MARONI STRAPAGA I BUS DI VERONA MA RISCHIA DI LASCIARE A PIEDI I PENDOLARI DI MEZZA LOMBARDIA
MARONI SPENDE 21 MILIONI DI EURO PER ACQUISIRE IL 50% DI ATV (AZIENDA TRASPORTI VERONA), UN’OFFERTA DOPPIA RISPETTO ALLA BASE D’ASTA: SOLDI PUBBLICI PER FORAGGIARE LA PROVINCIA DI VERONA IN FUNZIONE ANTI-TOSI
La regione Lombardia ha comunicato che non pagherà il dovuto alla ventina di aziende di trasporto private che ogni giorno gestiscono le corse dei bus nelle provincie di Milano, Monza, Lodi e Pavia.
Se tutto va bene, ha detto l’assessore regionale ai Trasporti, Alessandro Sorte, i soldi arriveranno tra due mesi. Forse…
Una notizia che ha fatto infuriare Anav e Astra, le due associazioni di categoria, le quali a stretto giro di posta hanno scritto a Sorte una lettera di fuoco: “se la Regione non paga il dovuto, col cavolo che continueremo a fornire il servizio e chiederemo pure i danni.
A rischio sono le tratte servite dalle principali autolinee regionali come Autoguidovie, Star, Line, Movibus, Stav, Air Pullman ecc…
A creare l’intoppo è stata la Legge di Riforma del trasporto pubblico lombardo varata nel 2012 dalla Regione, che, a cinque anni di distanza, non è andata ancora a regime.
Il testo prevede la creazione di cinque Agenzie della mobilità : (Bergamo; Brescia; Milano con Monza, Lodi e Pavia; Cremona con Mantova; Varese con Come e Lecco) e ha stabilito che queste dovessero subentrare alle Province nei contratti con le società di trasporto (e quindi nella gestione dei fondi).
Siccome l’Agenzia di Milano dopo 60 mesi è ancora in alto mare, le aziende non riescono a essere pagate. Di fatto Sorte ha detto alle società che i soldi della Regione ci sono, ma che non li farà arrivare nei tempi previsti.
Peccato però che le società siano al collasso e non riescano ad assicurare il servizio. Da qui la minaccia di blocco.
«È incredibile che ci siano le risorse, ma che la Regione non voglia erogarle», dice Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente, «per colpa di una disfunzione loro! Anzichè puntare su spese inutili e clientelari, come l’acquisto della società di trasporti veronese ATV, la Regione dovrebbe pensare a una maggiore efficienza dei servizi lombardi e a una buona gestione delle risorse».
Un riferimento non casuale quello di Balotta ad Atv, che sottolinea il paradosso per il quale, se da una parte in Lombardia il trasporto su gomma rischia il blocco per i ritardi della Regione, dall’altra la holding regionale lombarda dei trasporti, Ferrovie Nord Milano, si accinge a spendere 21 milioni di euro per rilevare il 50% di Atv, l’Azienda Trasporti di Verona.
Un’enormità , se si considera che per aggiudicarsi le quote fino a oggi detenute dalla Provincia di Verona (il restante 50% è di proprietà del Comune di Verona), la base d’asta era di soli 12,5 milioni!
L’operazione appare ancor più discutibile se si guarda alla futura governance, visto che il presidente di Fnm, Andrea Gibelli — quello che è stato appena investito da uno tsunami di critiche a causa delle parole “improvvide” pronunciate sulla fusione tra Trenord e Atm — ha dichiarato che il controllo societario su Atv continuerà a essere veronese, sebbene nel Cda dovrebbe entrare un rappresentante di Ferrovie Nord Milano.
L’acquisto poi, da discutibile diventa industrialmente irresponsabile, se si pensa che nel 2018 il contratto di servizio oggi in capo ad Atv andrà a gara e che quindi la società veneta potrebbe trovarsi senza una città nella quale far girare gli autobus.
In pratica, Fnm, holding regionale lombarda, compra il 50% di una società in Veneto che, però, non intende gestire e che tra meno di un anno potrebbe non avere un motivo di esistere.
Ma allora perchè Fnm si è gettata in questo precipizio finanziario?
I vertici di piazzale Cadorna hanno sempre sostenuto che l’operazione “ha una valenza di tipo esclusivamente industriale”, e che “l’obiettivo è migliorare il posizionamento competitivo e le sinergie operative del Gruppo nel settore del trasporto pubblico su gomma”.
Una spiegazione che ha convinto ben poche persone. A partire dal “capo” del Pd al Pirellone, Alessandro Alfieri, il quale giovedì ha chiesto formalmente a Fnm un ripensamento.
Ma se molti non afferrano l’opportunità economica, a ben pochi è sfuggita la valenza politica dell’operazione: quei 21 milioni portati in dote da Fnm (e quindi da Maroni) sono aria pura nei polmoni asfittici delle disastrate casse della provincia di Verona, un ente guidato dal forzista Antonio Pastorello con una giunta fotocopia di quella lombarda (Lega, Forza Italia e Ncd).
Una compagine in perenne lotta con il movimento politico dell’ex Carroccio Flavio Tosi, l’acerrimo nemico di Salvini e di Maroni.
Se poi si pensa che l’offerta di Fnm ha battuto quella presentata proprio dal comune di Verona (superiore alla base d’asta, ma inferiore di oltre 9 milioni rispetto a quella di Fnm), si capisce che per la maggioranza di centrodestra si tratta di un gioco più che vincente.
Peccato che a pagare le fiches gettate sul tavolo siano i contribuenti lombardi.
(da “Business Insider”)
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