Settembre 25th, 2020 Riccardo Fucile
RIPORTA UN VIRGOLETTATO SENZA EVIDENZIARNE L’ORIGINE E SCATENA LE PROTESTE
Il comune di Ferrara, gestito dal leghista Alan Fabbri, ha pubblicato un post sui suoi profili
social che ha provocato reazioni negative tra gli utenti e i cittadini. Nell’immagine postata compariva la scritta «Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro», presentata sotto forma di citazione.
La descrizione recitava: «L’assunzione di alcol e droghe ti rende in parte responsabile degli abusi che hai subito», con accanto una x rossa.
Sull’immagine era posto sia il logo della Regione Emilia-Romanga, sia quello dell’Unione europea, entrambi sponsor della campagna di promozione dell’Agenda 2030 dell’Onu.
«Da donna mi sento enormemente offesa e disgustata da questo post», ha scritto una delle utenti. «Complimentoni alla vostra agenzia marketing!», aveva scritto un’altra persona. «Pubblicare una frase simile senza aggiungere nemmeno due righe in più a chiarimento del contenuto».
A seguito dei commenti di critica, il Comune di Ferrata ha eliminato il post sostituendolo con un secondo, nel quale viene specificato che «il virgolettato si riferisce a una frase che, secondo l’Istat purtroppo pensa il 15% degli italiani».
«Ci scusiamo se il post ha urtato la sensibilità dei cittadini o veicolato un messaggio controverso», si legge ancora.
Poi è stato pubblicato, sia su Facebook che su Instagram, un nuovo post decisamente più chiaro. Ora, infatti, nell’immagine si legge “Istat: ‘Se sei ubriaca sei in parte responsabile dello stupro’. Lo pensa il 15% degli italiani”, seguito dalla frase “Il Comune di Ferrara condanna ogni forma di violenza contro le donne”.
Nella didascalia, invece, l’amministrazione spiega che “il post precedente riportava in virgolettato una frase che, secondo l’Istat, come specificato nel testo accompagnato all’immagine, purtroppo pensa il 15% degli italiani”, aggiungendo che, visto che “a fronte di questo contenuto tanti di voi hanno provato la reazione piu’ giusta e sana”, vale a dire “rabbia, vogliamo chiarire una volta in più, per non lasciare spazio a dubbi, che il Comune di Ferrara condanna ogni forma di violenza contro le donne”
(da agenzie)
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Settembre 11th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA CONTRO IL SUO COMPAGNO E UN AMICO DI LUI, ENTRAMBI DI BUONA FAMIGLIA E LAUREATI IN GIURISPRUDENZA (QUELLI CHE SALVINI CHIAMA “PERSONE PERBENE”)
Lei ha 19 anni e proveniente da un quartiere popolare romano, con la prova dell’esame di maturità appena superata e la gioia di una vacanza al Circeo.
Lui appena laureato in giurisprudenza, ugualmente in vacanza e con una vita nel quartiere dell’Eur.
Un incontro, una simpatia che nasce tra un bagno all’ombra del promontorio e uno Spritz a due passi dal mare, ed è subito amore. Almeno questo pensa la ragazza. Il tempo della passione passa però drammaticamente in fretta e alle tenerezze la notte di Ferragosto sulla spiaggia si sostituisce lo stupro.
Violentata da quello che pensava fosse il suo uomo e da un amico di quest’ultimo, un coetaneo anche lui dell’Eur, anche lui appena laureato in giurisprudenza, anche lui in vacanza, ma senza freni.
Il quadro su cui si stanno muovendo gli inquirenti è questo. Da verificare, da riscontrare, ma la denuncia presentata dalla 19enne al commissariato di San Basilio è dettagliata. La violenza descritta pesante. Tanto che la 19enne ha sostenuto di essere rimasta sotto shock e di aver impiegato del tempo per trovare la forza di presentarsi al pronto soccorso dell’ospedale di Fondi per farsi visitare. Abusi sessuali consumati su un tratto di spiaggia libera, quello di Paglia Verde.
Il sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Martina Taglione, ha aperto un’inchiesta e i due neolaureati, di 25 e 24 anni, sono indagati a piede libero con l’accusa di violenza sessuale.
