CAVALLI CAVIA A BOLOGNA
IL MATTATOIO DELLA FACOLTA’ DI VETERINARIA … FERITI AI GARRETTI E RESI PARAPLEGICI …PER RACCOGLIERE DATI SULL’EFFETTO DELLE CURE… E SPARITI NEL NULLA
A fine novembre 2007, si scatena una battaglia tra la Lega anti vivisezione emiliana, la LAV e la facoltà di veterinaria della Università di Bologna, circa la sperimentazione di una terapia a base di cellule staminali sui tendini lesionati dei cavalli da trotto. Secondo i protocolli sperimentali della Università , i tre animali cavia,dopo essere stati feriti ai garretti dai ricercatori per raccogliere dati sugli effetti delle cure, sarebbero stati destinati all’abbattimento.
Ma il clamore seguito alla denuncia della LAV che ha diffidato l’Università dall’uccidere gli animali e ne ha chiesto l’affidamento ( molti allevatori si erano offerti di adottarli) ha riaperto la questione. Il 5 dicembre l’Università promette di riflettere sulla possibilità di non ucciderli ( fatto che, precisano gli animalisti, corrisponde a quanto suggerito dal Ministero della Salute nel provvedimento di autorizzazione dell’esperimento) in cambio di una tregua alla gogna mediatica scatenata dagli animalisti. Il 17 dicembre, mentre gli animalisti rispettano la tregua, l’Università non avanza nessuna proposta o ipotesi di lavoro. Tuttora le condizioni dei cavalli sono sconosciute e non si sa neppure se siano vivi o morti.
La LAV ha diffidato nuovamente il responsabile dell’Unità di ricerca del dipartimento clinico veterinario dell’Università di Bologna e il direttore del dipartimento, il prof. Paolo Famigli Bergamini ( art. 544 bis Cod. penale). La LAV evidenzia che si può analizzare il tessuto anche su una biopsia da animale vivo. Tra l’altro sono esperimenti già eseguiti all’universita di Pisa su una ventina di cavalli…che senso ha ripeterli?
Se l’incisione del tendine è longitudinale è curabilissima, ma se il taglio è trasversale non c’è speranza. Il cavallo diventa paraplegico e non è facile da spostare, dice Oliviero Fani, direttore del Centro ippico di Firenze. “Io i cavalli vecchi li faccio stare coi bambini, costa un po’ mantenerli, ma non mi sento di mandarli in pensione, figuriamoci darli al macellaio” sostiene Fani.
E’ incredibile come in Italia qualcuno abbia l’arroganza di non dare più neanche informazioni sullo stato di salute dei 3 cavalli …spariti come nei campi di concentramento. Come in Italia si ripetano esperimenti già effettuati da altre università quando basterebbe raccoglierne gli esiti, senza moltiplicare gli animali sacrificati.
Quanti di questi esperimenti servono poi a un reale progresso scientifico e quanti solo a giustificare la pubblicazione di inutili dispense e la partecipazione a Congressi dove si discute del nulla? E quanti finanziamenti vengono giustificati in questo modo da parte del Ministero? Che interessi economici si muovo dietro tutto questo? Lo Stato ha o no gli strumenti per controllare se tutto viene svolto secondo le regole previste? O si può permettere a un Istituto di non rendere pubblicamente conto di quanto sta facendo?
No, non siamo per dare tregua a certi ambienti pseudoscientifici che sulla pelle degli altri e in preda a un delirio di onnipotenza pensa di non dover dare conto a nessuno di quanto sta facendo. E’ ora di porre un freno a tanti apprendisti stregoni che godono della extraterritorialità legislativa …lo Stato faccia i controlli, in Italia 3.000 animali al giorno vengono sottoposti a vivisezione, 900.000 capi all’anno e chi controlla? Che risultati ottengono questi luminari della medicina? E’ ora che anche in questo campo chi sbaglia paghi. I cazzi vostri fateli a casa vostra, non all’Università …chiaro?
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