CONTRATTO GRILLINI, ECCO PERCHE’ IL TRIBUNALE PUO’ DICHIARARE IL LIBERI TUTTI
TRA POCHE ORE IL PRONUNCIAMENTO DELLA SEZIONE CIVILE DI ROMA… IL VINCOLO DEGLI AMMINISTRATORI E LA SANZIONE DA “ALMENO 150.000 EURO” ALLA PROVA DELLA LEGGE
Tre paginette, dieci punti e alcune raccomandazioni finali sotto il titolo “Codice di comportamento per i candidati eletti del M5S alle elezioni amministrative di Roma”. Eccolo il famoso “contratto” sottoscritto da Virginia Raggi ed i consiglieri comunali romani grillini con la Casaleggio Associati su cui in queste ore è chiamato a decidere il Tribunale Civile di Roma: è breve, ma giuridicamente e politicamente pesante.
Ma verdiamo cosa prevede e perchè il pronunciamento dei giudici è così importante. Soprattutto per chi quella carta l’ha firmata e dai togati potrebbe essere adesso “liberato”.
Fari puntati sui punti 2 e10 del contratto. In pratica il candidato sindaco, i consiglieri e anche i futuri assessori, si impegnano a sottoporre allo staff, “gli atti di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse”.
Ovvero le scelte rilevanti dell’amministrazione capitolina dovevano passare da Grillo e Casaleggio. E in caso di violazione del codice, i candidati si dichiarano “consapevoli” che la violazione dei principi previsti dal codice di comportamento prevedeva “l’impegno etico alle dimissioni dell’eletto dalla carica ricoperta e/o il ritiro dell’uso del simbolo e l’espulsione dal M5S”.
E visto, il possibile “grave danno” arrecato all’immagine del Movimento, gli eletti caduti in fallo si impegnano a risarcire una somma che “si quantifica in almeno euro 150.000 mila”.
Sanzioni che, all’epoca, potevano essere decise sempre da Grillo e Gianroberto Casaleggio (ora il primo e il figlio Davide) o dopo voto online.
Con i soldi pagati dai colpevoli destinati ad associazioni benefiche.
La questione è diventata subito argomento di scontro politico e appena reso noto il contenuto del contratto l’avvocato Venerando Monello, un iscritto al Pd, ha presentato ricorso, convinto che il “contratto” vìolasse il principio costituzionale sull’assenza di mandato per gli eletti previsto dall’articolo 67 della Costituzione per i parlamentari e l’analoga norma prevista all’articolo 3 dal Regolamento del Consiglio comunale di Roma. Monello considera lesi anche l’articolo 3 e 97 della Costituzione.
La battaglia dell’avvocato però va ben oltre la questione della incandidabilita della Raggi e oggi, della sua decadenza.
Punta invece all’essenza stessa del Movimento Cinque Stelle e al suo rapporto con la Casaleggio Associati, considerata un’associazione segreta.
La questione poi è tornata alla ribalta anche dopo le vicende sulla collocazione europea del Movimento. Due eurodeputati grillini hanno infatti lasciato il gruppo e Grillo ha minacciato di chiedere una “penale” di 250 mila euro.
Adesso il tribunale di Roma dirime la questione.
Grillini liberi tutti o prigionieri per sempre.
(da “La Repubblica”)
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