Una storiaccia che che riporta sinistramente indietro le lancette dell’orologio a 45 anni fa quando venne compiuto quello che è passato alle cronache come il massacro del Circeo.
Anche in quell’occasione due giovani romane di borgata, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, pensavano di aver trovato l’amore con un gruppo di ragazzi romani di buona famiglia, i pariolini.
In una villa sul promontorio, in via della Vasca Moresca, vennero invece sequestrate e sottoposte ai peggiori abusi da parte di Andrea Ghira, in base alle ultime indagini morto di overdose a Melilla senza aver trascorso un giorno in carcere, Gianni Guido, da tempo tornato in libertà con una bella casa sulla Nomentana, e Angelo Izzo, ancora detenuto nel carcere di Velletri dopo essersi reso protagonista di altri due omicidi in un periodo in cui gli era stata concessa la semilibertà . Rosaria venne uccisa e Donatella, fino al giorno della sua morte, non si è mai ripresa da quell’incubo. Ora si torna a parlare di stupro del Circeo.
(da agenzie)
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Settembre 11th, 2020 Riccardo Fucile
GLI AUGUZZINI ITALIANI ERANO FORSE IN DIECI, QUATTRO SONO IN CARCERE… I GIOVANI CRIMINALI IDENTIFICATI GRAZIE A UNA BRILLANTE INDAGINE DI POLIZIA
Orrore. Il racconto di quanto accaduto nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorso, in una villa nelle
campagne di Marconia, poco lontano dal mare di Pisticci, è impossibile anche soltanto da immaginare.
Due ragazzine inglesi di 15 anni – “due bambine” come le chiama, davanti agli investigatori, lo zio, non riuscendo a trattenere le lacrime – violentate, nel corso di una festa, da un branco di diciottenni nell’indifferenza più generale.
Anzi: “Non chiamate la polizia, altrimenti rovinate la festa!” gridava una ragazza a chi cercava di aiutare le due inglesi appena violentate.
Gli aguzzini erano in cinque almeno, forse dieci. Quattro di loro sono in carcere grazie a un’indagine lampo condotta dalla squadra mobile di Matera coordinata dal questore, Luigi Liguori, un poliziotto di grandissima esperienza che ha voluto seguire personalmente le indagini.
La storia, per come la racconta il gip di Matera, è andata così. Da circa un mese due ragazzine inglesi erano in vacanza in Basilicata, regione di origine di una delle due. Il 6 decidono di partecipare, con la sorella più grande di una delle due – sulla base dell’invito ricevuto da un’amica conosciuta in zona che chiameremo Francesca – a una festa nelle campagne di Pisticci: era un compleanno ma “si trattava di una festa allargata – si legge nei verbali – era consentito portare anche altri invitati”.
Intorno all’una di notte a questa festa arriva anche la cugina “di una delle due ragazzine inglesi”. “Al mio arrivo sul posto – mette a verbale la ragazza – vedo una cinquantina di persone invitate a bere e a ballare nella parte centrale. Cerco le mie cugine e vedo mia cugina più grande, seguita dalle due minorenni, sconvolte: piangevano. Mi hanno detto in inglese, parchè parlano soltanto inglese: “Help. Help, them they took us behind”, che singifica, “Aiuto aiuto, ce n’erano tanti lì dietro”. Non capendo bene cosa fosse successo cercavo di calmarle. A quel punto è intervenuta mia cugina più grande. Che mi ha detto: “Le hanno violentate entrambe”.
Era così. Un gruppo di ragazzi, arrivati dalla vicina Pisticci, avevano abusato di loro. Le avevano portate sul retro della villa e avevano abusato di loro, probabilmente dopo averle drogate. I dettagli sono agghiaccianti. Impossibili anche soltanto da pensare. “Mi hanno chiamato e sono arrivato subito” racconterà lo zio. Erano tutti ubriachi tranne un ragazzo, di nome Stefano, che si è fatto avanti e mi ha detto che se avessi avuto bisogno si sarebbe messo a mia disposizione. Poco dopo si è avvicinata Francesca, la ragazzina con cui le mie nipoti erano andate a quella festa. La ragazza esordiva con questa frase: “Non rovinate la festa, non chiamate la polizia, questa è la festa di un mio amico. Le ho detto di dirmi immediatamente chi erano i ragazzi che avevano abusato di mia nipote e della sua amica. Mi ha detto che erano ragazzi di Pisticci e che non conosceva i loro nomi”.
