CONCLAVE PER SCONGIURARE LA SCISSIONE
RENZI DA’ PER PERSI I BERSANIANI E CHIAMA EMILIANO… FURIA SU DELRIO
“E ora vai davanti alle telecamere e rimedi…”. Il fuori onda della discordia ha appena iniziato a fare il giro del web. Matteo Renzi non la prende bene. Ne parla con il responsabile, Graziano Delrio, al telefono. Si arrabbia.
Un minuto dopo il portavoce del premier Paolo Gentiloni e del segretario del Pd, Filippo Sensi, si adopera per dare una mano: raduna un po’ di giornalisti davanti a Palazzo Chigi, Delrio è pronto per “rimediare”.
“Ma no, il segretario ha fatto tante telefonate per scongiurare la scissione…”. Una toppa al vulnus che il fuori onda ha aperto nella narrazione renziana, squarciandola a due giorni dall’Assemblea, l’inizio del Congresso, la probabile scissione dei bersaniani, dei dalemiani. Il caos tiene banco a Palazzo Chigi anche al termine del Consiglio dei ministri.
Dopo la riunione dell’esecutivo, Gentiloni si allontana. Ma Delrio si intrattiene con Dario Franceschini, con Marco Minniti, Luca Lotti, Maurizio Martina, Andrea Orlando, Claudio De Vincenti, Roberta Pinotti. E a un certo punto arriva anche Maria Elena Boschi che se ne va subito dopo.
Tutti gli altri restano lì per tre quarti d’ora a interrogarsi su come fare per evitare la scissione del Pd. Quasi un Consiglio dei ministri sul congresso del Pd, in sostanza. Tanta preoccupazione, ma ormai dopo giorni di mediazioni, dopo l’ultima offerta di primarie entro il 7 maggio e conferenza programmatica con il congresso (firmato Franceschini-Orlando-Renzi) tutti si chiedono quale sia il punto di caduta della minoranza. Se lo chiede anche Franceschini, indefesso mediatore: c’è un punto di limite che li porterebbe a restare nel Pd?
Renzi una risposta se l’è già data da tempo. Per lui e i suoi pasdaran, una parte della minoranza bersaniana ha già deciso l’addio, segue le sirene di Massimo D’Alema.
E infatti non a caso oggi il segretario si chiama al telefono Michele Emiliano. Pensa che con lui invece si possa ragionare.
È convinto che il governatore pugliese non voglia lasciare la casa comune e che sia invece interessato a correre per la segreteria al Congresso. Anche se continua a chiedere primarie non prima di settembre, come ha fatto stamattina a Omnibus. Stessa analisi per Enrico Rossi.
Insomma, al netto della figuraccia cosmica per il fuori onda di Delrio, in giornata nella maggioranza renziana si diffonde un leggero ottimismo.
La scommessa è che l’assemblea indetta da Emiliano, Rossi e Roberto Speranza domani a Roma non produrrà alcuna scissione. “Prenderanno tempo e alla fine non se ne andranno via tutti”, dice una fonte moderata di maggioranza Pd.
Resta il graffio delle parole di Delrio. Al quartiere generale del ministro fanno notare che quello tra Delrio e Renzi è da sempre un rapporto “franco, a volte muscolare, un corpo a corpo in cui ognuno dei due dice quello che pensa”.
E proprio ieri è stata giornata di nervi tesi e rapporto muscolare. I due hanno anche discusso animatamente. Delrio chiedeva a Renzi di fare qualche passo in più verso la minoranza, tendere la mano per scongiurare la scissione o quanto meno per non regalare alibi.
Un tira e molla che si è concluso a sera, in una telefonata prima che Delrio andasse a Piazza Pulita. L’aveva convinto a lanciare quanto meno l’estremo appello, uscito infatti oggi nell’intervista di Renzi al Corriere della Sera, vanificata però dopo dalla diffusione del fuori onda.
È per questo che Renzi è andato su tutte le furie. Un’intera intervista che lui considerava mite e generosa, asfaltata dal fuori onda di Delrio che confida al deputato del Michele Meta quello che pensa di Renzi.
Non solo che non fa le telefonate agli scissionisti, questa è la parte meno grave per il segretario. Quello che non gli è andato giù sono le considerazioni di Delrio sui renziani che pensano che “meno siamo meglio stiamo per i posti in lista, non capiscono che la scissione è come la diga in California: una crepa e poi viene giù tutto…”.
Ecco, questo a Renzi non è piaciuto per niente. Paradossalmente avrebbe compreso di più se a dire certe cose fosse stato un renzianissimo.
Ma Delrio è l’alleato con cui tempo fa ha avuto da discutere, è l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha dovuto trasferire al ministero delle Infrastrutture per far spazio al duo Boschi-Lotti.
Delrio è l’amico con cui Renzi ha da poco recuperato un rapporto. Le sue parole nel fuori onda tirano fuori il non detto del renzismo, con strascichi non da poco.
Al di là della scissione del Pd.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply