CONTE-RENZI, DUE ORE DI CONFRONTO, PARTITA PER IL MOMENTO CHIUSA
UNA TREGUA FRAGILE IN ATTESA DI CONOSCERE LE INTENZIONI DI CONTE PER LA FASE 2
Un documento con le priorità del governo, su quel che si ha intenzione di fare nelle prossime settimane.
E una deadline, scelta non a caso: la data della mozione di sfiducia che il centrodestra ha presentato nei confronti di Alfonso Bonafede.
E’ stato questo il piatto forte messo sul tavolo da Italia viva nel suo incontro con Giuseppe Conte. Ma quella data, sempre non a caso, al momento non c’è.
La conferenza dei capigruppo del Senato oggi ha deciso di non decidere. Il ministro della Giustizia è atteso per mercoledì in Senato per un’informativa.
Le opposizioni reclamano per quel giorno il voto sul suo operato. Ma la questione, a questo punto, travalica il solo Bonafede, appeso ai voti renziani.
Matteo Renzi da tre giorni fa filtrare sibillinamente che “sta pensando il da farsi”, mentre i suoi dicono ufficialmente che no, non si può abbattere un ministro per uno scontro in diretta tv condito solo da sospetti e allusioni. Ma quei voti sono fondamentali. E da oggi dipendono anche, forse soprattutto, da quel testo programmatico.
Oggi è partita una mail dalla presidenza del gruppo indirizzata a tutti i senatori 5 stelle. Ci sono le indicazioni sul calendario della prossima settimana, ed è rivelatrice del grandissimo imbarazzo di queste ore.
Si spiega che la presidente “renderà comunicazioni sul calendario dei lavori” martedì prossimo.
Un calendario che, nel fantasioso lessico dei 5 stelle, prova a nascondere il problema politico spiegando che “si attende di sapere dal ministro Bonafede se sia disponibile a che sia discussa la mozione di sfiducia nei suoi confronti”. La “gentile concessione”, come sappiamo, dipende da una trattativa che si svolge altrove.
Oltre due ore è durato l’incontro fra il premier e una delegazione di Italia viva composta da Ettore Rosato, Maria Elena Boschi e Davide Faraone.
Un incontro convocato da Conte, si vocifera consigliato dal Quirinale, operoso nel tentare di tranquillizzare una situazione potenzialmente esplosiva, che continua a far filtrare come altre maggioranze non siano possibili.
Un chiarimento politico, una mano di poker in cui nell’immediato tutti si portano a casa un piccolo guadagno, tutti minimizzano le perdite.
La partita è ancora lunga e dagli esiti imprevedibili, ma per le prossime ore il campo è stato in gran parte sminato, aspettando la tensione che potrebbe tornare ad accumularsi la settimana prossima. “A luglio lascio”, il ragionamento che sta facendo Matteo Renzi in molti dei colloqui di questi giorni.
Un bluff, a sentire i suoi partner di maggioranza. Anche Conte ne è convinto, ma non vuole farsi trovare impreparato. Così, se sul documento politico si potrebbero pesare i partiti e su Bonafede si vedrà , il presidente del Consiglio si è preparato a una girandola di telefonate con i vertici 5 stelle.
In molti hanno definito “incomprensibile” la posizione di Vito Crimi, il no senza appello alla regolarizzazione di colf, badanti e lavoratori del comparto agricolo.
Non di certo una svolta, ma la posizione prevalente, che a quanto raccontano sarebbe anche quella di Luigi Di Maio, è sì un diniego a una sanatoria erga omnes, ma nemmeno una chiusura tout court come quella sbandierata dal reggente.
Conte ha incassato un’apertura legata all’effettività del lavoro svolto e a un termine per il permesso di soggiorno, e con quella si è presentato al tavolo.
Assicurazioni sono arrivate anche sul “piano schock” caro a Italia viva: il premier ha messo in cantiere un decreto su sburocratizzazioni e semplificazione, spiegando che molte delle proposte di Iv vi potrebbero trovare collocamento.
La pattuglia renziana si è detta preoccupata dell’efficacia di un decreto aprile che arriverà a metà maggio, così come di un comparto, quello della giustizia, sui cui orientamenti le voci di Renzi&co sono da mesi inascoltate.
La messa a punto è rimandata alla settimana prossima, quando si dovrebbe tenere un nuovo incontro. A sera arrivano le parole di Silvio Berlusconi: “Abbiamo detto e ripetiamo ancora che questo non è il tempo delle manovre politiche, gli italiani si aspettano soluzioni e non contese. Pensare oggi ad un cambio di governo non è ovviamente possibile”.
Togliere dal campo così platealmente il soccorso azzurro con questa tempistica calibrata al secondo difficilmente è un caso.
Il governo continua a essere appeso agli strappi e alle frenate di Renzi. Tanto è bastato per far twittare a Teresa Bellanova una foto dell’incontro mascherinato e l’eloquente didascalia: “Italia viva continuerà a lavorare per il paese”. Domani è un altro giorno.
(da “Huffingtonpost”)
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