Non sapeva che una volta a casa, ancora stravolte, le ragazze avrebbero riconosciuto i primi di loro in alcune foto su Instagram: ci sono quelle mentre sollevavano pesi, ostentavano bottiglie di champagne, oppure tenerezza con una nipotina in braccio. Poche ore dopo, mentre uno di loro ancora pubblicava storie su Instagram, gli agenti della polizia di Matera erano fuori dalle parte delle loro case. Ora sono in carcere. Ma l’indagine, dicono, è appena cominciata.
(da agenzie)
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Settembre 11th, 2020 Riccardo Fucile
LE FAMIGLIE DELLE RAGAZZE: “GLI INDAGATI CONFESSINO”… IL GIP: “MODALITA’ BRUTALI ED EFFERATE”…ASPETTIAMO SEMPRE IL POST DI CONDANNA DEI LEADER SOVRANISTI
“Assumetevi le vostre responsabilità e confessate tutto, anche i nomi degli altri violentatori“. A parlare, tramite l’avvocato Giuseppe Rago, sono le famiglie delle due inglesi minorenni violentate durante una festa in una villa a Marconia di Pisticci, in provincia di Matera, la notte tra il 7 e l’8 settembre scorso.
I familiari si rivolgono ai quattro ragazzi che questa mattina sono stati arrestati per la violenza di gruppo. Ma i quattro non erano da soli mentre commettevano lo stupro: il branco era composto da otto persone. Ci sono quindi altri indagati e altre persone da identificare. I dettagli sono stati illustrati dal procuratore capo di Matera Pietro Argentino durante la conferenza stampa in Questura.
Gli agenti della Polizia hanno eseguito le misure cautelari, arrestando il 23enne Michele Masiello, il 22enne Alberto Lopatriello, il 21enne Alessandro Zuccaro e il 19enne Giuseppe Gargano, tutti residenti a Pisticci.
Successivamente, la Questura ha precisato che sono indagati in stato di libertà tre degli altri quattro giovani che hanno partecipato alla violenza di gruppo.
Il procuratore Argentino ha specificato che le indagini proseguono anche per fare chiarezza sul ruolo avuto nella vicenda da queste altre quattro persone.
Secondo gli inquirenti, la violenza sessuale è avvenuta nel giardino della villa dove era in corso una festa privata. Le ragazze sono state picchiate, poi costrette ai rapporti sessuali.
È stato il più giovane, Gargano, a spingere con forza una delle due minorenni in una zona buia sul retro della villa, seguito da Masiello, Zuccaro, Lopatriello e dall’altra ragazza che seguiva la sua amica. Poi sono iniziate le violenze a cui hanno partecipato anche gli altri quattro giovani.
Le ragazze si sono difese con tutte le loro forze, ma sono state picchiate e costrette alle violenze. Le indagini, coordinate dalla Procura di Matera, hanno messo in mostra “la brutalità , la gravità ed efferatezza delle violenze commesse con modalità subdole“, che avrebbero potuto essere reiterate nei confronti di altre donne. Per questo il gip Angelo Onorati ha disposto le quattro misure cautelari in carcere.
(da Open)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
ERANO IN VACANZA A MARCONIA DI PISTICCI…INVITATE CON L’INGANNO A UNA FESTA DI COMPLEANNO CON TANTE PERSONE
A Marconia, popolosa frazione di Pisticci, dopo lo shock iniziale, il dito è ora puntato contro una comitiva di “bulli di paese” che, in una notte di fine estate, si sarebbero trasformati in un branco: tra loro ci sarebbero i responsabili di una violenza sessuale di gruppo su due ragazzine inglesi, minorenni, in vacanza in provincia di Matera, nella fascia jonica lucana, da dove alcuni anni fa era partita la famiglia di una delle due.
“Chi sa parli”, invita la sindaca Viviana Verri sulla pagina Facebook del Comune. L’abuso sarebbe stato commesso da almeno tre-quattro persone, ma forse anche di più, durante una festa in una villa nella notte tra il 7 e l’8 settembre scorso. La polizia, che mantiene il più stretto riserbo, ha ascoltato numerose persone: nelle prossime ore la vicenda potrebbe arrivare a una svolta.
