CI VOLEVA UN SERVO DEL MONDIALISMO PER CERTIFICARE LO SFRUTTAMENTO DEI GIOVANI: MAI PIU’ LAVORO A TEMPO INDETERMINATO
NON SOLO NEI PRIMI TRE ANNI MA ANCHE IN SEGUITO UN NEOASSUNTO POTRA’ ESSERE INGIUSTAMENTE LICENZIATO SENZA AVER DIRITTO AL REINTEGRO, SOLO UNA LIQUIDAZIONE IN DENARO
La bomba la lancia Maurizio Sacconi: “L’applicazione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti avverrà per le nuove assunzioni. Con un indennizzo proporzionato all’anzianità e dunque senza il reintegro dell’articolo 18.A regime sarà per tutti quello”.
Dopo l’entrata in vigore delle nuove norme sul lavoro, tutti i neo assunti non avranno dunque più diritto a riavere il proprio posto di lavoro in caso di licenziamento ingiusto, ma si dovranno accontentare di un indennizzo economico.
Questa volta non si tratta della posizione del Nuovo centrodestra, che da settimane ha innalzato il vessillo della revisione dello Statuto dei lavoratori.
È quanto è emerso dall’ultima riunione di maggioranza prima del passaggio decisivo – tra oggi e domani – della legge delega in Commissione.
Il testo indica letteralmente la “previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio”.
Che non ci si limiti ad applicarla ai primi tre anni per le nuove assunzioni, com’era apparso in un primo momento, ma la si estenda all’intera vita lavorativa di chi firmerà il contratto dal giorno dopo dell’entrata in vigore della norma, non è una libera interpretazione di Sacconi.
Il renziano Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, è ancora più esplicito:.
L’emendamento del Governo depositato stamattina in commissione Lavoro è chiaro: le nuove assunzioni a tempo indeterminato, per giovani e non, saranno a tutele crescenti. L’articolo 18 continuerà dunque ad applicarsi per chi già ne beneficia; per i nuovi contratti, in caso di licenziamento, ci sarà un indennizzo commisurato all’anzianità di servizio”.
Un doppio regime, dunque, uno spartiacque fra padri e figli.
I primi certi della tutela del posto di lavoro in caso di allontanamento ingiustificato da parte del datore di lavoro, i secondi coperti solamente da un indennizzo economico.
Annamaria Parente, una delle due senatrici Democratiche che gestisce la complicata battaglia parlamentare, tenta di ammorbidire il colpo parlando di una “seconda gamba del provvedimento” costituita “dalla riforma degli ammortizzatori sociali e dell’Agenzia nazionale per l’impiego” senza la quale la riforma del lavoro è destinata a fallire.
Angelino Alfano esulta, Stefano Fassina promette battaglia: “La soluzione trovata da Renzi è la soluzione della destra. Ci opporremo a tutto questo, chiedendo che il segretario del nostro partito torni alla proposta che ci aveva fatto originariamente, che prevedeva la non applicazione per i soli tre anni di apprendistato e l’abolizione di tutte le forme contrattuali che danno vita al precariato”.
Ma, nel giro di un batter d’occhi, è dai sindacati che arriva la risposta più dura.
La Uil annuncia una propria mobilitazione nazionale, accodandosi alla Cgil, alla Fiom e alla Cisl che avevano già programmato una scelta analoga.
Al punto che Susanna Camusso ha lanciato l’idea di una manifestazione unitaria, uno sciopero generale che paralizzi il paese e porti in piazza le folle oceaniche dei tempi che furono.
“L’articolo 18 è solo lo scalpo che Renzi deve portare in Europa”, ha picchiato duro la segretaria della Cgil davanti alla Direzione nazionale.
Per farlo, dovrà però passare sul cadavere delle organizzazioni sindacali.
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