il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle prometteva che «adesso ci metteremo una toppa» sulla sentenza del Consiglio di Stato e che si sarebbe messo al lavoro «per migliorare al massimo gli effetti di quella sentenza».
Qualche giorno dopo la senatrice Barbara Floridia ribadiva in Aula a Palazzo Madama che il M5S stava con le maestre “anche adesso che stiamo al governo”.
Il problema è che ovviamente fare promesse ai diplomati magistrali abilitati rischia di alienare le simpatie (e i voti) dei laureati che hanno superato il concorso e che chiedono di essere assunti.
Fino a che il MoVimento è stato all’opposizione è stato facile accusare gli altri di non tutelare i diritti dei lavoratori della scuola.
Ma ora che l’onere della decisione spetta ai pentastellati improvvisamente ci si accorge che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
A Pescara Di Maio diceva di non avere la bacchetta magica ma ricordava che la cifra distintiva del suo partito era quello di essere sempre pronto e disponibile all’ascolto, fuori dalle fabbriche o altrove
Non appena però qualcuno si è azzardato a rinfacciare al partito di quelli che ascoltano che le istanze dei diplomati magistrali non sono state prese in considerazione ecco che le deputate Chimenti e Azzolina si rifugiano dietro il “siamo state insultate” e il “vatti a leggere il programma elettorale”.
L’idea di dialogo della Azzolina, che dice di essere stata vittima di “offese inenarrabili” (ironico, per una eletta con il partito del VAFFANCULO), è “BASTA ACCUSE”.
Che vuol dire? Solo complimenti?
(da “NextQuotidiano”)
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