In quella villa, all’ingresso della frazione, in una zona abbastanza isolata, si stava festeggiando un compleanno, ma per entrare non c’era bisogna di un invito specifico. “Festa all’americana”, ossia chiunque può partecipare, mangiare e soprattutto bere: una circostanza che, se da un lato, potrebbe rendere più complicato il lavoro degli investigatori, dall’altro aumenta di sicuro il numero di testimoni che potrebbero confermare il racconto delle due ragazzine.
Secondo quanto denunciato, le due – l’altra minorenne è un’amica della ragazza con origini lucane – sarebbero state prima colpite e poi abusate sessualmente: c’è da chiarire se la violenza sia avvenuta nei pressi della villa o altrove.
In seguito, le due ragazze, sotto shock, hanno chiamato la polizia e sono state trasportate all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera per i controlli. Gli accertamenti avrebbero confermato la violenza sessuale, ulteriori verifiche potrebbero dare indicazioni precise su chi ha commesso la violenza. Ora le due minorenni sono tornate a casa.
Dopo la denuncia, gli investigatori – coordinati dalla Procura della Repubblica di Matera – hanno dato il via alle indagini. Hanno provato a farlo senza provocare troppo rumore, ma, ovviamente, l’episodio non poteva rimanere segreto per molto.
E così, in molti, hanno fatto riferimento alla presenza alla festa in villa di alcuni ragazzi, noti un pò a tutti per i loro atteggiamenti da “bulli” e per i loro comportamenti spesso condizionati da un eccesso di uso di alcol e forse di sostanze stupefacenti.
Adesso, però, la sindaca Viviana Verri “richiama” la sua comunità “a non tacere” e ad “aiutare gli inquirenti a mettere fine a questa vicenda”.
(da agenzie)
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Agosto 27th, 2020 Riccardo Fucile
NELLA STESSA STRUTTURA LAVORA PURE LA VITTIMA, MA PER LA LEGHISTA NON E’ IL CASO DI FARE “UNA CACCIA ALLE STREGHE”… E POI SI SPACCIANO PER CHI DIFENDE LE DONNE VIOLENTATE
Una condanna in via definitiva a 2 anni e 6 mesi per violenza sessuale su una propria
dipendente e, poi, anni dopo, la conferma al ruolo di presidente di un Consorzio di aziende, tra cui la stessa per la quale ancora oggi lavora la vittima di abusi, nonostante le polemiche e nonostante la richiesta di dimissioni arrivata da più parti, sindacati e esponenti politici.
È bufera attorno alla figura di Giulio Ferrara, ex direttore della Sita, azienda di trasporti con diverse sedi, tra cui una lucana, rieletto, tra le polemiche, presidente del Cotrab, il consorzio delle aziende di trasporti della Basilicata.
La vicenda è complessa, e, nella Regione, va avanti da anni. Ma è con l’ultimo voto, che lo conferma in carica, messo a verbale il 20 agosto, che si sono riaccese le proteste: online è stata lanciata una petizione per destituire Ferrara, arrivata in meno di 24 ore a oltre 15mila firme, e anche i senatori del Movimento 5 stelle, che già con il loro consigliere Lucano, Gianni Leggieri, avevano paventato il rischio di una riconferma al vertice, hanno annunciato battaglia, promettendo un’interrogazione parlamentare.
Intanto dalla Regione i fronti sono divisi: da una parte il Comitato per le pari opportunità ha preso le distanze dalla nomina, definendo la rielezione un “segnale preoccupante“, mentre l’assessora leghista ai trasporti, Donatella Merra, con un comunicato ha fatto sapere di essere “l’ultima a dover intervenire sulla questione”, di non poter quindi “abbandonarsi a una semplice ‘caccia alle streghe’” nè “avallare posizioni”
La vicenda
Ma andiamo con ordine. Gli abusi denunciati dalla donna risalgono all’ottobre 2009, e sono avvenuti all’interno della Sita, all’epoca di proprietà di Ferrovie dello Stato, e quindi Statale, di cui Ferrara era capo indiscusso in Basilicata. Secondo la ricostruzione, confermata da tre sentenze, di primo e secondo grado e della Cassazione, fatta grazie al racconto di lei e alle testimonianze di alcuni colleghi, l’allora direttore ha invitato la vittima nel suo ufficio per poi, mentre era vicino alla scrivania per vedere delle carte, afferrarla dai fianchi, facendola sedere con forza sopra le proprie gambe, e toccarla nelle parti intime. Tre, appunto, le sentenze che hanno confermato la colpevolezza di Ferrara, che ha compiuto la violenza “abusando di relazioni di ufficio e di autorità ”, visto che la vittima era una sua “sottoposta”: la prima del 2016, con una condanna per l’ex direttore a 2 anni e sei mesi, di fronte a una richiesta del Pm di 9 anni e tre mesi, la seconda, l’appello, del 2018, e poi l’ultima, quella della Cassazione, risalente all’ottobre del 2019.
