CHI E’ SAPELLI, IL PROFESSORE MARXISTA CON CUI SALVINI NON E’ RIUSCITO A LAUREARSI
IL SUO NOME E’ STATO BOCCIATO POCA FA DAI GRILLINI, MA ERA STATO PROPOSTO COME PREMIER DALLA LEGA…UN ECONOMISTA CHE HA GIRATO TUTTI GLI AMBIENTI, DEGNO DEL SUO VATE
Salvini, studente di Scienze Politiche poi passato al corso di laurea in Scienze Storiche, si è fermato a cinque esami dalla laurea per poi dichiarare pomposamente alle stampe, nel 2008, che sarebbe arrivata “prima la Padania libera della mia laurea”.
Dimenticando di dire che gli anni di fuoricorso al’università che aveva accumulato sono stati ben 14.
Giulio Sapelli era il suo docente di Storia economica all’università Statale di Milano che non abbe mai la “fortuna” di vedere.
Ora Sapelli, accademico di vaglia con parecchie decine di pubblicazioni internazionali e libri che indagano l’economia come scienza sociale, potrebbe essere il premier indicato dalla Lega.
Sapelli, nell’ultimo quarto di secolo, ha percorso molta strada e molte curve nel suo cursus accademico, che pure da allora ha arricchito tra gli atenei di Londra, Barcellona, Buenos Aires.
Dalla fine degli anni Novanta, con un incarico nel cda dell’Eni su indicazione del Tesoro, cominciava la sua diversificazione da ricerca e docenza al mondo dell’economia “applicata”, quello in cui le imprese chiedono consigli e strategie per i loro top manager, o gli stessi governi lo fanno.
Dopo l’Eni, nel 2000, il suo amico personale Vincenzo Visco, ai tempi ministro, lo spedì a Siena per riscrivere lo statuto della Fondazione Mps: cosa che fece in breve tempo, dimettendosi subito dopo (rara avis), per lasciare il posto a Giuseppe Mussari, con quali esiti è tristemente noto.
Lasciata Siena, Sapelli ha continuato nel suo ruolo di consigliere dei vertici dell’Eni tramite la Fondazione Mattei, con un excursus decennale per l’Unicredit di Alessandro Profumo, e altre collaborazioni con la Finmeccanica di Pier Francesco Guarguaglini, le Ferrovie dello Stato, la municipalizzata Meta di Modena.
E tante altre, in un percorso in cui eclettismo e multidisciplinarietà sembrano far premio sulla stabilità degli orizzonti e delle cerchie relazionali.
Con questa incessante bulimia il giovane talento dell’economia di comunità , formatosi all’istituto Gramsci di Torino e poi nell’Ivrea di Adriano Olivetti, ha attraversato quasi tutti gli ambienti politici e culturali dell’Italia recente, coniugando le idee marxiste con le esigenze dettate dal presente, in temi di governance dell’impresa, geopolitica dell’energia, processi industriali e finanza tra locale e globale.
Un profilo perfetto, si direbbe, per la melassa cui Salvini e Di Maio cercano di dar forma.
Nel 2017, in un’intervista a Linkiesta, pronunciò parole non proprio tenere nei confronti dei 5Stelle (“Nulla mi leva dalla testa che il Movimento Cinque Stelle sia stata un’invenzione americana ed israeliana per condizionare la nostra politica. Un tentativo che poi è sfuggito di mano).
Così come è finito tra le persone sospettate di aver pronunciato un insulto (“Gnocca senza testa”) in un fuorionda di una trasmissione tv rivolto, probabilmente, alla giornalista Rula Jebreal.
Conserva un alto senso del suo ruolo e del suo sapere.
Tutto da vedere alla prova, nel caso di un governo con le fattezze e i vincoli che si preparano.
I Cinque Stelle escludono che sia lui il premier che verrà indicato al Colle, ha fatto sapere pochi minuti fa il portavoce M5S.
(da agenzie)
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