CHE FINE HA FATTO IL DECRETO ANTICORRUZIONE?
IL GOVERNO PARLA TANTO DI GIUSTIZIA, MA IL DECRETO CONTRO LA CORRUZIONE, SU CUI C’ERA ANCHE L’ACCORDO CON L’OPPOSIZIONE, APPROVATO A MARZO GIACE DA TEMPO IN QUALCHE CASSETTO…I FINIANI DI “GENERAZIONE ITALIA” CHIEDONO CHE VENGA PORTATO IN AULA E APPROVATO
Un decreto legge che riceve l’approvazione bipartisan di maggioranza e opposizione è un fatto solitamente raro nel panorama politico italiano.
Il decreto anticorruzione che avrebbe quindi dovuto seguire un iter parlamentare agevolato, visto che palesi dissensi non ve ne sono, pare si sia invece intoppato in qualche meandro della vita politica del Palazzo, visto che non se ne sa più nulla.
E se a pensar male e a sollecitarne la discussione in Aula sono i finiani di “Generazione Italia”, è probabile che siano a conoscenza di qualche manovra poco chiara per mantenerlo su un binario morto.
In cosa consisteva in concreto questa proposta su cui c’era un consenso unanime?
Il disegno di legge aumentava l’elenco dei reati che facevano scattare automaticamente l’istituto dell’ineleggibilità , sia negli Enti locali che in Parlamento.
Venivano inasprite le sanzioni per i reati contro la pubblica amministrazione. E poi c’era il “fallimento politico”, ovvero l’ incandidabilità specifica dei Presidenti di Regione che avevano lasciato l’Ente sommerso dai debiti.
Con una norma del genere, tanti Governatori non si sarebbero potuti ricandidare, sia nel 2010 che nel 2005.
C’era poi il Piano nazionale anticorruzione, con tanto di Osservatorio sulla corruzione e gli altri reati contro la Pubblica Amministrazione.
Una correzione di rotta dopo la soppressione (Dl 112 art. 68 c. 6.) dell’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all’interno della pubblica amministrazione.
Provvedimento che a uso tempo aveva gettato una cattiva luce sulle intenzioni legalitarie della maggioranza.
Infine, c’erano tutta una serie di norme che favorivano la trasparenza in materia di appalti, contributi e assunzioni.
Con tanto di Elenco di fornitori e imprese subappaltatrici presso ogni prefettura, di Banca dati nazionale dei contratti pubblici.
E infine, tutte le informazioni sarebbero state messe on line, compresi i contratti stipulati per le situazioni di emergenza.
Era inoltre prevista anche l’acquisizione d’ufficio delle comunicazioni antimafia.
Una rivoluzione della legalità , insomma, almeno nelle intenzioni dei proponenti, salvo poi verificare sul campo se alle parole seguiranno i fatti o meno.
Un decreto in ogni caso sicuramente più urgente di quelli ad personam, visto che riguarda la maggioranza degli italiani e non una persona sola.
I finiani di “Generazione Italia” si chiedono: “Dove è finito questo bellissimo e bipartisan ddl anticorruzione? Nessuno lo sa. Qualcuno lo tiri fuori dai cassetti e lo porti in Parlamento. E sia approvato in tempi rapidissimi, magari con il consenso dell’opposizione. Sarebbe un segnale fortissimo che Governo e Pdl darebbero al Paese. Un segnale di legalità . Perchè chi sbaglia deve pagare. Specialmente quando sbaglia a spese di tutti gli italiani”.
Speriamo che qualche epuratore trovi il tempo, tra una esecuzione e l’altra, di cercare in che cassetto lo abbiano nascosto.
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