Gli appelli inascoltati e la riconferma
Dalla sentenza definitiva, sono stati diversi gli appelli, in particolare di sindacati e Movimento 5 stelle: in tutti si chiedevano le dimissioni di Ferrara che, cessato il suo ruolo all’interno della Sita, restava però al vertice del Cotrab.
“Si impone una nuova riflessione di quanto accaduto — diceva il consigliere regionale Leggieri (M5s) all’indomani della decisione della Cassazione — Ho già chiesto le dimissioni di Ferrara e insisto”.
Della stessa opinione l’Usb, il sindacato di base, della Basilicata, che, a distanza di qualche mese dalla sentenza, si meravigliava dell’assenza di presa di posizione del consorzio, invitando a “disporre l’immediato allontanamento” di Ferrara, e considerando i tempi lunghi “un’ulteriore violenza a danno della vittima e più in generale di tutte le donne e uomini, di tutte le lavoratrici e lavoratori”.
Ma è dal 20 agosto, quando Ferrara, decaduto il mandato, viene rieletto come presidente del Consorzio delle aziende di trasporti, che il caso diventa nazionale, sia grazie al nuovo impegno del consigliere pentastellato, che grazie a una petizione lanciata in rete dal collettivo
Dalla stessa parte martedì, raggiungendo in 24 ore oltre 15mila firme, che chiede alle ministre Elena Bonetti e Paola De Micheli, e all’assessore regionale ai trasporti Donatella Merra, la destituzione del presidente. “Mi dicono che molte aziende non si sono presentate alla votazione — spiega Leggieri al Fatto.it — Ma questa è comunque una situazione che ha dell’incredibile”.
Le opinioni e la nota dell’assessore ai trasporti
Nelle ultime ore in molti hanno preso posizione sull’accaduto. A partire dalla Commissione regionale Pari opportunità che ha sottolineato come “non sia stata in alcun modo presa in considerazione la posizione della vittima, e la sua protezione”.
“La rielezione — scrive la Commissione — costituisce un segnale preoccupante che non puà essere certamente letto come una disattenzione”, per questo, “chiediamo l’immediata destituzione del Presidente del Cotrab e che la Sita si attenga al proprio codice etico”.
E anche Valeria Valente, la presidente dem della Commissione di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, ha condannato la rielezione, sottolineando che “se esiste un vuoto normativo che impedisce di evitare situazioni come questa va colmato subito” e che in questo modo “si manda alle donne un messaggio forte e chiaro: denunciare è inutile”.
Ma è la posizione dell’assessore ai trasporti della Regione, eletta in quota Lega, a far discutere di più.
Dopo una prima giornata di silenzio, infatti, Merra ha rilasciato un comunicato, prendendo le distanze dalla richiesta di destituzione, e sottolineando che “chi si trova a gestire il delicato mondo dei trasporti, nella sua più ampia e palese complessità , non può abbandonarsi a una ‘caccia alle streghe’”.
“Forse l’assessore non ha capito la gravità della situazione — commenta al Fatto.it il consigliere Leggieri — Parliamo di una persona condannata per violenza sessuale. O lo butta fuori, o meglio che si dimette”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile
HANNO MANDANTI POLITICI CHE OSSERVANO TACENDO, CHE APPROVANO SOPPESANDO, PERCHE’ ANCHE I DELINQUENTI VOTANO
E fu così che ci sentimmo finalmente autorizzati a fare quello che già da tempo avvertivamo come una specie di necessità interiore: declinare con una iniziale minuscola quella parola abitualmente fregiata dalle cronache di una maiuscola, con riferimento alla potente macchina dei social allestita per Salvini e per la Lega: la Bestia.
