CONTE È PASSATO DALLA MORTE POLITICA ALLA RESURREZIONE GRAZIE AI COGLIONI CHE VOGLIONO ELIMINARE IL REDDITO DI CITTADINANZA
I SONDAGGI DICONO CHE IL M5S HA UN BOOM DI CONSENSI NELLE REGIONI DEL SUD (SECONDO IXÉ IL 24,5% CONTRO L’8,5% AL CENTRO-NORD), DOVE SI CONCENTRA LA MAGGIOR PARTE DI CHI RICEVE IL SUSSIDIO… MA MERITO ANCHE DEL SUPERBONUS
Mesi fa, quando gli imputavano di tentennare troppo, di non avere unpiglio decisionista, di sfuggire ai tempi vorticosi della politica, al cronista che glielo faceva presente Giuseppe Conte rispose: «Si vada a leggere la prefazione di Friedrich Nietzsche ad “Aurora”».
È un elogio alla lentezza, un invito, quello del filosofo tedesco della volontà di potenza, ad abbracciare questa virtù, come vocazione quasi solitaria. Inizia così: «Troviamo all’opera un “essere sotterraneo”, lo si vedrà avanzare lentamente, cautamente, delicatamente implacabile».
Il presidente del M5S rivede se stesso in questo “essere sotterraneo” che ha attraversato la campagna elettorale che avrebbe dovuto segnare la sua morte politica, rispuntando alla luce dei sondaggi al terzo posto, dopo Fdi e Pd.
Le ultime rilevazioni di Ixè (13, 8%), del Cise – il Centro italiano studi elettorali (16, 6%) e Nando Pagnoncelli (14, 8%) stanno dando ragione alla strategia di Conte, fino a due settimane fa quasi non considerato come variabile elettorale dai dirigenti Pd e dagli analisti che sostenevano non avesse fiuto e capacità politiche.
Uno dei pochi a non averlo dato per spacciato, per ironia della sorte è stato Matteo Renzi, l’arcinemico di Italia Viva. Lo pronosticava già agli inizi di agosto: «Attenzione a Conte, andrà fortissimo al Sud».
La conferma arriva dal sondaggio di Ixè che dà al terzo posto il M5S al 13, 8% su base nazionale, tre punti sopra la Lega. Una media che è il risultato di due intenzioni di voto opposte: 8, 8% per Nord e Centro, 24,5% Sud e Isole. Nel Meridione, insomma, il Movimento di Conte è di gran lunga il primo partito, seguito dal Pd al 20,8% e Fratelli d’Italia al 17,7%.
Forza del Reddito di cittadinanza, che è erogato soprattutto in quelle regioni d’Italia? Sicuramente sì, ma non solo. Sul sussidio una grande mano a Conte l’hanno data gli avversari.
Evocarne la cancellazione, come continua a fare Giorgia Meloni, permette all’avvocato di presentarsi come l’unica garanzia a difesa di una misura contro la povertà, sebbene inefficace sul fronte delle politiche del lavoro.
Stesso discorso sul Superbonus. Il decreto Aiuti bis è fermo in Senato. Le norme sono in vigore, si sa, ma il M5S chiede un intervento sulle cessioni per aiutare imprese e famiglie che hanno lasciato i lavori in sospeso.
In una Repubblica che è costituzionalmente fondata sulla mai risolta questione meridionale, quella metà del Paese che soffre disoccupazione e criminalità è un fattore che può diventare decisivo. Soprattutto quando il quadro politico si frammenta. Poco prima di metà agosto, passeggiando alle spalle di Montecitorio, Conte disse a La Stampa: «Si parlerà tanto di voto utile per il Pd e FdI, ma vedrete che questa volta il richiamo al voto utile non funzionerà».
Intendeva dire che non sarebbe servito evocare lo spauracchio fascista e che il Pd non avrebbe convinto gli indecisi. Quel ruolo, stando ai sondaggisti, lo starebbe ricoprendo Conte, che recupera da astensione e vecchi elettori grillini. Rocco Casalino, stratega dell’ex premier, che in queste ore compulsa con soddisfazione i sondaggi, ci aveva scommesso: «Conte farà la differenza in campagna elettorale».
Secondo lo studio del Cise, Centro di ricerca dell’Università di Firenze e della Luiss, firmato dal direttore Lorenzo De Sio e da Davide Angelucci, «il M5S di Conte, il primo a rompere col governo Draghi, ha forse intuito per primo (poche ore prima del centrodestra) la necessità di staccarsi da quell’esperienza per presentarsi in modo chiaro con proposte votate a un cambiamento, e chiaramente caratterizzate in modo da offrire – come il centrodestra – non l’adesione a un modello tecnocratico-ecumenico (e potenzialmente indifferenziato) ma invece la possibilità di identificare la rappresentanza di particolari valori e interessi, specie sui temi economici. In questo caso, per una parte più progressista e radicale della società».
Conte sta ribaltando a suo favore un trauma politico che a detta di tanti avrebbe rappresentato uno stigma: «Dopo la scissione di Di Maio e la caduta di Draghi il M5S era da molti considerato destinato all’estinzione». E invece «mostra una forte tendenza alla crescita, confermata da tutti gli istituti».
Per gli studiosi del Cise si intravede «un possibile “effetto Churchill”» sul voto del 25 settembre, dal nome del leader britannico che, dopo il trionfo sulla Germania nazista, subì una pesante sconfitta elettorale in patria: «A essere premiati potrebbero essere gli attori (centrodestra, M5s) con una netta visione di futuro e un accento sul cambiamento, più di quelli (centrosinistra, Calenda) che rivendicano continuità con il governo uscente (peraltro con un Paese in difficoltà economica) e con identità programmatica incerta».
(da La Stampa)
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