La quale Bestia, dopo la putrida colata di insulti a Lucia Azzolina, ministro della Scuola, su un gruppo Facebook leghista, trasforma a pieno titolo quei singoli leghisti nella bestia. Con la minuscola. Nel senso di non-uomo.
Nel senso di creatura senza spirito e intelletto.
“Insulti sessisti”, ci si va indignando, ma credo sia riduttivo. Il sessismo, persino lui, comporta una qualche forma di pensiero, ancorchè molto debole, degradato, degradante. In questo caso – come in tutti i casi analoghi ahimè non infrequenti- ci troviamo invece davanti ad attività non solo prive di pensiero, ma al pensiero del tutto contrapposte, come si contrappone all’uomo l’animale.
Si tratta di creature violente, barbariche e imbecilli, si dirà , di stupratori virtuali, di scarti della società civile, di feccia da smaltire nell’indifferenziata per totale assenza di un’identità persino in qualità di rifiuti. E tuttavia sono tanti. E tuttavia tra loro, inspiegabilmente, ci sono alcune donne. E tuttavia si riconoscono nel partito più grande del Paese. E tuttavia sono dotate di una storia, di un’origine sociale e politica che suscita molto allarme per ciò che è e per ciò che potrebbe diventare.
Se invece di acquattarsi negli anfratti del web ci mettessero la faccia – ammesso che ne abbiano una-, sarebbe interessante osservarla, poterla sottoporre a un competente studio antropologico.
Sarebbe importante capire se hanno una doppia personalità o sono proprio come ciò che scrivono; che sguardo hanno -ammesso che ne abbiano uno-; che vita fanno; qual è la loro collocazione generazionale, sociale e geografica; se lavorano e sono dotati di famiglia, magari anche di figli, che in automatico diventerebbero creature a rischio, esposte a una lezione di odio, di violenza e di ignoranza che potrebbe riprodursi nel corredo genetico, così da farci sperare che invece non ne abbiano.
Ma lo studio più interessante sarebbe quello che porta alle origini di questi fenomeni, ovvero all’incastro tra quel Bronx virtuale in cui l’odio, attraverso le sue forme più bieche, amplifica a dismisura la libertà di esistere di tante esistenze senza senso, e una antica ma più che mai attuale cultura politica celodurista che con la Politica – anche qui questione di minuscole e maiuscole- ha ben poco a che vedere.
Le prime da colpire, al centro di quell’incastro, sono le donne, soprattutto se giovani, soprattutto se piacenti. Le prime da cercare di ferire con esercizi di violenza e di volgarità ; le prime da tentare di svilire e umiliare, se ricoprono responsabilità politiche.
Con l’assenza di pensiero delle bestie. E con l’incoraggiamento, più o meno subliminale, di mandanti politici. Che osservano, tacendo. Che approvano, soppesando.
Perchè le correnti di pensiero, se assecondate, possono trasformarsi in consenso. Quelle di non-pensiero anche di più.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 23rd, 2020 Riccardo Fucile
ATTENDIAMO POST DI SDEGNO DI SALVINI E MELONI O VALE IL PRINCIPIO “PRIMA GLI ITALIANI” ?
La polizia catalana, i Mossos d’Esquadra, ha arrestato due turisti italiani di 23 anni con
l’accusa di presunti abusi sessuali ai danni di due ragazze che avrebbero precedentemente drogato a Barcellona.
A quanto si legge oggi sul sito di La Vanguardia, i fatti risalgono al 16 agosto scorso e i due sono stati arrestati giovedì.
Secondo la ricostruzione, le due ragazze erano con un gruppo di amiche in un locale a Sant Adrià de Besòs, quando hanno cominciato a parlare con i ragazzi che sedevano in un tavolo accanto.
La mattina dopo, le due giovani donne si sono svegliate a casa confuse e stordite, incapaci di ricordare cosa fosse successo la sera prima.
Cercando di ricostruire l’accaduto, entrambe hanno ricordato di essersi trovate completamente nude in un appartamento in compagnia dei due ragazzi che apparentemente erano in procinto di avere rapporti sessuali approfittando del loro stato di impotenza e smarrimento.
Nessuna delle due è riuscita a ricordare come fosse tornata a casa, anche se in seguito, grazie ad un’applicazione mobile, hanno scoperto di aver utilizzato un servizio taxi.
Le due vittime si sono recate in un ospedale dove sono state sottoposte a diversi esami e la cui analisi ha rivelato che entrambe avevano assunto involontariamente un farmaco contenente benzodiazepine, uno psicofarmaco con effetti sedativi, amnesici e rilassanti, che di solito viene prescritto per curare l’insonnia o l’ansia.
Gli agenti sono riusciti a identificare i presunti aggressori attraverso i social network, nonchè a risalire all’indirizzo dove sarebbe avvenuto l’abuso, nel distretto di Eixample.
(da agenzie)
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Agosto 21st, 2020 Riccardo Fucile
SOLO UN RESPONSABILE FINORA E’ STATO ARRESTATO… MANIFESTAZIONI DI PROTESTA IN PIAZZA
Israele è sotto shock per un’agghiacciante aggressione avvenuta nei giorni scorsi a Eilat, la località di villeggiatura israeliana sulle rive del Mar Rosso. Il 14 agosto, una sedicenne ha denunciato una violenza sessuale di gruppo, avvenuta due giorni prima nella stanza di un hotel della città all’estremo sud d’Israele.
Secondo indiscrezioni dalle indagini in corso, si tratterebbe di 30 uomini. La notizia è stata diffusa solo mercoledì sera con l’arresto di un primo sospettato. Ma il nome della ragazza è uscito sui social media e i servizi sociali hanno chiesto di trasferire la giovane in un posto sicuro “per evitare che possa essere minacciata dagli aggressori o loro famigliari”.
Ieri sera, un migliaio di manifestanti si è radunato in sedici presidi sparsi per tutto il Paese. A Gerusalemme qualche centinaio di partecipanti hanno presenziato al raduno spontaneo, donne e uomini che hanno gridato il loro dolore e la loro solidarietà con le vittime della violenza sessuale.
“Siamo con te, non sei sola”; “Nuda o vestita, il corpo è mio e non tuo”; “Governo svegliati! Vogliamo fatti non parole” sono alcuni degli slogan intonati dai manifestanti. “Siamo qui anche per condannare quella cultura di connivenza verso gli aggressori che consente ancora di pronunciare frasi raccapriccianti come ‘era ubriaca’, ‘aveva la gonna cortissima’, ‘se l’è cercata’: è un fenomeno sociale che dobbiamo sradicare”, ci dice Diklà , che ha letto del raduno su Facebook e ha voluto esprimere la propria vicinanza.
“L’85% delle denunce presentate alla polizia viene chiuso dalla procura e solo il 3% si risolve in una condanna”, dice Revital, attivista di lunga data per i diritti delle vittime di abusi sessuali. “Poi ci si chiede perchè le donne non denuncino. Non c’è fiducia nel sistema! È fondamentale aumentare i fondi per questa battaglia, garantire che in ogni ospedale ci sia almeno un’unità competente per gestire le vittime di violenze sessuali, investire nella loro riabilitazione, sociale e psicologica”.
Stando alla ricostruzione dei fatti finora, la giovane si trovava al Red Sea Hotel, ospite di alcuni amici. Si è recata in una delle camere per usufruire del bagno e lì sarebbe avvenuto il brutale stupro da parte del branco. Un primo sospettato di 27 anni — con cui la giovane si era scambiata degli sms, nei quali l’uomo accennava all’esistenza di video dell’atto criminale — è stato arrestato mercoledì. E’ lui che avrebbe fornito la versione dei 30 uomini e, secondo fonti vicine all’inchiesta, esiste il sospetto che il numero sia gonfiato per fare apparentemente ricadere la colpa su altri soggetti, sviando le indagini.
E’ comunque comprovato che si trattasse di un gruppo nutrito, come risulta dalle videocamere di sicurezza dell’hotel sequestrate dalla polizia, che testimoniano un accalcamento di più persone all’entrata di una delle camere. Tuttavia, la proprietaria dell’hotel nega che l’aggressione sia avvenuta lì e attende “i risultati delle indagini”. L’albergo è noto per ospitare molti minorenni che fanno uso di alcolici in modo illecito e incontrollato.
(da agenzie)
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